Paolo D'Agostini
La Repubblica
Resiste senza dubbio una riserva mentale che ci fa diffidare delle commedie non allineate con la tradizione italiana. La quale, e parliamo della cosiddetta "commedia all'italiana", è figlia del dopoguerra neorealista e il suo umorismo non è stato quindi mai disgiunto da un forte radicamento sociale, da risonanze problematiche, dal ceppo realista. Fuori da questo, poi, c'è solo il cinema comico, la farsa. La commedia brillante, sentimentale, elegante e un po' astratta non fa parte di quello che è, o lungamente è stato, il nostro codice. Da qualche tempo invece c'è chi, tra i cineasti più giovani, va in quella direzione. Viene in mente, per esempio, il torinese Marco Ponti.
Fulvio Ottaviano, peraltro non nuovo alla formula già sperimentata nel '96 con "Cresceranno i carciofi a Mimongo", vira anche con il nuovo Una talpa al bioparco in chiave giovanilista. Per tema e personaggi, per cast (protagonista Adriano Giannini), per gusto scattante di battute e dialoghi.
Non sta in cielo né in terra la vicenda del ragazzo che lavora allo zoo (bioparco, si dice bioparco) spalando escrementi di pachiderma e tagliando quintali di mele da dare agli elefanti, che vive con un fratello agorafobo, genialoide e pusillanime, che si innamora in modo contrastato di una bella ragazza che fa la soldatessa. Sa un po' di esperimento di laboratorio ma, detto questo, il compito non si può dire che non sia diligente e anzi riuscito.
Da La Repubblica, 19 novembre 2004
di Paolo D'Agostini, 19 novembre 2004