houssy
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mercoledì 13 maggio 2009
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disastro a hollywood: titolo perfetto
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Veramente un disastro questo film, che fuori tempo massimo pretende di riflettere sul mondo del cinema e le sue leggi. Registi schizzati, star del cinema fuori controllo, agenti psicotici e produttori alla deriva, in una giostra in cui nessuno si salva e nessuno è innocente, nemmeno i cani. Il problema di questo disastro diretto da Barry Levinson, è che arriva davvero fuori tempo massimo, per una riflessione su cui aveva posto una bella pietra tombale Robert Altman con I protagonisti. Il cast è strepitoso, ma è il primo a non credere in questa operazione, recitando senza convinzione vizi e virtù di un mondo che non è quel che sembra. Una scrittura piuttosto piatta e decisamente poco organica di certo non aiuta, come non aiuta la poca cattiveria in campo.
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Veramente un disastro questo film, che fuori tempo massimo pretende di riflettere sul mondo del cinema e le sue leggi. Registi schizzati, star del cinema fuori controllo, agenti psicotici e produttori alla deriva, in una giostra in cui nessuno si salva e nessuno è innocente, nemmeno i cani. Il problema di questo disastro diretto da Barry Levinson, è che arriva davvero fuori tempo massimo, per una riflessione su cui aveva posto una bella pietra tombale Robert Altman con I protagonisti. Il cast è strepitoso, ma è il primo a non credere in questa operazione, recitando senza convinzione vizi e virtù di un mondo che non è quel che sembra. Una scrittura piuttosto piatta e decisamente poco organica di certo non aiuta, come non aiuta la poca cattiveria in campo. L'aver spinto un pò di più sul pedale del cinismo avrebbe giovato a questo film, che così resta uno sterile racconto a base di proiezioni pilota, festival da barzelletta, integrità artistica d'accatto e liti amorose tra ex. Il messaggio è chiaro, il cinema non osa più, lo spettatore stesso è addomesticato, quasi addormentato, gli studi approfittano di questo status e continuano a crogiolarsi nella banalità, mettendo al bando tutto ciò che tutela un'integrità artistica, un'identità autoriale, una dignità cinematografica. Noioso, bolso a tratti pedante, scolastico e telefonato. Hollywood ha vinto ancora.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
La proiezione pilota.
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gioggi
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giovedì 7 maggio 2009
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è un film o uno spot?
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Se voleva essere uno spot della Porsche Cayenne è ben riuscito, le inquadrature sono più per la macchina che per i protagonisti.
Se voleva essere un film... appena godibile, e solo grazie al solito grande De Niro. Storia simpatica, apprezzabile soprattutto dagli addetti ai lavori, che apprezzeranno la veridicità con cui vengono descritte follie e manie del mondo dello spettacolo. Finale abbastanza tronco. Di fatto, se non c'è altro, si può vedere.
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bavosina7
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mercoledì 6 maggio 2009
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mai visto film piu brutto...
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vi dico soltanto che all'intervallo ho cambiato sala!!!!mi meraviglio degli attori....un cast non indifferente che si abbassa a questi livelli....
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pherokphedy
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domenica 3 maggio 2009
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oh mamma...
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Diciamo che il titolo "DISASTRO a Hollywood" è azzeccatissimo... un vero disastro di film!! Brutto, pesante, cretino e la scena del cane fa davvero impressione! Non guardatelo, potreste non uscirne vivi... il primo film nella mia vita visto al cinema di cui mi sia schifata così tanto da essere uscita dal cinema che sembrava stessi dormendo in piedi!! Non guardatelo!!!
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piero....
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venerdì 1 maggio 2009
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davvero orrendo
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Che delusione, dato che ero un po stanco, e' riuscito ad abbattermi del tutto. mi stavo addormentando. Film molto molto brutto, molto lento davvero orrendo, l'ho guardato fino alla fine solo per rispetto alla carriera degli attori di questo film orrendo
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tonydc0
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giovedì 30 aprile 2009
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veramente un disastro!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Forse il film più brutto e insulso che abbia mai visto, decisamente senza senso e trama; grandi nomi e pessimo film, sicuramente un film da non vedere a meno che non si ha tanto tempo da perdere.
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braitz
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lunedì 27 aprile 2009
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niente male
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un prodotto discreto , malgrado il finale un po povero.. cmq da vedere.
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pietro giaco
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domenica 26 aprile 2009
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un vero disastro!
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Distro ad Hollywood...più che a Hollywood il disastro è proprio il film stesso. Si si un vero e proprio disatro dalla trama alle tecniche utilizzate. Troppo lento e ripetitivo; le battute sono tutte accompagnate da parolacce o frasi etremamente volgari; molte scene sono inutili e rendono il film ancora più noioso; in maggior parte del film gli attori parlano al telefono.
Il cast è valido ma sfruttato malissimo; ok de niro è bravo ma dopo un'ora che vedi solo lui che parla al telefono ti stufi! forse sono un pò pessimista ma se volete buttare via tempo e soldi andate al cinema a vedere EDiastro a Hollywood!
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marta rossi
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venerdì 24 aprile 2009
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piacevole
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Una storia non eccezionale magistralmente interpretata sia dal regista che dagli attori, piacevole
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olgadik
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venerdì 24 aprile 2009
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finalmente sì anche se non colpisce a fondo
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Per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato un De Niro in forma smagliante come attore e un po’ dimagrito come uomo. Sbaglio? Nelle vesti di produttore oltre che di interprete, l’italo americano più famoso d’America è circondato da un cast di tutto rispetto. C’è un John Turturro (solo qualche spruzzata di grigio in più) che regge ottimamente il ruolo di un agente cinematografico iperansioso e preda di numerosi attacchi intestinali quando il lavoro presenta qualche problema. C’è Sean Penn che interpreta se stesso nel finale di un film molto controverso. C’è infine Bruce Willis, quasi un grosso profeta biblico, semi-irriconoscibile nei panni di un attore che blocca l’inizio di lavorazione di un film per non rinunciare al barbone come il ruolo richiede.
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Per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato un De Niro in forma smagliante come attore e un po’ dimagrito come uomo. Sbaglio? Nelle vesti di produttore oltre che di interprete, l’italo americano più famoso d’America è circondato da un cast di tutto rispetto. C’è un John Turturro (solo qualche spruzzata di grigio in più) che regge ottimamente il ruolo di un agente cinematografico iperansioso e preda di numerosi attacchi intestinali quando il lavoro presenta qualche problema. C’è Sean Penn che interpreta se stesso nel finale di un film molto controverso. C’è infine Bruce Willis, quasi un grosso profeta biblico, semi-irriconoscibile nei panni di un attore che blocca l’inizio di lavorazione di un film per non rinunciare al barbone come il ruolo richiede. S. Tucci disegna il personaggio di uno sceneggiatore, meno esilarante del solito, ma corretto nei duetti con De Niro, al quale è succeduto come amante della seconda moglie, divorziata, ma ancora amata da Ben (De Niro appunto). Poi ci sono i cattivi tipo l’executive donna che detta come deve essere una storia per portare quattrini agli studios, mente il regista della storia stessa recalcitra, vuole la sua indipendenza, s’imbottisce di pillole per tener duro. Personaggi sempre sull’orlo della nevrosi, produttori come Ben che devono mediare su tutto per non affondare, attricette disposte a vendersi, sentimenti e cinismo: questi gli ingredienti di quel piatto composito e difficile che corrisponde al sistema Hollywood. Ma l’opera di Levinson non morde a fondo i vizi come ogni buona satira dovrebbe, si mantiene sulle generali e sul convenzionale senza affondare gli artigli. E’ questo il limite del film, peraltro ben costruito come ritmo del montaggio, ben cucito addosso agli attori, dignitoso nella confezione ma poco graffiante.
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