michela papavassiliou
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sabato 8 dicembre 2012
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is e' meglio di was
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Sulle note di "love of the loveless" di Eels si apre il film Henry Poole is here, Lassu' qualcuno ti ama. Per la regia di Mark Pellington. Questa pellicola del 2008 racconta la storia di Luke Wilson nei panni del triste Henry. Suo desiderio primario e' stare alla larga da tutto e da tutti. "A volte si deve essere tristi per ricordarsi di essere vivi" gli suggerisce un'ingenua cassiera di supermercato, cercando di decifrare la matrice della sua depressione. Esperanza, nuova vicina di casa, sembra tra le persone piu' assidue e votate a non volerlo lasciare in pace. Sul muro della dimora color azzurro cielo di Poole, la donna ha intravisto il volto di Gesu'.
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Sulle note di "love of the loveless" di Eels si apre il film Henry Poole is here, Lassu' qualcuno ti ama. Per la regia di Mark Pellington. Questa pellicola del 2008 racconta la storia di Luke Wilson nei panni del triste Henry. Suo desiderio primario e' stare alla larga da tutto e da tutti. "A volte si deve essere tristi per ricordarsi di essere vivi" gli suggerisce un'ingenua cassiera di supermercato, cercando di decifrare la matrice della sua depressione. Esperanza, nuova vicina di casa, sembra tra le persone piu' assidue e votate a non volerlo lasciare in pace. Sul muro della dimora color azzurro cielo di Poole, la donna ha intravisto il volto di Gesu'. Oltre lo steccato un bimba, Milly, si aggira registrando le sue conversazioni. La madre della piccola pare l' unica persona comprensiva e rispettosa degli spazi che Henry cerca faticosamente di mantenere tra lui e il mondo. Forse la bella Dawn Stupek, interpretata da Radha Mitchell, e' anche la sola in grado di fare uscire il malinconico uomo dal torpore del suo forzato isolamento. "Il passato non sistema il presente", le dice affettuosamente Esperanza, mentre Henry rincorso dagli scomodi ricordi d'infanzia le confessa "Non ho un posto dove nascondermi", per sfuggire dal suo passato. Anche la piccola Milly patisce silenziosamente, chiusa nel suo mutismo, mentre la madre preoccupata cerca invano di sedare le sue ansie, fino ad un inaspettato "Mammina" detto dalla bambina all' incredula donna. Dopo l' abbandono del padre e un anno senza proferire parola avviene il miracolo. Senso di abbandono e depressione post trauma la diagnosi, ora rimossa della piccola miracolata. Il segreto della tristezza di Henry si scopre essere infine una malattia incurabile e devastante per il sistema. Morte certa dunque il drammatico futuro che incombe su Poole. Non crede nei miracoli l' uomo, anche quando la bambina parla di nuovo dopo aver toccato il magico muro. "I miracoli non esistono, io non ci credo" continua a ripetersi l'uomo anche quando una ragazza cieca riacquista la vista dopo aver toccato la parete di casa sua, ed anche per il protagonista diventera' presto difficile credere che i miracoli non siano possibili. Henry was here puo' finalmente essere cancellato in Henry is here, i miracoli a volte capitano. Discreto.M P
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elgatoloco
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mercoledì 7 novembre 2018
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henry poole is here
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"Henry Poole is here"(2008, Mark Pellington) è un film davanti ai quali viene la tentazione di dire"prendere o lasciare": il miracolo è questione da accettare o da "buttare"; personalmente ho una formazione(anche teologica) che mi consente di non individuare il"sacro"in una pietra, in un luogo e/o un tempo specifico. Ma la concezione miracolistica è ancora invalsa e senz'altro questa concezione, assieme all'"oppio del popolo"garantisce anche la bellezza almeno effimera, quella bellezza che corrisponde anche alla speranza, per chi crede in questo modo e in queste cose... Complessivamente, tra alternanza luce-oscurità, sequenze "vuote", avvenimenti rapidi e particolari, conferisce al film una certa carica suggestiva, anche se in complesso rimango abbastanza perplesso, pur riconoscendo che il film distingue tra chi è di cultura latinoamericana(decisamente cattolico e "miracolisticamente orientato")e chi è WASP, dunque tendenzialmente più razionalista ed empirista.
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"Henry Poole is here"(2008, Mark Pellington) è un film davanti ai quali viene la tentazione di dire"prendere o lasciare": il miracolo è questione da accettare o da "buttare"; personalmente ho una formazione(anche teologica) che mi consente di non individuare il"sacro"in una pietra, in un luogo e/o un tempo specifico. Ma la concezione miracolistica è ancora invalsa e senz'altro questa concezione, assieme all'"oppio del popolo"garantisce anche la bellezza almeno effimera, quella bellezza che corrisponde anche alla speranza, per chi crede in questo modo e in queste cose... Complessivamente, tra alternanza luce-oscurità, sequenze "vuote", avvenimenti rapidi e particolari, conferisce al film una certa carica suggestiva, anche se in complesso rimango abbastanza perplesso, pur riconoscendo che il film distingue tra chi è di cultura latinoamericana(decisamente cattolico e "miracolisticamente orientato")e chi è WASP, dunque tendenzialmente più razionalista ed empirista. Detto questo, il protagonista Luke Wilson, complessivamente "bravo"è però molto "fisso"nel ruolo, non consentendo grande mimica facciale e gestualità; ma qui il discorso si complicherebbe, in quanto questo"difetto"vale per molti interpreti di cinema, soprattutto e di TV, mentre le cose vanno senz'altro meglio a teatro. Film che non ha grande inventiva, ma ha qualche"escapismo", comunque. El Gato
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