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raffaella
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lunedì 26 febbraio 2007
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tornatore per un cinema di emozioni
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Premetto che non sono un'inteditrice di cinema nel senso che non ho le competenze nè tecniche,nè critiche per poter recensire un film.Sono semplicemente una fruitrice e mi piace esprimermi relativamente alle sensazioni ed alle emozioni che una pellicola riesce a trasmettermi.
In questo senso ritengo che "La Sconosciuta" sia in assoluto uno dei film più belli che abbia mai visto,la sala era gremita ed al termine eravamo tutti con le lacrime agli occhi.
Ho apprezzato il fatto che il passato crudele di Irena venisse carpito attraverso flash della memoria,le scene violente capaci di bloccare il respiro,di fermare il battito cardiaco sono state solo accennate ed anche se di breve durata hanno espresso al meglio la condizione di schiavitù a cui sono ridotte queste donne.
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Premetto che non sono un'inteditrice di cinema nel senso che non ho le competenze nè tecniche,nè critiche per poter recensire un film.Sono semplicemente una fruitrice e mi piace esprimermi relativamente alle sensazioni ed alle emozioni che una pellicola riesce a trasmettermi.
In questo senso ritengo che "La Sconosciuta" sia in assoluto uno dei film più belli che abbia mai visto,la sala era gremita ed al termine eravamo tutti con le lacrime agli occhi.
Ho apprezzato il fatto che il passato crudele di Irena venisse carpito attraverso flash della memoria,le scene violente capaci di bloccare il respiro,di fermare il battito cardiaco sono state solo accennate ed anche se di breve durata hanno espresso al meglio la condizione di schiavitù a cui sono ridotte queste donne.
Grande Tornatore,questo è il cinema che ci piace,quello capace di risvegliare gli animi e le coscienze,soprattutto capace di indurci a riflettere e meditare,capace di farci versare ancora qualche lacrima,capace di toccare le corde più intime del nostro io.
Raffaella Torraca
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lady libro
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martedì 16 novembre 2010
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la meraviglia dell'oscurità
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Una donna dal passato oscuro e violento, alla ricerca di qualcosa di molto importante che è stato perduto, con il solo bagaglio di un amore scomparso...
Uno dei più bei film di Tornatore che dimostra la sua bravura in ogni pellicola. Ksenia Rappoport recita meravigliosamente con un realismo impressionante.
Film stupendo e assai consigliato.
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jayan walter
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martedì 19 giugno 2007
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e' davvero un grande film, un capolavoro!
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In questo film Tornatore dimostra di essere aperto a nuovi generi e diverse considerazioni della realtà. Non come certi registi che, avendo avuto successo con un primo o secondo film, continuano imperterriti a generare dei film-copia si sé stessi. Tornatore è originale, è un genio del cinema italiano Spero che questo film abbia lo stesso successo all'estero, se non di più, di quello che ha avuto "Nuovo cinema Paradiso". Merita in pieno i predi maggiori David di Donatello.
E' un film moir e allo stesso tempo un film sociale, di attualità e di denuncia. L'interpretazione di Xenia Rappoport è straordinaria, come anche quella degli alti attori, da Michele Placido a Claudia Gerini. La storia, intricata e piena di suspance fino alla fine, rivela luoghi e fatti nascosti che piano piano vengono alla luce del sole, e rivelano allo spettatore la sconcertante verità.
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In questo film Tornatore dimostra di essere aperto a nuovi generi e diverse considerazioni della realtà. Non come certi registi che, avendo avuto successo con un primo o secondo film, continuano imperterriti a generare dei film-copia si sé stessi. Tornatore è originale, è un genio del cinema italiano Spero che questo film abbia lo stesso successo all'estero, se non di più, di quello che ha avuto "Nuovo cinema Paradiso". Merita in pieno i predi maggiori David di Donatello.
E' un film moir e allo stesso tempo un film sociale, di attualità e di denuncia. L'interpretazione di Xenia Rappoport è straordinaria, come anche quella degli alti attori, da Michele Placido a Claudia Gerini. La storia, intricata e piena di suspance fino alla fine, rivela luoghi e fatti nascosti che piano piano vengono alla luce del sole, e rivelano allo spettatore la sconcertante verità. Quel che lui descrive è tutto vero: io stesso ho ascoltato il racconto di una russa che è stata costretta a prostituirsi dopo essere stata lusongata da una promessa di un buon lavoro in Italia, e che poi è fuggita, è stata aiutata dalle suore di Madre Teresa, e alla fine è riuscita a trovare un buon lavoro di badante.
E' una tragica verità, e nel film vengono enfatizzati i toni drammatici e lirici di questa storia.
Un dramma che farà la storia del cinema italiano!
Jayan Walter - scrittore - www.jayanwalter.com
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bruce harper
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lunedì 10 settembre 2012
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elogio del carnefice.
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L’incipit scimmiotta Eyes Wide Shut. Li maschere fredde e anonime scatenavano identità sommerse e pulsioni primordiali, qui maschere ugualmente alienanti nascondono identità superflue perché al servizio di corpi perfetti e intercambiabili. L’inizio è laconico,accattivante, ambiguo. Di quelli che catturano. D’improvvisò però veniamo informati attraverso uno dei tanti troppi virtuosismi che punteggiano l’opera (flashback a getto continuo,montaggi frenetici,dissolvenze in nero,profondità di campo laboriose) che si tratta appunto di un flashback, un antefatto ingombrante di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. E qui cominciano i problemi.
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L’incipit scimmiotta Eyes Wide Shut. Li maschere fredde e anonime scatenavano identità sommerse e pulsioni primordiali, qui maschere ugualmente alienanti nascondono identità superflue perché al servizio di corpi perfetti e intercambiabili. L’inizio è laconico,accattivante, ambiguo. Di quelli che catturano. D’improvvisò però veniamo informati attraverso uno dei tanti troppi virtuosismi che punteggiano l’opera (flashback a getto continuo,montaggi frenetici,dissolvenze in nero,profondità di campo laboriose) che si tratta appunto di un flashback, un antefatto ingombrante di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. E qui cominciano i problemi.
Se nulla si può dire sul talento adamantino della impressionante protagonista,personaggio allo stato larvale,schiva, cerebrale, sempre in bilico sui labili confini che separano un contegnoso distacco dallo scatenamento compulsivo di passioni distruttive, è la costruzione psicologica del personaggio in questione a fare cilecca non tanto in quanto a definizione volumetrica ma a causa di uno scarto incolmabile,confuso,che si crea tra le motivazioni della donna e il suo agire in corso d’opera. Diventando agente del proprio maniacale progetto,Irena si dimostra donna disposta a tutto, spinta da una passione viscerale, soverchiante, scomposta, che affonda le radici in una rimozione forzata e traumatica (e figurati se non c’era di mezzo un trauma..) e che da il là ad una serie di azioni tanto sproporzionate quanto eticamente condannabili (come nei confronti dell’anziana paralitica). Intendiamoci, il fine giustifica i mezzi, siamo tutti d’accordo. Ma in questo eccedere in meschinità e ignominia, specie nel suddetto caso, viene meno quel processo cardine di ogni fruizione filmica che è l’Identificazione con l’eroe, il transfert, e noi spettatori ci sentiamo quasi disorientati e sballottati in una terra di nessuno in qui viene meno ogni istanza emotiva per cedere il passo all’unica consolazione cerebrale della Detection,la ricerca di risposte, lo svelamento dei perché. Certo, suspense narrativa e orchestrazione della tensione formale non sono estranei al regista di Bagheria, sennonché man mano che si va avanti essi smettono di fare breccia e slittando il film dai binari del noir a quelli del dramma psicologico perdono quell’inevitabile piedistallo costituito da una profonda adesione emotiva alle gesta dell’instabile eroina.
E la messa in scena non fa che subire questo corto circuito.
Intendiamoci, se è lecito appellarsi alla furia dell’istinto materno che provoca accecamento piuttosto che folgorazione, impeto piuttosto che calcolo, riscatto invece di resa, non lo è altrettanto l’atteggiamento di passiva condiscendenza della regia che non fa che infarcire la storia di episodi artefatti, moventi additive (urca non può più avere figli! urca le hanno ammazzato e sepolto l’amante in una discarica… e figurati se non respirava ancora! urca non è mica la prima volta: ha più figli lei di Bob Marley!) che sembrano quasi essere sovrapposti ex-post solo per giustificare a valle, e non alimentare a monte,le iniziative risolute della bella anti-eroina. La frustrazione di un corpo violato,offeso, usurpato senza freni e senza pietà, non basta a rendere verosimile una tale onda d’urto emotiva e comportamentale, a rendere una madre mezzo, macchina,agente, movente, estrema ratio di una logica lineare ma spietata,aberrante ma umanista,la cui costruzione trasuda biblico livore ma anche tanta maldestra compassione (lo si vede nel funzionamento inaspettato del rapporto madre-figlia, nell’ignobile finale palesemente commissionato). Non basta, ripeto, ad alimentare un modo di fare tanto crudo,freddo, implacabile e degno di una cellula tumorale.
Da ultimo emerge il problema irrisolto di un senso, una tesi, un messaggio complessivo che trattandosi di un film a soggetto si deve necessariamente raccattare da qualche parte. Scartato il film d’evasione (ovvio), quello di denuncia,di impegno o il registro cronachistico rimane un melodramma di finzione che scimmiotta il docu-drama quando tenta di documentare le condizioni disumane delle prostitute Uraliche (ma proiettandole in contesti tanto manierati quanto barocchi). Una donna arriva in un mondo chiuso, stagno, un microcosmo autosufficiente e pacifico portandosi dietro un bagaglio di disperazione, ossessione e odio tale da gettare in assoluta disgrazia le lineari esistenze di una famiglia borghese. Quella donna è carnefice non vittima, resa non riscatto,vigliaccheria non coraggio (di farsi una nuova vita,di convertire le proprie congetture in certezze), miseria senza splendori che di sicuro concorrerà a gettare in disgrazia persino la povera figlia ricongiunta.
A rigore una stella in meno anche per le lacune e le ridondanze della sceneggiatura. Per esempio quando l’input dato dal rinsavimento della vecchia colf rimane inspiegabilmente lettera morta. E gli assegni? E i soldi? Mah! Va un po’ a capirci qualcosa.
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jessica
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lunedì 6 agosto 2007
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tornatore e la"sua eroina"regalano grandi emozioni
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Credo che si possa classificare come un capolavoro, questo film del grande Giuseppe Tornatore. Un regista che mi è piaciuto molto anche per un altro prodotto, dai piu' giudicato di scarsa qualità: Malena. Io invece devo sincerarmi del fatto che guardando quel film mi sono commossa, soprattutto per la bravura del ragazzino. Ma tornando a "La sconosciuta", credo che la protagonista, un'attrice bravissima, sia come un'eroina, che mi rende orgogliosa di essere donna. Ella infatti dimostra una forza d'animo e un coraggio incredibili. Riesce a scavalcare nefandezze e crudeltà subite, che sono aberranti.Supera il dolore di perdere l'uomo di cui era innamorata( ucciso e barbaramente lasciato in una discarica),la sofferenza immensa di non poter essere madre e di doversi continuamente separare dalle creature date alla luce,schiacciata dai soprusi arrecati dal boss, che la sfruttava e costringeva a prostituirsi.
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Credo che si possa classificare come un capolavoro, questo film del grande Giuseppe Tornatore. Un regista che mi è piaciuto molto anche per un altro prodotto, dai piu' giudicato di scarsa qualità: Malena. Io invece devo sincerarmi del fatto che guardando quel film mi sono commossa, soprattutto per la bravura del ragazzino. Ma tornando a "La sconosciuta", credo che la protagonista, un'attrice bravissima, sia come un'eroina, che mi rende orgogliosa di essere donna. Ella infatti dimostra una forza d'animo e un coraggio incredibili. Riesce a scavalcare nefandezze e crudeltà subite, che sono aberranti.Supera il dolore di perdere l'uomo di cui era innamorata( ucciso e barbaramente lasciato in una discarica),la sofferenza immensa di non poter essere madre e di doversi continuamente separare dalle creature date alla luce,schiacciata dai soprusi arrecati dal boss, che la sfruttava e costringeva a prostituirsi.Per riuscire finalmente ad assolvere al suo ruolo di madre, uccide una signora.E poi, cosa ancor piu' bella, insegna alla sua presunta figlia,a difendersi e a crescere serenamente, cosi' sarebbe diventata una donna straordinaria, almeno quanto lei, che purtroppo ha bruciato le tappe. Appena diventata donna, si è ritrovata "in pasto" agli uomini, senza accorgersene,perchè "Nella sua vita è stata troppo distratta..."
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karlito
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martedì 7 agosto 2007
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per stannp
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odio parlare per categorie, regioni, paesi nel loro complesso, anche perchè da meridionale sento spesso sparare un sacco di luoghi comuni sul Sud...ma se vuoi posso parlare anche dei nostri mali...non c'è problema...non soffro di campanilismo...ad esempio il tenore di vita che si ostenta grazie all'evasione fiscale è pressocchè simile a quello che si ostenta coi frutti delle attività illecite...per cui non vi è alcuna contrapposizione sud contro nord (casomai mi pare che sia vero il contrario) ma solo tra chi arranca per arrivare alla fine del mese e chi si gode i frutti della sua disonestà alla faccia della povera gente...poi se il film ha incassato meno di quello che è costato non vedo cosa c'entri.
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odio parlare per categorie, regioni, paesi nel loro complesso, anche perchè da meridionale sento spesso sparare un sacco di luoghi comuni sul Sud...ma se vuoi posso parlare anche dei nostri mali...non c'è problema...non soffro di campanilismo...ad esempio il tenore di vita che si ostenta grazie all'evasione fiscale è pressocchè simile a quello che si ostenta coi frutti delle attività illecite...per cui non vi è alcuna contrapposizione sud contro nord (casomai mi pare che sia vero il contrario) ma solo tra chi arranca per arrivare alla fine del mese e chi si gode i frutti della sua disonestà alla faccia della povera gente...poi se il film ha incassato meno di quello che è costato non vedo cosa c'entri...ti riferisci alle sovvenzioni per il cinema forse? ma quelle pensi che non le prendano anche le grandi case di produzione???
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giomo891
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venerdì 16 settembre 2022
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tornatore/rappoport thriller e sentimento giomo891
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La schiavitù sessuale delle ragazze che entrano nel nostro paese dalla frontiera orientale fa da sfondo al film fino al colpo di scena finale, degno dei migliori thriller dei grandi gialli.
L'interpretazione della protagonista (Xenia) è fluida, anche se, volendo trovarci un difetto, un po' troppo lineare.
Ma è la mano del regista che dà a questa pellicola quell' atmosfera, ora cupa, ora assolutamente sentimentale, tipica dei film di Tornatore.
Orribile il personaggio interpretato da Placido, aguzzino senza pietà.
Alla fine, forse, mancano le possibili introspezioni degli altri attori, soprattutto di Favino, capace, come sappiamo, di caratterizzare al meglio i personaggi (e quello del padre della bambina dovrebbe essere fondamentale).
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La schiavitù sessuale delle ragazze che entrano nel nostro paese dalla frontiera orientale fa da sfondo al film fino al colpo di scena finale, degno dei migliori thriller dei grandi gialli.
L'interpretazione della protagonista (Xenia) è fluida, anche se, volendo trovarci un difetto, un po' troppo lineare.
Ma è la mano del regista che dà a questa pellicola quell' atmosfera, ora cupa, ora assolutamente sentimentale, tipica dei film di Tornatore.
Orribile il personaggio interpretato da Placido, aguzzino senza pietà.
Alla fine, forse, mancano le possibili introspezioni degli altri attori, soprattutto di Favino, capace, come sappiamo, di caratterizzare al meglio i personaggi (e quello del padre della bambina dovrebbe essere fondamentale). Tra tutti, gli altri grandi attori, a parte Placido, la bambina appare veramente molto brava, soprattutto nel descrivere il disagio psichico, prima dell'intervento terapeutico da parte della "tata"- presunta mamma biologica.
Ma non mancano altri spunti di riflessione che non vanno raccontati ma lasciati alla libera intuizione del pubblico.
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giomo891
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venerdì 16 settembre 2022
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tornatore/rappoport thriller e sentimento giomo891
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Il film tratta in maniera efficace il tema della schiavitù sessuale delle ragazze che entrano nel nostro paese dalla frontiera orientale fa da sfondo al film fino al colpo di scena finale, degno dei migliori thriller dei grandi gialli.
L'interpretazione della protagonista, Irene (Xenia) è intensa e fluida, anche se, volendo trovarci un difetto, un po' troppo lineare, rispetto alla storia narrata.
In particolare le sevizie di un orribile Placido (come nonbsi era mai visto).
Ma è la mano del regista che dà a questa pellicola quell' atmosfera, ora cupa, ora assolutamente sentimentale, tipica dei film di Tornatore, in questo caso arricchita da un andamento thriller.
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Il film tratta in maniera efficace il tema della schiavitù sessuale delle ragazze che entrano nel nostro paese dalla frontiera orientale fa da sfondo al film fino al colpo di scena finale, degno dei migliori thriller dei grandi gialli.
L'interpretazione della protagonista, Irene (Xenia) è intensa e fluida, anche se, volendo trovarci un difetto, un po' troppo lineare, rispetto alla storia narrata.
In particolare le sevizie di un orribile Placido (come nonbsi era mai visto).
Ma è la mano del regista che dà a questa pellicola quell' atmosfera, ora cupa, ora assolutamente sentimentale, tipica dei film di Tornatore, in questo caso arricchita da un andamento thriller.
Alla fine, forse, mancano le possibili introspezioni degli altri attori, soprattutto di Favino, capace, come sappiamo, di caratterizzare al meglio i personaggi (e quello del padre della bambina dovrebbe essere fondamentale). Bene Piera Degli Esposti, e la bambina che è molto brava, soprattutto nel descrivere il disagio psichico, prima dell'intervento terapeutico da parte della "tata"- presunta mamma biologica. Finale superbo, nella soluzione e nell'inquadratura che passa dal campo lungo al primo piano. Altra chicca la colonna sonora nellr mani sapienti di Ennio Morricone.
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miriam
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lunedì 9 luglio 2007
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lezione di stile
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è un film che a mio parere si può classificare tranquillamente come figlio di quel "neorealismo" che,come spiegai a proposito del titolo "7 Km da Gerusalemme" (come Elisa) è ancora possibile,a patto però di avere uno sceneggiatore in grado e soprattutto CLASSE. Non la spocchia di chi,con una tessera in mano,solo per aver partecipato a qualche convention di partito magari in qualità di “uomo di cultura”,ha la segreta speranza (neanche custodita poi tanto gelosamente) di poter,col suo estro,orientare le masse. La struttura è rigorosa con ellissi che trovano via via la loro spiegazione attraverso continui flashback che in virtù della loro brevità (senza mai alcun compiacimento) danno “senso” per i più distratti e ritmo per gli altri.
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è un film che a mio parere si può classificare tranquillamente come figlio di quel "neorealismo" che,come spiegai a proposito del titolo "7 Km da Gerusalemme" (come Elisa) è ancora possibile,a patto però di avere uno sceneggiatore in grado e soprattutto CLASSE. Non la spocchia di chi,con una tessera in mano,solo per aver partecipato a qualche convention di partito magari in qualità di “uomo di cultura”,ha la segreta speranza (neanche custodita poi tanto gelosamente) di poter,col suo estro,orientare le masse. La struttura è rigorosa con ellissi che trovano via via la loro spiegazione attraverso continui flashback che in virtù della loro brevità (senza mai alcun compiacimento) danno “senso” per i più distratti e ritmo per gli altri. La protagonista (in un cast eccellente) è magnifica in ogni fotogramma ed esplode a metà quando il rapporto con la bambina si stringe superando quello della madre ufficiale. Da fredda,quasi anestetizzata diventa affettuosa,amorevole e le insegna quello che lei stessa non ha mai imparato:a difendersi,anche la voce cambia,il suo accento molto musicale si fa più dolce,più flautato. La colonna sonora è brutta,sempre uguale,noiosa e inappropriata ma proprio per il rigetto che l’orecchio mette in opera al fine di preservarsi scompare dopo una mezz’oretta.Perfetto
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[+] grazie
(di miriam)
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(di eric)
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lunedì 23 ottobre 2006
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a tradimento
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Ne La sconosciuta, il film con cui Giuseppe Tornatore torna in sala dopo cinque anni di silenzio, le sequenza più strazianti sono quelle dove una bambina viene legata, spintonata a terra e costretta a rialzarsi dalla sua giovane tata: pura malvagità o amore spinto all’estremo? In realtà la scena ricorda uno dei capolavori del verismo italiano, la novella Rosso Malpelo di Verga, in cui un povero e disprezzato garzone di miniera tormenta in vari modi, e picchia con sempre maggior accanimento un ragazzino gracile, chiamato significativamente Ranocchio, a cui è affezionato dicendogli” Bestia! Bestia sei! Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello!”.
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Ne La sconosciuta, il film con cui Giuseppe Tornatore torna in sala dopo cinque anni di silenzio, le sequenza più strazianti sono quelle dove una bambina viene legata, spintonata a terra e costretta a rialzarsi dalla sua giovane tata: pura malvagità o amore spinto all’estremo? In realtà la scena ricorda uno dei capolavori del verismo italiano, la novella Rosso Malpelo di Verga, in cui un povero e disprezzato garzone di miniera tormenta in vari modi, e picchia con sempre maggior accanimento un ragazzino gracile, chiamato significativamente Ranocchio, a cui è affezionato dicendogli” Bestia! Bestia sei! Se non ti senti l’animo di difenderti da me che non ti voglio male, vuol dire che ti lascerai pestare il viso da questo e da quello!”. In una società fatta ancora di schiavi e padroni, in cui è inevitabile far torto o patirlo, l’educazione non passa attraverso i libri e le belle parole, ma attraverso la strada e i suoi crudi metodi: l’unico modo per sopravvivere è difendersi con i pugni e persino prendere il coltello ed uccidere, se necessario, solamente una morale ipocrita e anacronistica impone di porgere l’altra guancia. Ne La sconosciuta la storia di formazione si sviluppa gradualmente secondo una triplice prospettiva: la giovane protagonista cerca nel presente le traccia di un passato di atrocità che la ossessiona, la sua intrusione in un ambiente borghese benestante ne fa implodere egoismi e fragilità, la sua sconfitta sarà dolorosamente formativa per la bambina affidatale sofferente e patologicamente inerme per via di una strana malattia. A una conclusione l’intreccio così arriva e l’enigma si risolve. Peccato però, perché in realtà non dovrebbe essere affatto sciolto il nodo: come sognare colori e luce e cestelli di fragole rosse in mezzo a tanti incubi, quale spazio resta all’amore in un universo spietato che si insinua subdolamente nell’animo corrompendolo? Il lungometraggio recuperando con maestria le atmosfere algide alla Chabrol lascia percepire sotto pelle l’inquietudine della metropoli operosa e claustrofobica, la simbolica Velarchi( Trieste) popolata dagli orefici e dalle loro abitazioni opprimenti, invasa dai diseredati assetati di una vita migliore. Una macchina da presa che obbliga a centellinare con lo sguardo i forellini invisibili a occhio nudo nel tappeto pulito è la prerogativa di un noir esistenziale riuscito: il vaso di fiori in bilico sulla finestra, la scala a chiocciola, l’allarme della cassa al supermercato, chiavi e casseforti, scaffali e porte serrate sono i segni di una realtà ostile ed impenetrabile. Poi parole e spiegazioni neutralizzano la forza perturbante di immagini e gesti e il rebus si stempera in dramma patetico, a tradimento.
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[+] molto bello!
(di dodix2003)
[ - ] molto bello!
[+] splendido
(di fabio)
[ - ] splendido
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