claudio
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giovedì 13 marzo 2008
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un film sul mito attraverso l'epilogo di j. james
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Apogeo di un mito. Distruzione di un mito. Rimpianto di un mito. Vendetta del mito. Queste quattro frasi potrebbero cosituire a mio avviso una sintetica e veritiera presentazione dell'ultimo (in realtà secondo) film di Dominik. Roberto Ford è l'aspirante bandito, preda del mito-Jesse James: ne legge i fumetti, ne imita i gesti, lo adora quasi che la sua figura emanasse un'aurea di saggezza e caparbietà. Non è un caso, poi, che l'ebbrezza di trovarsiu di fronte al mito della propia infanzia si trramuti presto in quella di poterne prendere il posto. CAtturato dalle forze dell'ordine, Robert Ford e suo fratello Charlie pagheranno la propria salvezza offrendo in cambio il corpo di Jesse James. Uccidendo quel corpo, in realtà, Ford spezza uno dei tanti miti della frontiera e, insieme ad esso, tanti anni di selvaggio west, parendo riportare (o forse portare per la prima volta) l'ordine nelle terre selvagge.
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Apogeo di un mito. Distruzione di un mito. Rimpianto di un mito. Vendetta del mito. Queste quattro frasi potrebbero cosituire a mio avviso una sintetica e veritiera presentazione dell'ultimo (in realtà secondo) film di Dominik. Roberto Ford è l'aspirante bandito, preda del mito-Jesse James: ne legge i fumetti, ne imita i gesti, lo adora quasi che la sua figura emanasse un'aurea di saggezza e caparbietà. Non è un caso, poi, che l'ebbrezza di trovarsiu di fronte al mito della propia infanzia si trramuti presto in quella di poterne prendere il posto. CAtturato dalle forze dell'ordine, Robert Ford e suo fratello Charlie pagheranno la propria salvezza offrendo in cambio il corpo di Jesse James. Uccidendo quel corpo, in realtà, Ford spezza uno dei tanti miti della frontiera e, insieme ad esso, tanti anni di selvaggio west, parendo riportare (o forse portare per la prima volta) l'ordine nelle terre selvagge. Ucciso il bandito, Robert vivrà di quell'impresa, aprirà un saloon e sarà sempre ricordato come "colui che uccise Jesse James" (ecco che allora la lezione di John Ford-"L'uomo che uccise Liberty Valance" si fa viva in tutta la sua concretezza). La ruota del mito girà però inesorabile e presto il ricordo si tramuta in rimpianto e quest'ultimo in vendetta. Jesse James non rappresenta solo il banditismo del West, ma tutta un'epoca oramai destinata alla debacle: morto il bandito per eccellenza, non rimane altro da fare che arrendersi all'ordine, alla legge, riponendo il fucile sopra al camino, per prenderlo in mano solo nei giorni di caccia. Ecco allora che un vecchio, simile a un fantasma e simbolo di quel periodo e di quella storia che Jesse ha portato con sè nella tomba, imbraccia il fucile ancora una volta e spara in faccia a Robert Ford, vendicando il proprio mito e gli ingranaggi aspri e inesorabili del tempo.
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seveth
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mercoledì 12 marzo 2008
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ma manco brad pitt lo salva
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Da quando i cow boys parlano come degli annoiati Dandy da salotti culturali inglesi?
La sottigliezza dell'evoluzione di un eroe nel vissuto di un suo ammiratore adolescente si perde in tempi che vanno oltre l'umana sopportazione, in vuoti dialoghi ed in futili informazioni. Bocciato in pieno per quanto mi riguarda.
Fotografia e costumi invece meritano ma non lo salvano
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rosso werner
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giovedì 6 marzo 2008
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qualcuno scrisse
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essere la più in assoluto infelice scelta d'interprete quella di John Wayne per la parte di Gengis Kahn.
Non avevano sospettato, i lor sensi, potesse prodursi venturo un para-western con Brad Pitt. Il che equivarrebbe ad un Amleto di Steven Seagal, ma tant'è. Qui la celebrità, per i bionatanti boccheggianti, ha valore più che la qualità.
Ed ecco, un west dai toni intimistici (peggior talamo è impensato), laddove questo debba averli epici, grigia fotografia di quartiere proletario, montaggio frutto, lo si noti, di fretta produttiva a detrimento del puntiglio perfezionista. Ritengo basti l'incipio a denotare quanto scritto, allontanando i veri stimatori di questo genere presente e passato, che ,sospirando, ricorrono ai vetusti, pionieristici capolavori.
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maryluu
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mercoledì 5 marzo 2008
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rappresentazione pesante di una vita interessante
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Ritengo che questo film si perda un pò in toni troppo pesanti. Si fa fatica a centrare il senso della storia, che oltretutto si dipana in modo lento ed angosciante.
Apprezzo sicuramente i risvolti psicologici e il finale molto significativo. Credo però che 2 ore e 40 minuti siano eccessive per un film di questo genere.
L'opera cinematografica ruota attorno all'esaltazione post morte di un incallito criminale, ammirato per la sua astuzia e alla "crocifissione psicologica" di chi l'ha ucciso per non essere ucciso. Il film si presenta come un western che di western ha ben poco. Tutto è incentrato sui risvolti psicologici di due uomini diversi, le cui vite s'incrociano inesorabilmente.
Robert Ford si limita a fare il gioco di Jesse, come una pedina degli scacchi in mano a un esperto giocatore, che anche alla fine si fa uccidere volutamente.
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Ritengo che questo film si perda un pò in toni troppo pesanti. Si fa fatica a centrare il senso della storia, che oltretutto si dipana in modo lento ed angosciante.
Apprezzo sicuramente i risvolti psicologici e il finale molto significativo. Credo però che 2 ore e 40 minuti siano eccessive per un film di questo genere.
L'opera cinematografica ruota attorno all'esaltazione post morte di un incallito criminale, ammirato per la sua astuzia e alla "crocifissione psicologica" di chi l'ha ucciso per non essere ucciso. Il film si presenta come un western che di western ha ben poco. Tutto è incentrato sui risvolti psicologici di due uomini diversi, le cui vite s'incrociano inesorabilmente.
Robert Ford si limita a fare il gioco di Jesse, come una pedina degli scacchi in mano a un esperto giocatore, che anche alla fine si fa uccidere volutamente. Ciò dimostra che non solo Jesse era in grado di prevedere le mosse di chiunque, grazie al suo intuito e sviluppato spirito di osservazione, ma anche che la morte sarebbe stata la soluzione più plausibile. Più onorevole. La scelta migliore per avere l'immortalità.
E' stato esaltante vivere il carattere di Jasse. Un uomo spietato, arguto, vendicativo e intelligente. E' stato esaltante vivere la paura e le macchinazioni di Robert. Un uomo modesto, codardo, normale. Il cui peccato è stato quello di voler essere Jasse. Di non voler essere se stesso. E di odiarlo profondamente per non averlo accolto nel suo mondo.
Mirata e valida l'interpretazione di Brad Pitt. Astuto e affascinante al punto giusto. Poco sottolineato invece il carattere enigmatico di Robert Ford da parte di Casey Affleck, fratello minore del bello e noto Ben Affleck.
Meravigliosa la fotografia, decisamente migliore di quella del "Petroliere" vincitrice del premio Oscar 2008. Ho atteso nel scrivere questa recensione proprio per vagliare i giudizi della famosa notte degli Oscar, che in questo caso mi hanno molto deluso.
Molte scene sembrano quadri che esaltano la situazione angosciosa che si delinea molto lentamente.
Anche le musiche rendono bene.
Insomma nel complesso un film discreto. Dalla trama interessante, ma che si perde in toni pesanti e tempi troppo lunghi, che gli fanno perdere punti nella mia valutazione.
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wesee
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mercoledì 5 marzo 2008
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noioso
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lento, lentissimo e noioso
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(di clymax78)
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tagore182
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mercoledì 27 febbraio 2008
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incredibile casey affleck
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Un grandissimo film che ho amato moltissimo. Introspettivo, spietato, crudo eppure poetico. L'odio di Robert Ford che nasce piano piano durante il film celato da una cieca ammirazione e poi da una folle paura fino a trasformarsi in pentimento alla fine. Menzione a parte merita Casey Affleck che sembra nato per interpretare il ruolo di Robert Ford, solo un altrettanto straordinario Javier Bardem ha impedito al più giovane dei fratelli Affleck di vincere un meritatissimo Oscar come miglior attore non protagonista.
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(di seveth)
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sir1987
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martedì 26 febbraio 2008
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una grande occasione persa
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ragazzi,poteva essere veramente un filmone da ricordare,solo che invece è stata sprecata questa grande occasione....troppo,troppo,troppo lento,e poi un regista che,secondo il mio modesto parere,non è stato assolutamente all'altezza,nonostante la grande interpretazione di brad pitt,il più che sufficiente affleck e la bella fotografia.occasione persa alla grande
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giuseppe marino
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mercoledì 6 febbraio 2008
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il west senza mito
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Quel che si suol dire un film crepuscolare, con la storia di Jesse James a storia finita. Molto belle alcune scene, come l'assalto al treno. Una luce e del rumore che filtrano fra gli alberi, un'abitudine fra l'onirico e il deja-vu, per i banditi provati fisicamente e psicologicamente. Belle alcune attese nel grano, la grandezza del cielo e la costruzione di personaggi deboli e indefiniti, dove il titolo stesso rimarca l'essenzialità della predestinazione e la prevalenza del racconto sulla vita. Rispetto al personaggio eroico, i cui tratti sono definiti da poche azioni da tutti conosciute e giudicate, il film di Dominik preferisce soffermarsi su tutto ciò che non ha contribuito a creare il mito, ed è quindi estraneo all'idea dell'eroe.
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Quel che si suol dire un film crepuscolare, con la storia di Jesse James a storia finita. Molto belle alcune scene, come l'assalto al treno. Una luce e del rumore che filtrano fra gli alberi, un'abitudine fra l'onirico e il deja-vu, per i banditi provati fisicamente e psicologicamente. Belle alcune attese nel grano, la grandezza del cielo e la costruzione di personaggi deboli e indefiniti, dove il titolo stesso rimarca l'essenzialità della predestinazione e la prevalenza del racconto sulla vita. Rispetto al personaggio eroico, i cui tratti sono definiti da poche azioni da tutti conosciute e giudicate, il film di Dominik preferisce soffermarsi su tutto ciò che non ha contribuito a creare il mito, ed è quindi estraneo all'idea dell'eroe.
Il film ha numerosi riferimenti nel western "contemporaneo", e anche se gli manca uno slancio per arrivare al livello dei modelli, sembra comunque un'opera piuttosto riuscita e sincera. La famosa crisi del western non è certo da imputare ai cavalli, o alle rocce o al cielo Inglobante, ma al fatto che i western non hanno ancora (ri)trovato un significato. Qui ritroviamo la neve de I Compari di Altman, la sospensione del racconto fra due individui del Pat Garrett & Billy the Kid di Peckinpah, le descrizioni e i paesaggi de I Giorni del Cielo di Malick, un po' degli antieroi de I Cancelli del Cielo di Cimino (che ha chiuso l'epoca). Non a caso tutti film (immensi capolavori) anni '70, legati poco al genere e molto al genio degli autori, che hanno trovato una cornice per la loro arte. Li si può ricordare, però, diciamocelo, queste cose le hanno inventate loro, e le sapevano fare meglio. L'ultimo western (che poi andrebbero scritti tutti fra virgolette, "western") a questi livelli, che io ricordi, è Dead Man di Jarmusch (anche da qui, per Jesse James, le foreste che sovrastano l'uomo e i duelli impacciati), anche questa un'opera fortemente personale, forse l'espressione più alta all'interno di una filmografia coerente nelle sue aspirazioni e nelle sue ossessioni.
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roberto
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mercoledì 30 gennaio 2008
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film avvincente
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Come sempre un'ottima interpretazione di Brad Pitt con tanti risvolti psicologici del protagonista
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dtt manhattan
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sabato 19 gennaio 2008
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jesse e pitt
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L'assassinio di Jesse James è un film bello che non punta e non sfiora mai il capolavoro però è molto apprezzabile.
forse è un po'troppo lungo e eccessivamente didascalico ma le ottime interpretazioni di Pitt e Affleck rispettivamente nei panni di Jesse e di Ford alzano il voto del film.
il cast è perfetto,la regia è buona come anche la Fotografia e la scenografia peccato soltanto per l'eccessiva lunghezza che mette a dura prova un po'tutti,
comunque rimane un bel film western(da sottolineare che non è per gli amanti dell'azione)con delle ottime interpretazioni e un buon coinvolgimente.
bello.
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