Paolo D'Agostini
La Repubblica
Il cinema italiano, a poca distanza da un altro caso rilevante e per parecchi versi contiguo come era Mi piace lavorare di Francesca Comencini con Nicoletta Braschi, torna nel mondo del lavoro. Non quello operaio caro alla scuola britannica, ma quello dei colletti bianchi.
Ispiratore di Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio è Massimo Lolli che a un certo punto della vita ha deciso di travasare la sua esperienza manageriale nel campo delle risorse umane (ultimo incarico direzione del personale alla Marzotto) nella nuova vocazione di narratore. Il titolo del film è lo stesso di un suo libro dove si racconta di un giovane dirigente ambizioso che accetta l'incarico di sfoltire il personale dell'azienda di un certo numero di unità entro una precisa scadenza.
Il protagonista Giorgio Pasotti dà al personaggio uno spessore nervoso e a tratti sfumato di malinconia che, sulla base delle sue precedenti esperienze, non era scontato aspettarsi. C'è una sorta di riscatto morale che, pur soddisfacendo la convenzione di un cinema che non vorrebbe accontentarsi di una collocazione di nicchia, non rinuncia ai doppi fondi di amarezza e inquietudine.
Resta la curiosità di sapere, parliamo di Lolli, come possa riuscire una persona per forza di cose profondamente integrata, coinvolta e corresponsabile di ideologie e strategie aziendali a uscire da sé per conciliare la prima parte di sé con un altro sé che racconta le stesse dinamiche con sguardo distaccato, critico, ironico.
Da La Repubblica, 15 ottobre 2004
di Paolo D'Agostini, 15 ottobre 2004