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"Henry Poole is here"(2008, Mark Pellington) è un film davanti ai quali viene la tentazione di dire"prendere o lasciare": il miracolo è questione da accettare o da "buttare"; personalmente ho una formazione(anche teologica) che mi consente di non individuare il"sacro"in una pietra, in un luogo e/o un tempo specifico. Ma la concezione miracolistica è ancora invalsa e senz'altro questa concezione, assieme all'"oppio del popolo"garantisce anche la bellezza almeno effimera, quella bellezza che corrisponde anche alla speranza, per chi crede in questo modo e in queste cose... Complessivamente, tra alternanza luce-oscurità, sequenze "vuote", avvenimenti rapidi e particolari, conferisce al film una certa carica suggestiva, anche se in complesso rimango abbastanza perplesso, pur riconoscendo che il film distingue tra chi è di cultura latinoamericana(decisamente cattolico e "miracolisticamente orientato")e chi è WASP, dunque tendenzialmente più razionalista ed empirista. Detto questo, il protagonista Luke Wilson, complessivamente "bravo"è però molto "fisso"nel ruolo, non consentendo grande mimica facciale e gestualità; ma qui il discorso si complicherebbe, in quanto questo"difetto"vale per molti interpreti di cinema, soprattutto e di TV, mentre le cose vanno senz'altro meglio a teatro. Film che non ha grande inventiva, ma ha qualche"escapismo", comunque. El Gato
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