Basterebbero i due grandi ritorni a fare da premessa ad un grande film. Paul Thomas Anderson torna a sei anni di distanza da Ubriaco d'Amore. Daniel Day-Lewis torna sul grande schermo sette anni dopo Bill The Butcher in Gangs of New York. Eppure "Il Petroliere" non si ferma a questo andando ben al di là delle più rosee aspettative. Questo è uno di quei film che resteranno nell'immaginario collettivo a lungo. Anderson è un maestro nel creare immagini ed i primi venti minuti, nei quali non si pronuncia una singola parola, sono da antologia. E' proprio la prima la parte più riuscita del film, quella dove si toccano vette di cinema altissimo. Poi il film procede accumulando una tensione forsennata e regalando scene magistrali. Il "battesimo" di Plainview, l'abbandono del figlio, il dialogo con il fratellastro ("Io ho la competizione in me, io non voglio che altri riescano") sono pagine di grande cinema, ma a tal proposito l'espolosione del pozzo di petrolio è una delle sequenze migliori che il cinema ci abbia regalato negli ultimi dieci anni. Fino al finale dove ci viene mostrato un Plainview, distrutto dai suoi stessi sogni, prendere a calci l'unico rapporto semi-normale avuto in vita ovvero quello con il figlio, fino all'indimenticabile apoteosi che vedrà il petroliere scontrarsi con il predicatore, la sua nemesi, in un duetto che ha in sè le stimmate dell'America: da un lato il capitalismo, dall'altro la religione. Gli attori sono tutti favolosi: Paul Dano, Ciaran Hinds, Kevin O'Connor, ed il piccolo Dillon Frasier sembrano nati per recitare in questo film, ma Daniel Day-Lewis con questo ruolo entra nella leggenda. Nota a parte meritano le musiche onnipresenti e stranianti, un pò come il protagonista, del chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood, a cui l'Academy ha stranamente negato il riconoscimento della candidatura. Come scritto da qualcuno prima di me, trovo difficile che Il Petroliere si imponga nella categoria del miglior film. Questi film epici di solito non hanno presa immediata, normalmente è il tempo a rivalutarli. Ma, dando per scontata la vittoria di Day-Lewis come attore (se non fosse così sono pronto a scendere in piazza), confido nel riconoscimento all'incredibile lavoro di Paul Thomas Andersone sia come regista che come sceneggiatore. Speriamo bene!
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