Volevo solo dormirle addosso |
|||||||||||||
Un film di Eugenio Cappuccio.
Con Giorgio Pasotti, Giuseppe Gandini, Elizabeth Fajuyigbe, Massimo Molea, Eleonora Mazzoni.
continua»
Drammatico,
durata 97 min.
- Italia 2004.
MYMONETRO
Volevo solo dormirle addosso
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Acquista »
|
|||||||||||||
|
|||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSOdi michele il criticoFeedback: 0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
giovedì 12 maggio 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
VOLEVO SOLO DORMIRLE ADDOSSO regia: Eugenio Cappuccio Giorgio Pasotti è il protagonista di questo film italiano sul lavoro e sui suoi effetti sociologici nell’Europa contemporanea. Lo sfondo spaziale è Milano. Le condizioni disumane determinate dalla precarietà del lavoro e dai ritmi frenetici imposti nella grande città si riflettono nei comportamenti del protagonista e nei suoi rapporti con il prossimo. I principali luoghi scenici sono le stanze d’ufficio, i night e gli interni delle abitazioni. La rappresentazione delle stanze d’ufficio è realizzata mediante campi geometrici, attraverso i quali lo spazio assume toni visivi quasi metafisici: ciò permette di rendere evidente la coerente logica dei nuovi rapporti di lavoro (esigenze di competitività, rapporti a tempo determinato, taglio del personale) e al contempo la loro assurdità. Nelle scene dei night il regista preferisce la macchina a mano che meglio si adatta alla rappresentazione di luoghi in cui il protagonista cerca una fuga ed una perdita del controllo. Infine la casa: dentro le mura domestiche meglio emergono la frustrazione e il cinismo. La casa non è uno spazio in cui il protagonista cerca di costituire momenti di vita a misura d’uomo, ma piuttosto “un corridoio”, una prosecuzione dell’ufficio in cui i disagi creati dal lavoro si riversano nel modo di vivere (sedersi sulla tazza del bagno con il portatile) e di rapportarsi con le persone vicine (tu vuoi solo scoparmi e dormirmi addosso gli dice la compagna). Lo schematismo del film si trascina fino al deludente finale: Pasotti (temo che in ogni film dovremmo vederlo nutrirsi di mele) è costretto a dimettersi, ha perso la sua sfida (doveva “incoraggiare” al prepensionamento 25 colleghi entro tre mesi e, fermo a quota 24, decide di essere lui il venticinquesimo), la sua voce fuoricampo spiega che questo è il mondo del lavoro (prendere o lasciare), l’ascensore si chiude, nulla cambia. VOTO **
[+] lascia un commento a michele il critico »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Recensioni & Opinionisti | Articoli & News | Multimedia | Shop & Showtime |