alberto
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domenica 18 maggio 2008
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non ci siamo ancora
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Lentamente ci avviciniamo a una nuova idea di cinema.
Buono il lavoro degli attori, naturali e spontanei.
Scarna la regia.
Il cinema è un lavoro di squadra.
Un'inquadratura statica, fissa ,larga ( tipicamente italiana ) che rende i nostri film e i nostri attori noiosi e pesanti. Piu una regia da documentario priva di qualsiasi tecnica.
Ottima invece l' idea a livello sociale, un mezzo di comunicazione che si spera accenda qualcosa nell' animo delle persone che dovrebbero iniziare a farsi delle domande sul proprio stile di vita.
Un modo per denunciare cosa succede da anni nell'inferno del sud, e anche un modo per urlare quanto le associazioni mafiose siano padrone di ogni cosa che venga prodotta al giorno d'oggi.
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Lentamente ci avviciniamo a una nuova idea di cinema.
Buono il lavoro degli attori, naturali e spontanei.
Scarna la regia.
Il cinema è un lavoro di squadra.
Un'inquadratura statica, fissa ,larga ( tipicamente italiana ) che rende i nostri film e i nostri attori noiosi e pesanti. Piu una regia da documentario priva di qualsiasi tecnica.
Ottima invece l' idea a livello sociale, un mezzo di comunicazione che si spera accenda qualcosa nell' animo delle persone che dovrebbero iniziare a farsi delle domande sul proprio stile di vita.
Un modo per denunciare cosa succede da anni nell'inferno del sud, e anche un modo per urlare quanto le associazioni mafiose siano padrone di ogni cosa che venga prodotta al giorno d'oggi.
Purtroppo non viene sottolineato che vi è un potente intermediario fra la camorra, le imprese del nord e i consumatori: LA POLITICA.
Senza di questa sarebbe difficile per le associazioni mafiose arrivare a riciclare il denaro in attività legali e mercati azionari come quelli Americani.
Tutto sommato un film da promuovere.
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(di aiku)
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luigi
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra, dove sono l'anima e la rabbia?
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Garrone non riesce a gestire l’enorme materiale umano, sociale ed intellettuale offerto dal libro di Roberto, non riesce a guardare negli occhi le terre che vorrebbe raccontare(che non conosce) e da vita ad una fiction di grande spessore estetico ma senz’anima e senza coraggio. L’episodio di Scampia è sicuramente un piccolo capolavoro, però osservando gli attori si capisce che il merito non è di Garrone ma dei ragazzi di Scampia che narrano se stessi, che ardono nell'essere "protagonisti" di quell'universo cinematografico "mafioso" di cui si nutrono, dei Tony Montana periferici che danno ai luoghi, agli sguardi e alle parole la sonorità di un'esistenza senza scelta ma carica di anima. Gomorra è un film pericoloso, se regista e sceneggiatori si aggirassero nei cinema della periferia napoletana capirebbero come i "ragazzi" lo stanno guardando (proiezioni con risate e canzoni dei neomelodiche cantate a squarciagola, ragazzi che sanno dirti cosa e' vero e cosa è inventato, sono loro la realtà!), se uscissero dalle loro torri d'avorio dovrebbero dire che questa "mitologia gomorriana" sta affiliando e non salvando.
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Garrone non riesce a gestire l’enorme materiale umano, sociale ed intellettuale offerto dal libro di Roberto, non riesce a guardare negli occhi le terre che vorrebbe raccontare(che non conosce) e da vita ad una fiction di grande spessore estetico ma senz’anima e senza coraggio. L’episodio di Scampia è sicuramente un piccolo capolavoro, però osservando gli attori si capisce che il merito non è di Garrone ma dei ragazzi di Scampia che narrano se stessi, che ardono nell'essere "protagonisti" di quell'universo cinematografico "mafioso" di cui si nutrono, dei Tony Montana periferici che danno ai luoghi, agli sguardi e alle parole la sonorità di un'esistenza senza scelta ma carica di anima. Gomorra è un film pericoloso, se regista e sceneggiatori si aggirassero nei cinema della periferia napoletana capirebbero come i "ragazzi" lo stanno guardando (proiezioni con risate e canzoni dei neomelodiche cantate a squarciagola, ragazzi che sanno dirti cosa e' vero e cosa è inventato, sono loro la realtà!), se uscissero dalle loro torri d'avorio dovrebbero dire che questa "mitologia gomorriana" sta affiliando e non salvando. Garrone fino a Gomorra aveva esercitato la sua cinematografia su microstorie, offrendoci squarci di periferie e storie di emarginazione, improvvisamente la sua "arte di nicchia" si è confrontata con milioni di "utenti da centro commerciale", con multisale asfissianti in cui i giovani trascorrono le loro esistenze; non riuscendolo a capire (questa è una colpa!), ha tolto a Gomorra l'unica cosa che rendeva grandi i suoi film precedenti: la speranza che nasce dal dolore assoluto. Nel film di Garrone manca una figura che attraversa gli eventi, dando agli episodi non una connessione logica ma emotiva; annullando la figura di Roberto che in vespa sente i “fatti”, Garrone toglie alle vicende i “sensi”, raffazzonando cinque microstorie senza una valida sceneggiatura, con i due ragazzi di Casal di Principe che sembrano macchiette stile Franco e Ciccio. L’episodio di Scampia ha vita "autonoma" perché noi tutti vediamo costantemente e quotidianamente questo budello aperto nella nostra quotidianità, Garrone non fa altro che prendersi la nostra rabbia portandola sul set attraverso il capitolo degli scissionisti narrato da Roberto, impossessandosi anche della sua rabbia. Gli altri episodi, già molto romanzati nel libro di Roberto, essendo più vita scritta che vita vissuta dell’autore, si sciolgono al sole dell’inconcludenza. L'’Imbalsamatore è vilipeso da Gomorra, quasi che Garrone non abbia saputo leggere il libro, come gran parte dei due milioni di lettori, soffermandosi con una sguardo superficiale sulla tragicità degli spari e del degrado, senza vedere i meccanismi del potere, la critica feroce alla politica, l’odio viscerale per il capitalismo, il profondo livore esistenziale di chi vive in questa terra senza rinunciare a capire. Nel film di Garrone non ci si schiera, il mondo esterno (la società) sembra non esistere, sia nel volto positivo di chi osserva carico di impotenza l’evolversi del giornaliero ma prova a resistere, sia nel volto negativo di una società che ha fatto di Scampia un ghetto, un enclave, un cancro terminale, senza più speranza per chi è fuori e per chi è dentro. Gomorra è un film di "colta mortalità", che non doveva esserlo; un film da "gente del nord", da frequentatori di salotti buoni, da radical di sinistra, da "chiattillo" che si sorprende del sangue perché non sa e vuole continuare a non sapere, che inorridis
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[+] un pericolo reale!
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mara65
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mercoledì 25 maggio 2011
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fiacco
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Sono una delle poche a dire che questo film è brutto. Recitato male (ok che molti erano attori presi dalla strada... ma ci sono molti film simili recitati meglio). Lo stesso Servillo, non è all'altezza, imprigionato in batture improvvisate, nello stile di Garrone. Lo stile documentaristico di Garrone, che non prevede una sceneggiatura solida, è il suo maggior limite e spesso si vedono gli attori impreparati e la loro improvvisazione fa vedere grandi lacune di ritmo e dialoghi. Un film scontato che ha avuto successo, solo perchè è stato tratto dal vero capolavoro di Saviano
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