fabio1957
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venerdì 26 giugno 2015
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vero film di denuncia
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Come un pugno nello stomaco ,questo film di Garrone è una discesa nei gironi infernali della camorra.Per chi come me abita in questo territorio degradato e martoriato dall'uomo e dimenticato dalla civiltà, è doveroso parlare di cinema verità.Chi ha messo in giro la voce che film di questo tipo fanno cattiva pubblicità a Napoli o è in malafede o semplicemente non sa quello che dice.E' un grande film di denuncia, non solo contro il sistema criminale, ma anche contro uno stato assente che ormai è rassegnato a non avere più incidenza sulla nostra città.Fa venire in mente Francesco Rosi di "Mani sulla città" ma ha sicuramente uno stile più moderno e più brutale.
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Come un pugno nello stomaco ,questo film di Garrone è una discesa nei gironi infernali della camorra.Per chi come me abita in questo territorio degradato e martoriato dall'uomo e dimenticato dalla civiltà, è doveroso parlare di cinema verità.Chi ha messo in giro la voce che film di questo tipo fanno cattiva pubblicità a Napoli o è in malafede o semplicemente non sa quello che dice.E' un grande film di denuncia, non solo contro il sistema criminale, ma anche contro uno stato assente che ormai è rassegnato a non avere più incidenza sulla nostra città.Fa venire in mente Francesco Rosi di "Mani sulla città" ma ha sicuramente uno stile più moderno e più brutale.Alcune scene sono drammaticamente e tragicamemente impressionanti e proprio per questo si incuneano nella mente dello spettatore, che resta attonito e spaventato oltre che incredulo di fronte a tanta ferocia.
E' questo il cinema di cui ha bisogno la società civile per risvegliare le coscienze.
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aristoteles
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martedì 11 agosto 2015
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realistico documentario sulla camorra
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Questa e' la camorra ed e' rappresentata cosi' bene che sembra un documentario.
Chi vive in Campania ,come me, non si e' sconvolto neppure vedendo la cruda verita' del film.
Ci sono zone, come Scampia, che sono rari ed evidenti picchi di una realta' corrotta e distorta ma sopratutto ci sono storie ,come quella del sarto e di Roberto o personaggi ,come Servillo,che sono il vero simbolo di quanto male la camorra abbia fatto alla nostra terra.
Certamente si puo' decidere di andare via,si puo' decidere di non partecipare,si puo' decidere di combattere,ma tutto questo lo si puo' fare solo con maturita'.
Tanti giovani come Ciro "pisellino" o come il bambino che porta la spesa,senza istruzione, vengono inghiottiti dalla camorra,come tante famiglie che non arrivano a fine mese.
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Questa e' la camorra ed e' rappresentata cosi' bene che sembra un documentario.
Chi vive in Campania ,come me, non si e' sconvolto neppure vedendo la cruda verita' del film.
Ci sono zone, come Scampia, che sono rari ed evidenti picchi di una realta' corrotta e distorta ma sopratutto ci sono storie ,come quella del sarto e di Roberto o personaggi ,come Servillo,che sono il vero simbolo di quanto male la camorra abbia fatto alla nostra terra.
Certamente si puo' decidere di andare via,si puo' decidere di non partecipare,si puo' decidere di combattere,ma tutto questo lo si puo' fare solo con maturita'.
Tanti giovani come Ciro "pisellino" o come il bambino che porta la spesa,senza istruzione, vengono inghiottiti dalla camorra,come tante famiglie che non arrivano a fine mese.
LO Stato???? SEmplicemente e' assente proprio come nel film,probabilmente gli fa comodo come in Sicilia con la mafia,mantenere stabili certe situazioni.
Ci restano speranza e coraggio e la voglia di vivere con onesta', a testa alta,senza compromessi con chi ha inquinato le nostre terre e il nostro meraviglioso mare.
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jackdikuori
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra narra la distorsione del sistema stato.
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La camera da presa indugia senza esagerare col sangue, sul “sistema” che soffoca ma alimenta le speranze, i sogni, le vite della gente che vive alla periferia di Napoli, dove la camorra non coincide con la famiglia mafiosa ma col quartiere, l’economia, il lavoro, la casa, la carriera. Gomorra è’ un viaggio nella mentalità di chi non ha nulla da perdere, perché nulla ha avuto e nulla ha dato. E’ un volo pindarico tra le sequenze d’immagini tratte da momenti diversi, ma che comunque toccano quasi tutti gli ambiti dove la camorra governa: i rifiuti, le armi, la droga, i locali notturni, la moda. La camera da presa non è avulsa alla scena, essa penetra tra i pensieri del soggetto che la interpreta e ne segue le intenzioni, le reazioni, in silenzio con l’aiuto dei sottotitoli in italiano, poiché la Camorra puo’ essere raccontata solo in “napoletano”.
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La camera da presa indugia senza esagerare col sangue, sul “sistema” che soffoca ma alimenta le speranze, i sogni, le vite della gente che vive alla periferia di Napoli, dove la camorra non coincide con la famiglia mafiosa ma col quartiere, l’economia, il lavoro, la casa, la carriera. Gomorra è’ un viaggio nella mentalità di chi non ha nulla da perdere, perché nulla ha avuto e nulla ha dato. E’ un volo pindarico tra le sequenze d’immagini tratte da momenti diversi, ma che comunque toccano quasi tutti gli ambiti dove la camorra governa: i rifiuti, le armi, la droga, i locali notturni, la moda. La camera da presa non è avulsa alla scena, essa penetra tra i pensieri del soggetto che la interpreta e ne segue le intenzioni, le reazioni, in silenzio con l’aiuto dei sottotitoli in italiano, poiché la Camorra puo’ essere raccontata solo in “napoletano”. I dialoghi sono reali, credibili, possibili. Le facce sono quelle giuste. La sceneggiatura del film-documentario-denuncia è anch’essa drammaticamente pertinente. Gomorra è un collage di situazioni che si ripetono ogni giorno in una realtà italiana che si fatica a credere appartenga ad un paese civile. Desolante l’inerzia dello Stato che perde la sua funzione deterrente ma è visto come un oppressore dal quale bisogna difendere il “sistema”. Lo Stato dentro lo Stato, un sistema dentro al sistema, certamente fallisce il secondo, ma il primo continua a prosperare, perché i ragazzi ne emulano le gesta non avendo, in quel contesto, altri modelli da seguire. Vedi il film e poi dici: non andro’ mai a Napoli, dimenticando che questo è un film sulla Camorra.
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pepzanz
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venerdì 27 giugno 2008
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gomorra è il futuro del capitalismo putrefatto
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Il film di Garrone riprende la tesi portante del libro di Saviano: la speculazione economica e l'impresa criminale sono le facce della stessa medaglia dello sviluppo capitalistico. La pellicola ha un taglio più "documentaristico" che direttamente "politico", così i vari episodi della storia possono apparire slegati tra loro. Ma l'unità tematica esiste sebbene sia esterna al racconto. E' l'imbarbarimento sociale determinato dallo stato putrescente dell'economia del Capitale che accomuna le esistenze tragicomiche dei giovani protagonisti, alla ricerca di una collocazione nel Sistema. Le diverse storie alla fine convergono nella figura di Toni Servillo, stakeholder in cerca di terre in cui sversare abusivamente i rifiuti tossici.
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Il film di Garrone riprende la tesi portante del libro di Saviano: la speculazione economica e l'impresa criminale sono le facce della stessa medaglia dello sviluppo capitalistico. La pellicola ha un taglio più "documentaristico" che direttamente "politico", così i vari episodi della storia possono apparire slegati tra loro. Ma l'unità tematica esiste sebbene sia esterna al racconto. E' l'imbarbarimento sociale determinato dallo stato putrescente dell'economia del Capitale che accomuna le esistenze tragicomiche dei giovani protagonisti, alla ricerca di una collocazione nel Sistema. Le diverse storie alla fine convergono nella figura di Toni Servillo, stakeholder in cerca di terre in cui sversare abusivamente i rifiuti tossici. Egli spiega al suo guaglione perplesso: "La situazione è senza rimedio, perché inquinare l'ambiente dove vive una famiglia del Sud, serve a far vivere una famiglia del Nord". Estendete al mondo...
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massimiliano di fede
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martedì 3 giugno 2008
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napoli come baghdad
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Matteo Garrone ha seza ombra di dubbio rappresentato, non uno scorcio, non un frammento, ma la realtà totale di una città e della sua provincia che sono dominate dalla criminalità più spietata, che si serve della disperazione della povera gente che, pur di poter vivere dignitosamente, si serve della camorra, come se fosse una normale istituzione statale. Gomorra è il film che rispecchia tutto questo, e sicuramente non è uno spot pubblicitario per i turisti che, guardando questo film si chiedono se è più sicuro andare a Baghdad o a Napoli.
Il romanzo - documentario di Saviano ha stimolato Garrone, nel rapresentare la triste realtà di una città alle prese con problemi gravissimi che sono oramai all'ordine del giorno.
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Matteo Garrone ha seza ombra di dubbio rappresentato, non uno scorcio, non un frammento, ma la realtà totale di una città e della sua provincia che sono dominate dalla criminalità più spietata, che si serve della disperazione della povera gente che, pur di poter vivere dignitosamente, si serve della camorra, come se fosse una normale istituzione statale. Gomorra è il film che rispecchia tutto questo, e sicuramente non è uno spot pubblicitario per i turisti che, guardando questo film si chiedono se è più sicuro andare a Baghdad o a Napoli.
Il romanzo - documentario di Saviano ha stimolato Garrone, nel rapresentare la triste realtà di una città alle prese con problemi gravissimi che sono oramai all'ordine del giorno. L'intreccio delle varie storie e ben assemblato, ma si poteva fare di più, per evitare di rendere il film un pò pesantuccio per il pubblico. Le interpretazioni degli attori sono ben assortite e azzeccate, come quelle di Toni Servillo e Gianfelice Imparato.La scena più significativa è quella di un giovane assistente di un imprenditore senza scrupoli dello smaltimento di rifiuti chimici,interpretato da Toni Servillo, che si ribella al suo datore di lavoro e lo abbandona, capendo che quell'uomo per i suoi interessi, mette in pericolo la salute della sua gente. Le 4 stelle sono ampiamente meritate. Massimiliano Di Fede
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gennarodic.
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domenica 22 giugno 2008
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le grida dei dannati
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Il libro di Saviano riesce,con una minuziosa descrizione dei fattori psico-storici (una definizione abusiva),a riflettere la radicata violenza di certi ambiti.Il film cerca di illustrare gli avvenimenti principali con una raffica di azioni,talvolta incredibilmente lineari per i fini criminosi,che lasciano allibiti gli spettatori.Le scene girate nelle vele di Scampia,sono di una realtà terrificante,così come gli omicidi avvenuti durante la faida tra i Di Lauro e gli scissionisti sono la testimonianza cruda e nuda di come le istituzioni non sono riuscite a trarre oggettivi vantaggi dalla crudeltà di questi brutali assassini.Un opera di dissuasione di tipo pedacogica coinvolgendo tutte le forze civili avrebbe dato alle logiche efferate del traffico di droga una batosta senza precedenti,e invece si è preferiti dare informazioni faziose e mirate a definire questi quartieri irrecuperabili.
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Il libro di Saviano riesce,con una minuziosa descrizione dei fattori psico-storici (una definizione abusiva),a riflettere la radicata violenza di certi ambiti.Il film cerca di illustrare gli avvenimenti principali con una raffica di azioni,talvolta incredibilmente lineari per i fini criminosi,che lasciano allibiti gli spettatori.Le scene girate nelle vele di Scampia,sono di una realtà terrificante,così come gli omicidi avvenuti durante la faida tra i Di Lauro e gli scissionisti sono la testimonianza cruda e nuda di come le istituzioni non sono riuscite a trarre oggettivi vantaggi dalla crudeltà di questi brutali assassini.Un opera di dissuasione di tipo pedacogica coinvolgendo tutte le forze civili avrebbe dato alle logiche efferate del traffico di droga una batosta senza precedenti,e invece si è preferiti dare informazioni faziose e mirate a definire questi quartieri irrecuperabili.Ha vinto la camorra,ma grazie anche all'inedia delle istituzioni.Il personaggio di Servillo è eccezionale,un trafficante di rifiuti che ,grazie alle complicità delle istituzioni comunali colluse con i clan,rende servigi alle aziende del Nord con lo smaltimento di veleni in aree ricche di potenzialità agricole.Fatti realmente avvenuti,e che nessun burocrate di partito ha voluto mai interessarsi poichè,in quelle zone ci sono i cospicui serbatoi elettorali.Il fallimento delle istituzioni ha creato il potere illimitato dei clan camorristici,il connubio è talmente evidente che sembra normale.Gomorra dovrebbe far riflettere molti politici che hanno avuto relazioni con personaggi ambigui e tendenzialmente criminali.Il film,riesce a fotografare la violenza radicata tra le classi che ,alla fine,sono la manovalanza della criminalità organizzata.
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marinosassi
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sabato 28 giugno 2008
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occasione mancata
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Premesso che magari di film cosi ce ne fossero di più in giro,premesso che trarre un film dal libro di Saviano non è una passeggiata,premesso che ci si augura che dal seme di Saviano fioriscano altri fiori:questo film è decisamente un occasione mancata...
Magari uno si aspettava che il film "spiegasse" perchè una terra da felice ,nei secoli si è trasformata in tragicamente infelice?
Certo questo è chiedere troppo ai film dei giorni nostri,molto più facile prendere alcuni episodi di un fortunato libro e portarli sullo schermo con una fascinosa fotografia e con attori efficaci.
Ma questi episodi,questi fatti ben raccontati sono completamente slegati dal territorio,sembra che questi delinquenti vivano in una provincia a sè,
senza nessun legame con le popolazioni campane, che o non ci sono,o sono tutti camorriste.
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Premesso che magari di film cosi ce ne fossero di più in giro,premesso che trarre un film dal libro di Saviano non è una passeggiata,premesso che ci si augura che dal seme di Saviano fioriscano altri fiori:questo film è decisamente un occasione mancata...
Magari uno si aspettava che il film "spiegasse" perchè una terra da felice ,nei secoli si è trasformata in tragicamente infelice?
Certo questo è chiedere troppo ai film dei giorni nostri,molto più facile prendere alcuni episodi di un fortunato libro e portarli sullo schermo con una fascinosa fotografia e con attori efficaci.
Ma questi episodi,questi fatti ben raccontati sono completamente slegati dal territorio,sembra che questi delinquenti vivano in una provincia a sè,
senza nessun legame con le popolazioni campane, che o non ci sono,o sono tutti camorriste.
Ma che cosa è la camorra?E' un associazione di farabutti che fa i suoi comodacci o è il prodotto malsano di una regione, di una terra?
No i campani non sono tutti camorristi, ma con i cattivi ci convivono,come ci convivono i politici,insomma tutto è legato società civile,politica e camorra.
Come può un popolo,una terra a farsi tanto male?Ad arrivare al punto di inquinare con in rifiuti industriali altrui,il proprio orto?
Tutto questo nel film non c'è, ci sono gli spari,il sangue,i soldi accartocciati e tutto il solito crudo "realismo".
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meursault
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domenica 11 gennaio 2009
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da de sica a garrone
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Matteo Garrone è riuscito nell'impresa. Fatta incetta di premi europei, a 10 anni dalla Vita è bella di Benigni il suo film sbarca negli Usa alla conquista dell’Oscar. Dopo il terremoto mediatico scatenato dal libro di Saviano, non era facile riuscire a portare sul grande schermo un tema che balza da tempo agli onori della cronaca e di cui il cinema e la letteratura sembravano esser sazi. I rischi erano tanti. Scadere nella retorica; proporre una trasposizione cinematografica scarsamente attendibile; oppure creare un prodotto poco commerciale, destinato ad un pubblico da salotto. Invece no. Come raramente di questi tempi, la quarta prova del regista romano riesce a metter d'accordo tutti.
Ma come definire il film di Garrone? Documentario? Reportage? Neo-neorealista? Un po’ di tutto.
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Matteo Garrone è riuscito nell'impresa. Fatta incetta di premi europei, a 10 anni dalla Vita è bella di Benigni il suo film sbarca negli Usa alla conquista dell’Oscar. Dopo il terremoto mediatico scatenato dal libro di Saviano, non era facile riuscire a portare sul grande schermo un tema che balza da tempo agli onori della cronaca e di cui il cinema e la letteratura sembravano esser sazi. I rischi erano tanti. Scadere nella retorica; proporre una trasposizione cinematografica scarsamente attendibile; oppure creare un prodotto poco commerciale, destinato ad un pubblico da salotto. Invece no. Come raramente di questi tempi, la quarta prova del regista romano riesce a metter d'accordo tutti.
Ma come definire il film di Garrone? Documentario? Reportage? Neo-neorealista? Un po’ di tutto. Il prodotto che ne è esce è indubbiamente originale. Credo che la ragione del successo non risieda solo nel libro a cui si ispira o allo sfruttamento di un tema di facile presa come quello della camorra, ma nella linea di continuità che Garrone è riuscito ad instaurare con la migliore tradizione del cinema italiano. In particolare Francesco Rosi e i neorealisti.
Se i film di Rosi suonavano spesso come delle feroci requisitorie politiche, qui però di politico c’è ben poco. C’è – al contrario – la messa in discussione di un intero sistema umano e sociale che fuoriesce dai semplici confini del potere. Non c’è una linea netta di demarcazione che separa la classe politica dalla gente comune, i giusti dai cattivi. Le responsabilità del disastro materiale in cui versa la Campania ed il popolo napoletano si estendono a tutti gli strati della società, risparmiando giudizi assolutori e possibilità di riscatto. La trama di connivenze delle istituzioni e degli imprenditori con la camorra è così fitta da restituirci l’impressione disarmante di un unico grande sistema affaristico e criminale, che coinvolge tanto il politico quanto il semplice ragazzino di strada. Se le pellicole di Rosi sembravano aprire un’ area di dibattito che individuava dall’altra parte un interlocutore – la classe politica, il potere - sui cui scaricare le responsabilità morali, in Gomorra non c’è dialogo, ma solo un unico, assordante monologo.
Si può senz’altro riconoscere che la cifra stilistica di Garrone si richiama alla tradizione neorealista degli anni ’40, quella che ha reso così popolare il nostro cinema sdoganandolo oltreoceano. A De Sica, Rossellini e anche al primo Pasolini appartengono sicuramente la tecnica registica del pedinamento - che ritrae l’azione dal basso, in maniera febbrile, a tratti convulsa -, la scelta di creare una storia corale, l’uso del dialetto. Ma mentre le sceneggiature di Zavattini riuscivano a smorzare la tragedia con i colori della fiaba e la leggerezza della poesia(Sciuscià, Ladri di biciclette)attraverso cui passavano le istanze di redenzione di un’umanità disfatta dalla guerra, in Gomorra Garrone registra una realtà dalle tinte torbide, tragicamente ed inevitabilmente cupe, come già ci aveva abituato con la fotografia de L’Imbalsamatore. Come se la dimensione estetica venisse a coincidere con quella etica. Non ci sono eroi, né colori. Tutte le speranze si raccolgono intorno all’unico personaggio del film – Roberto, omonimo di Saviano – che ha il coraggio di voltare le spalle e andarsene, proiettandosi verso un futuro diverso. Ma non per questo meno oscuro.
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chiari alessandro
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domenica 18 maggio 2008
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dacci oggi il nostro pane quotidiano.
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Film di impostazione quasi documentaristica e con una modestissima punta di freddezza; la principale sensazione che proviene da esso è quella dell’orrore nel pensare che la stragrande maggioranza di ciò a cui assistiamo non è solo finzione cinematografica (magari esagerata per creare un po’ di tensione negli spettatori e aumentare gli incassi) ma è la dura realtà. Ed è veramente duro digerire l’idea della quasi ineluttabilità della fine camorristica che attende chi gravita in un determinato ambiente , è sconvolgente vedersi sparare in faccia la vergogna di un don Ciro che ha il ruolo dell’elemosiniere sostituto dello Stato, è spaventoso il cinismo con cui ci si può apprestare ad uccidere una persona pensando che è un “lavoro” interessante.
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Film di impostazione quasi documentaristica e con una modestissima punta di freddezza; la principale sensazione che proviene da esso è quella dell’orrore nel pensare che la stragrande maggioranza di ciò a cui assistiamo non è solo finzione cinematografica (magari esagerata per creare un po’ di tensione negli spettatori e aumentare gli incassi) ma è la dura realtà. Ed è veramente duro digerire l’idea della quasi ineluttabilità della fine camorristica che attende chi gravita in un determinato ambiente , è sconvolgente vedersi sparare in faccia la vergogna di un don Ciro che ha il ruolo dell’elemosiniere sostituto dello Stato, è spaventoso il cinismo con cui ci si può apprestare ad uccidere una persona pensando che è un “lavoro” interessante. Ed esci chiedendoti se potevi fare, se hai fatto e se stai facendo qualcosa per evitare una violenza che si diffonde come una metastasi, creando in chi la vive la convinzione che questa sia l’unica vita possibile ed immaginabile. Stupenda l’interpretazione di Salvatore Cantalupo (il sarto) dal viso disincanto e disilluso; grande quella di Toni Servillo, dal sorriso disarmante. Come tutti i film sottotitolati andrebbe visto almeno due volte perché non è possibile seguire contemporaneamente lo scritto ed apprezzare al 100% le immagini che scorrono ininterrotte.
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abo93
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domenica 5 aprile 2009
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lasciamo parlare le immagini
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Un film profondo, crudo, interessante e sicuramente importante. Ma non è una pellicola che può piacere a tutti: assume le caratteristiche del docamentario(come le personalità non molto delineate dei personaggi, l'assenza di una trama unica, articolata e centrale) e per questo non può far breccia nel cuore di tutti. Avrei preferito uno stile più classico, forse gia visto (con grandi attori, una colonna sonora importante) per colpire tutti e offrire veramente uno spunto alla riflessione non solo agli italiani. Per questi motivi non ha ricevuto i premi che si meritava; ma in findo non ne ha bisogno.
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