C.R.A.Z.Y.

   
   
   

DISCHI ROTTI Valutazione 2 stelle su cinque

di X


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lunedì 28 agosto 2006

Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, il celebre incipit di Anna Karenina potrebbe essere tuttora lapidario commento alle tragedie della cronaca, del cinema e della letteratura. In realtà dal 1878, quando Tolstoj pubblicava il romanzo, la società è radicalmente mutata, esercizio fatuo chiedersi se in meglio o in peggio: in C.R.A.ZY il regista canadese Vallé fa incontrare un padre e un figlio davanti a un vecchio disco in vinile rotto due volte per errore, ritrovato per caso in un mercato di Gerusalemme, suonato in un momento di lutto e di riconciliazione, idea felice per dire che padri, madri e figli, chiamati dalla società ad avere un’identità individuale e cercandola fra mille stimoli contrastanti, stabiliscono oggi almeno saltuariamente un’armonia familiare sempre sul punto di rompersi. In realtà il film ambientato nel Canada fra gli anni ’60 e 80’, pur risolvendosi in una tipica storia di formazione omosessuale, ha dignità soprattutto nell’illustrare all’interno di un microcosmo familiare tradizionalista, andando indietro nel tempo di qualche decennio, gli inizi della morte della famiglia come depositaria di valori etici immutabili e rifugio dai pericoli esterni: cenoni natalizi, messe, tavole imbandite e sorrisi parentali costituiscono il cerimoniale di un santuario votato alla venerazione di un idolo infallibile, il pater familias fecondo, e C.R.A.ZY. ne fotografa lo sgretolamento ad opera dei fermenti culturali e sociali di un macrocosmo in movimento, evocati dalle canzoni e dalla musica rock. Lo sofferta diversità di Zach, la tossicodipendenza disperata del fratello-rivale e le reazioni del genitore esemplificano le difficoltà per le diverse generazioni di introiettare mutamenti epocali irreversibili: contestazione, rivoluzione sessuale e divismo trasgressivo lasciano un segno indelebile, ma varcano tardi la porta di casa e quella dell’aula al liceo; la lacerazione per lo più si ricompone nell’integrazione, raramente nella salvifica rottura, talvolta è catastrofica. Ai guerrieri contemporanei non si chiede più spada, bensì coscienza e forza d’animo: la capitolazione del maschilismo ha portato alla luce l’eroismo interiore delle donne, storicamente consacrate all’intimità degli affetti, devote emotivamente a una religiosità magica, tollerante e protettiva. Le femmine dei Beaulieu, in modo particolare la madre, si troverebbero a loro agio nel gineceo almodovariano di Volver: Vallè nella scelta di privilegiare l’educazione sentimentale virile fa sbiadire i vividi colori muliebri nell’ombra di una patetica innata bontà. E in effetti la visione di C.R.A.ZY. ispira pacifico buon senso, ma non cancella il sospetto che le famiglie infelici siano costrette a inventarsi la felicità e ciascuno a modo loro.

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