Roberto Nepoti
La Repubblica
Con tutto il rispetto per la sceneggiatura di Alberto Lattuada (e Ottavio Jemma), L’educazione fisica delle fanciulle è un film che mette in imbarazzo. I lacci con cui dovrebbe essere intrecciato al romanzo di Wedekind Mine Ha Ha sonoa ssai sottili; quel che si vede è una specie di reality-show ricoperto da vernice gotica, con sottintesi sessuali e, in sottofinale, una scena di sesso piuttosto ridicola. In un collegio della Turingia, allo scorcio dei due secoli scorsi, alcune sedicenni studiano danza sotto lo sguardo di insegnanti bacchettone. Una sola, destinata a diventare étoile, sarà scelta attraverso un sistema di eliminazione che pare la versione arcaica delle “nomination” in voga in tv. Salvo che l’educazione comporta, in qualche caso, l’eliminazione fisica delle fanciulle; perché dietro tutta la faccenda c’è un segreto, riguardante un ricco pigmalione cui il collegio è incaricato di fornire carne fresca. Fuori-concorso alla Mostra di Venezia, il film di Irvin è una produzione italo-britannico-ceca dall’inconfondibile sapore di “europudding”: insomma, non sa di niente. L’atmosfera che dovrebbe circondare i segreti lesbici del convitto femminile si dirada dopo il primo quarto d’ora, con caduta verticale della credibilità. Resta coinvolta nell’infelice avventura la sublime Jacqueline Bisset, assieme ai nostri Enrico Lo Verso e Urbano Barberini.
Da La Repubblica, 25 novembre 2005
di Roberto Nepoti, 25 novembre 2005