Fra cannibali e follie di Kitano
di Roberto Nepoti La Repubblica
Anni fa, in un'intervista, Takeshi Kitano disse che fare cultura in Giappone, oggi, è facile quanto insegnare a un asino a pulirsi il sedere dopo i bisogni. Così, la storia del suo film Kantoku Banzai! (Gloria al regista!) è quella di un film che non si riesce a realizzare. Kitano mette in scena se stesso: stanco dei racconti di gangster che hanno fatto la sua fama, sperimenta tutti i generi: il "classico" in bianco e nero alla Ozu (ma "è impossibile raccontare le classi medie: ormai non ci sono che i ricchissimi e i poveri"); il dramma sentimentale in diverse declinazioni; il film di spada e di Ninja (dove fa il verso al suo stesso Zatoichi), la storia famigliare di gusto rétro; l'horror e la fantascienza. Se le parodie che occupano la prima parte sono moderatamente divertenti (lo è comunque Takeshi, che interpreta tutte le parti con la stessa faccia impassibile), nella seconda il film prende i toni della farsa un po' balorda, dove le vicende di un regista cui tocca salvare l'umanità da un'apocalisse serve solo a cucire gag di qualità non eccelsa. Chi ha seguito il comico, e soprattutto per la figura del "clown bianco"; ma per un talento come il suo (che lo inscrive di diritto nella sezione fuoriconcorso "Venezia Maestri"), l'ultima fatica è un'autentica caduta di tono, il segno di una crisi effettiva che ci auguriamo superi nel più breve tempo possibile.
Da La Repubblica, 30 agosto 2007
di Roberto Nepoti, 30 agosto 2007