L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

Jesse, la tragedia di un desperado

«Un film innamorato di se stesso». Ha ragione il Los Angeles Times. Il regista e sceneggiatore kiwi Andrew Dominik, all'opera seconda dopo il supercinetico Chopper, ha a disposizione, come Jesse James, un Brad Pitt dinamico, raggiante e in forma, con tanto di filologico indice privo di due falangi. Protetto da un tale «carro armato» divistico a disposizione (anche se non regge il controllo virtuosistico delle palpebre, promesso nelle prime scene, è stato premiato a Venezia con la Coppa Volpi), ma forse per non farsi troppo schiacciare, Dominik sfoggia stile e accademia per interminabili 160', inebriandoci di luminismi estetizzanti e di chiaroscuri argentati, frutto del lavoro in bianco e nero di un incontrollato Roger Deakins. [...]

di Roberto Silvestri, articolo completo (3056 caratteri spazi inclusi) su Il Manifesto 21 dicembre 2007