fabio
|
martedì 29 dicembre 2015
|
thriller classico ma molto bello.
|
|
|
|
molto interessanto sotto tutti i profili: regia, sceneggiatura, interpretazione, tensione e finale. Lo consiglio nonostante sia un po' datato.
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
luigi chierico
|
sabato 1 agosto 2015
|
geniale
|
|
|
|
Ci aveva già provato nel 1954 Alfred Hitchcock a compiere ”Il delitto perfetto”. Ray Milland mette a punto ogni particolare per far uccidere sua moglie, la bellissima Grace Kelly, tanto cara al regista che la vorrà in “Caccia al ladro” e nel film “La finestra sul cortile”. Tutto perfetto tranne che il delitto,due chiavi compromettono tutto e servono ad aprire la porta della verità. Questa volta,50 anni dopo, ci prova Gregory Hoblit avvalendosi della geniale abilità del suo protagonista Thomas Crawford, interpretato ottimamente da Anthony Hopkins nei panni del marito tradito dalla moglie Jennifer che ferisce mortalmente con un colpo di pistola. Reo confesso si difende da solo facendo in modo che il procuratore sia il giovane Billy Beachum, il bravissimo Ryan Gosling,che gode la fama di non aver mai perso un processo.
[+]
Ci aveva già provato nel 1954 Alfred Hitchcock a compiere ”Il delitto perfetto”. Ray Milland mette a punto ogni particolare per far uccidere sua moglie, la bellissima Grace Kelly, tanto cara al regista che la vorrà in “Caccia al ladro” e nel film “La finestra sul cortile”. Tutto perfetto tranne che il delitto,due chiavi compromettono tutto e servono ad aprire la porta della verità. Questa volta,50 anni dopo, ci prova Gregory Hoblit avvalendosi della geniale abilità del suo protagonista Thomas Crawford, interpretato ottimamente da Anthony Hopkins nei panni del marito tradito dalla moglie Jennifer che ferisce mortalmente con un colpo di pistola. Reo confesso si difende da solo facendo in modo che il procuratore sia il giovane Billy Beachum, il bravissimo Ryan Gosling,che gode la fama di non aver mai perso un processo. L’ingegnere, che ha costruito nella sua sala un prodigioso marchingegno per far scendere e salire le biglie di vetro su un percorso stabilito, si è ingegnato per compiere un delitto perfetto in modo che pur dichiarandosi colpevole non può che essere assolto dal delitto commesso. Se nel 1954 il colpo fallisce per la presenza di due chiavi uguali, nel 2007, epoca dei telefonini, sono questi a portare alla terribile verità quando oramai sembra troppo tardi. Il film molto bello avvincente,pieno di colpi di scena, diretto molto bene ed interpretato magistralmente non racconta tutta la verità,come si vuole che sia ogni film o libro giallo. Pare che esista un dictat per cui il killer non deve farla franca, ma l’ingegnere Thomas Crawford ha fatto in modo di venire assolto per aver tentato di uccidere la moglie fedifraga. Tuttavia il finale, piaccia o non piaccia, bisogna aspettarlo,soffrendo, tifando per Thomas o per Billy, credo che ci si dimentichi di loro e si finisca per parteggiare per Anthony Hopkins piuttosto che per Ryan Gosling. Il suo sguardo penetrante è una continua sfida, freddo, glaciale, studiato scivola e sale come una delle sue biglie,tutto è perfetto. Inganni,bugie,verità,indagini,pistole e cellulari si alternano in una corsa per ottenere un’assoluzione o una condanna. Non c’è un sol momento che non si stia col fiato sospeso, buona la fotografia e la colonna sonora,eccellente la sceneggiatura. Il processo originale con l’imputato che si difende da solo in un gioco come il gatto col topo, uno schema studiato a tavolino, una partita a scacchi per dare scacco matto, e qui il re c’è e si chiama Anthony Hopkins. Quando un giocattolo si rompe, se si piccoli si piange, se si è più grandi si resta in silenzio con i pezzi in frantumi tra le mani, quasi a non volerci credere: come è successo? Il delitto perfetto resta nel cassetto, ci proverà qualcun altro prendendo spunto da qualche fatto reale, l’Italia ne è piena, decine e decine di delitti, omicidi, sparizioni di bambini, tutti rimasti irrisolti. Per il cinema sempre Hitchcock ha girato”L’uomo che sapeva troppo” e nel 1956 Henry Hathaway “23 passi dal delitto” con un grande Van Johnson. Personalmente il finale non mi è piaciuto,ma il giudizio sereno nel complessivo non può che essere ottiomo.chibar22@libero.it
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luigi chierico »
[ - ] lascia un commento a luigi chierico »
|
|
d'accordo? |
|
andrea alesci
|
martedì 24 marzo 2015
|
le inesorabili sorde incrinature dei meccanismi
|
|
|
|
Si forma con lentezza, con inesorabile insondabile lentezza, ma alla fine eccola lì che appare chiara e visibile: la crepa. L’incrinatura che segna il punto di rottura, la fenditura che muta irreparabilmente lo stato delle cose.
Quel sottile segno che il regista Gregory Hoblit indaga con misurata abilità sin dalle prime inquadrature di “Fracture” (titolo originale del “Caso di Thomas Crawford”), spezzando i nomi dei titoli di testa come evidenza di un percorso che marca il passo dell’intera opera.
Tutto nella pellicola ha a che fare con le fratture: l’azienda di Thomas Crawford (Anthony Hopkins) si occupa di indagare le fratture dei materiali per gli aerei; a rompersi è il matrimonio di Tom con la moglie Jennifer (Embeth Davidtz); si spezza la vita proprio di Jennifer; si disintegra la sua relazione con l’agente Nunally (e poi la vita di quest’ultimo con il suo suicidio); va in mille pezzi la carriera dell’avvocato Willy Beachum (Ryan Gosling), tagliato fuori dallo studio associato Wooton Sims e dal nascente legame con Nikki Gardner (Rosamund Pike); si frantuma alla fine un caso che pareva infrangibile.
[+]
Si forma con lentezza, con inesorabile insondabile lentezza, ma alla fine eccola lì che appare chiara e visibile: la crepa. L’incrinatura che segna il punto di rottura, la fenditura che muta irreparabilmente lo stato delle cose.
Quel sottile segno che il regista Gregory Hoblit indaga con misurata abilità sin dalle prime inquadrature di “Fracture” (titolo originale del “Caso di Thomas Crawford”), spezzando i nomi dei titoli di testa come evidenza di un percorso che marca il passo dell’intera opera.
Tutto nella pellicola ha a che fare con le fratture: l’azienda di Thomas Crawford (Anthony Hopkins) si occupa di indagare le fratture dei materiali per gli aerei; a rompersi è il matrimonio di Tom con la moglie Jennifer (Embeth Davidtz); si spezza la vita proprio di Jennifer; si disintegra la sua relazione con l’agente Nunally (e poi la vita di quest’ultimo con il suo suicidio); va in mille pezzi la carriera dell’avvocato Willy Beachum (Ryan Gosling), tagliato fuori dallo studio associato Wooton Sims e dal nascente legame con Nikki Gardner (Rosamund Pike); si frantuma alla fine un caso che pareva infrangibile.
“Il caso Thomas Crawford” è un sapiente giallo nel quale ogni cosa si sgretola, andando in polvere nel corso di un’azione che si svolge tra due fuochi: Tom/Hopkins vs Willy/Gosling. Sono i loro dialoghi a reggere l’architettura di una storia che si muove nei solchi di una sotterranea frattura impercettibilmente sempre più larga.
Il confronto serrato fra due intelligenze chiamate a misurarsi all’interno di un intrigante gioco a due, con Ryan Gosling / Willy Beachum audacemente sicuro delle sue capacità di vincente e Anthony Hopkins / Thomas Crawford investito di una perfida sottile arguzia che ricorda il famoso Hannibal Lecter del Silenzio degli innocenti.
L’astuzia di un piano che va calibrando il proprio spessore dentro l’aula del tribunale e nella precisa misura di ogni parola, ogni silenzio, ogni gesto ordito dal signor Crawford. L’esattezza del suo agire si muove conformemente alla legittimità della legge, disegnando una trama che trasforma l’evidenza di una colpa presunta in un’inattaccabile innocenza.
La sceneggiatura di Daniel Pyne (White Sands, Ogni maledetta domenica, The Manchurian Candidate) è la perfetta architrave di un film che per genialità trova un degno termine di paragone nella scrittura di Christopher McQuarrie per I soliti sospetti (Bryan Singer, 1995), tratteggiando un disegno che porta in scena frammenti letterari (l’accenno a una poesia di Theodor Geisel e ad un verso di Lewis Carroll), espunti biblici, dialoghi sempre puntualmente pesati e un colpo di scena finale da maestro.
Un disegno raffinato nelle mani di Gregory Hoblit, che ben dirige il corpo di attori ruotanti attorno ai due fulcri Hopkins/Gosling, impeccabili dentro a un meccanismo intricato nel quale ogni dettaglio è calcolato e tutto funziona alla perfezione, come le biglie nei marchingegni costruiti da Thomas Crawford con abilità sopraffina (nella realtà opere dell’artista olandese Mark Bischof) e propulsori del film sin dalla prima inquadratura.
Eppure anche il più perfetto dei meccanismi può incrinarsi e rompersi. Così, nel piano di Crawford si produce quella frattura resa invisibile dal suo altezzoso desiderio di controllo: l’armatura diventa arma e un nuovo giudizio può spalancare sotto i suoi piedi un’immensa voragine. In un cerchio giottesco che fa del “Caso di Thomas Crawford” una penetrante riflessione sugli ideali di giustizia: siano essi manipolati nei cardini del Sistema Giudiziario (vedi la strategia di Thomas Crawford e en passant l’operato di colossi come Wooton Sims) oppure perseguiti a oltranza come fa l’avvocato Willy Beachum, alla fine non più soltanto un vincente ma un esemplare vincitore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrea alesci »
[ - ] lascia un commento a andrea alesci »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
giovedì 12 febbraio 2015
|
non importa definirlo, è un grande film
|
|
|
|
LE attribuzioni di genere e/o sottogenere contano poco o non contano affatto: lo si vede con questo"Il caso Thomas Crawford", che possiamo considerare"thriller"a pieno titolo, "legal thriller"(dato che questo è il fulcro della vicenda, o meglio il pre-testo, il punto di partenza). Eccelso nella suspense, sempre presente e non calante(quando sembra"in sonno", in realtà si ri-impenna subito, è sempre in sostanziale crescendo), che è sottesa nel gioco di sguardi, nella prossemica(eccellente la prova di Anthony Hopkins, di per sé grande attore-"mattatore", per vari anni troppo imprigionato-malgré lui, certo- nei panni di"Hannibal the Cannibal")ma anche quella di Ryan Gosling), con una direzione(regia)sorvegliatissima, attenta a non perdere nessun particolare, anzi a far scaturire il tutto dai dettagli.
[+]
LE attribuzioni di genere e/o sottogenere contano poco o non contano affatto: lo si vede con questo"Il caso Thomas Crawford", che possiamo considerare"thriller"a pieno titolo, "legal thriller"(dato che questo è il fulcro della vicenda, o meglio il pre-testo, il punto di partenza). Eccelso nella suspense, sempre presente e non calante(quando sembra"in sonno", in realtà si ri-impenna subito, è sempre in sostanziale crescendo), che è sottesa nel gioco di sguardi, nella prossemica(eccellente la prova di Anthony Hopkins, di per sé grande attore-"mattatore", per vari anni troppo imprigionato-malgré lui, certo- nei panni di"Hannibal the Cannibal")ma anche quella di Ryan Gosling), con una direzione(regia)sorvegliatissima, attenta a non perdere nessun particolare, anzi a far scaturire il tutto dai dettagli. Decisamente superiore al panorama"poliziesco"(ma nel paradossale gioco definitorio, lavorando ad excludendum, possiamo certamente affermare che non si tratta di un"poliziesco"), ma anche thriller-legal thriller etc.dominante, è un film e basta, nella pienezza della forza del cinema, quale era stata evidenziata, già quasi ai suoi primordi da personaggi diversi quali Dalì, Sadoul, Kracauer, Benjamin, Adorno etc., naturalmente, però tenendo conto degli apporti teorici fondamentali che poi al cinema e (meglio)alla sua teoria provengono da un Bazin, un Truffaut, un Godard etc. Dove tutte le problematiche, anche sulla"verità"del"reale"emergono, senza pesare e senza obnubilare il resto: anche ciò che alla fine potrebbe apparire un"happy end"(non dirò quale, ovviamente)non lo è affatto, anzi... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
giovedì 12 febbraio 2015
|
non importa definirlo, è un grande film
|
|
|
|
LE attribuzioni di genere e/o sottogenere contano poco o non contano affatto: lo si vede con questo"Il caso Thomas Crawford", che possiamo considerare"thriller"a pieno titolo, "legal thriller"(dato che questo è il fulcro della vicenda, o meglio il pre-testo, il punto di partenza). Eccelso nella suspense, sempre presente e non calante(quando sembra"in sonno", in realtà si ri-impenna subito, è sempre in sostanziale crescendo), che è sottesa nel gioco di sguardi, nella prossemica(eccellente la prova di Anthony Hopkins, di per sé grande attore-"mattatore", per vari anni troppo imprigionato-malgré lui, certo- nei panni di"Hannibal the Cannibal")ma anche quella di Ryan Gosling), con una direzione(regia)sorvegliatissima, attenta a non perdere nessun particolare, anzi a far scaturire il tutto dai dettagli.
[+]
LE attribuzioni di genere e/o sottogenere contano poco o non contano affatto: lo si vede con questo"Il caso Thomas Crawford", che possiamo considerare"thriller"a pieno titolo, "legal thriller"(dato che questo è il fulcro della vicenda, o meglio il pre-testo, il punto di partenza). Eccelso nella suspense, sempre presente e non calante(quando sembra"in sonno", in realtà si ri-impenna subito, è sempre in sostanziale crescendo), che è sottesa nel gioco di sguardi, nella prossemica(eccellente la prova di Anthony Hopkins, di per sé grande attore-"mattatore", per vari anni troppo imprigionato-malgré lui, certo- nei panni di"Hannibal the Cannibal")ma anche quella di Ryan Gosling), con una direzione(regia)sorvegliatissima, attenta a non perdere nessun particolare, anzi a far scaturire il tutto dai dettagli. Decisamente superiore al panorama"poliziesco"(ma nel paradossale gioco definitorio, lavorando ad excludendum, possiamo certamente affermare che non si tratta di un"poliziesco"), ma anche thriller-legal thriller etc.dominante, è un film e basta, nella pienezza della forza del cinema, quale era stata evidenziata, già quasi ai suoi primordi da personaggi diversi quali Dalì, Sadoul, Kracauer, Benjamin, Adorno etc., naturalmente, però tenendo conto degli apporti teorici fondamentali che poi al cinema e (meglio)alla sua teoria provengono da un Bazin, un Truffaut, un Godard etc. Dove tutte le problematiche, anche sulla"verità"del"reale"emergono, senza pesare e senza obnubilare il resto: anche ciò che alla fine potrebbe apparire un"happy end"(non dirò quale, ovviamente)non lo è affatto, anzi... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
giorpost
|
lunedì 22 dicembre 2014
|
il cinismo glaciale del maestro hopkins
|
|
|
|
Thomas Crawford è un dirigente del ramo aeronautico dal super stipendio, appassionato di congegni meccanici che sfruttano il campo magnetico e la forza gravitazionale. Vive nella sua lussuosissima villa nella zona residenziale, gira nella sua super auto extra lusso full optional ed ha una moglie molto attraente. Cosa può esserci di negativo nella vita di quest’ uomo? Nulla, a parte avere l’ aspetto di Anthony Hopkins ed aver superato i sessanta, unici plausibili motivi che spingono quella coniuge così bella e apparentemente irreprensibile a tradirlo.
L’ amante è il detective capo della squadra omicidi con il quale ha un’ appassionata storia fatta di appuntamenti in un motel fuori città e regole ferree che prevedono pseudonimi (sig.
[+]
Thomas Crawford è un dirigente del ramo aeronautico dal super stipendio, appassionato di congegni meccanici che sfruttano il campo magnetico e la forza gravitazionale. Vive nella sua lussuosissima villa nella zona residenziale, gira nella sua super auto extra lusso full optional ed ha una moglie molto attraente. Cosa può esserci di negativo nella vita di quest’ uomo? Nulla, a parte avere l’ aspetto di Anthony Hopkins ed aver superato i sessanta, unici plausibili motivi che spingono quella coniuge così bella e apparentemente irreprensibile a tradirlo.
L’ amante è il detective capo della squadra omicidi con il quale ha un’ appassionata storia fatta di appuntamenti in un motel fuori città e regole ferree che prevedono pseudonimi (sig. e sig.ra Smith) e assoluta mancanza di utilizzo di cellulari o affini. Ma Crawford non è un fesso e sa da tempo della tresca e allora prima si introduce furtivamente nella stanza del motel mentre i due sono in piscina, poi al rientro a casa tenta di uccidere la consorte fedifraga a sangue freddo (mandandola in coma) facendosi quindi trovare sul luogo del delitto con un’ arma in pugno e confessando tutto proprio a al succitato tenente. In tribunale sceglie di non essere difeso da alcun avvocato, cosa ammessa dalla legge, sapendo però di dover rinunciare a priori all’ appello, comunque vada a finire il processo. A seguire il caso, solo apparentemente di facile risoluzione, il giovane e rampante procuratore Willy Beachum (Ryan Gosling), il quale molto presto si renderà conto di aver impugnato qualcosa che va oltre le sue aspettative e che gli farà avere ripercussioni sulla sua vita privata oltre che lavorativa.
Il caso Thomas Crawford(USA, 2007) ci consegna l’ Anthony Hopkins più cinico di sempre, persino oltre Hannibal de Il silenzio degli innocenti. Tale è la glacialità con la quale affronta l’ aula di tribunale e gli incontri tra le parti con il giudice che si arriva, per brevi istanti, a pensare che non sia stato lui ad uccidere la moglie pur avendolo visto all’ opera all’ inizio del film. Ma il problema, non per lui ma per Beachum, è che non si trova l’ arma del delitto ed inoltre Crawford ha pubblicamente smascherato il detective rendendo pubblica la storia con sua moglie. La pellicola scorre ritmata e senza sbavature con una perfetta alchimia tra i componenti del cast nel quale, oltre al veterano del grande schermo, fa la sua ottima figura proprio Gosling, che da quest’ opera verrà definitivamente lanciato. Questi non riesce a trovare la soluzione al dilemma e dopo aver solo sfiorato l’ idea di piazzare una pistola uguale a quella utilizzata in casa dell’ imputato e successivamente al suicidio del Tenente Nunally (che aveva avuto l’ idea), deve assistere impotente all’ incredibile assoluzione di Crawford, uno dei rari casi di sconfitta sul suo straordinario curriculum di difensore d’ accusa. Sarà a questo punto che il plot prende la piega che non t’ aspetti quando Thomas si reca in ospedale a “finire il lavoro” in quanto legalmente unico a poter decidere per il distacco delle macchine che tengono in vita sua moglie.
Diretto da Gregory Hoblit e sceneggiato da Daniel Pyne, Fracture (titolo originale) c’ insegna che nella vita di ogni uno di noi anche la cosa più limpida e perfetta può nascondere delle crepe. E al contrario, citando il protagonista, anche un orologio guasto segna l’ ora giusta due volte al giorno, a dimostrazione che nonostante tutto sembri dare torto al personaggio questi, attraverso astuzia, cinismo e intelletto, riesce a cavarsela persino senza avvocato, mettendo in crisi l’ intero sistema giudiziario. Certamente incentrato sulla figura pacata ma accademicamente diabolica di Hopkins (in stato di grazia con un’ infinita serie di smorfie e battute), il lungometraggio verte per la maggior parte dei minuti sul talento nascente del biondo canadese Gosling, in una sorta di passaggio del testimone dall’ ultrasettantenne maestro britannico al cadetto apprendista.
Film riuscito, bella fotografia, i crismi del thriller ci sono tutti ed il cast (compresi i ruoli marginali) è ottimo e pertanto, a mio avviso, promozione piena.
Voto: 7
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorpost »
[ - ] lascia un commento a giorpost »
|
|
d'accordo? |
|
lucky26
|
mercoledì 17 dicembre 2014
|
finale debole
|
|
|
|
Film intrigante con interpretazioni eccellenti. L'unica inaspettata "caduta di stile" per così dire la rilevo nel finale. La sceneggiatura propone un Thomas Crawford che, dopo aver architettato e premeditato con dimostrata freddezza e razionalità un delitto perfetto, e che dimostra anche nel corso delle udienze, specie l'ultima decisiva durante la quale chiede al giudice il proscioglimento citando articoli di legge di cui "improvvisamente" dimostra di conoscerne bene il contenuto, si dimentica che il delitto da "tenato omicidio" si è tramutato per sua stessa mano (fa staccare il respitarore meccanico che tiene in vita la moglie) in "omicidio di 1° grado".
[+]
Film intrigante con interpretazioni eccellenti. L'unica inaspettata "caduta di stile" per così dire la rilevo nel finale. La sceneggiatura propone un Thomas Crawford che, dopo aver architettato e premeditato con dimostrata freddezza e razionalità un delitto perfetto, e che dimostra anche nel corso delle udienze, specie l'ultima decisiva durante la quale chiede al giudice il proscioglimento citando articoli di legge di cui "improvvisamente" dimostra di conoscerne bene il contenuto, si dimentica che il delitto da "tenato omicidio" si è tramutato per sua stessa mano (fa staccare il respitarore meccanico che tiene in vita la moglie) in "omicidio di 1° grado".
Impensabile. Comunque, a parte questa forzatura, il film resta un classico nel suo genere. Da rivedere, come ho fatto io ieri sera, per l'ennesima volta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lucky26 »
[ - ] lascia un commento a lucky26 »
|
|
d'accordo? |
|
bbmilo
|
sabato 4 gennaio 2014
|
interessante
|
|
|
|
Thriller intrigato e interessante, lo consiglio
|
|
[+] lascia un commento a bbmilo »
[ - ] lascia un commento a bbmilo »
|
|
d'accordo? |
|
stefano bruzzone
|
giovedì 14 novembre 2013
|
geniale
|
|
|
|
bellissimo "giallo" con una coppia azzeccata più che mai. straordinario come sempre Hopkins nel ruolo dell'assassino e perfettamente a suo agio il bravissimo Gosling nella parte del P.M. che cerca di incastrarlo. una storia complessa e studiata a tavolino nei minimi dettagli per farla in barba alla legge, ma un giovane avvocato, pur rischiando il posto, decide di dare battaglia. finale col botto di un film che predilige le fasi processuali all'azione senza scadere nei soliti legal thriller facendo scoprire allo spettatore i risvolti di una vicenda apparentemente assurda ma in realtà geniale. ma non tutte le ciambelle escono col buco....
Voto: 8
|
|
[+] lascia un commento a stefano bruzzone »
[ - ] lascia un commento a stefano bruzzone »
|
|
d'accordo? |
|
iankenobi
|
lunedì 11 novembre 2013
|
sinceramente no
|
|
|
|
Ho aspettato un po' nel vederlo,avendo visto tutti quelli di ryan goslyng,per me un attore straordinario che sceglie molto bene le sue parti,perche' i remake mi lasciano dubbioso,e devo dire che non avevo tutti i torti.
Ok il film si segue e non ha una trama scontata pero' io ho trovato tutto un po' assurdo e hollywoodiano.
Il sistema giuridico americano permette la difesa dell'imputato ma non lo fa' nessuno perche' gli avvocati veri ti sbranerebbero in tribunale, e poi solo nei film si vede qualcuno che rinuncia ad un incarico cosi prestigioso per rimanenre un avvocato della procura,su non e' credibile,come non e' credibile il contorto piano del protagonista,penso sia assodato che chi uccide la moglie lo fa' sull'impeto della rabbia,io non ce lo vedo un assassino ad architettare tutto questo per vendicarsi di moglie ed amante,opinione personale naturalmente, ma ho vista sicuramente di meglio tra i legal thriller compreso the lincoln lawyer.
[+]
Ho aspettato un po' nel vederlo,avendo visto tutti quelli di ryan goslyng,per me un attore straordinario che sceglie molto bene le sue parti,perche' i remake mi lasciano dubbioso,e devo dire che non avevo tutti i torti.
Ok il film si segue e non ha una trama scontata pero' io ho trovato tutto un po' assurdo e hollywoodiano.
Il sistema giuridico americano permette la difesa dell'imputato ma non lo fa' nessuno perche' gli avvocati veri ti sbranerebbero in tribunale, e poi solo nei film si vede qualcuno che rinuncia ad un incarico cosi prestigioso per rimanenre un avvocato della procura,su non e' credibile,come non e' credibile il contorto piano del protagonista,penso sia assodato che chi uccide la moglie lo fa' sull'impeto della rabbia,io non ce lo vedo un assassino ad architettare tutto questo per vendicarsi di moglie ed amante,opinione personale naturalmente, ma ho vista sicuramente di meglio tra i legal thriller compreso the lincoln lawyer.....
[-]
|
|
[+] lascia un commento a iankenobi »
[ - ] lascia un commento a iankenobi »
|
|
d'accordo? |
|
|