La città incantata

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Un film di Hayao Miyazaki. Con Rumi Hiiragi, Mari Natsuki, Miyu Irino, Bunta Sugawara.
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Titolo originale Sen to Chihiro no Kamikakushi. Animazione, Ratings: Kids, durata 125 min. - Giappone 2001. - Lucky Red uscita venerdì 1 luglio 2022. MYMONETRO La città incantata * * * * - valutazione media: 4,46 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Capolavoro assoluto sotto ogni aspetto Valutazione 5 stelle su cinque

di Leo 1993


Feedback: 1421 | altri commenti e recensioni di Leo 1993
lunedì 25 febbraio 2013

 Siamo davanti alla più riuscita fra le opere (splendide) del grande maestro Miyazaki.

Anche se non ha goduto di grande notorietà nel mondo occidentale, il regista nipponico ci dimostra come il cinema d'animazione sia intenso, coinvolgente e stimolante anche, anzi soprattutto per un pubblico adulto. 
Anche in America si sono accorti della grandezza del genio nipponico, attribuendo l'Oscar a “La città incantata” come miglior film d'animazione nel 2001.
 
I disegni impeccabili (rigorosamente ed esclusivamente fatti a mano) contribuiscono insieme agli splendidi colori e alla monumentale colonna sonora, scritta dal compositore Joe Hisaishi, a fare di questo film uno dei migliori nel suo genere (non c'è Disney che tenga).
 
La scena iniziale del film vede una bambina decenne, Chihiro, pensierosa nei posti posteriori dell'auto guidata dai genitori verso la nuova casa in cui si trasferiranno.
Il sottofondo musicale è affidato al brano “One summer's day”, che oltre ad essere molto bello,  assume un ruolo importante: trasmette la malinconia che prova una bambina quando si vede costretta a lasciare la sua vita per traslocare,  in una casa in campagna. 
Il padre si perde e si ritrova davanti ad un misterioso tunnel allora lascia la macchina e invita la famiglia ad attraversarlo per “dare un'occhiata” si trovano in una città fantasma, completamente deserta piena di ristoranti e di pietanze squisite ed invitanti pronte per essere mangiate. I due adulti allora pensano di fermarsi per mangiare, e non vedendo nessuna persona, iniziano a mangiare e a ingozzarsi senza freno.
La bambina, che pensa che sia sbagliato il loro comportamento, si allontana e incontra un ragazzino Aku che le dice che lei non dovrebbe essere in questa città e allora la aiuta a nascondersi. Poco dopo per le strade iniziano ad aggirarsi esseri strani, e si viene a scoprire che quella città incantata è un albergo termale usato per gli spiriti per rimettersi in forze. L'accesso agli umani a questa città è severamente vietato, infatti i genitori di Chihiro vengono trasformati in maiali (denuncia all'ingordigia), avendo rovinato il pasto ai nuovi clienti. 
Aku le spiega che se vuole sopravvivere e salvare i suoi genitori deve trovarsi un lavoro, solo lavorando avrà la possibilità di tornare nel suo mondo.
La critica alla società dei consumi è evidente: solo lavorando puoi sopravvivere, non interessa chi sei, ma solo cosa fai.
La ragazzina allora si reca da Kamaji, lo schiavo delle caldaie (ancora: uomo schiavo del lavoro) a portare Chihiro da Yubaba: la perfida maga padrona della città termale, per chiedere un lavoro. 
La maga le fa firmare un contratto, ma le ruba il suo nome: Yubaba impone alla ragazzina di rispondere al nome di Sen, che in giapponese si scrive come il numero “mille”.
Così Chihiro viene spersonalizzata della propria identità e appartiene a tutti gli effetti alla maga.
Così il regista nipponico vuole sottolineare l'importanza dell'identità: ciò che siamo e che ci rende unici. Identità che vale la libertà di ogni uomo. Identità che viene meno ai giorni nostri riducendo ogni persona a consumatore e lavoratore: diventando solo un ingranaggio di un meccanismo più grande. Il nome imposto a Chihiro è Sen, un numero: richiamo evidente ai campi di concentramento in cui gli uomini venivano derubati della propria persona e del proprio nome e venivano chiamati attraverso semplici numeri.
Anche la libertà di Sen è legata al suo vero nome, infatti Aku le suggerisce di non scordarselo mai. Se se lo dimentica non potrà più tornare indietro.
Il ragazzo poi le rivela che lui, come lei era esterno al suo mondo, ma non ricordandosi il suo vero nome è intrappolato lì ed appartiene alla maga Yubaba.
Aku confida alla ragazza non si ricorda il proprio nome, ma si ricorda quello di lei, iniziando a palesare i sentimenti che prova.
Sen con umiltà e tenacia inizia a lavorare, sotto la supervisione di Reen, inizialmente imbranata e goffa, ma non si scoraggia perché sa che da lei dipende il destino dei suoi genitori.
Sen accoglie nelle terme uno spirito ricoperto di fanghiglia e e da una melma maleodorante che spaventa tutto il personale allora la protagonista lo porta nelle terme e mentre è nell'acqua scopre che è trafitto da un manubrio, allora viene legato ad una corda e tirata da tutti i lavoratori dell'albergo, per sollevare il cliente dall'oggetto che lo infilza.
Quello che fuoriesce però è una vera e propria discarica: spazzatura, biciclette arrugginite, fango e pezzi metallici. Lo spirito che era oppresso da tutto questa roba, si rivela per quello che è: lo spirito di un fiume che era stato distrutto dall'inquinamento e dalla sporcizia dell'uomo. Il messaggio ambientalista è palese: la società dei consumi  sta distruggendo il mondo in cui vive dilaniando posti meravigliosi solo per aumentare una ricchezza solo effimera e innaturale.
La speranza però non abbandona il regista: Sen riesce a ripulire lo spirito del fiume (tutto nel mondo è sacro, anche un fiume, e  va rispettato) la ragazzina rappresenta le nuove generazioni in cui viene riposta la speranza di Miyazaki.
Dietro un altro “spirito” si nasconde una bella metafora.
Il “senza volto” è l'incarnazione della società capitalista: questo spirito riesce a creare l'oro dal nulla, ma dopo poco questo si trasforma in cenere: il progresso capitalistico crea solo finta ricchezza. Altra caratteristica  che l'accomuna al capitalismo è l'ingordigia: non si accontenta mai, mangia ogni cosa senza ritegno, non per nutrirsi ma per gola.
La protagonista rifiuta l'oro che il “senza volto” le offre: l'oro, quindi la ricchezza monetaria non è necessario alla vita (in opposizione ad una cultura capitalista).
Nell'ultima mezz'ora Sen è assoluta protagonista attiva della scena: tenacemente si adopera per salvare Aku da un incantesimo che lo porterà alla morte e poi placa la furia del “senza volto” allontanandolo dall'albergo dove seminava il panico.
Sen padroneggia la situazione dimostrando di aver acquisito grande maturità, senza impaurirsi davanti a niente come all'inizio.
La (ormai) ragazza viene a sapere da Zeniba, sorella di Yubaba, che l'unico modo per salvare Aku è ricordare. Solo attraverso un ricordo lontano e smarrito Sen potrà salvare dalla sua sorte il giovane.
In un particolare momento, molto intenso e dolce, grazie anche ad un sottofondo musicale veramente azzeccato, Sen riesce a ricordare un particolare della sua infanzia facendo riscoprire il vero nome di Aku e restituendogli così la sua vera identità.
Era anch'egli uno spirito di un fiume che però fu prosciugato per far spazio a case e palazzi (ennesima “stoccata” alla società progressista odierna che distrugge l'ambiente intorno a sé) e non riuscendo più a tornare a casa aveva completamente scordato il suo nome.
Così Sen salva, grazie anche ai forti sentimenti che prova per lui, Aku e per salvare i suoi genitori si deve però sottoporre ad un'ultima prova imposta dalla maga Yubaba, se fallirà la sua vita apparterrà per sempre alla maga.
Tenace, forte e di animo puro affronta la prova senza paura riuscendola a superare brillantemente, così la maga distrugge il contratto che la legava a lei e riporta in forma umana i suoi genitori.
Molto toccante l'addio/arrivederci tra i due giovani innamorati: Aku ora è libero e può lasciare quindi la città incantata (anche se non lo farà immediatamente), promettendo a Chihiro (ha riacquisito il suo vero nome) che un giorno si sarebbero rivisti.
La ragazza così se ne va senza voltarsi raggiungendo i suoi genitori, ignari di tutte le vicende e peripezie accadute nella città incantata, che si recano verso la macchina per raggiungere la nuova casa. La traversata del tunnel che separa l'auto dal luogo magico è identica a quella di inizio film, la differenze però c'è eccome, anche se non si vede: Chihiro era arrivata come una bambina, ma le sue avventure l'hanno fatto maturare tanto che sembra troppo riduttivo chiamarla ancora bambina.
“One summer's day” chiude il cerchio, facendo da sottofondo nelle scene finali del film dove si vede l'auto della famiglia allontanarsi.
Capolavoro assoluto sotto ogni aspetto 

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ermes1973 giovedì 13 marzo 2014
ottima recensione
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Complimenti davvero per le ottime recensioni dei film di Miyazaki, tutte molto complete ed esaurienti. E' davvero scandaloso come agli ultimi Oscar l'ultimo film del grande maestro non abbia avuto il riconoscimento che meritava. Un'altra grande perla di questo indiscusso genio dell'animazione.

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