carloalberto
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sabato 20 novembre 2021
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nessuno è innocente
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Balabanov prende spunto da un fatto di cronaca nera, accaduto nella Russia sovietica degli anni ’80, per rappresentare emblematicamente l’abominio del potere nella sua dimensione essenziale, la sua faccia nascosta, il puro orrore all’opera senza freni inibitori, alla maniera di Pasolini in Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Con crudo ed impietoso realismo, Balabanov mette in scena, senza falsi pudori o ipocriti riguardi per la sensibilità del pubblico perbenista, gli aspetti più macabri ed osceni della vicenda.
Sullo sfondo, la guerra in Afghanistan e le su tragedie, con i morti riportati in patria con i voli del Cargo 200; un’eco lugubre di morte e dissoluzione che da quella terra lontana arriva fin dentro le case dei protagonisti, che si spande sulle loro squallide vite, in una storia in cui nessuno è innocente.
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Balabanov prende spunto da un fatto di cronaca nera, accaduto nella Russia sovietica degli anni ’80, per rappresentare emblematicamente l’abominio del potere nella sua dimensione essenziale, la sua faccia nascosta, il puro orrore all’opera senza freni inibitori, alla maniera di Pasolini in Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Con crudo ed impietoso realismo, Balabanov mette in scena, senza falsi pudori o ipocriti riguardi per la sensibilità del pubblico perbenista, gli aspetti più macabri ed osceni della vicenda.
Sullo sfondo, la guerra in Afghanistan e le su tragedie, con i morti riportati in patria con i voli del Cargo 200; un’eco lugubre di morte e dissoluzione che da quella terra lontana arriva fin dentro le case dei protagonisti, che si spande sulle loro squallide vite, in una storia in cui nessuno è innocente. Vittime e carnefici sono equiparati nella generale dominante amoralità, condannati a vivere in una condizione quasi ferina, in cui è soltanto grazie ai fumi dell’alcol che scaturisce, paradossalmente in un criminale, un barlume di umanità e la rivendicazione di possedere un’anima.
Due storie secondarie si intrecciano alla principale, quella del colonnello, addetto al recupero delle salme dei soldati al rientro in Russia e alla loro sepoltura, e del fratello, professore di ateismo scientifico all’università. Entrambi rappresentano il volto borghese, pavido e conformista, del regime comunista.
L’atmosfera cupa e tetra è resa icasticamente dalle inquadrature insistite di treni merci, che transitano lentamente sullo sfondo di grigie e degradate periferie industriali, incorniciate dalle finestre di squallidi appartamenti che si somigliano tutti. La porta di ingresso imbottita di pelle del dirigente di partito è l’unico elemento che differenzia la sua dalle altre abitazioni, è lo status symbol esposto dal potere a chiunque si presenti sull’uscio di quella casa.
Cargo 200 di Balabanov è un film pessimista che non offre nessuna via d’uscita, né ai suoi personaggi, né allo spettatore, per il quale non c’è nessun lieto fine rassicurante all’orizzonte. E’ una condanna senza appello per il passato del suo paese e per quello che è poi diventato. Una critica spietata al regime sovietico ed una visione del presente senza speranza di riscatto.
La nuova generazione, che andrà a formare la società civile ed in particolare la classe media proprio nell’epoca in cui è stato girato il film, è dipinta già come amorale, cinica ed interessata soltanto al denaro, comunque guadagnato. L’abbigliamento, le acconciature e finanche i gusti musicali dei giovani degli anni ‘80 anticipano le mode degli anni a venire ed uno stile di vita americaneggiante già conformatosi anzitempo a quello occidentale.
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stefanocapasso
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sabato 6 maggio 2017
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se i valori decadono l'orrore diventa ordinario
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Sono I primi anni ’80, nei pressi di Leningrado si incrociano le storie di diverse persone. Nella baracca di un ex galeotto si incontreranno un intellettuale comunista, un poliziotto corrotto e due giovani ragazzi che daranno il via ad una serie di eventi tragici.
Mi è piaciuto molto questo film di Balabanov, che racconta il decadimento dell’impero sovietico. Decadimento rappresentato dalle figure di potere di riferimento delle gerarchie politiche e dalle figure genitoriali
Corrotti e deliranti i primi, assenti e impotenti i secondi, uniti dall’abuso di vodka non offrono nessun tipo di sostegno e guida alla gente comune e ai giovani che finiscono per arrangiarsi come possono.
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Sono I primi anni ’80, nei pressi di Leningrado si incrociano le storie di diverse persone. Nella baracca di un ex galeotto si incontreranno un intellettuale comunista, un poliziotto corrotto e due giovani ragazzi che daranno il via ad una serie di eventi tragici.
Mi è piaciuto molto questo film di Balabanov, che racconta il decadimento dell’impero sovietico. Decadimento rappresentato dalle figure di potere di riferimento delle gerarchie politiche e dalle figure genitoriali
Corrotti e deliranti i primi, assenti e impotenti i secondi, uniti dall’abuso di vodka non offrono nessun tipo di sostegno e guida alla gente comune e ai giovani che finiscono per arrangiarsi come possono.
Il film racconta in toni grotteschi fatti drammatici, e proprio questo sta a rappresentare il sentimento che si viveva in quei momenti nel regime. La violenza, la corruzione, il degrado sembrano essere cosi diffusi che quasi non suscitano più orrore e indignazione
Un bel film sull’importanza del mantenimento dei valori e delle figure di riferimento.
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angelodemarco
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venerdì 26 dicembre 2014
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ingiusto
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Profondamente ingiusto nei confronti dello Stato sovietico il quale appare come la realizzazione del regno do baal sul pianeta Terra. Quello che in realtà viene ben rappresentato sono le istruzioni di uno Stato che sta soccombendo in una guerra e si avvia velocemente verso il disfacimento. Anche altre forme istituzionali avrebbero affrontato destini simili se sconfitte in una guerra totale. Tenendo presente i dovuti distinguo, quella che fu conosciuta come la guerra del Peloponneso non vide forse il regime diciamo democratico di Atene soccombere davanti a quello di Sparta?
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davide chiappetta
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domenica 20 luglio 2014
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russia prima della perestroika
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Grandissimo film del regista russo Balabanov, recentemente e precocemente scomparso. Opera sporca e sadica quanto basta e col giusto contrappeso grottesco. Commedia nera che sottolinea bene il senso di forte decadenza e di disfacimento morale e getta uno sguardo inquietante sulla Russia poco prima della Perestroika, che sostiene di essere basato su eventi reali.
Personaggi piccoli e tragici al tempo stesso e musichette azzeccate. Su tutti primeggia il sadico e piscopatico capitano Zhurov interpretato da un magistrale Alexey Poluyan che a tratti somiglia a Joe Turkel. Saggio di vero cinema dai titoli di testa a quelli straordinari di coda. Astenersi i deboli di stomaco.
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numenoreano
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venerdì 4 novembre 2011
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il sonno della ragione genera mostri
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Cosa è stato il comunismo in Russia? Prova a spiegarlo un professore universitario con parole tanto utopiche quanto inefficaci, provano a spiegarlo anche i fatti con immagini più che efficaci. Figli impotenti, madri folli, contrabbandieri ricchi alla faccia di lavoratori poveri. E l'immancabile bicchiere di Vodka per trovare il coraggio di rifugiarsi nel sogno di qualcosa di puro, di vergine.
Balabanov racconta una realtà quasi piombata nel medioevo, che si fatica a credere così vicina temporalmente (1984). La fotografia desaturata rende il freddo molto meglio che il vento di Siberia, la colonna sonora che rimbalza grottescamente tra le urla di disperazione e la spensieratezza della musica da autoradio rendono perfettamente l'idea di una realtà più che mai contraddittoria, a dispetto dei suoi utopici principi.
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Cosa è stato il comunismo in Russia? Prova a spiegarlo un professore universitario con parole tanto utopiche quanto inefficaci, provano a spiegarlo anche i fatti con immagini più che efficaci. Figli impotenti, madri folli, contrabbandieri ricchi alla faccia di lavoratori poveri. E l'immancabile bicchiere di Vodka per trovare il coraggio di rifugiarsi nel sogno di qualcosa di puro, di vergine.
Balabanov racconta una realtà quasi piombata nel medioevo, che si fatica a credere così vicina temporalmente (1984). La fotografia desaturata rende il freddo molto meglio che il vento di Siberia, la colonna sonora che rimbalza grottescamente tra le urla di disperazione e la spensieratezza della musica da autoradio rendono perfettamente l'idea di una realtà più che mai contraddittoria, a dispetto dei suoi utopici principi.
Una Russia che lascia partire a migliaia i suoi soldati per poi essere abitata da cadaveri - memorabile in questo senso la scena in cui i Cargo 200 con dentro i cadaveri appena sbarcati dall'Afganistan lascano il posto sullo stesso aereo ai soldati in partenza per la guerra.
Non c'è da stupirsi se, in una società degenere e figlia di inumani principi ormai prossimi al tramonto - o prossimi alla Perestrojka - a pochi passi dalla classica famigliola felice possa vivere la famiglia in stile Norman Bates, congregazione degradata ormai cliché del cinema horror da Non aprite quella porta ai film d'oltralpe come Calvaire o Frontiers.
Ma attenzione: la follia non è, come in quei casi, figlia di una realtà degradata perchè lontana dai luoghi di civiltà; la follia qui è figlia quanto mai del sistema immorale in quanto veste l'uniforme ufficiale di addetta all'ordine pubblico. Disse Goya: "Il sonno della ragione genera mostri".
Bel film. Etichettato come thriller-drammatico, secondo me non ha ne i tempi di un thriller ne lo sviluppo dei personaggi di un drammatico. E' un horror
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dandy
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sabato 2 aprile 2011
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tutt'altro che un capolavoro,ma tosto.giustamente.
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Tratto,si dice,da una storia realmente accaduta,un film sgradevole e spietato sull'URSS pre-glasnost,dove i rappresentanti del potere sono come marionette ridicole o impotenti e la follia dilaga contagiando chiunque e ogni cosa.La violenza è improvvisa e il realismo impressionante,ma alla fine aldilà dei fatti mostrati nella loro verità e crudezza non c'è mai approfondimento nello scavare nel marcio di un regime inumano.Rimane comunque un discreto esempio di cinema di denuncia sovietico,coraggioso e agli antipodi di filmetti amercani simili(potrebbe essere una versione russa del ridicolo "Paranoid" con Jessica Alba),dove il lieto fine non è previsto.
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Tratto,si dice,da una storia realmente accaduta,un film sgradevole e spietato sull'URSS pre-glasnost,dove i rappresentanti del potere sono come marionette ridicole o impotenti e la follia dilaga contagiando chiunque e ogni cosa.La violenza è improvvisa e il realismo impressionante,ma alla fine aldilà dei fatti mostrati nella loro verità e crudezza non c'è mai approfondimento nello scavare nel marcio di un regime inumano.Rimane comunque un discreto esempio di cinema di denuncia sovietico,coraggioso e agli antipodi di filmetti amercani simili(potrebbe essere una versione russa del ridicolo "Paranoid" con Jessica Alba),dove il lieto fine non è previsto.Anime sensibili avvisate.
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karlettinos
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sabato 17 luglio 2010
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capolavoro
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Crudo, sporco, malato, greve, violento, sadico, ultradecadente. Molto di tutto ciò per descrivere il film.
Non per tutti, ma per quelli che possono guardarlo è un film eccellente con
buon ritmo narrativo e ottime interpretazioni.
Certamente fuori dal comune, ma attenzione perchè per qualcuno potrebbe essere di difficile digestione.
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uito
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sabato 24 gennaio 2009
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o lo si ama o lo si odia...
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pellicola violenta..crudele..sporca...ma non fine a se stessa...La decadenza dei valori umani primordiali nell'epoca del "sovietismo" cieco e sempre piu' agonizzante.
Ci poteva essere spazio per la redenzione? qui è l'essenza del film. Un consiglio: da soffrire in lingua orginale
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russo
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mercoledì 5 novembre 2008
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geniale
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Credo che la visione di film come questo, posto che si abbia la capacità di metabolizzare, senza lasciarsi travolgere e soprattutto fuorviare, la tragicità degli eventi narrati, non può che far crescere. Questo è cinema al suo meglio: geniale!
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fefe
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venerdì 31 ottobre 2008
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aiuto!!
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....coinvolge, ma aiutoooo che angoscia!!!!che crudità!!!! ...bella la canzone che accompagna tutto il film
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