luigim
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sabato 22 aprile 2006
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l'estremo saluto di sly
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Il lupo (in questo caso lo stallone) perde il pelo ma non il vizio. Dopo anni di meritato (per noi, certo non per lui) riposo, il più vecchio dei supermuscolosi di Hollywood decide di rinascere per la seconda volta, visto che poco tempo prima aveva deciso di dedicarsi alla commedia, anche se con risultati scarsissimi, visto che ancora non si era deciso a svestire i panni del duro. Stavolta la rinascita, più che una vera e propria palingenesi, rappresenta il ritorno al rerum status di prima. Morale della favola: dopo anni che sono sembrati attimi per come sono scivolati via, siamo costretti a sorbirci di nuovo la stessa storia. La novità è che stavolta Sly è ancora più povero di idee del solito e, per ovviare al problema, si rivolge ad un buon film inglese d’inizio anni Settanta (Carter), spostando inevitabilmente la scena dalla bella Newcastle del tempo ad una diluviante Seattle dei giorni nostri.
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Il lupo (in questo caso lo stallone) perde il pelo ma non il vizio. Dopo anni di meritato (per noi, certo non per lui) riposo, il più vecchio dei supermuscolosi di Hollywood decide di rinascere per la seconda volta, visto che poco tempo prima aveva deciso di dedicarsi alla commedia, anche se con risultati scarsissimi, visto che ancora non si era deciso a svestire i panni del duro. Stavolta la rinascita, più che una vera e propria palingenesi, rappresenta il ritorno al rerum status di prima. Morale della favola: dopo anni che sono sembrati attimi per come sono scivolati via, siamo costretti a sorbirci di nuovo la stessa storia. La novità è che stavolta Sly è ancora più povero di idee del solito e, per ovviare al problema, si rivolge ad un buon film inglese d’inizio anni Settanta (Carter), spostando inevitabilmente la scena dalla bella Newcastle del tempo ad una diluviante Seattle dei giorni nostri. Ma, visto che per il suo ritorno vuole fare le cose in grande, esige al suo fianco un irriconoscibile Mickey Rourke e, manco a dirlo, il protagonista del film originale, Michael Caine, a recitare uno scontato cameo in cui non è più l’assassino come al tempo che fu, bensì la vittima. Purtroppo il protagonista, da buon attore di punta del film, ha il poteraccio di uniformare alla sua immobilità espressiva anche i suoi compagni di scena, al punto che il premio Oscar Caine avrà perso almeno la metà dei suoi fan. Il risultato è un filmaccio che, a differenza degli altri in cui Stallone era almeno più giovane e quindi leggermente più credibile, si fa guardare soltanto per la curiosità di verificare se davvero possa rappresentare la rinascita del divo. Buona parte della colpa, bisogna ammetterlo, è dell’inesperto Kay il quale crede di poter ovviare ai pazzeschi buchi di sceneggiatura ricorrendo a movimenti di macchina frenetici e caratterizzati da un montaggio insensatamente sconnesso, probabilmente anche per conferire concitatezza a scene invece molto lente e dai dialoghi vecchi quanto la cinepresa dei Lumière. Impegnato com’era a muovere di qua e di là la macchina, evidentemente non deve essersi accorto di tutte quelle frasi e situazioni forse destinate ad un altro film, visto che in questo non c’entrano niente. Doveva essere un film dai toni malinconici, ma di crepuscolare c’è soltanto un’estenuante déja-vu di vecchie trame stalloniane. E come potrebbe essere altrimenti, se una delle scene madri del film, ovvero la tanto attesa (da chi?) scazzottata finale con Rourke, sembra copiata giusta giusta da uno dei cinque Rocky (scelga il lettore quale è il più malriuscito): il nostro che prima le prende e sembra essere finito, poi inspiegabilmente si rialza e si vendica inesorabilmente. E per quanto riguarda l’obiettivo del film, ossia la rinascita di Sly? Beh, più che un ritorno sulla cresta dell’onda, sembra un ultimo saluto al cinema.
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mondo action
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sabato 20 novembre 2004
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nostalgia di genere
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Maturata la crisi a metà degli anni '90, con i suoi action che incassavano solo in Europa ("Assassins", "Dredd" e "Daylight"), Sylvester Stallone si era imposto un cambio di registro con il noir "Cop Land" per poi sparire. Tre anni di silenzio. Poi il ritorno. Indomito, rabbioso e stagionato, il nostro eroe indossa ancora i panni del duro e cerca il consenso. Un consenso che purtroppo con questo remake di quel "Get Carter" degli anni '70 non arriva. Improbabile, Stallone gioca ancora con la volgia di fare a cazzotti, tra ira funesta e azione anni '80 ma lo spettacolo, che pure tenta di interessare rimane assopito in uno scenario dal contesto anacronistico, obsoleto, stanco, però almeno volenteroso.
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Maturata la crisi a metà degli anni '90, con i suoi action che incassavano solo in Europa ("Assassins", "Dredd" e "Daylight"), Sylvester Stallone si era imposto un cambio di registro con il noir "Cop Land" per poi sparire. Tre anni di silenzio. Poi il ritorno. Indomito, rabbioso e stagionato, il nostro eroe indossa ancora i panni del duro e cerca il consenso. Un consenso che purtroppo con questo remake di quel "Get Carter" degli anni '70 non arriva. Improbabile, Stallone gioca ancora con la volgia di fare a cazzotti, tra ira funesta e azione anni '80 ma lo spettacolo, che pure tenta di interessare rimane assopito in uno scenario dal contesto anacronistico, obsoleto, stanco, però almeno volenteroso. E forse è questo che comunque salva lo spessore della pellicola, protagonista incluso. Nulla di travolgente, ma qualcosa di efficace, con un sano carosello di violenza urbana (notevole il doppio scontro con il nerboruto Michey Rourke, che già se l'era suonate di santa ragione con Van Damme in "Double Team" del'98), parvenze tra il noir e il gangster movie, qualche inutile buon sentimento e uno Stallone onesto, eroe retrò che tuttavia riesce ancora una volta a fare ancora il suo dovere. Costato 40 milioni di dollari di budget e con poca pubblicità è un action come se ne facevano una volta, un nostalgico tentativo di genere, votato al semplice intrattenimento e accolto sicurmanete meglio (ancora una volta) in Europa.
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sylvester stallone
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mercoledì 22 maggio 2002
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è un buon film
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la vendetta di carter è un buon film che alterna però momenti molto intensi come la lotta tra mickey rourke e sly ad altri noiosi come i continui interrogatori alla ragazza
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