Roberto Nepoti
La Repubblica
Chantal Letellier fa l'avvocato, veste Chanel e difende la causa dei "sans papier". Ha desertificato la propria vita sessuale, però non riesce a sbarazzarsi di un innamorato petulante. E ha un altro problema: deve ristrutturare casa. La scelta di affidare i lavori a un giovane architetto colombiano metterà alla prova i suoi principi; la coabitazione con sei operai senza permesso di soggiorno le procurerà pacche sul didietro, catastrofi elettriche, piedi nel cemento e tutto un assortimento di grattacapi.
Se Travaux è una commedia a sfondo sociale, bisogna dire che il "sociale" resta molto sullo sfondo. Pur evocando le condizioni di vita degli immigrati da una parte, le contraddizioni tra teoria (le convinzioni di Chantal) e pratica (la situazione in cui l'elegante avvocatessa si trova coinvolta), Brigitte Rouan racconta una favola con la sola pretesa di far ridere; e di farlo attraverso una comicità al primo grado che - almeno nella prima parte - funziona abbastanza bene. Alla lunga, però, le trovate si fanno più prevedibili, o si ripetono, mentre i personaggi restano intrappolati in ruoli caricaturali. Tantomeno giustificati, se si pensa che la regista ha voluto, per renderli più realistici, affidarli non ad attori ma a veri operai dei cantieri edili. La bella sorpresa, invece, è Carole Bouquet, che siamo abituati a vedere in parti di signora elegante e sofisticata e che qui s'aggira tra i calcinacci, balla e dimostra un gusto per l'autoderisione che non avevamo mai sospettato.
da La Repubblica, 27 gennaio 2006
di Roberto Nepoti, 27 gennaio 2006