francesco
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domenica 3 settembre 2006
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senilita'
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Congelato sul set di 'Lost in translation', Bill Murray viene scongelato qui per raccontare la senilita' di un don Giovanni costretto a ripercorre il proprio passato di collezionista di donne. Tutte diverse fra loro, tutti amori di un momento che adesso gli appaiono lontanissimi e irriconoscibili, resi ancor piu' grotteschi dalle loro assurde professioni. Le altre donne, quelle mai viste prima - la Lolita desnuda, le ragazze mai zitte sul bus, la segretaria lesbica, gelosa, 'tenera come un muro' per dirla alla Vecchioni - restano ormai pianeti distanti, da osservare con il sereno distacco con cui si guarda 'The private life of Don Juan' (di Alexander Korda, 1934) in tv. Ma se il passato non vale piu' (anche se il protagonista vive in una casa che sembra arredata in un'altra epoca) e l'importante e' vivere il presente, i conti non tornano quando si apre un'inattesa finestra sul futuro.
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Congelato sul set di 'Lost in translation', Bill Murray viene scongelato qui per raccontare la senilita' di un don Giovanni costretto a ripercorre il proprio passato di collezionista di donne. Tutte diverse fra loro, tutti amori di un momento che adesso gli appaiono lontanissimi e irriconoscibili, resi ancor piu' grotteschi dalle loro assurde professioni. Le altre donne, quelle mai viste prima - la Lolita desnuda, le ragazze mai zitte sul bus, la segretaria lesbica, gelosa, 'tenera come un muro' per dirla alla Vecchioni - restano ormai pianeti distanti, da osservare con il sereno distacco con cui si guarda 'The private life of Don Juan' (di Alexander Korda, 1934) in tv. Ma se il passato non vale piu' (anche se il protagonista vive in una casa che sembra arredata in un'altra epoca) e l'importante e' vivere il presente, i conti non tornano quando si apre un'inattesa finestra sul futuro. E il distaccato, sornione, un po' misantropo Don Johnston (...) scopre quanto vorrebbe un figlio. Per continuare ad esistere. Scongelato.
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domenica 3 settembre 2006
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Congelato sul set di 'Lost in translation', Bill Murray viene scongelato qui per raccontare la senilita' di un don Giovanni costretto a ripercorre il proprio passato di collezionista di donne. Tutte diverse fra loro, tutti amori di un momento che adesso gli appaiono lontanissimi e irriconoscibili, resi ancor piu' grotteschi dalle loro assurde professioni. Le altre donne, quelle mai viste prima - la Lolita desnuda, le ragazze mai zitte sul bus, la segretaria lesbica, gelosa, 'tenera come un muro' per dirla alla Vecchioni - restano ormai pianeti distanti, da osservare con il sereno distacco con cui si guarda 'The private life of Don Juan' (di Alexander Korda, 1934) in tv. Ma se il passato non vale piu' (anche se il protagonista vive in una casa che sembra arredata in un'altra epoca) e l'importante e' vivere il presente, i conti non tornano quando si apre un'inattesa finestra sul futuro.
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Congelato sul set di 'Lost in translation', Bill Murray viene scongelato qui per raccontare la senilita' di un don Giovanni costretto a ripercorre il proprio passato di collezionista di donne. Tutte diverse fra loro, tutti amori di un momento che adesso gli appaiono lontanissimi e irriconoscibili, resi ancor piu' grotteschi dalle loro assurde professioni. Le altre donne, quelle mai viste prima - la Lolita desnuda, le ragazze mai zitte sul bus, la segretaria lesbica, gelosa, 'tenera come un muro' per dirla alla Vecchioni - restano ormai pianeti distanti, da osservare con il sereno distacco con cui si guarda 'The private life of Don Juan' (di Alexander Korda, 1934) in tv. Ma se il passato non vale piu' (anche se il protagonista vive in una casa che sembra arredata in un'altra epoca) e l'importante e' vivere il presente, i conti non tornano quando si apre un'inattesa finestra sul futuro. E il distaccato, sornione, un po' misantropo Don Johnston (...) scopre quanto vorrebbe un figlio. Per continuare ad esistere. Scongelato.
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Congelato sul set di 'Lost in translation', Bill Murray viene scongelato qui per raccontare la senilita' di un don Giovanni costretto a ripercorre il proprio passato di collezionista di donne. Tutte diverse fra loro, tutti amori di un momento che adesso gli appaiono lontanissimi e irriconoscibili, resi ancor piu' grotteschi dalle loro assurde professioni. Le altre donne, quelle mai viste prima - la Lolita desnuda, le ragazze mai zitte sul bus, la segretaria lesbica, gelosa, 'tenera come un muro' per dirla alla Vecchioni - restano ormai pianeti distanti, da osservare con il sereno distacco con cui si guarda 'The private life of Don Juan' (di Alexander Korda, 1934) in tv. Ma se il passato non vale piu' (anche se il protagonista vive in una casa che sembra arredata in un'altra epoca) e l'importante e' vivere il presente, i conti non tornano quando si apre un'inattesa finestra sul futuro. E il distaccato, sornione, un po' misantropo Don Johnston (...) scopre quanto vorrebbe un figlio. Per continuare ad esistere. Scongelato.
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francesco
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domenica 6 agosto 2006
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un film per i pomeriggi estivi di rete4
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Temo d'aver visto un film diverso da quello recensito su mymovies.it, questo "on the road dell'anima" di cui parla la recensione. Un film sorretto unicamente dall'interpretazione di un impeccabile Bill Murray - sperando, tuttavia, che la maschera di Lost in Translation non gli si appiccichi troppo al volto. Buono il soggetto, peggio che scialba la sceneggiatura, perdendosi nella raffigurazione di caratteri che non fanno nè sorridere nè riflettere, galleria di luoghi comuni del tutto indifferenti, a cominciare dall'amico "detective" per finire con la quarta moglie. Regia alquanto anonima. Non basta riprendere il volto di Murray per essere profondi. Tuttavia mi è piaciuto il finale, molto gradevole.
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and
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sabato 3 giugno 2006
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mah
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paolo massa
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sabato 15 aprile 2006
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broken flowers
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Non sempre un film, dopo averlo visto al cinema, ti lascia con un senso di amaro in bocca al punto da chiedersi “Ma ne è valsa la pena?”. “Broken Flowers”, di Jim Jarmusch, è uno di quelli ad avere questo strano effetto. La storia ruota attorno alla figura di Bill Murray, un uomo sul “viale del tramonto”, ormai un ex don Giovanni alla ricerca di non si sa quale equilibrio esistenziale. Nelle prime battute lo vediamo protagonista di una vita relativamente tranquilla, forse pure troppo, minata da una ripetitività patologica senza precedenti. Almeno nei minuti iniziali del film, sembra di assistere alla solita scena ripetutamente noiosa e priva di un qualsivoglia senso. Ma è proprio questa sequenza battente di immagini statiche ed ammalianti, tanto riflessive quanto prive di azione, che ci dà la possibilità di accumulare una serie impressionante di informazioni sulla reale condizione, in totale solitudine, di Don Johnston (Bill Murray).
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Non sempre un film, dopo averlo visto al cinema, ti lascia con un senso di amaro in bocca al punto da chiedersi “Ma ne è valsa la pena?”. “Broken Flowers”, di Jim Jarmusch, è uno di quelli ad avere questo strano effetto. La storia ruota attorno alla figura di Bill Murray, un uomo sul “viale del tramonto”, ormai un ex don Giovanni alla ricerca di non si sa quale equilibrio esistenziale. Nelle prime battute lo vediamo protagonista di una vita relativamente tranquilla, forse pure troppo, minata da una ripetitività patologica senza precedenti. Almeno nei minuti iniziali del film, sembra di assistere alla solita scena ripetutamente noiosa e priva di un qualsivoglia senso. Ma è proprio questa sequenza battente di immagini statiche ed ammalianti, tanto riflessive quanto prive di azione, che ci dà la possibilità di accumulare una serie impressionante di informazioni sulla reale condizione, in totale solitudine, di Don Johnston (Bill Murray). Sono le immagini a parlarci, più che le parole, sono le inquadrature, i colori e i suoni di un mondo quasi estraneo all’universo emotivo, appartato e imperscrutabile, del protagonista. Ma, al tempo stesso, c’è sempre qualcosa o qualcuno a rompere l’apparente quiete prima della tempesta: si arriva, così, al punto di non ritorno della storia. Arriva una lettera inaspettata, ad informare l’ignaro Don di essere padre di un figlio ormai ventenne. Chi sarà mai la madre, autrice della missiva, tra le tante passioni di gioventù, ad aver dato un erede al non particolarmente entusiasta Bill Murray? E’ questa l’assordante domanda che si pone lo spettatore dinanzi all’evidente confusione del protagonista; è questo il movente a seguire di tutta la pellicola, la molla emotiva che spinge un uomo, in preda dei suoi malcelati rimorsi, alla ricerca di una meta indefinita seppur chiara: trovare la madre del figlio. Ha così inizio il road trip di Don Johnston, sulle strade che in passato lo hanno visto incallito playboy, trovandosi nuovamente ad inciampare nelle “vite mature” delle sue fiamme di un tempo. E qui sta la grandezza del film di Jarmusch, capace di rendere al meglio le vicende esistenziali di uomini e donne, immersi ognuno nelle gioie e nei dolori dei propri destini, dove ciò che conta sono gli sguardi, le emozioni dei personaggi, e il loro punto di vista sul mondo, culla di amori mancati e speranze tradite, passioni vissute e occasioni perdute.
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andrea battantier
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venerdì 3 marzo 2006
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Con questo film posso ritenermi sazio del cinema minimalista. D'altra parte lo psichiatra Mario Thompson Nati (grande appassionato di cinema) ci aveva avvertito quando diceva che "...per annientare il minimalismo basta farlo diventare fine a se stesso". Prima scena: Don Johnston (Bill Murray) guarda, con il suo tipico fare immobile e assente, un film su Giacomo Casanova. Secondi e secondi, e minuti, del Bill Murray depresso-ma-senza-darci-peso, già visto in Lost in translation: lui e il divano, il divano e lui, e la televisione che vive di vita propria. Casanova, come lo chiama il suo amico Winston (Jeffrey Wright), felicemente sposato e appassionato di gialli. Don è stato appena lasciato dalla sua ultima ragazza Sherry (Julie Delpy), capiamo ben presto che ha avuto tante donne nella sua vita, e che è sempre stato solo, sul divano (e infatti, probabilmente l'ultima ragazza lo abbandona per la disperazione di vederlo in simbiosi con il divano).
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Con questo film posso ritenermi sazio del cinema minimalista. D'altra parte lo psichiatra Mario Thompson Nati (grande appassionato di cinema) ci aveva avvertito quando diceva che "...per annientare il minimalismo basta farlo diventare fine a se stesso". Prima scena: Don Johnston (Bill Murray) guarda, con il suo tipico fare immobile e assente, un film su Giacomo Casanova. Secondi e secondi, e minuti, del Bill Murray depresso-ma-senza-darci-peso, già visto in Lost in translation: lui e il divano, il divano e lui, e la televisione che vive di vita propria. Casanova, come lo chiama il suo amico Winston (Jeffrey Wright), felicemente sposato e appassionato di gialli. Don è stato appena lasciato dalla sua ultima ragazza Sherry (Julie Delpy), capiamo ben presto che ha avuto tante donne nella sua vita, e che è sempre stato solo, sul divano (e infatti, probabilmente l'ultima ragazza lo abbandona per la disperazione di vederlo in simbiosi con il divano). Neanche l'anonima lettera rosa di una donna (quale delle tante?) riesce, almeno inizialmente, ad animarlo: eppure da questa misteriosa donna pare abbia avuto un figlio, ora ventenne. Sarà Winston a svegliare (o almeno ci prova) quest'uomo distaccato dalla terra (sembra sempre spaesato), a pianificargli il viaggio alla ricerca del tempo perduto, dopo aver scoperto che sono quattro le donne che potrebbero essere la madre di suo figlio (i fiori spezzati sono le rose rosa che il protagonista porta alle sue ex, spezzati come i legami andati via per sempre). La casualità di Jarmusch, i dettagli che alimentano un film anoressico, che va a immergere Don Murray nel flusso della vita, e forse (dico forse) solo la consapevolezza dell'essere padre lo porta alla fine a respirare (in tutto il film sembra soffocare). Un film dal ritmo lento, diviso in quattro episodi (ogni amante una puntata), a tratti divertente (diciamo, piuttosto, sorridente), ma la trama (fragile), originale non è. Don incontra le sue ex, accorgendosi di non aver dato e preso nulla, e i sentimenti di malinconia e estraneità pervadono le scene. Una storia sull'incomunicabilità tra esseri che si capiscono sempre troppo tardi. Don Murray, il fallimento di un 60 enne malinconico che vive in un eterno presente (...il passato è andato, il futuro non lo conosco, non mi resta che il presente...afferma più o meno amaramente il protagonista). Brave le quattro madri, Frances Conroy, Jessica Lange, Tilda Swinton, Sharon Stone. Broken flowers ha vinto il Gran Prix della Giuria al Festival di Cannes 2005: come sono stati generosi i francesi.
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[+] in effetti murray comincia ad annoiare
(di isa)
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andrew
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giovedì 2 febbraio 2006
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eccezionale
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Jarmush ha virato il suo modo di fare cinema in questo film. Le mille espressioni del viso di un Benigni qui sono oserei dire monoespressione catatonica di un Bill Murray eccezionale, un moderno Don Govanni inebetito che cerca di capire, a mio avviso,troppo tardi l'abbandono della sua ultima fiamma(ta). Notare il gesto di lei che sposta la lettera rosa come il suo abito da sotto a sopra. E' già un primo indizio . Il film è un viaggio soprattutto che attraversa la sua anima. A questo punto si può parlare di seduttore o sedotto?
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antonio
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lunedì 23 gennaio 2006
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imitabile
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film che lascia intuire,in un ritmo quotidiano alternato tra spazi interni e esterni ,segnati dal filo concreto di percorsi stradali e linee aeree,come reinventare il passato innestato al futuro,nella formula presente malgrado le scelte individuali...interessante la struttura aperta che il film suggerisce,si presta a imitazioni personali di comune approdo.
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fra
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domenica 22 gennaio 2006
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da-evitare-accuratamente
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Dal trailer sembrava una storia interessante con una piacevole dose di comicità... ma dove?! le mie amiche volevano strozzarmi per averle portate a vedere un tale polpettone.
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