Il fantasma dell'opera [8] |
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Un film di Joel Schumacher.
Con Gerard Butler, Emmy Rossum, Patrick Wilson, Miranda Richardson, Minnie Driver.
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Titolo originale The Phantom of the Opera.
Musical,
Ratings: Kids+13,
durata 143 min.
- USA, Gran Bretagna 2004.
- 01 Distribution
uscita venerdì 17 dicembre 2004.
MYMONETRO
Il fantasma dell'opera [8] ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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La più romantica e riuscita versione del Fantasma
di Antonello ChichiriccoFeedback: 2174 | altri commenti e recensioni di Antonello Chichiricco |
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mercoledì 22 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non si contano le trasposizioni teatrali, televisive e cinematografiche del romanzo di Gaston Leroux, Le Fantôme de l’Opéra. Nel 1986 Andrew Lloyd Webber, già assurto agli onori internazionali con Jesus Christ Superstar esordisce a Londra con una sua versione musicale del Fantasma. Lo spettacolo parte in tromba e diviene un successo strepitoso. Attualmente (2014) è tuttora rappresentato ininterrottamente da ventotto anni (uguagliando Les miserables) e a Broadway da ventisei anni (battendo il record di Cats sempre di Webber). Nel 2004 lo stesso autore – sullo slancio del successo ottenuto dall’opera teatrale - dopo sofferta e lunga gestazione decide di curarne personalmente una versione cinematografica in collaborazione col regista Joel Schumaker (Storie di ordinaria follia, Batman forever). Ed eccone il risultato: un film eccezionale, sfarzoso, di ricca sceneggiatura, curatissimo nei particolari, di grandissimo impatto emotivo grazie certo alla storia in sé ma anche a una fotografia e una scenografia magistrali che supportano magnificandolo il menage a trois più toccante della storia del cinema moderno. Addirittura maniacale la ricostruzione degli ambienti, l’accuratezza dei costumi, l’attenzione alle luci, ai giochi d’ombra, al colore. Gli attori: senza nulla togliere alla pur buona recitazione dei tre protagonisti Gerard Butler, Emmy Rossum e Patrick Wilson, a mio parere, una particolare nota di merito va ad interpreti comprimari quali Minnie Driver (Carlotta, la cantante italiana), Miranda Richardson (Meg Giry, la matrigna di Erik) Charàn Hinds e Simon Callow (gestori del teatro). E vogliamo parlare delle musiche? Webber dopo l’incredibile vertice qualitativo precocemente dimostrato in J.C.Superstar (composto a 21 anni) è stato accusato in quest’opera matura di rifarsi troppo ad autori classici. Che bestialità è mai questa? Chi, anche dei più grandi geni della storia della musica, non è stato più o meno ispirato da precedenti compositori? Beethoven, Mozart, Schubert in primis. Webber d’altronde - figlio d’arte qual è - non ha mai nascosto il suo grande amore per la musica colta, in particolare italiana (è del 1978 il suo splendido “Variazioni sul Capriccio 24 in La minore di Nicolò Paganini). Io qui sento nell’aria - più che “un pungente odore di operazione commerciale” come afferma David Morena – un pungente odore di sadismo demolitorio, tipico di una certa pletora di critici nostrani. Dunque per una volta critichiamo anche loro. Diverse recensioni degli addetti ai lavori perdono totalmente contatto con ciò che dovrebbero essere e non informano con linguaggio chiaro e obbiettivo il pubblico fornendo del film una propria valutazione ma spesso si avvitano in involutismi lessicali, astrusi panegirici, fuorvianti arrovellamenti tecnicistici, espressioni per iniziati e, non ultimo, indulgono in eccessive esaltazioni o s’accaniscono in stroncature sospette. Quando capiranno questi signori critici che i film non sono prodotti concepiti a loro esclusivo uso e consumo, per compensare prudori o frustrazioni rimosse, o come strumenti di vendetta o di potere, ma nascono “solo” per raccontare storie alla gente con immagini e dialoghi, per comunicare, emozionare, divulgare, far riflettere. Qualunque genere trattino (drammatici, brillanti, d’impegno civile, d’evasione, ecc.) i film sono opere che senza il pubblico non avrebbero ragione d’essere. Mentre senza i critici cinematografici, esisterebbero eccome!
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