darkglobe
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venerdì 24 ottobre 2014
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la felicità è la tristezza che fa le capriole
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Giuspeppe Piccioni è uno dei pochi registi italiani capaci di condurre la rappresentazione dei sentimenti e delle relazioni umane alle vette del lirismo cinematografico intimista ed esistenziale.
In questo film, in cui il suddetto è sia regista che co-sceneggiatore, si sviluppa il racconto di uno scrittore "per caso", Guido (Valerio Mastrandrea), che si lascia vivere nel continuo contrasto tra il suo essere e ciò che gli altri vorrebbero fosse. Fino a quando la sua vita non subisce un sussulto dovuto all'incontro con Giulia (Valeria Golino), giovane istruttrice di nuoto il cui passato ed il cui futuro sono stati irrimediabilmente segnati da un evento al quale non è più possibile porre rimedio.
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Giuspeppe Piccioni è uno dei pochi registi italiani capaci di condurre la rappresentazione dei sentimenti e delle relazioni umane alle vette del lirismo cinematografico intimista ed esistenziale.
In questo film, in cui il suddetto è sia regista che co-sceneggiatore, si sviluppa il racconto di uno scrittore "per caso", Guido (Valerio Mastrandrea), che si lascia vivere nel continuo contrasto tra il suo essere e ciò che gli altri vorrebbero fosse. Fino a quando la sua vita non subisce un sussulto dovuto all'incontro con Giulia (Valeria Golino), giovane istruttrice di nuoto il cui passato ed il cui futuro sono stati irrimediabilmente segnati da un evento al quale non è più possibile porre rimedio.
Si tratta di un film sulle scelte di vita sbagliate (Giulia), che si traducono a volte anche in inazioni (Guido), paura o mancata voglia di decidere, nascosti sotto l'"ombrello" protettivo delle proprie abitudini. Un film dunque sull'ineluttabile scorrere delle proprie esistenze, che si trascinano come sopravvivenza e consuetudini quotidiane (quasi fossero dettate da altri) e che solo un atto di coraggio, come reazione ad una successione di eventi che paiono senza via d'uscita, potrebbe sovvertire e sconvolgere: quell'atto sembra che in ogni momento possa essere sfiorato dal protagonista, quell'atto cambierebbe anche la sua natura di scrittore piatto, ma poi tutto resta ogni volta al proprio posto.
Senza dubbio in quest'opera, che richiama temi intimistici cari a Piccioni, pur se proiettati nel contesto del crudo reale e delle relazioni pubbliche che circondano la vita di uno scrittore, ritroviamo una delle migliori recitazioni della della Golino: tutto in lei è misurato, tutto compassato, come si addice all'atmosfera di muta sofferenza che la circonda.
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lavie
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giovedì 17 luglio 2014
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il buon cinema italiano
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Film da vedere, toccante e frastornante, con ottime interpretazioni degli attori, in particolare la Golino è fantastica, riesce a rendere reale un personaggio assolutamente marginale. è bello constatare che di buoni film italiani ce ne sono e se ne fanno ancora. Lo consiglio vivamente, tranne a coloro che amano le americanate!
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filippo catani
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martedì 4 giugno 2013
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l'incontro tra due infelicità
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Guido è uno scrittore introverso e insicuro. Candidato a un premio letterario, l'uomo si trova a fronteggiare una situazione familiare che lo sta portando alla separazione dalla moglie. L'uomo ha una figlia adolescente con cui fatica a comunicare e che è fidanzato con un ragazzo intelligente ma introverso. La strada dello scrittore si intreccerà a quella di Giulia insegnante di nuoto nonchè in libertà vigilata.
Un film molto malinconico che per citare Schopenauer mostra l'incontro fatale fra due infelicità seppur per motivi diametralmente diversi. Lo scrittore Guido infatti è insoddisfatto un po' di tutto il mondo che lo circonda ma soprattutto è insoddisfatto di se stesso.
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Guido è uno scrittore introverso e insicuro. Candidato a un premio letterario, l'uomo si trova a fronteggiare una situazione familiare che lo sta portando alla separazione dalla moglie. L'uomo ha una figlia adolescente con cui fatica a comunicare e che è fidanzato con un ragazzo intelligente ma introverso. La strada dello scrittore si intreccerà a quella di Giulia insegnante di nuoto nonchè in libertà vigilata.
Un film molto malinconico che per citare Schopenauer mostra l'incontro fatale fra due infelicità seppur per motivi diametralmente diversi. Lo scrittore Guido infatti è insoddisfatto un po' di tutto il mondo che lo circonda ma soprattutto è insoddisfatto di se stesso. Disprezza la notorietà che la candidatura al premio gli ha riservato, non riesce a intrattenere un rapporto con la moglie che ritiene essere banale e perdipiù nemmeno ha letto il suo libro e anzi ne ha letto solo una prima bozza che considerava troppo triste e anche con la figlia le cose non vanno meglio. Si rivede in parte in Filippo il giovane fidanzato della figlia che studia francese, ascolta Endrigo e davanti alle macchinette sceglie i prodotti in base alle calorie; insomma quello che banalmente viene considerato un secchione. Improvvisamente la vita di Guido è sconvolta da Giulia che non può uscire la sera per il semplice fatto che sta scontando una condanna in carcere ed è in semilibertà. La donna ha alle spalle un passato terribile dove ha abbandonato l'amorevole marito e la propria figlia e non riesce a farsene una ragione. Osserva la figlia da lontano o di nascosto e vorrebbe scriverle ma non sa da che parte farsi. Nessuna morale, nessuna vena assolutoria, un film con un epilogo doloroso ma aperto è quello che ci regala questo spigoloso film di Piccioni il quale si avvale dell'ottima interpretazione di Mastandrea (non è una novità specialmente per questi ruoli così dolenti) e della Golino. Molto belli infine i momenti in cui i due protagonisti si ritirano sottacqua in piscina osservando le altre persone che nuotano in superficie perfetta metafora di quella che è la loro esistenza.
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gianleo67
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lunedì 24 dicembre 2012
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il labile confine della solitudine
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Scrittore quasi per caso e senza qualità, Guido attraversa una crisi professionale e coniugale che lo vede padre e marito distratto e assente. Il suo incontro con la problematica istruttrice di nuoto della figlia, una detenuta con permesso di lavoro diurno, sembra ridestare in lui un rinnovato entusiasmo per la vita ed il lavoro. Ma le reciproche indecisioni e diffidenze faranno divergere inesorabilmente le loro strade.
Il cinema di Piccioni segue le indefinite traiettorie di una umanità alla deriva, di sentimenti sospesi tra la tangibile sicurezza di un presente di indolente infelicità e la labile incertezza di un futuro di velleitarie speranze. Questa ambivalenza emotiva viene qui sviluppata attraverso il parallelo esemplare di due solitudini che si incrociano quasi per caso (cosa accade poi veramente per caso?) sul confine ondivago e mutevole di una superficie liquida, simbolo e paradigma di una condizione di precarietà umana e professionale dove il dubbio e l'incertezza diventano la misura attraverso la quale confrontarsi con se stessi e con l'altro, alla ricerca di un improbabile punto di riferimento.
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Scrittore quasi per caso e senza qualità, Guido attraversa una crisi professionale e coniugale che lo vede padre e marito distratto e assente. Il suo incontro con la problematica istruttrice di nuoto della figlia, una detenuta con permesso di lavoro diurno, sembra ridestare in lui un rinnovato entusiasmo per la vita ed il lavoro. Ma le reciproche indecisioni e diffidenze faranno divergere inesorabilmente le loro strade.
Il cinema di Piccioni segue le indefinite traiettorie di una umanità alla deriva, di sentimenti sospesi tra la tangibile sicurezza di un presente di indolente infelicità e la labile incertezza di un futuro di velleitarie speranze. Questa ambivalenza emotiva viene qui sviluppata attraverso il parallelo esemplare di due solitudini che si incrociano quasi per caso (cosa accade poi veramente per caso?) sul confine ondivago e mutevole di una superficie liquida, simbolo e paradigma di una condizione di precarietà umana e professionale dove il dubbio e l'incertezza diventano la misura attraverso la quale confrontarsi con se stessi e con l'altro, alla ricerca di un improbabile punto di riferimento. Dentro e fuori la storia (tra le fantasticherie letterarie e le urgenze della vita) e dentro e fuori dall'acqua diventano le dimensioni possibili di una ricerca di sè che sembra non avere alcuna via d'uscita, che confina i protagonisti nel perimetro invalicabile delle proprie indecisioni.
Film intimista delle occasioni mancate (sottolineate con romantica eleganza dalle indovinate suggestioni musicali di Sergio Endrigo e Richard Anthony) il lavoro di Piccioni è a suo modo un'opera che ci parla della difficoltà di vivere con sicurezza le prorpie ambizioni (professionali, genitoriali, relazionali) con una indolenza che fatalmente conduce alla sconfitta od alla rinuncia a se stessi. Non manca è vero qualche passaggio a vuoto (in fase di montaggio) ed una certa prolissità del linguaggio registico che rischiano di sminuire o banalizzare il disegno psicologico dei personaggi e delle situazioni (la storia ed il vissuto della fedifraga e rea Giulia, il rapporto distante e abbozzato tra la stessa Giulia ed i suoi familiari, il ruolo un pò marginale della trascurata moglie di Guido), ma ciò viene prontamente riscattato da una intensità espressiva e da momenti di migliore riuscita nella direzione degli attori che conferisce una impronta autoriale forte e precisa alla vicenda. Particolarmente riuscito appare perciò il finale, diviso tra le il triste rimpianto di un testamento umano che si interrompe con il suicidio della protagonista (ciò che viene scritto è più vero di ciò che viene mostrato o dimostrato) e la resa incondizionata di uno scrittore senza qualità alle impietose regole dello showbiz ed al proprio fallimento professionale. Una Golino intensa e convincente (pure voce cantante nella struggente 'Piangi Roma') e un Mastandrea con l'aria un pò così di chi non ha nulla da perdere o da guadagnare. Straordinario contributo musicale dei Baustelle. Promosso 'sine laude'.
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ultimoboyscout
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venerdì 24 agosto 2012
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finalmente irrompe la golino!
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Film decisamente sui generis, in cui l'azione è molto meno importante dei personaggi e si svolge quasi per intero all'interno di una piscina. Perchè proprio in acqua la sospensione dal mondo che sta fuori è totale ed è ciò che serve ai due protagonisti: splendida Valeria Golino, Giulia, istruttrice di nuoto in semilibertà che la sera non esce perchè rientra in carcere, intenso Valerio Mastandrea, Guido, che vuole imparare a nuotare, così perfettamente opaco, apatico e dimesso come il ruolo gli impone di essere. Tra i due nasce un rapporto specialissimo che attraversa vari stadi, finendo per migliorarli entrambi. Oltre a loro si distingue Sonia Bergamasco, moglie poco amata che sa cosa vuol dire recitaree piazzare gesti e parole al momento giusto.
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Film decisamente sui generis, in cui l'azione è molto meno importante dei personaggi e si svolge quasi per intero all'interno di una piscina. Perchè proprio in acqua la sospensione dal mondo che sta fuori è totale ed è ciò che serve ai due protagonisti: splendida Valeria Golino, Giulia, istruttrice di nuoto in semilibertà che la sera non esce perchè rientra in carcere, intenso Valerio Mastandrea, Guido, che vuole imparare a nuotare, così perfettamente opaco, apatico e dimesso come il ruolo gli impone di essere. Tra i due nasce un rapporto specialissimo che attraversa vari stadi, finendo per migliorarli entrambi. Oltre a loro si distingue Sonia Bergamasco, moglie poco amata che sa cosa vuol dire recitaree piazzare gesti e parole al momento giusto. Piccioni, che assieme a Francesca Pontremoli scrive anche, scava nell'intimo delle persone e in particolare nelle loro insicurezze e infelicità, ma la svolta del film, dopo uan prima parte noiosa e scontata, è quando Guido e Giulia si incontrano, confrontandosi e misurando le azioni e el ovvie conseguenze di quest'ultime e solo da quel momento in poi il film cambia passo diventando molto interessante. Non usa mezzucci il regista, mantiene un profilo basso, è aiutato da due attori in stato di grazia che interpretano le due facce dello stesso disagio, si muovono tra sospensione, incertezza e isolamento e rappresentano la contrapposizione delle stesse forze in un riuscitissimo gioco di specchi. Narrativamente discutibile, è senza dubbio un'opera di livello che sa raccontare con onestà e senza strafare una storia. Ottimo il contributo di Luca Bigazzi alla fotografia e quello dei Baustelle per le musiche.
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gaara
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lunedì 19 luglio 2010
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il cinema italiano
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Il protagonista, Guido Montani, interpretato da un compassato Valerio Mastrandrea, è un affermato scrittore di nicchia, riconosciuto come tale da un pubblico maturo, a causa del suo modo di scrivere e di plasmare personaggi. .
Non sa com'è diventato scrittore ed in maniera poco consueta, ma al contempo affascinante, dichiara di iniziare a scrivere a partire dai suoi personaggi, cercando di attribuirgli una collocazione sentimentale ed infine, solo infine, trovare le parole, quasi come se fossero irrilevanti nella stesura di un libro, nonostante queste siano vincolanti.
Ciò lo porta ad una ricerca estenuante, al punto tale che i suoi personaggi, invadano flebilmente la sua vita e forse Guido con difficoltà riesce a scindere le cose.
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Il protagonista, Guido Montani, interpretato da un compassato Valerio Mastrandrea, è un affermato scrittore di nicchia, riconosciuto come tale da un pubblico maturo, a causa del suo modo di scrivere e di plasmare personaggi. .
Non sa com'è diventato scrittore ed in maniera poco consueta, ma al contempo affascinante, dichiara di iniziare a scrivere a partire dai suoi personaggi, cercando di attribuirgli una collocazione sentimentale ed infine, solo infine, trovare le parole, quasi come se fossero irrilevanti nella stesura di un libro, nonostante queste siano vincolanti.
Ciò lo porta ad una ricerca estenuante, al punto tale che i suoi personaggi, invadano flebilmente la sua vita e forse Guido con difficoltà riesce a scindere le cose. Personaggi soli, infelici e all'apparenza poco realistici che trovano il loro legame con la realtà nella felicità, ma non quella che tutti sarebbero disposti a riconoscere, bensì una felicità mascherata, definita come “la tristezza che fa le capriole”.
E' proprio la difficoltà di accettare una vita senza speranza che rende la sua lettura pesante, al punto tale che la gran parte dei suoi lettori, non ancora “cresciuti”, non riesce a finire i suoi libri, i quali restano incompleti, come i suoi nuovi personaggi in cerca di luce, certi di non trovare mai uno spiraglio e ciò gli rende la piacevole sensazione di essere poco apprezzato.
Si, piacevole! in quanto Guido sa di essere maturo ed accetta il suo ruolo, consapevole che “uno cresce quando comincia a capire che tutto finisce, impara a tradire gli amici le persone che ama... una cosa del genere e così cresci e peggiori, un po' come andare a male”.
Guido preso dalla scrittura del suo nuovo libro è propenso a conoscere qualcosa o qualcuno che gli dia ispirazioni, ma non cerca il consueto, perché poco interessante ed infatti la gran parte delle persone che lo circondano sembrano fittizie, a partire dalla figlia Costanza e dal suo ragazzo Filippo degni, per i ruoli assegnatigli, di un film di Tim Burton. Forse, l'unico personaggio volutamente non costruito è la moglie Benedetta, interpretata da Sonia Bergamasco, che appare patetica nei suoi modi di fare non riuscendo per questo ad attirare l'attenzione del marito, il quale si sente “in dovere” di cercare altre sorgenti da cui attingere. E' infatti una sorta di scambi di piacere tra Guido e la figlia Costanza, che permette a quest'ultima di abbandonare le lezioni di nuoto, concedendo al padre la possibilità celata di conoscere la nuova istruttrice Giulia, interpretata da una superba Valeria Golino. Il rapporto fra i due è inizialmente a senso unico, dal momento che Giulia sembra essere trattenuta da qualcosa, ma in seguito la goffaggine di Guido nel nuotare la rende più propensa ad un confronto, facendo si che si creino i presupposti per approfondire la conoscenza, nonostante Giulia non esca la sera.
Guido trova in Giulia un'amante perfetta che possa fargli da musa ispiratrice e cerca di convincerla ad appoggiarsi a lui, certo di saper galleggiare al punto che niente possa tirarlo giù.
Una sceneggiature fantastica riesce a toccare dentro, smuovendo un turbinio di emozioni e rendendo piacevolissima la visione di un film ben diretto ed interpretato che avrebbe potuto rappresentare, qualora fosse stato più sostenuto, il cinema italiano.
Una delle tante occasioni mancate all'italiana.
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balcazar
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lunedì 5 luglio 2010
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carino... ma non troppo!
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Bel film, ben confezionato, ottimi attori, bella e brava la protagonista (come sempre), trama coinvolgente ma... c'è qualcosa che non convince, è un film che non riesce ad andare avanti, s'inceppa, la trama è troppo lenta; è molto introspettivo ma non convince fino in fondo.
Forse vuol essere un film "impegnato", sarebbe meglio non lo fosse, potrebbe scorrere più velocemente e senza indugi.
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francesco2
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lunedì 22 marzo 2010
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non esce.....un ragno dal buco
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Una delle critiche mosse a molto cinema italiano contemporaneo è di aver guardato solo al suo "Ombelico",perdendo il contatto con la realtà che lo e ci circonda per costruire "gruppi di famiglia in un interno" noioso ed autoreferenziale.
Da questo punto di vista l'operazione di Piccioni, che fra l'altro sfrutta forse una delle migliori Golino che abbia mai visto, è una pseudo-trasgressione rispetto a saturni contro e compagnia;come Ozpetek nella noia televisiva del film citato inserisce omosessuali, turchi e via discorrendo, per negare l'evidenza del suo anonimato di lusso(?), come il simpatico Muccino "ricordandosi di me" dice di ironizzare sulla TV pur essendo nella sua mediocrità il primo figlio della televisione e del suo "Non-stile",Piccioni sceglie due protagonisti ai margini, per ragioni opposte(L'uno ARTISTA,l'altra ASSASSINA, entrambi incompresi e puniti:a volte due estremi opposti hanno in comune tante cose).
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Una delle critiche mosse a molto cinema italiano contemporaneo è di aver guardato solo al suo "Ombelico",perdendo il contatto con la realtà che lo e ci circonda per costruire "gruppi di famiglia in un interno" noioso ed autoreferenziale.
Da questo punto di vista l'operazione di Piccioni, che fra l'altro sfrutta forse una delle migliori Golino che abbia mai visto, è una pseudo-trasgressione rispetto a saturni contro e compagnia;come Ozpetek nella noia televisiva del film citato inserisce omosessuali, turchi e via discorrendo, per negare l'evidenza del suo anonimato di lusso(?), come il simpatico Muccino "ricordandosi di me" dice di ironizzare sulla TV pur essendo nella sua mediocrità il primo figlio della televisione e del suo "Non-stile",Piccioni sceglie due protagonisti ai margini, per ragioni opposte(L'uno ARTISTA,l'altra ASSASSINA, entrambi incompresi e puniti:a volte due estremi opposti hanno in comune tante cose).Quando Giulia, in una delle poche scene decenti entra ed esce dall'acqua, ipotizzo che questo vorrebbe rappresentare una sintesi del film.Che in realtà è figlio dell'archibugismo peggiore nel non delineare praticamente mai i suoi personaggi(Fa eccezione, forse, quando Mastrandrea dice alla donna:"Non mi fai paura") e nell'inventarci ragazzini con gli occhiali che insegnano ai grandi e giurie letterarie che premiano sedicenti artisti:meglio, a questo punto, l'ironia su questi problemi fatta in "Caterina va in città".A proposito del dialogo che ho citato, è anche una delle poche dove riesce al contempo la sintesi e scontro tra due elementi diversi.Perchè quelle in cui Mastrandrea immagina i suoi protagonisti saranno magari carine ma si risolvono in nulla, lontane anni luce dall'Amèlie di Jeunet oggi definito buonista dai nataliaspesiani di casa nostra e A CASA NOSTRA(Altro film italiano di qualche anno fa con la stessa In)consistenza di questo.
Crollata allora la simbiosi tra realtà e fantasia,resta solo un'analisi del rapporto tra genitori e figli(Ma siamo quasi sullo stesso piano di "Lezioni di volo", non a caso della Archibugi), del rapporto tra giovanissimi)(Anche qui, più "Lezioni di volo" che "Caterina va in cità"), o capire come i due protagonisti si completino tra di loro.Ma siamo a mare, e non purtroppo nel senso dell'acaua iniziale, come lo siamo nel rapporto tra il protagonista e la Bergamasco, sottovalutata forse dal nostro cinema nonché dal sottoscritto, che neanche l'aveva riconosciuta.Deluso per un'altra occaasione sptrecata dalla Golino, che già era incappata nella desolante sceneggiatura della "Guerra di Mario", desolante film del pur bravo Capuano, resta solo un finale didascalico e incompiuto in cui il "Giusto e debole" Mastrandrea vince sulla forte e sbagliata Golino.Chi voglia,(Mi ripeto:la scena iniziale) capirne di più sulla simbiosi tra uomo e acqua(O natura) veda "Donne senza uomini", in circolazione nei cinema nostrani.Con la speranza che Piccioni e colleghhi non continuino a domandarci perché preferiamo i film iraniani.
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[+] un capolavoro: da vedere
(di federico33333)
[ - ] un capolavoro: da vedere
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fulvia
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mercoledì 20 gennaio 2010
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noioso..molto noioso
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La trama era ben imbastita, ma i dialoghi e i personaggi hanno reso questo film, secondo il mio parere, molto noioso.Mi sono persino addormentata! Peccato, poteva essere di gran lunga migliore, i contenuti c'erano. Voto un 4
[+] concordo
(di francesco2)
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brownie
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sabato 19 settembre 2009
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un mondo senza filtri, gli attori bravissimi.
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Finalmente u bel film italiano, come se ne vedono pochi ultimamente. Grandi attori come la Golino e MAstandrea riescono bene nel descrivere il profondo dell'essere umano. Un film che colpisce i più ottimisti e speranzosi per dare una visione più realistica della vita, fatta anche di disagi e falimenti. Dite no al lieto fine.
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