Frida

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Un film di Julie Taymor. Con Salma Hayek, Alfred Molina, Geoffrey Rush, Antonio Banderas, Valeria Golino.
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Titolo originale Frida. Biografico, durata 120 min. - USA 2002. MYMONETRO Frida * * * - - valutazione media: 3,20 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

La donna che non rideva mai Valutazione 5 stelle su cinque

di Antonello Chichiricco


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venerdì 22 agosto 2014

 La donna che non rideva mai.
Proprio dove l’esistenza diventa mistero lei entra a cercare se stessa. E’ in quel “luogo” che è possibile incontrare Frida Khalo. (per la sua biografia per altro arcinota rimando al bel libro della Herrera, che ha ispirato questo film, e ai vari profili monografici, come quello, ottimo, di Kettenmann).
Di certo si parla di un’artista e di una donna eccezionale, vissuta in un periodo altrettanto eccezionale per il Messico ma ancora di più per tutta la società umana. Un periodo spartiacque unico nella storia, 30-40 anni che hanno costituito il passaggio alla nostra attuale cosiddetta “modernità”.
Basti pensare che negli anni della  crescita di Frida si sono avvicendati sullo scenario mondiale personaggi come Mirò, Chagall, Kandinskij, Modigliani, Matisse, Ernst, Picasso, De Chirico, Dalì, nella pittura; Freud, Einstein, Fleming, Alva Edison, Marconi, nelle scienze; Pancho Villa, Emiliano Zapata, Trotsky, Stalin, Mao Tse-Tung, Roosvelt, Mussolini, Churchill, nella politica; Vasconcelos, Neruda, Pirandello, Scott Fitzgerald, Majakovskji, Marinetti, Hemingway, nella letteratura; Chaplin, Buñuel, De Mille, Renoir, Eisenstein, nel cinema; Debussy, Bartòk, Puccini, Schönberg, De Falla, Rachmaninov, Porter, Gershwin, Mahler, nella musica.
Malgrado il poeta Andrè Breton si mostrasse entusiasta delle sue opere definendola “surrealista creatasi con le proprie mani” la visione di Frida esula dai modi e dai crismi attribuibili al surrealismo: la sua fantasia media con la logica esistenziale non per aprirsi varchi nell’inconscio, ma piuttosto per esprimere la sua personale cifra vitale in tutta la sua tragicomica immanenza fino allo spasimo, e lo fa attraverso chiari inequivocabili simbolismi, a volte sublimi, a volte inquietanti, a volte raccapriccianti. Sempre profondamente umani.
La densità poetica della fisicità e della spiritualità di Frida Kahlo non si scioglieva nell’ingannevole oceano della conoscenza, ed è in quei grumi induriti monoespressivi che va ricercata la ieratica fissità dei suoi autoritratti, tanti frammenti sparsi di uno specchio andato in pezzi che con spasimo maniacale lei non riusciva a ricomporre. Ma questo mi piace pensare che l’aiutasse a sentirsi meno sola nel viaggio che compiva dentro di sé.
Frida intuisce presto che vivere è un enigma da assaporare più che da comprendere e da quando, diciottenne, subisce il grave incidente che la segnerà per sempre sarà la vita stessa a incantarla da una parte e e violentarla dall’altra mutilandone gli entusiasmi e inevitabilmente, specie negli ultimi anni, Frida avvertirà l’esistenza  come qualcosa d’ineluttabilmente tragico. Mai un ritratto, dipinto o fotografico, la ritrarrà sorridente.
Affascinata e fiera delle sue origini indie precoloniali disprezza senza mezzi termini il fatuo ottimismo borghese a favore di un’inquietudine libertaria che la pervade fin dall’adolescenza fino a condurla a quell’afflato rivoluzionario, mistico e ideale che troverà sponda nel suo compagno Diego Rivera, pittore muralista di fama mondiale.
Sempre in prima linea nell’impegno civile, comunista convinta, animalista, atea, amante impetuosa di uomini e donne, Frida è la quintessenza della sfrenata passione per quella vita che ama e che la tradisce, e che sente sfuggirle giorno dopo giorno. Ma l’immobilità forzata non ne fermerà l’ardore quando arriverà alla sua prima personale messicana “a bordo” del suo capezzale, né quando parteciperà in carrozzella a manifestazioni di protesta solidale fino a pochi giorni prima di morire a soli quarantasette anni.
Riuscitissimo il film: impressiona la trasfigurante osmosi interprete-personaggio che offre Salma Hayers-“Khalo”. Di pari livello Alfred Molina che si… Khala perfettamente nei panni del consorte Diego. Buona prova della Golino (ex di Rivera)  e della Ashley Judd nei panni della fotografa, attrice e  grande rivoluzionaria Tina Modotti. Appena discrete le interpretazioni di Geoffrey Rush (Trotsky) imbalsamato da un trucco posticcio, di Mia Maestro (sorella di Frida) e di Banderas (l’altro grande muralista Siqueiros). Scenografia e fotografia superbe, sfavillanti di tinte e luminosità tutte messicane. Trascinante e stilisticamente coerente la colonna sonora, con musiche stupende, autenticamente popolari.

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