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mercoledì 22 agosto 2007
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5 stelle, ma i dizionari se ne ricorderanno?
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A 6 anni dall'uscita del film, dopo aver visto che la strada del digitale riserva alcune ottime produzioni a fronte di decine di titoli scadenti, dopo aver visto che la strada dell'animazione classica nessuno è più in grado di percorrerla a questi livelli, dopo aver visto che lo stesso Miyazaki ha toccato il massimo con Chihiro (Il Castello Errante non era all'altezza di questo), dopo il riconoscimento che l'animazione è a pieno titolo un genere cinematografico al pari degli altri, dopo aver constatato che la scuola giapponese di animazione non ha nulla da invidiare a quella americana e con giudizio unanime che ci troviamo davanti ad un capolavoro.
Dopo queste considerazioni mi chiedo: a quando Farinotti o Morandini vorranno dare a La Città Incantata quella quinta stella che si merita e c
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A 6 anni dall'uscita del film, dopo aver visto che la strada del digitale riserva alcune ottime produzioni a fronte di decine di titoli scadenti, dopo aver visto che la strada dell'animazione classica nessuno è più in grado di percorrerla a questi livelli, dopo aver visto che lo stesso Miyazaki ha toccato il massimo con Chihiro (Il Castello Errante non era all'altezza di questo), dopo il riconoscimento che l'animazione è a pieno titolo un genere cinematografico al pari degli altri, dopo aver constatato che la scuola giapponese di animazione non ha nulla da invidiare a quella americana e con giudizio unanime che ci troviamo davanti ad un capolavoro.
Dopo queste considerazioni mi chiedo: a quando Farinotti o Morandini vorranno dare a La Città Incantata quella quinta stella che si merita e che nell'animazione ha solo Biancaneve e i Sette Nani?
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leo 1993
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lunedì 25 febbraio 2013
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capolavoro assoluto sotto ogni aspetto
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Siamo davanti alla più riuscita fra le opere (splendide) del grande maestro Miyazaki.
Anche se non ha goduto di grande notorietà nel mondo occidentale, il regista nipponico ci dimostra come il cinema d'animazione sia intenso, coinvolgente e stimolante anche, anzi soprattutto per un pubblico adulto.
Anche in America si sono accorti della grandezza del genio nipponico, attribuendo l'Oscar a “La città incantata” come miglior film d'animazione nel 2001.
I disegni impeccabili (rigorosamente ed esclusivamente fatti a mano) contribuiscono insieme agli splendidi colori e alla monumentale colonna sonora, scritta dal compositore Joe Hisaishi, a fare di questo film uno dei migliori nel suo genere (non c'è Disney che tenga).
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Siamo davanti alla più riuscita fra le opere (splendide) del grande maestro Miyazaki.
Anche se non ha goduto di grande notorietà nel mondo occidentale, il regista nipponico ci dimostra come il cinema d'animazione sia intenso, coinvolgente e stimolante anche, anzi soprattutto per un pubblico adulto.
Anche in America si sono accorti della grandezza del genio nipponico, attribuendo l'Oscar a “La città incantata” come miglior film d'animazione nel 2001.
I disegni impeccabili (rigorosamente ed esclusivamente fatti a mano) contribuiscono insieme agli splendidi colori e alla monumentale colonna sonora, scritta dal compositore Joe Hisaishi, a fare di questo film uno dei migliori nel suo genere (non c'è Disney che tenga).
La scena iniziale del film vede una bambina decenne, Chihiro, pensierosa nei posti posteriori dell'auto guidata dai genitori verso la nuova casa in cui si trasferiranno.
Il sottofondo musicale è affidato al brano “One summer's day”, che oltre ad essere molto bello, assume un ruolo importante: trasmette la malinconia che prova una bambina quando si vede costretta a lasciare la sua vita per traslocare, in una casa in campagna.
Il padre si perde e si ritrova davanti ad un misterioso tunnel allora lascia la macchina e invita la famiglia ad attraversarlo per “dare un'occhiata” si trovano in una città fantasma, completamente deserta piena di ristoranti e di pietanze squisite ed invitanti pronte per essere mangiate. I due adulti allora pensano di fermarsi per mangiare, e non vedendo nessuna persona, iniziano a mangiare e a ingozzarsi senza freno.
La bambina, che pensa che sia sbagliato il loro comportamento, si allontana e incontra un ragazzino Aku che le dice che lei non dovrebbe essere in questa città e allora la aiuta a nascondersi. Poco dopo per le strade iniziano ad aggirarsi esseri strani, e si viene a scoprire che quella città incantata è un albergo termale usato per gli spiriti per rimettersi in forze. L'accesso agli umani a questa città è severamente vietato, infatti i genitori di Chihiro vengono trasformati in maiali (denuncia all'ingordigia), avendo rovinato il pasto ai nuovi clienti.
Aku le spiega che se vuole sopravvivere e salvare i suoi genitori deve trovarsi un lavoro, solo lavorando avrà la possibilità di tornare nel suo mondo.
La critica alla società dei consumi è evidente: solo lavorando puoi sopravvivere, non interessa chi sei, ma solo cosa fai.
La ragazzina allora si reca da Kamaji, lo schiavo delle caldaie (ancora: uomo schiavo del lavoro) a portare Chihiro da Yubaba: la perfida maga padrona della città termale, per chiedere un lavoro.
La maga le fa firmare un contratto, ma le ruba il suo nome: Yubaba impone alla ragazzina di rispondere al nome di Sen, che in giapponese si scrive come il numero “mille”.
Così Chihiro viene spersonalizzata della propria identità e appartiene a tutti gli effetti alla maga.
Così il regista nipponico vuole sottolineare l'importanza dell'identità: ciò che siamo e che ci rende unici. Identità che vale la libertà di ogni uomo. Identità che viene meno ai giorni nostri riducendo ogni persona a consumatore e lavoratore: diventando solo un ingranaggio di un meccanismo più grande. Il nome imposto a Chihiro è Sen, un numero: richiamo evidente ai campi di concentramento in cui gli uomini venivano derubati della propria persona e del proprio nome e venivano chiamati attraverso semplici numeri.
Anche la libertà di Sen è legata al suo vero nome, infatti Aku le suggerisce di non scordarselo mai. Se se lo dimentica non potrà più tornare indietro.
Il ragazzo poi le rivela che lui, come lei era esterno al suo mondo, ma non ricordandosi il suo vero nome è intrappolato lì ed appartiene alla maga Yubaba.
Aku confida alla ragazza non si ricorda il proprio nome, ma si ricorda quello di lei, iniziando a palesare i sentimenti che prova.
Sen con umiltà e tenacia inizia a lavorare, sotto la supervisione di Reen, inizialmente imbranata e goffa, ma non si scoraggia perché sa che da lei dipende il destino dei suoi genitori.
Sen accoglie nelle terme uno spirito ricoperto di fanghiglia e e da una melma maleodorante che spaventa tutto il personale allora la protagonista lo porta nelle terme e mentre è nell'acqua scopre che è trafitto da un manubrio, allora viene legato ad una corda e tirata da tutti i lavoratori dell'albergo, per sollevare il cliente dall'oggetto che lo infilza.
Quello che fuoriesce però è una vera e propria discarica: spazzatura, biciclette arrugginite, fango e pezzi metallici. Lo spirito che era oppresso da tutto questa roba, si rivela per quello che è: lo spirito di un fiume che era stato distrutto dall'inquinamento e dalla sporcizia dell'uomo. Il messaggio ambientalista è palese: la società dei consumi sta distruggendo il mondo in cui vive dilaniando posti meravigliosi solo per aumentare una ricchezza solo effimera e innaturale.
La speranza però non abbandona il regista: Sen riesce a ripulire lo spirito del fiume (tutto nel mondo è sacro, anche un fiume, e va rispettato) la ragazzina rappresenta le nuove generazioni in cui viene riposta la speranza di Miyazaki.
Dietro un altro “spirito” si nasconde una bella metafora.
Il “senza volto” è l'incarnazione della società capitalista: questo spirito riesce a creare l'oro dal nulla, ma dopo poco questo si trasforma in cenere: il progresso capitalistico crea solo finta ricchezza. Altra caratteristica che l'accomuna al capitalismo è l'ingordigia: non si accontenta mai, mangia ogni cosa senza ritegno, non per nutrirsi ma per gola.
La protagonista rifiuta l'oro che il “senza volto” le offre: l'oro, quindi la ricchezza monetaria non è necessario alla vita (in opposizione ad una cultura capitalista).
Nell'ultima mezz'ora Sen è assoluta protagonista attiva della scena: tenacemente si adopera per salvare Aku da un incantesimo che lo porterà alla morte e poi placa la furia del “senza volto” allontanandolo dall'albergo dove seminava il panico.
Sen padroneggia la situazione dimostrando di aver acquisito grande maturità, senza impaurirsi davanti a niente come all'inizio.
La (ormai) ragazza viene a sapere da Zeniba, sorella di Yubaba, che l'unico modo per salvare Aku è ricordare. Solo attraverso un ricordo lontano e smarrito Sen potrà salvare dalla sua sorte il giovane.
In un particolare momento, molto intenso e dolce, grazie anche ad un sottofondo musicale veramente azzeccato, Sen riesce a ricordare un particolare della sua infanzia facendo riscoprire il vero nome di Aku e restituendogli così la sua vera identità.
Era anch'egli uno spirito di un fiume che però fu prosciugato per far spazio a case e palazzi (ennesima “stoccata” alla società progressista odierna che distrugge l'ambiente intorno a sé) e non riuscendo più a tornare a casa aveva completamente scordato il suo nome.
Così Sen salva, grazie anche ai forti sentimenti che prova per lui, Aku e per salvare i suoi genitori si deve però sottoporre ad un'ultima prova imposta dalla maga Yubaba, se fallirà la sua vita apparterrà per sempre alla maga.
Tenace, forte e di animo puro affronta la prova senza paura riuscendola a superare brillantemente, così la maga distrugge il contratto che la legava a lei e riporta in forma umana i suoi genitori.
Molto toccante l'addio/arrivederci tra i due giovani innamorati: Aku ora è libero e può lasciare quindi la città incantata (anche se non lo farà immediatamente), promettendo a Chihiro (ha riacquisito il suo vero nome) che un giorno si sarebbero rivisti.
La ragazza così se ne va senza voltarsi raggiungendo i suoi genitori, ignari di tutte le vicende e peripezie accadute nella città incantata, che si recano verso la macchina per raggiungere la nuova casa. La traversata del tunnel che separa l'auto dal luogo magico è identica a quella di inizio film, la differenze però c'è eccome, anche se non si vede: Chihiro era arrivata come una bambina, ma le sue avventure l'hanno fatto maturare tanto che sembra troppo riduttivo chiamarla ancora bambina.
“One summer's day” chiude il cerchio, facendo da sottofondo nelle scene finali del film dove si vede l'auto della famiglia allontanarsi.
Capolavoro assoluto sotto ogni aspetto
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[+] ottima recensione
(di ermes1973)
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ivan mercolini
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sabato 17 febbraio 2007
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un opera sublime
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Come tutti i film di Hayako Myiazaki, anche questo lungometraggio è bellissimo... di qs. autore vi consiglio vivamente tutti i film...
Il più bello di Myazaki è a mio avviso "Princess Mononoke", ma come dimenticare "Il Castello Errante di Howl" o il lupin profondo de "Il castello di Cagliostro"?
Sarebbe ora che anche in Italia ci fosse un po' più cultura giapponese e meno cultura americana. I Giapponesi sposano con maestria tecnologia, scienza e spirito. Gli americani invece hanno una cultura che taglia fuori lo spirito, creando dei veri gusci vuoti. Il futuro è nella cultura giapponese, poichè solo abbracciando tradizione, tecnologia, scienza, spirito, in una stretta fraterna, l'uomo avanzerà e crescerà in maniera proficua.
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Come tutti i film di Hayako Myiazaki, anche questo lungometraggio è bellissimo... di qs. autore vi consiglio vivamente tutti i film...
Il più bello di Myazaki è a mio avviso "Princess Mononoke", ma come dimenticare "Il Castello Errante di Howl" o il lupin profondo de "Il castello di Cagliostro"?
Sarebbe ora che anche in Italia ci fosse un po' più cultura giapponese e meno cultura americana. I Giapponesi sposano con maestria tecnologia, scienza e spirito. Gli americani invece hanno una cultura che taglia fuori lo spirito, creando dei veri gusci vuoti. Il futuro è nella cultura giapponese, poichè solo abbracciando tradizione, tecnologia, scienza, spirito, in una stretta fraterna, l'uomo avanzerà e crescerà in maniera proficua. L'america purtroppo si sta cristallizzando su films che sono pura tecnologia e specchio del loro edonismo... sì, possono far ridere se visti con leggerezza... basti pensare a Shrek... ma nascono e muoiono lì, non graffiano dentro, non lasciano il segno come gli autori giapponesi.
Chi di Voi è stato adolescente negli anni '90 ricorderà ancora "E' quasi magia Johnny", alias "Orange Road" del maestro Izumi Matsumoto. Io oggi ho quasi 29 anni, eppure questo cartone animato mi è ancora rimasto dentro... e lo rivedo volenieri. L'uomo è una scintilla di Dio, è dinamico, e cresce per ritornare all'Assoluto... oggi è abbastanza maturo per aver bisogno di spessore, per aver bisogno di spirito, per operare in profondità e non per vivere nell'illusione edonistica come un imbecille involuto (parafrasando Pietro Ubaldi... ;)))).
Spero che la visione dei titoli di Miyazaki vi faccian ritrovare quanto da me esposto.
Vi consiglio anche opere di altri autori come "Ghost in The shell I e II".
Ivan Mercolini
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ottilia
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martedì 21 aprile 2009
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le parole sono inadeguate...
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...ad esprimere il rapimento estatico che si prova durante la visione di un film di altissimo livello.Miyazaki affronta il problema del passaggio dalla fanciullezza all' adolescenza di Chihiro,una bambina di soli dieci anni che deve affrontare scelte difficili autonomamente,quando non può contare sull'amico Haku,come il viaggio di sola andata ( una splendida
metafora figurativa di questo passaggio,che si compie in solitudine;non a caso i genitori erano stati trasformati in maiali,percio'la bambina si accinge ad affrontare un percorso di crescita contando solo sulle sue
forze ed animata dalla fiducia di poter salvare chi ama davvero-Haku ed i
genitori,appunto-).Un film sul senso della solitudine come momento importante per capire di chi ci si possa davvero fidare e di chi no;la solitudine vista come tappa per il raggiungimento di una maturità che renderà Chihiro ben diversa dalla bambina annoiata che conosciamo all'inizio del film.
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...ad esprimere il rapimento estatico che si prova durante la visione di un film di altissimo livello.Miyazaki affronta il problema del passaggio dalla fanciullezza all' adolescenza di Chihiro,una bambina di soli dieci anni che deve affrontare scelte difficili autonomamente,quando non può contare sull'amico Haku,come il viaggio di sola andata ( una splendida
metafora figurativa di questo passaggio,che si compie in solitudine;non a caso i genitori erano stati trasformati in maiali,percio'la bambina si accinge ad affrontare un percorso di crescita contando solo sulle sue
forze ed animata dalla fiducia di poter salvare chi ama davvero-Haku ed i
genitori,appunto-).Un film sul senso della solitudine come momento importante per capire di chi ci si possa davvero fidare e di chi no;la solitudine vista come tappa per il raggiungimento di una maturità che renderà Chihiro ben diversa dalla bambina annoiata che conosciamo all'inizio del film.Tutto ciò viene elaborato magistralmente dal maestro Miyazaki con l'ambientazione della vicenda in una cornice fantastica, dove case,palazzi,ponti e torri ci fanno rivivere un passato lontano, evocando in noi un senso di profonda nostalgia quando il film si conclude.Il cerchio si chiude:Chihiro ritrova i suoi genitori e ripercorre il tunnel aggrappandosi alla madre,come vediamo all'inizio del film, ma la sua paura e'diversa,anche se esiste sempre.Infatti i suoi capelli sono legati da un nastrino tessuto per lei dagli amici
che ha protetto nella Citta'incantata e che ora proteggeranno lei quando
dovra' affrontare le difficoltà della propria esistenza.
Miyazaki è un grande poeta,perchè il film,accompagnato dalle splendide
musiche del maestro Joe Hisaishi,è pervaso di una profonda spiritualità,
che riesce a commuoverci fino in fondo al cuore.Ho rivisto questo film
molte volte ed anche la mia bambina mi chiede spesso di guardarlo con lei:impossibile resistere a un simile invito !!!
Ottilia.
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(di ottilia)
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erik971
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mercoledì 22 settembre 2010
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capolavoro assoluto...
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Miyazaki ci mostra come il cinema d'animazione possa essere "Grande Cinema" con la C maiuscola. Lo fa nel modo piu' difficile, con una storia esile e un ambientazione tipicamente giapponese, musica orientaleggiante oltretutto con molti riferimenti alla mitologia locale. Ma il viaggio di Chihiro è pura magia del cinema, sfruttando il disegno il maestro ci porta accanto alla bambina in modi che solo il disegno stesso può fare, un racconto irreale perchè nato dal tratto e non dalla fotografia, e un realismo che trascende la realtà perchè ogni singolo fotogramma passa tramite l'occhio dell'artista. A riprova diciò bastipensare che l'unica sequenza "debole" del film è anche l'unica che fa uso di animazione 3d,anche se poi ridisegnata, cioè l'allontanarsi del drago Haku dalla casa.
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Miyazaki ci mostra come il cinema d'animazione possa essere "Grande Cinema" con la C maiuscola. Lo fa nel modo piu' difficile, con una storia esile e un ambientazione tipicamente giapponese, musica orientaleggiante oltretutto con molti riferimenti alla mitologia locale. Ma il viaggio di Chihiro è pura magia del cinema, sfruttando il disegno il maestro ci porta accanto alla bambina in modi che solo il disegno stesso può fare, un racconto irreale perchè nato dal tratto e non dalla fotografia, e un realismo che trascende la realtà perchè ogni singolo fotogramma passa tramite l'occhio dell'artista. A riprova diciò bastipensare che l'unica sequenza "debole" del film è anche l'unica che fa uso di animazione 3d,anche se poi ridisegnata, cioè l'allontanarsi del drago Haku dalla casa... la perfezione della costruzione 3d della scena (obbligata per via della complicata prospettiva) rende la sequenza stessa fredda,in contrapposizione alle fantastiche scene che costellano il film. Memorabile il viaggio in treno, dimostrazione di ciò che l'animazione può fare.
Come i grandi affreschi e i grandi film, "La città incantata" non può essere raccontato, perchè le parole non renderebbero giustizia
Se quest'opera è riuscita a convincere la giuria,spesso un po' snob, soprattutto verso certi generi cosidetti "popolari" , di Berlino che le ha assegnato l'orso d'oro (unico film d'animazione mai premiato a Berlino e
in genarale forse l'unico film d'animazione ad averottenuto il primo premio in un festival non di settore) e pure l'accademy, che lo ha preferito agli americani "L'era glaciale","Spirit - cavallo selvaggio", "Lilo e Stitch" e "Il pianeta del tesoro" (questi ultimi della Disney) assegnandogli l'oscar per l'animazione, un motivo ci sarà pure dato che pochissimi film hanno avuto la capacità di convincere entrambi i tipi di giuria.
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laurence316
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martedì 8 luglio 2014
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quando la poesia incontra l'animazione...
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Do 5 stelle perché è il massimo consentito dal sito, ma il film ne meriterebbe 10-100-1000, è fantasioso, magico, visionario, di una ricchezza figurativa irraggiungibile, tutta ottenuta rigorosamente con l'animazione tradizionale e perciò con il disegno a mano, che utilizza la CGI solo per le scene più complesse e comunque sempre come aiuto e mai come tutto, facendo dello Studio Ghibli l'unico studio d'animazione al mondo che utilizza ancora questi metodi. La città incantata è un prodotto di questa fiera opposizione di Miyazaki al computer e infatti supera per qualità grafica del disegno e per l'enorme trasporto che riesce a creare (anche grazie alle grandiose musiche di Hisaishi) qualsiasi film d'animazione occidentale.
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Do 5 stelle perché è il massimo consentito dal sito, ma il film ne meriterebbe 10-100-1000, è fantasioso, magico, visionario, di una ricchezza figurativa irraggiungibile, tutta ottenuta rigorosamente con l'animazione tradizionale e perciò con il disegno a mano, che utilizza la CGI solo per le scene più complesse e comunque sempre come aiuto e mai come tutto, facendo dello Studio Ghibli l'unico studio d'animazione al mondo che utilizza ancora questi metodi. La città incantata è un prodotto di questa fiera opposizione di Miyazaki al computer e infatti supera per qualità grafica del disegno e per l'enorme trasporto che riesce a creare (anche grazie alle grandiose musiche di Hisaishi) qualsiasi film d'animazione occidentale. E' un film magico, che conduce per mano lo spettatore in un mondo fantastico popolato da figure geniali (Kamagi, il gigantesco neonato Boh, il senza-volto, il dio del fiume inquinato...), fortemente influenzate dallo shintoismo, che diventano metafore anche piuttosto evidenti della distruzione e della inguaribile avidità dell'uomo, capace di inquinare mari, esiccare fiumi, distruggere piante, ma anche il mondo degli spiriti purtroppo non è incontaminato e anche qui molti agiscono per avidità e sete di potere, tutti tranne Chihiro, la bambina protagonista, che da viziata e piagnucolona ragazzina costretta a cambiare casa e lasciare gli amici diventa l'eroina del film, cosa che si ripete spesso nei film del Maestro dove la figura femminile è quasi sempre al centro e mai marginale, l'unica guidata dai veri sentimenti, dalla voglia di vivere, che si dimostra molto meglio di tutti gli altri, persino dei suoi stessi genitori che a causa della loro ingordigia vengono trasformati in maiali. NESSUNO è ormai più in grado di creare CAPOLAVORI di questo stampo, di questa grandezza, al di fuori del Maestro assoluto dell'animazione giapponese. Ormai troppi studi credono che l'affidarsi alla computer-graphic sia sufficente per mascherare la stupidità e la banalità delle storie diventate solo un pretesto per impressionare con la potenza digitale degli effetti speciali, come se quelli fossero tutto, come se li iniziasse e finisse tutto, con buona pace di regia, sceneggiatura e co. Questo film è il vertice dello Studio Ghibli, dell'animazione nipponica, ma anche il massimo risultato dell'animazione mondiale, che qui si scatena in tutta la sua forza visiva e narrativa, meravigliosa grande metafora di quel che è il mondo. Immaginifico, spettacolare e visivamente straordinario, impressiona a tal punto dal portare a chiedersi se si sta ancora assistendo a un film d'animazione. Pieno di idee, invenzioni, personaggi riusciti, colonna sonora di prim'ordine, scenografie, sfondi maestosi, il tutto concorre a rendere questo film un autentico capolavoro che si spera non venga dimenticato, anche se ha già lasciato il suo segno indelebile nella storia del cinema e non per l'Oscar al miglior film d'animazione (cui molte persone attribuiscono chissà quale merito, come se un gran film d'animazione giapponese avesse per forza bisogna di un premio e di conseguenza di un'accettazione americana per venir distribuito in Italia, dove è infatti stato distribuito solo nel 2003, UN INSULTO!). Ridistribuito nei cinema grazie alla benemerita Lucky Red con un nuovo doppiaggio, cosa che mi ha permesso di rivederlo al cinema e di rendermi conto che, nonostante l'abbia visto più e più volte al cinema e TV ogni volta suscita ugualmente le stesse emozioni e anzi le fa aumentare, facendomi scoprire ogni volta qualcosa di nuovo, qualche nuovo pezzo che compone il grande mosaico ideato dal regista, come ogni CAPOLAVORO dovrebbe saper fare. Assolutamente da vedere, rivedere e far circolare per far sì che l'animazione giapponese si faccia finalmente strada in questo nostro Paese in cui è ancora troppo marginale, vista come inferiore rispetto alle produzione americane (e tipicamente alla Disney cui ogni anno a Natale vengono rimpinguate le casse da milioni di bimbetti (e relativi genitori) imbabolati dalla CGI, con filmetti (tranne poche eccezioni) privi di una vera trama, banali e scontati, con incorporati falsi e ipocriti sentimentalismi, che puntano più all'incasso e al successivo merchandising più che alla qualità effettiva dei prodotti), aprendo così le porte alla visione degli altri film dello Studio (Nausicaa, Mononoke, Howl, Una tomba per le lucciole...), ma anche agli altri capolavori come Akira (con relativo e ancor più bel manga, del grande Katsuhiro Otomo), Ghost in the Shell, di Mamoru Oshii, e Paprika, di Satoshi Kon.
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mahleriano
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sabato 16 giugno 2012
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semplicemente meraviglioso
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È pura ammirazione quella che si può esprimere per questo film, incentrato su una bambina determinata a salvare i propri genitori: coinvolgente fin da subito per la storia, espressione di una fantasia senza limiti e mai banale, disegnato in modo superbo in modo da riempire costantemente gli occhi dello spettatore di colori, fiori, ipnotiche distese di acqua e di cielo sconfinato, e con una cura incredibile verso i minimi particolari. Dispiace un po' e stupisce vedere che il giudizio di Morandini si fermi a 4 stelle, nonostante il testo lusinghiero, perché senza ombra di dubbio e fuor di retorica questo film è un autentico capolavoro, non solo per la bellezza dei disegni, qualunque cosa essi rappresentino, ma anche per i tanti messaggi che vi si possono leggere: uno fra tutti la stupenda corsa del treno nell'acqua, di sola andata, metafora di una crescita inevitabile e legata da una parte al bisogno dell'amore genitoriale, messo a serio rischio dalla loro temporanea perdita, e dall'altra allo sbocciare di un sentimento nuovo: un amore delicatissimo.
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È pura ammirazione quella che si può esprimere per questo film, incentrato su una bambina determinata a salvare i propri genitori: coinvolgente fin da subito per la storia, espressione di una fantasia senza limiti e mai banale, disegnato in modo superbo in modo da riempire costantemente gli occhi dello spettatore di colori, fiori, ipnotiche distese di acqua e di cielo sconfinato, e con una cura incredibile verso i minimi particolari. Dispiace un po' e stupisce vedere che il giudizio di Morandini si fermi a 4 stelle, nonostante il testo lusinghiero, perché senza ombra di dubbio e fuor di retorica questo film è un autentico capolavoro, non solo per la bellezza dei disegni, qualunque cosa essi rappresentino, ma anche per i tanti messaggi che vi si possono leggere: uno fra tutti la stupenda corsa del treno nell'acqua, di sola andata, metafora di una crescita inevitabile e legata da una parte al bisogno dell'amore genitoriale, messo a serio rischio dalla loro temporanea perdita, e dall'altra allo sbocciare di un sentimento nuovo: un amore delicatissimo. Ma bellissimi sono anche i personaggi che costantemente mutano sé stessi, come il senza volto, esprimendo ora bontà ora aggressività, metafora di una continua evoluzione e riscoperta del proprio io, ed evitando così le facili classificazioni fra buoni e cattivi che quasi sempre caratterizzano le pur splendide favole di Disney. E si potrebbe continuare con la rappresentazione di una natura stupenda, che è praticamente una costante dei film di Miyazaki, ma certamente sarebbe un torto grave tralasciare di notare anche l'umorismo che affiora continuamente nella rappresentazione dei personaggi, come le palline di fuliggine e tanti altri! E dunque, mettete insieme la delicatezza dell'infanzia, la mutevolezza dei condizionamenti a cui si può andare incontro nella crescita, la bellezza dei disegni, l'originalità della storia, il rifiuto della classificazione dei personaggi in buoni e cattivi, e ne nasce un mondo visto da occhi profondi e che guardano lontano. Quel lontano che probabilmente ogni bambino ha visto almeno una volta nella sua vita e che da adulto dimentica, come i genitori della piccola da lei salvati, condannati a non capire e non ricordare, chiusi nelle loro certezze ormai prive di fantasia. E questo è il film: un volo di fantasia ad altezze così vertiginose e al tempo stesso così profonde da risultare indimenticabile. Stupendo.
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kero
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domenica 8 luglio 2007
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la città incantata
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Siamo davanti ad uno di quei tanti film di animazione che pur se meritevoli non hanno avuto per vari motivi il giusto successo che avrebbe invecie meritato.
La città incantata è un film di Hayao Miyazaki, famosissimo regista di film d'animazione Giapponese conosciuto un pò in tutto il mondo.
Con quest'ultimo film lo studio Ghibli ha vinto addirittura un Oscar e questo è sicuramente un ulteriore conferma della validità del film e delle magiche capacità del maestro Miyazaki.
Chihiro è una bambina di circa dieci anni che si trasferisce con i suoi genitori in una nuova cittadina.
Durante il tragitto per raggiungere la loro futura casa Chihiro e i genitori fanno una sosta e attraversano a piedi uno strano tunnel.
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Siamo davanti ad uno di quei tanti film di animazione che pur se meritevoli non hanno avuto per vari motivi il giusto successo che avrebbe invecie meritato.
La città incantata è un film di Hayao Miyazaki, famosissimo regista di film d'animazione Giapponese conosciuto un pò in tutto il mondo.
Con quest'ultimo film lo studio Ghibli ha vinto addirittura un Oscar e questo è sicuramente un ulteriore conferma della validità del film e delle magiche capacità del maestro Miyazaki.
Chihiro è una bambina di circa dieci anni che si trasferisce con i suoi genitori in una nuova cittadina.
Durante il tragitto per raggiungere la loro futura casa Chihiro e i genitori fanno una sosta e attraversano a piedi uno strano tunnel. Giunti dall'altra parte la famiglia si ritrova in uno strano luogo popolato da mostri e dei che trasformeranno i genitori della bambina in maiali e costringono la piccola Chihiro ribattezzata Sen al lavoro per la temibile strega Yubaba. Sen tenterà di salvere i suoi genitori e di riacquistare il suo vero nome grazie anche all'aiuto del giovane Haku e di altri simpatici personaggi.
Lo stile del film è fine e godibile, con una cura impressionante delle sceneggiature e dei particolari anche più piccoli che danno un tocco di classe alla pregiata pellicola.
Per concludere ribadisco il concetto iniziale: La Città Incantata è probabilmente uno dei film di animazione tra i più riusciti di tutta la storia ma che il mondo occidentale non era tuttavia pornto ad accogliere alla data del suo debutto nelle sale cinematografiche. Per tutti coloro che non hanno ancora avuto la fortuna di gustare questo grande film non indugiate oltre e correte in videoteca a noleggiarlo!
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jacopo b98
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mercoledì 1 gennaio 2014
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il più bel film d'animazione della storia!
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La piccola Chihiro, di dieci anni, sta traslocano con i genitori. Tuttavia quando si perdono in un bosco entrano all’interno di uno strano edificio e, mentre i genitori si abbuffano di cibo come maiali, lei entra in un mondo magico in cui, grazie al coraggioso Haku, aiuterà gli abitanti nella riconciliazione. È il più bel film d’animazione della Storia del Cinema, il capolavoro del maestro Miyazaki e uno dei vertici più alti mai raggiunti dalla cinematografia mondiale. Kurosawa diceva sul suo regista: Spesso lo paragonano a me e mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello. Magico quanto Alice nel paese delle meraviglie, visivamente strepitoso (spesso si dimentica di star assistendo ad un film d’animazione), è un’opera poetica sulle paure più nascoste e sulla bontà e l’amore, unico antidoto ad esse.
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La piccola Chihiro, di dieci anni, sta traslocano con i genitori. Tuttavia quando si perdono in un bosco entrano all’interno di uno strano edificio e, mentre i genitori si abbuffano di cibo come maiali, lei entra in un mondo magico in cui, grazie al coraggioso Haku, aiuterà gli abitanti nella riconciliazione. È il più bel film d’animazione della Storia del Cinema, il capolavoro del maestro Miyazaki e uno dei vertici più alti mai raggiunti dalla cinematografia mondiale. Kurosawa diceva sul suo regista: Spesso lo paragonano a me e mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello. Magico quanto Alice nel paese delle meraviglie, visivamente strepitoso (spesso si dimentica di star assistendo ad un film d’animazione), è un’opera poetica sulle paure più nascoste e sulla bontà e l’amore, unico antidoto ad esse. Miyazaki continua nel suo discorso e non rinuncia alle sua tematiche e al suo stile: numerosi gli spiritelli di ispirazione shintoista e il tema della morte è ricorrente. Disegnato interamente a mano e costato “solo” diciannove milioni di dollari fa capire quanto, l’artigianalità e l’originalità del regista facciano impallidire i super-budget Disney, senza togliere niente ai capolavori realizzati dal marchio statunitense. I personaggi memorabili sono tanti, oltre alla coraggiosa protagonista, il buon Haku che si trasforma in drago, la strega Yubaba, capace di impressionare anche gli spettatori più adulti, il neonato gigante Bō e si potrebbe continuare per tanto tempo ad elencare. La città incantata è un film impressionante, sotto ogni punto di vista, capace di spaventare, commuovere e divertire, un capolavoro non solo per i più piccini, che anzi spesso ne rimangono turbati, ma proprio per adulti che assistendo ad uno spettacolo come questo, forse, possono ritornare bambini. Orso d’Oro a Berlino ex-aequo con Bloody Sunday di Greengrass e Oscar per il miglior film straniero. C’è una sola parola per descrivere questo film: bellissimo. E fermiamoci qui.
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azzurro =)
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mercoledì 18 agosto 2010
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la città incantata ? capolavoro
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Film , capolavoro ; non c ' è alcun dubbio , di una stravolgente potenza artistica ed espressiva ; Penso sia palese che questo film sia superiore ad un banale film Disney ; come Up per esempio , film di certo ottimo ma nettamente inferiore ad una perfezione tecnica , stilistica che solo un maestro animatore come Miyazaki poteva offrire ad un publico colui che è il film d ' animazione con la trama più significativa , intrecciata . Psicologica al punto giusto , commuovente e fantasiosa . Strabilianti poi i vari particolari ; colori vivi , accesi , briosi , cristallini . CAPOLAVORO .
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