giuseppe pastore
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giovedì 20 aprile 2006
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spike lee non delude
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A Keith Frazier, detective di secondo piano, è affidata la trattativa con una banda di rapinatori che ha preso in ostaggio 50 persone, tra dipendenti e clienti, di una delle più importanti banche di New York.
Spike Lee, da qualche anno a questa parte, ama le sorprese: dopo la meravigliosa "25a ora", così splendida e così lontana dai suoi parametri di cinema, si tuffa addirittura nel più puro cinema di genere, regalandosi (e regalandoci) un poliziesco di cristallina perfezione, neanche fosse il più consumato dei William Friedkin. Tutto a posto: la sapienza della regia, che alterna movimenti di macchina e piani sequenza d'artista al montaggio più classico; gli echi noir della sceneggiatura, tra scomposizioni cronologiche e rimandi espliciti (la scena finale con Denzel Washington col cappellone non può non far pensare a Bogey); gli sprazzi d'umorismo, insolito per un poliziesco ma mai fuori posto.
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A Keith Frazier, detective di secondo piano, è affidata la trattativa con una banda di rapinatori che ha preso in ostaggio 50 persone, tra dipendenti e clienti, di una delle più importanti banche di New York.
Spike Lee, da qualche anno a questa parte, ama le sorprese: dopo la meravigliosa "25a ora", così splendida e così lontana dai suoi parametri di cinema, si tuffa addirittura nel più puro cinema di genere, regalandosi (e regalandoci) un poliziesco di cristallina perfezione, neanche fosse il più consumato dei William Friedkin. Tutto a posto: la sapienza della regia, che alterna movimenti di macchina e piani sequenza d'artista al montaggio più classico; gli echi noir della sceneggiatura, tra scomposizioni cronologiche e rimandi espliciti (la scena finale con Denzel Washington col cappellone non può non far pensare a Bogey); gli sprazzi d'umorismo, insolito per un poliziesco ma mai fuori posto. Nonostante la sceneggiatura sia ingarbugliata, è uno dei pochi action-thriller degli ultimi anni che salgono di tono col passare dei minuti, invece che sprecare una buona idea di partenza (cfr. "In linea con l'assassino", per esempio): anzi, la rapina in banca è un filone neanche tanto originale, dal Pomeriggio di un giorno da cani (citato espressamente nel film) in giù. E' evidente che a Spike Lee interessi relativamente la vicenda in sé, preferendo concentrarsi sui suoi chiodi fissi: la paura dello straniero, la NY multietnica, le sfumature dei personaggi e dei caratteri. Gli dà una mano un Denzel Washington eccellente (si conferma il miglior attore nero della storia), ormai il suo Mastroianni; si rivede con piacere una Jodie Foster molto più appetitosa che quindici anni fa. Altri appunti: Willem Dafoe è diventato il sosia di Gianni Morandi; è probabilmente il primo film della storia del cinema in cui viene pronunciata la parola "Amazon".
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ronks
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giovedì 20 aprile 2006
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l'impronta di spike lee
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C'E' UM MOMENTO PARTICOLARE DEL FILM IN CUI VIENE FUORI TUTTA L'ANIMA "SPIKE LEEANA", UN MOMENTO CHE GUARDA AL PASSATO, PRECISAMENTE AL 1989, A "FA' LA COSA GIUSTA". OSSIA, QUANDO VERSO META' FILM L'OSTAGGIO VIENE UCCISO SOTTO GLI OCCHI DEL NEGOZIATORE (D.Washington), IL QUALE, NON ASPETTANDOSI UNA MOSSA DEL GENERE, SI PRECIPITA FUORI DI SE VERSO L'INGRESSO DELLA BANCA RAPINATA, IL TUTTO IN UNA SEQUENZA CONTINUA, SENZA CAMMINARE, ESTRANEANDOSI NELLA CONCITAZIONE DA TUTTO E DA TUTTI... CERTAMENTE NON E' L'UNICO MOMENTO DI MARCATA IMPRONTA "SPIKE LEEANA", ANZI TUTT'ALTRO. IN TUTTO IL FILM ALEGGIA LA SUA REGIA, SOPRATTUTTO NELLE SUPERBE INQUADRATURE CHE RUOTANO, SPESSO E VOLENTIERI, INTORNO ALLA SCENA.
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C'E' UM MOMENTO PARTICOLARE DEL FILM IN CUI VIENE FUORI TUTTA L'ANIMA "SPIKE LEEANA", UN MOMENTO CHE GUARDA AL PASSATO, PRECISAMENTE AL 1989, A "FA' LA COSA GIUSTA". OSSIA, QUANDO VERSO META' FILM L'OSTAGGIO VIENE UCCISO SOTTO GLI OCCHI DEL NEGOZIATORE (D.Washington), IL QUALE, NON ASPETTANDOSI UNA MOSSA DEL GENERE, SI PRECIPITA FUORI DI SE VERSO L'INGRESSO DELLA BANCA RAPINATA, IL TUTTO IN UNA SEQUENZA CONTINUA, SENZA CAMMINARE, ESTRANEANDOSI NELLA CONCITAZIONE DA TUTTO E DA TUTTI... CERTAMENTE NON E' L'UNICO MOMENTO DI MARCATA IMPRONTA "SPIKE LEEANA", ANZI TUTT'ALTRO. IN TUTTO IL FILM ALEGGIA LA SUA REGIA, SOPRATTUTTO NELLE SUPERBE INQUADRATURE CHE RUOTANO, SPESSO E VOLENTIERI, INTORNO ALLA SCENA.
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loraxy
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martedì 18 aprile 2006
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il ritorno trionfante di spike lee
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Se sulla trama del film si scrivesse un libro, questo sarebbe avvincente e brillante. La storia è studiata ad arte, accurata nei dettagli ed immancabilmente originale.Con questo emozionante thriller il regista torna trionfante sulla scena, forse ai livelli della 25 ° ora, dopo la “pausa” di Lei mi odia. Tutto inizia con un grosso colpo da sferrare ad una importantissia banca di New York, e sembra il piano di una rapina perfetta, il colpo del secolo! Ma in questo thriller niente è come sembra….
Dalton Russel (Clive Owen), il brillante criminale che ha ideato la rapina, si trova a trattare con il detective-negoziatore Keith Frazier (Denzel Washington, come sempre, impeccabile), che è stato appena promosso ed ha un forte desiderio di dimostrare le sue capacità.
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Se sulla trama del film si scrivesse un libro, questo sarebbe avvincente e brillante. La storia è studiata ad arte, accurata nei dettagli ed immancabilmente originale.Con questo emozionante thriller il regista torna trionfante sulla scena, forse ai livelli della 25 ° ora, dopo la “pausa” di Lei mi odia. Tutto inizia con un grosso colpo da sferrare ad una importantissia banca di New York, e sembra il piano di una rapina perfetta, il colpo del secolo! Ma in questo thriller niente è come sembra….
Dalton Russel (Clive Owen), il brillante criminale che ha ideato la rapina, si trova a trattare con il detective-negoziatore Keith Frazier (Denzel Washington, come sempre, impeccabile), che è stato appena promosso ed ha un forte desiderio di dimostrare le sue capacità. L’ambizioso, furbo e disinvolto detective, ironico e beffardo negli atteggiamenti e imponente nella presenza (diciamo anche affascinante!) si vede quindi assegnato un difficile caso da risolvere, poiché nella banca sono stati catturati 50 ostaggi, tra dipendenti e clienti dell’istituto. Anche l’interpretazione di Clive Owen è magistrale ed il suo personaggio cattura il pubblico con una carica magnetica inusitata ed un temperamento ombroso da eroe “maledetto”. Si aggiunge, nelle maglie strette della vicenda, la presenza di una misteriosa e potente intermediaria di Manhattan, Mrs Madeline White, interpretata da una affascinante Jodie Foster, che entra nelle vesti del personaggio in maniera incantevole. Con i suoi occhi di ghiaccio e le sue belle gambe affusolate, seduce indubbiamente il pubblico, senza contare il suo atteggiamento spregiudicato, freddo e calcolatore…che la rende disarmante. Degna di nota è sicuramente la presenza di Willem Dafoe, nei panni del capitano della polizia John Darius , che, per l’amarezza di molti, troviamo un po’ defilato sulla scena; riveste un ruolo per lui insolito, poiché interpreta un personaggio contraddistinto da pacatezza d’animo e da atteggiamento accomodante, ma lo spessore dell’attore da comunque un tocco in più allo straordinario cast.
Lo scenario scorre tra l’interno e l’esterno della Manhattan Trust Bunk con la vicenda della complessa e appasionante negoziazione tra Denzel Washington e Clive Owen e non siamo di fronte all’azione a 360 gradi, connotata da sparatorie e colpi di scena a profusione, ma ci viene proposto un tema meno scontato, ragionato e ricco di riferimenti a problemi attuali (come il razzismo e le ossessioni post 11 Settembre in una New York eclettica e variopinta), proposti con sobrietà ed umorismo, senza forzare toppo la mano.
L’umorismo condisce molte scene ed è uno spirito acuto, a volte cinico e tagliente, oppure semplicemente ironico, forse beffardo, ma senza dubbio efficace.Emerge una straordinaria accuratezza nello studio dei dettagli ed una sottile ricercatezza nell’atteggiamento dei protagonisti, che spesso esprimono molto di più di quanto è collegato al contesto delle singole scene. Lo spettatore deve prestare molta attenzione alla psicologia dei personaggi per carpire le loro reali intenzioni; si, perché il gioco tra ciò che appare e ciò che è reale domina la trama del film e le scene giocano molto su finzione e apparenze, tese ad ingannare il pubblico.Le sequenze sono accompagnate da flashforward che integrano lala ricostruzione dei fatti e sicuramente sono avvincenti per gli amanti del genere di regia.
E siate pronti…ad un entusiasmante finale a sorpresa (C’era da aspettarselo)!
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a.l.
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martedì 18 aprile 2006
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bin laden mette casa sul central park
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Se si prescinde dai documenti di riconoscimento individuali indispensabili per gli adempimenti burocratici, il concetto di identità, come tutti quelli comprensivi di aspetti diversi e contrastanti di una stessa realtà, elude qualsiasi definizione troppo schematica: il modo di reagire ad eventi o a fenomeni storicamente determinanti è tratto fondamentale dell’appartenenza a una comunità nazionale nel suo continuo formarsi e rimodellarsi, sotto il profilo psicologico di massa e politico, di fronte alle evoluzioni o regressioni imposte dai tempi e la capacità di prenderne coscienza misura la reattività e la forza propositiva di una civiltà e di un Paese. Il senso più profondo dell’ultima fatica di Spike Lee, “Inside man” è di fatto imprescindibile dalla sua dichiarata americanità: gli esiti più interessanti del cinema statunitense recente, “Crash”, “Le tre sepolture”, “Transamerica”, “I segreti di Brockeback Mountain” e altri, testimoniano la volontà di restituire vitalità a modelli e stereotipi, rielaborandoli in una cultura rispettosa della tradizione ma aperta alla necessità di andare oltre traumi e sensi di colpa in direzione del futuro.
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Se si prescinde dai documenti di riconoscimento individuali indispensabili per gli adempimenti burocratici, il concetto di identità, come tutti quelli comprensivi di aspetti diversi e contrastanti di una stessa realtà, elude qualsiasi definizione troppo schematica: il modo di reagire ad eventi o a fenomeni storicamente determinanti è tratto fondamentale dell’appartenenza a una comunità nazionale nel suo continuo formarsi e rimodellarsi, sotto il profilo psicologico di massa e politico, di fronte alle evoluzioni o regressioni imposte dai tempi e la capacità di prenderne coscienza misura la reattività e la forza propositiva di una civiltà e di un Paese. Il senso più profondo dell’ultima fatica di Spike Lee, “Inside man” è di fatto imprescindibile dalla sua dichiarata americanità: gli esiti più interessanti del cinema statunitense recente, “Crash”, “Le tre sepolture”, “Transamerica”, “I segreti di Brockeback Mountain” e altri, testimoniano la volontà di restituire vitalità a modelli e stereotipi, rielaborandoli in una cultura rispettosa della tradizione ma aperta alla necessità di andare oltre traumi e sensi di colpa in direzione del futuro. A differenza del cinema italiano, che quasi sempre sceglie la famiglia come osservatorio privilegiato sul mondo, quello a stelle e strisce rivive il proprio passato nella prospettiva di un oggi già domani, ponendosi al centro di scenari ed orizzonti assai più vasti e complicati delle quattro mura domestiche. Ed il grado di consapevolezza del processo sociale ed etico di formazione di una America post-11 settembre caratterizza “Inside Man” che continua, con meno ambizioni, la strada intrapresa da “La 25.ma ora”, grandiosa sintesi dell’anima della metropoli capitale morale dell’Occidente. La situazione è quella classica del poliziesco, sottogenere rapina in banca, con i suoi personaggi tipo, il poliziotto e il capo bandito, specularmente simili nel loro eroismo disincantato alla Chandler, con gli scheletri nascosti in una casetta di sicurezza, il classico anello, simbolo del potere del male nella città corrotta. Niente di originale fin qui, tanto meno nello scoprire un legame fra alta finanza e violenza: lo si sa da tempo che “ Se scorre il sangue è il momento di comprare.”. Lo spirito della pellicola però sta sotto la superficie, uomo talpa dietro l’immagine, e se volessimo indicarla in una parola chiave essa sarebbe caos: i rapinatori mettono in funzione un altoparlante, attraverso cui una voce parla una lingua incomprensibile, e solo dopo lunghe ricerche, compare una ragazza che in cambio della cancellazione delle multe per divieto di sosta, svela che si tratta di uno dei tanti discorsi al popolo di Hoxha, il dittatore albanese, l’ultimo “rivoluzionario” europeo. Una efficace raffigurazione della confusione contemporanea, dove si fanno guerra assurdamente in un cosmopolitismo ingovernabile idiomi ed ideologie ridicolmente anacronistiche: la giungla urbana è resa esplosiva dall’egoismo delle fiere solitarie, ciascuna con il proprio territorio da ampliare e difendere, il bambino di colore tenta di uccidere il poliziotto razzista, l’avvocatessa chic azzanna sorridendo, giustiziere e malvagio si scambiano i ruoli, Bin Laden mette casa sul Central Park. E nel ritrovato Far West ai pistoleri coraggiosi non resterà che riscoprire il proprio cuore puro e restituire al demonio l’ anello.
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[+] bravo come sempre!
(di ale (sp))
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ziogiafo
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martedì 18 aprile 2006
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intelligente storia senza spargimenti di sangue...
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ziogiafo - Inside Man USA 2006 - Questo intrigante thriller/poliziesco dalle svariate sfaccettature politico/sociali ci riporta con la mente per i suoi contenuti centrali anche se in un contesto differente a quel capolavoro degli anni settanta che fu "Il Maratoneta". Un ottimo lavoro del dinamico e bravo regista afro-americano (Spike Lee) che mette in atto le sue fluide e moderne tecniche di ripresa utili per scorrere rapidamente la storia in lungo e in largo. Lo straordinario Denzel Washington calato in un ruolo di navigato detective-negoziatore trascina lo spettatore in un misterioso gioco di enigmistica dettato dall'ottima sceneggiatura ad orologeria che darà i suoi risultati solo verso la fine del film.
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ziogiafo - Inside Man USA 2006 - Questo intrigante thriller/poliziesco dalle svariate sfaccettature politico/sociali ci riporta con la mente per i suoi contenuti centrali anche se in un contesto differente a quel capolavoro degli anni settanta che fu "Il Maratoneta". Un ottimo lavoro del dinamico e bravo regista afro-americano (Spike Lee) che mette in atto le sue fluide e moderne tecniche di ripresa utili per scorrere rapidamente la storia in lungo e in largo. Lo straordinario Denzel Washington calato in un ruolo di navigato detective-negoziatore trascina lo spettatore in un misterioso gioco di enigmistica dettato dall'ottima sceneggiatura ad orologeria che darà i suoi risultati solo verso la fine del film. Un gruppo di rapinatori in tuta da imbianchino irrompe in una banca di Wall Street a New York e prende rapidamente in ostaggio tutte le persone che si trovavano all'interno inquadrandole in maniera anomala, facendole spogliare e rivestire con delle tute tutte uguali e poi l'astuto capobanda (Clive Owen) inizia le trattative con la polizia. Interessante la parte della cinica Jodie Foster e di altri due eccellenti comprimari quali un inossidabile Christopher Plummer e un bravo Willem Dafoe. Intelligente storia senza spargimenti di sangue. Buona visione !!!
Cordialmente - ziogiafo
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ziogiafo
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martedì 18 aprile 2006
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intelligente storia senza spargimenti di sangue...
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ziogiafo - Inside Man USA 2006 - Questo intrigante thriller/poliziesco dalle svariate sfaccettature politico/sociali riporta con la mente per i suoi contenuti centrali anche se in un contesto differente a quel capolavoro degli anni settanta che fu "Il Maratoneta". Un ottimo lavoro del dinamico e bravo regista afro-americano (Spike Lee) che mette in atto le sue fluide e moderne tecniche di ripresa utili per scorrere rapidamente la storia in lungo e in largo. Lo straordinario Denzel Washington calato in un ruolo di navigato detective-negoziatore trascina lo spettatore in un misterioso gioco di enigmistica dettato dall'ottima sceneggiatura ad orologeria che darà i suoi risultati solo verso la fine del film.
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ziogiafo - Inside Man USA 2006 - Questo intrigante thriller/poliziesco dalle svariate sfaccettature politico/sociali riporta con la mente per i suoi contenuti centrali anche se in un contesto differente a quel capolavoro degli anni settanta che fu "Il Maratoneta". Un ottimo lavoro del dinamico e bravo regista afro-americano (Spike Lee) che mette in atto le sue fluide e moderne tecniche di ripresa utili per scorrere rapidamente la storia in lungo e in largo. Lo straordinario Denzel Washington calato in un ruolo di navigato detective-negoziatore trascina lo spettatore in un misterioso gioco di enigmistica dettato dall'ottima sceneggiatura ad orologeria che darà i suoi risultati solo verso la fine del film. Un gruppo di rapinatori in tuta da imbianchino irrompe in una banca di Wall Street a New York e prende rapidamente in ostaggio tutte le persone che si trovavano all'interno inquadrandole in maniera anomala, facendole spogliare e rivestire con delle tute tutte uguali e poi l'astuto capobanda (Clive Owen) inizia le trattative con la polizia. Interessante la parte della cinica Jodie Foster e di altri due eccellenti comprimari quali un inossidabile Christopher Plummer e un bravo Willem Dafoe. Intelligente storia senza spargimenti di sangue. Buona visione !!!
Cordialmente ziogiafo
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[+] ottima sceneggiatura...
(di sandro)
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christian frascella
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martedì 18 aprile 2006
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il capolavoro inventato dai critici.
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Scusate se sommessamente chiedo a cotanti critici illustri: ma siete proprio sicuri che un Tony Scott qualsiasi non avrebbe potuto fare altrettanto? Non so, ma mi pare che ogni volta che Spike Lee faccia un film non alla Spike Lee sia un capolavoro... almeno è quello che raccontate voi critici. Per carità, opera godibilissima, buon montaggio, ma - esattamente - in quale punto diventerebbe un capolavoro, perchè il passaggio dev'essermi sfuggito. E poi cosa c'entrano i riferimenti a Chandler e Spillane? Dove li avete visti? E - domanda: li avete mai letti, questi autori, prima di 'metterli in mezzo' a proposito di un film e di una trama che con Marlowe e Hammer non c'entrano assolutamente niente? La piantate di andar giù di stereotipi? Quando imparerete a giudicare un film per quello che è e non per quello che ai vostri occhi DOVREBBE essere? Critici di MyMovies, per cortesia, usate più intelligenza, non seguite il baraccone Rondi-Caprara-Kezich.
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Scusate se sommessamente chiedo a cotanti critici illustri: ma siete proprio sicuri che un Tony Scott qualsiasi non avrebbe potuto fare altrettanto? Non so, ma mi pare che ogni volta che Spike Lee faccia un film non alla Spike Lee sia un capolavoro... almeno è quello che raccontate voi critici. Per carità, opera godibilissima, buon montaggio, ma - esattamente - in quale punto diventerebbe un capolavoro, perchè il passaggio dev'essermi sfuggito. E poi cosa c'entrano i riferimenti a Chandler e Spillane? Dove li avete visti? E - domanda: li avete mai letti, questi autori, prima di 'metterli in mezzo' a proposito di un film e di una trama che con Marlowe e Hammer non c'entrano assolutamente niente? La piantate di andar giù di stereotipi? Quando imparerete a giudicare un film per quello che è e non per quello che ai vostri occhi DOVREBBE essere? Critici di MyMovies, per cortesia, usate più intelligenza, non seguite il baraccone Rondi-Caprara-Kezich. Grazie.
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rickyfly
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lunedì 17 aprile 2006
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ma il buco nel caveau... a cosa serve????
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Ho visto e apprezzato molto il film....tiene desta l'attenzione dall'inizio alla fine.....ma qualcuno sa spiegarmi perchè fanno il buco nel pavimento del caveau della banca..... mi è sfuggito....Grazie
[+] il buco nel pavimento..
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cineofilo92
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lunedì 17 aprile 2006
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il capolavoro di spike lee
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OTTIMO!!!
Un grande regista per questo grande film assolutamente impeccabile (a parte la scelta delle musiche), targato con la giusta ironia, il giusto anti razzismo, insomma, un mito!!!
Inquadrature ottime si susseguono a una sceneggiatura forte e una suspance alle stelle, per non parlare del finale inaspettato!!!
Da vedere e rivedere!
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(di mauro)
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mark 909
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lunedì 17 aprile 2006
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un film vero !
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sicuramente di questi tempi,di meglio non si vede.
ma il cinema USA è ancora sinonimo di qualità ?
sicuramente gli interpreti di Inside man si confermano bravi,
e Spike ormai una certezza.
consigliato a tutti coloro che amano il cinema made in Usa senza
troppi effetti speciali e cafonate .
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