lucio
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lunedì 14 settembre 2009
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imbarazzante
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Perchè i cosidetti "film d'autore" devono essere lenti, noiosi e con una trama piatta?
Questo film sembra non saper dove andare, i personaggi hanno poco da dire e le storie che li circondano sono insipide. La golino brava, ma poco interessante, Mastandrea monocorde, non interpreta mai, non recita è sempre lo stesso qualunque cosa faccia, veramente poco credibile. Che palle, altra due ore perse.
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paride86
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mercoledì 9 settembre 2009
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si poteva fare di più
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Senza infamia e senza lode.
"Giulia non esce la sera" è un film lieve e interessante, che si distingue per talento registico e narrativo; su questo piano, infatti, la storia procede attingendo al surreale e alle associazioni di idee ma, purtroppo, ha dei grossi limiti per quanto riguarda un vero approfondimento dei temi trattati.
Il centro della narrazione è la solitudine e la difficoltà di comunicare, come nei vecchi film di Antonioni; eppure il personaggio di Guido non convince fino in fondo, anche per colpa di un'interpretazione alquanto incolore di Mastandrea. La Golino, invece, è brava come sempre e riesce a dar vita ad una donna fragile e dura allo stesso tempo.
Il risultato finale lascia un po' a bocca asciutta.
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Senza infamia e senza lode.
"Giulia non esce la sera" è un film lieve e interessante, che si distingue per talento registico e narrativo; su questo piano, infatti, la storia procede attingendo al surreale e alle associazioni di idee ma, purtroppo, ha dei grossi limiti per quanto riguarda un vero approfondimento dei temi trattati.
Il centro della narrazione è la solitudine e la difficoltà di comunicare, come nei vecchi film di Antonioni; eppure il personaggio di Guido non convince fino in fondo, anche per colpa di un'interpretazione alquanto incolore di Mastandrea. La Golino, invece, è brava come sempre e riesce a dar vita ad una donna fragile e dura allo stesso tempo.
Il risultato finale lascia un po' a bocca asciutta.
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giuseppetraina
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giovedì 3 settembre 2009
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un film bellissimo!
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Ieri sera ho visto un film che non è tratto da un libro, ma che parla di libri, che si leggono e che si scrivono. S'intitola "Giulia non esce la sera", l'ha girato uno dei miei registi preferiti, Giuseppe Piccioni. E' interpretato da Valerio Mastandrea (straordinario!), da Valeria Golino e Sonia Bergamasco, e da un terzetto di magnifici adolescenti, oltre che da Piera degli Esposti nel ruolo, un po' prevedibile, di una cinica editrice.
Il film, grazie anche alla fotografia del grande Luca Bigazzi e alla musica dei Baustelle, è malinconico e bellissimo: sconsigliabile per chi ama i "lietofine" ma vero, sincero, profondo.
Il protagonista è uno scrittore, alla ricerca di un senso da dare al proprio scrivere (al proprio vivere).
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Ieri sera ho visto un film che non è tratto da un libro, ma che parla di libri, che si leggono e che si scrivono. S'intitola "Giulia non esce la sera", l'ha girato uno dei miei registi preferiti, Giuseppe Piccioni. E' interpretato da Valerio Mastandrea (straordinario!), da Valeria Golino e Sonia Bergamasco, e da un terzetto di magnifici adolescenti, oltre che da Piera degli Esposti nel ruolo, un po' prevedibile, di una cinica editrice.
Il film, grazie anche alla fotografia del grande Luca Bigazzi e alla musica dei Baustelle, è malinconico e bellissimo: sconsigliabile per chi ama i "lietofine" ma vero, sincero, profondo.
Il protagonista è uno scrittore, alla ricerca di un senso da dare al proprio scrivere (al proprio vivere). Alcuni personaggi leggono molti libri, altri no: non vi rivelo chi li legge e chi no perché è un elemento importante del film. Si esce dal cinema col sospetto che i personaggi che leggono molti libri dovrebbero leggerne di meno, per essere felici, e che quelli che non ne leggono, per provare ad essere felici, dovrebbero leggerne di più. Anche se, come dice il protagonista, "leggere non ha mai fatto male a nessuno".
Non dico altro ma mi permetto di consigliare la visione di questo film: non sarà spettacolare e pubblicizzato come "Baarìa" ma è un'altra riprova che il cinema italiano non è il più brutto del mondo, come sostengono certi critici che vanno in deliquio appena Quentin Tarantino si ravvia i capelli.
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mary22
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lunedì 13 luglio 2009
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vergognoso
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Vado diritta al succo: fa schifo. Malamente ricco di tutti gli orpelli delle riviste in...di lusso..di arredamento. Brutta copia di spot pubblicitari..anche sportivi.
Che dire...non mi limito..UN VERO SCHIFO DI FILM...senza non dico IDEE ma manco lo sforzo di
partorirle..e qualcuno ha scritto in questo forum che ha una aurea francese...
con tutto il rispetto..si fa per dire...andate a zappare la terra insieme a Piccioni.
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alessio altieri
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martedì 9 giugno 2009
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un film ovattato metafora del nostro tempo
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Ovattato film di Giuseppe Piccioni nel quale i due attori protagonisti, Mastandrea e Golino rendono il tutto più speciale. Guido(Mastandrea) è uno scrittore apatico, che affronta con apparente disinteresse la vita. Vive con distacco anche fatti teoricamente molto importanti come la possibilità di vincere un premio letterario e il trasloco tanto invocato dalla moglie. Il tedio scompare quando Guido inizia ad andare in piscina per imparare a nuotare, lì sarà proprio la sua istruttrice, Giulia,donna introversa e maledettamente intrigante a stravolgere i piani della sua vita che piani non aveva. Nel raccontare la storia di questo uomo che “sta alla finestra”(Mastandrea) Piccioni parla di una società che sta alla finestra, rapportando alla staticità personale-esistenziale di Guido la staticità sociale-politica che affligge il nostro tempo.
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Ovattato film di Giuseppe Piccioni nel quale i due attori protagonisti, Mastandrea e Golino rendono il tutto più speciale. Guido(Mastandrea) è uno scrittore apatico, che affronta con apparente disinteresse la vita. Vive con distacco anche fatti teoricamente molto importanti come la possibilità di vincere un premio letterario e il trasloco tanto invocato dalla moglie. Il tedio scompare quando Guido inizia ad andare in piscina per imparare a nuotare, lì sarà proprio la sua istruttrice, Giulia,donna introversa e maledettamente intrigante a stravolgere i piani della sua vita che piani non aveva. Nel raccontare la storia di questo uomo che “sta alla finestra”(Mastandrea) Piccioni parla di una società che sta alla finestra, rapportando alla staticità personale-esistenziale di Guido la staticità sociale-politica che affligge il nostro tempo. Addirittura strepitosi i due protagonisti che riescono con una recitazione volutamente e meritevolmente sotto le righe ad esprimere a volte con una sola espressione il tremendo travaglio interiore di cui per ragioni diverse entrambi i protagonisti sono afflitti. Nella colonna sonora Valeria Golino canta con i “Baustelle”.
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costcla
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giovedì 14 maggio 2009
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se non ci fosse valerio!
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Diciamo che il film è noioso,decisamente inverosimile,falsamente filosofeggiante...però il mondo di oggi in fin dei conti non è così?
tra gli attori ottima la recitazione della famiglia Montani,compreso lo spettacolare fidanzatino della figlia...pessima quella della famiglia di Giulia (sempre troppo sopra le righe,compresa la sempre brava Golino...stavolta meno brava).Originali le trovate registiche di rendere reali i personaggi della fantasia di Montani...
però la verità è che senza le battute english-style (in romanesco) di V.Mastrandrea stò film risulterebbe una noia mortale!
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dario adamo
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mercoledì 13 maggio 2009
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piccioni nel giusto
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Il nuoto è sempre stato considerato uno sport completo: tonifica i muscoli del corpo in maniera omogenea, fa bene alla schiena, ottimo per il cuore ed è un eccellente antidoto contro l'antiestetica cellulite. Ma forse doveva ricomparire Giuseppe Piccioni, dopo cinque anni d'assenza dal suo ultimo La vita che vorrei (2004), per farci scoprire le possibilità nascoste della piscina come luogo non solo di abnegazione sportiva, ma anche di competizione umana e di riscoperta di se stessi, dove c'è chi insegna e c'è chi impara, non solo a muovere bene il corpo, ma anche a restare a galla nonostante tutto.
Guido (Valerio Mastrandrea) è uno scrittore non proprio vitale, ma comunque di successo, che con il suo ultimo libro si è meritato di entrare in finale per un importante premio letterario.
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Il nuoto è sempre stato considerato uno sport completo: tonifica i muscoli del corpo in maniera omogenea, fa bene alla schiena, ottimo per il cuore ed è un eccellente antidoto contro l'antiestetica cellulite. Ma forse doveva ricomparire Giuseppe Piccioni, dopo cinque anni d'assenza dal suo ultimo La vita che vorrei (2004), per farci scoprire le possibilità nascoste della piscina come luogo non solo di abnegazione sportiva, ma anche di competizione umana e di riscoperta di se stessi, dove c'è chi insegna e c'è chi impara, non solo a muovere bene il corpo, ma anche a restare a galla nonostante tutto.
Guido (Valerio Mastrandrea) è uno scrittore non proprio vitale, ma comunque di successo, che con il suo ultimo libro si è meritato di entrare in finale per un importante premio letterario. Di tanto in tanto accompagna la figlia in piscina, ma presto si accorgerà che ad avere bisogno di grandi bracciate ed esercizi respiratori sarà proprio lui, con tutti gli affanni dell'ultimo periodo. L'istruttrice che si prenderà cura di lui sarà Giulia (Valeria Golino), una donna affascinante, ma un po' cupa, spenta, che passa tutto il giorno in piscina, ma che “non esce mai la sera”. Ben presto si scoprirà che dietro quest'impedimento si nasconde qualcosa di più grosso, che ha a che fare con un passato altrettanto buio ed è così che Guido se ne sentirà in qualche modo attratto e inizierà ad aiutarla, sentendosi via via più coinvolto e attratto.
Tocco leggero ma allo stesso tempo deciso quello di Giuseppe Piccioni, che con Giulia non esce la sera, riesce a raccontare una storia di riabilitazione sentimentale e affettiva, dove non è mai troppo tardi per recuperare e dove c'è ancora tempo per le per le possibilità e le occasioni, senza esagerare nei toni e trovando la giusta dimensione narrativa, scavando con perizia ed estraendo dai propri personaggi il necessario, senza cadere nella banalità o nell'espressionismo delle emozioni. Guido e Giulia si incontrano lì dove bisogna sbracciare per non affondare e in qualche modo riescono a portare questo espediente anche sulla terra ferma, dove muovendosi con più vigore e sicurezza riescono a fare più strada e più velocemente. Ciò non li porterà a risolvere del tutto i loro problemi, né il loro è un percorso che li conduce alla redenzione completa o alla catarsi finale, ma senza dubbio è una grande, unica vasca nella piscina della consapevolezza.
Meritevole d'encomio il solito Mastrandrea che pellicola dopo pellicola si conferma una certezza per i registi che lo scelgono e per il pubblico che con lui ha imparato a sorridere anche delle piccole sconfitte che sa dipingersi sul volto battuta su battuta. Non temete dunque se accanto alla voce “genere”leggerete “drammatico”, ci penserà lui a sdrammatizzare senza intaccare il risultato finale. Soddisfatti e rimborsati.
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domenico argondizzo
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venerdì 13 marzo 2009
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giulia non esce
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Lo scrittore vive nel/del suo mondo, come chiunque di noi, ed ha desideri, valutazioni, paure, limiti, che lo portano - per il breve tratto del film - ad allontanarsi dalla sua famiglia. Questo allontanamento non sembra avere delle spiegazioni/giustificazioni, anzi, in alcuni passaggi/dialoghi, Montani risulta proprio antipatico per come non corrisponde alle attese della moglie e della figlia. Ciò che però rileva ai fini della scelta di Mastrandrea è il fatto che la sua felicità/realizzazione è altrove; è la fatalità della vita gli fa incontrare Giulia, una persona sola, che sta pagando per le responsabilità/scelte fatte nella sua vita.
Questo incontro potrebbe essere foriero di una crescita per entrambi, lui/lei incominciano a fare le cose che non sanno fare (nuotare/fare da madre), ma, mentre per la Golino il peso del passato è invincibile (tanto da far apparire preferibile gettare la spugna), per lo scrittore si profilano due strade da poter percorrere simultaneamente:
1) recuperare il rapporto con la propria figlia;
2) scrivere il suo miglior libro, che ovviamente tratta di pezzo significativo della propria vita.
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Lo scrittore vive nel/del suo mondo, come chiunque di noi, ed ha desideri, valutazioni, paure, limiti, che lo portano - per il breve tratto del film - ad allontanarsi dalla sua famiglia. Questo allontanamento non sembra avere delle spiegazioni/giustificazioni, anzi, in alcuni passaggi/dialoghi, Montani risulta proprio antipatico per come non corrisponde alle attese della moglie e della figlia. Ciò che però rileva ai fini della scelta di Mastrandrea è il fatto che la sua felicità/realizzazione è altrove; è la fatalità della vita gli fa incontrare Giulia, una persona sola, che sta pagando per le responsabilità/scelte fatte nella sua vita.
Questo incontro potrebbe essere foriero di una crescita per entrambi, lui/lei incominciano a fare le cose che non sanno fare (nuotare/fare da madre), ma, mentre per la Golino il peso del passato è invincibile (tanto da far apparire preferibile gettare la spugna), per lo scrittore si profilano due strade da poter percorrere simultaneamente:
1) recuperare il rapporto con la propria figlia;
2) scrivere il suo miglior libro, che ovviamente tratta di pezzo significativo della propria vita.
Una postilla che potrebbe essere - senza volere - irriguardosa: la riscoperta che Giulia fa della scrittura, mi ha ricordato, per assonanza, l’analogo percorso che Hanna-Winslet segue verso la lettura; la cultura svolge una insostituibile funzione catartica e di riequilibrio dell’interiorità psichica.
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pipay
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lunedì 9 marzo 2009
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uno scrittore tra fantasia e realtà
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Guido Montani è uno scrittore che, anche se è riuscito ad ottenere una certa notorietà, si barcamena con scarsa convinzione tra la creazione di storie e di un personaggi frutto della sua fantasia; lui preferisce non farsi coinvolgere più di tanto dagli ambienti letterari, anche perché ha una madre che, grazie alle sue conoscenze, gli fa da battistrada nel mondo letterario. Forse la sua creatività è in crisi; certamente lo è la sua vita familiare: difficile l'intesa con la moglie; non privo di qualche problema il rapporto con sua figlia. A tutto questo fa da contrappunto la storia di Giulia, la sua insegnante di nuoto. Una storia vera ed amara. Giulia, infatti, sta scontando una pena per omicidio volontario, ma ha il permesso di lavorare quotidianamente nel centro sportivo.
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Guido Montani è uno scrittore che, anche se è riuscito ad ottenere una certa notorietà, si barcamena con scarsa convinzione tra la creazione di storie e di un personaggi frutto della sua fantasia; lui preferisce non farsi coinvolgere più di tanto dagli ambienti letterari, anche perché ha una madre che, grazie alle sue conoscenze, gli fa da battistrada nel mondo letterario. Forse la sua creatività è in crisi; certamente lo è la sua vita familiare: difficile l'intesa con la moglie; non privo di qualche problema il rapporto con sua figlia. A tutto questo fa da contrappunto la storia di Giulia, la sua insegnante di nuoto. Una storia vera ed amara. Giulia, infatti, sta scontando una pena per omicidio volontario, ma ha il permesso di lavorare quotidianamente nel centro sportivo. Tra i due nascerà un'intesa non priva di contrasti, di ombre e soprattutto incerta e senza futuro. Giulia non riesce ad accettare di condurre una vita limitata, una "vita a metà"; soprattutto rimane fortemente delusa quando si rende conto che non c'è possibilità di intesa tra lei e la figlia, che rivede dopo tanti anni, grazie proprio alla complicità dello scrittore. L'epilogo, per lei, sarà purtroppo drammatico. La cosa poco credibile, nel film, è che Guido si dedichi solo alla scrittura e che riesca a condurre, così, una vita se non proprio agiata, certo non priva di confort. Ebbene, credetemi (ho una casa editrice e faccio l'editore da 24 anni) non c'è in Italia chi riesca a vivere solamente scrivendo e contando sui soli diritti d'autore: tutti hanno un lavoro parallelo. A questo proposito vorrei far notare un vezzo dello sceneggiatore e del regista: anche se il film è ambientato in Toscana, l'appartamento che si vede proprio all'inizio del film, quando lui incontra la madre, è quasi la copia di casa Bellonci, ai Parioli, a Roma, dove si presentano le opere che partecipano al "Premio Strega" e dove si fa lo spoglio delle schede per stabilire la "cinquina dei finalisti". E lo scenario della serata in cui si proclama il vincitore del Premio ricorda molto il Ninfeo di Valle Giulia, sempre a Roma, dove appunto si svolge la cerimonia di chiusura. Anche certi salotti letterari, frequentati da soggetti che hanno dai settanta anni in su, sono proprio così. Lo stesso dicasi per le conferenze stampa. Ma, ripeto, questo è un vezzo che colpisce più gli "addetti ai lavori" che lo spettatore medio. Ottima l'interpretazione della Golino. Mastrandea è un po', volutamente, disorientato: interpreta le incertezze di uno scrittore che ha ben poco dell'intellettuale. Il film, nel complesso, non convince e lascia ben poco nll'animo dello spettatore
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