the thin red line
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giovedì 14 maggio 2015
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un'icona del cinema
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Siamo negli anni 90. Jeffrey Lebowsky (Drugo) vive ancorato nella spensieratezza fricchettona tra un cocktail a base di latte e una partita di Bowling con gli amici Walter e Donnie. Un giorno due lestofanti orinano nel suo tappetto scambiandolo per un miliardario omonimo accusato di avere una moglie che semina debiti in ogni dove. Per nulla allarmato, ma infastidito per l'accaduto deciderà di rivalersi, con il sostegno della sua spalla Walter, nei confronti del Lebowski più facoltoso, sarà l'inizio di una catena di eventi disastrosi culminati nel finale grottesco tipicamente targato Cohen.
I fratelli magnifici Cohen confezionano un raro capolavoro di leggerezza tutto incentrato sull'atipico personaggio svogliato e svalvolato di Jeff Bridges, un uomo che dalla vita non chiede nulla ma pretende che il poco che ha venga rispettato e venerato a suo modo, più volte candidamente espresso nel dialogo del tappeto che dava un tono all'ambiente, sostenuto dall'amico veterano di guerra Walter che odia tutto ciò che odiamo noi persone normali (dalle puttanelle in cerca di soldi facili ai dilettanti che cercano di fregarti quattro spiccioli con falsi rapimenti), e che non riesce a dimenticare i terribili eventi del Vietnam a tal punto dall'essere ripetitivo all'inverosimile e poggiare su tal evento ogni argomentazione possibile.
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Siamo negli anni 90. Jeffrey Lebowsky (Drugo) vive ancorato nella spensieratezza fricchettona tra un cocktail a base di latte e una partita di Bowling con gli amici Walter e Donnie. Un giorno due lestofanti orinano nel suo tappetto scambiandolo per un miliardario omonimo accusato di avere una moglie che semina debiti in ogni dove. Per nulla allarmato, ma infastidito per l'accaduto deciderà di rivalersi, con il sostegno della sua spalla Walter, nei confronti del Lebowski più facoltoso, sarà l'inizio di una catena di eventi disastrosi culminati nel finale grottesco tipicamente targato Cohen.
I fratelli magnifici Cohen confezionano un raro capolavoro di leggerezza tutto incentrato sull'atipico personaggio svogliato e svalvolato di Jeff Bridges, un uomo che dalla vita non chiede nulla ma pretende che il poco che ha venga rispettato e venerato a suo modo, più volte candidamente espresso nel dialogo del tappeto che dava un tono all'ambiente, sostenuto dall'amico veterano di guerra Walter che odia tutto ciò che odiamo noi persone normali (dalle puttanelle in cerca di soldi facili ai dilettanti che cercano di fregarti quattro spiccioli con falsi rapimenti), e che non riesce a dimenticare i terribili eventi del Vietnam a tal punto dall'essere ripetitivo all'inverosimile e poggiare su tal evento ogni argomentazione possibile. I registi più innovativi di Hollywood riescono a ricreare un atmosfera indelebile nelle nostre menti e a farci vivere i trip del drugo come se fossero i nostri con sequenze inverosimili e magnifiche, riuscendo però a indurre nei personaggi un realismo percettibilissimo che rende l'opera gradevolissima all'ascolto e alla visione. Come di consueto marcatissima e meravigliosamente naif la caratterizzazione dei personaggi interpretati in stato di grazia dai protagonisti: Jeff Bridges resterà Drugo per sempre, John Goodman nella sua interpretazione migliore sgomita come se volesse un film tutto per lui, incarnato perfettamente nell'americano medio, reduce lasciato dalla moglie e alla ricerca di nuovi stimoli come l'ebraismo. Julianne Moore a suo agio in un ruolo non proprio adatto alla sua bravura. Indimenticabile
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harloch74
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mercoledì 3 dicembre 2014
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film cult
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Decido ora di scrivere questa recenzione di uno dei film più riusciti,divertenti e ben fatti degli anni 90 approfittando del fatto che il film verrà di nuovo presentato al cinema.La storia parte da uno scambio di persona (il "grande Lebonski" appunto) e finisce durante tutta una serie di situazioni tragico/comico/grottesche per presentare tutto un mondo di personaggi surreali ma mai banali.Infatti Lebonski nullafacente ex-hippy si può annoverare in quella categoria di persone idealiste rimaste fedeli ad un epoca ed a un concetto di vita tradito più che dal passare del tempo dalla sua stessa generazione che ormai "cresciuta" a ripudiato nel nome della cose che combatteva quella vita.Ma Lebonski e i suo amici come eternauti sospesi in una sorta di bolla spazio temporale continuano imperterriti a vivere nel loro mondo incuranti di essere in un altra epoca.
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Decido ora di scrivere questa recenzione di uno dei film più riusciti,divertenti e ben fatti degli anni 90 approfittando del fatto che il film verrà di nuovo presentato al cinema.La storia parte da uno scambio di persona (il "grande Lebonski" appunto) e finisce durante tutta una serie di situazioni tragico/comico/grottesche per presentare tutto un mondo di personaggi surreali ma mai banali.Infatti Lebonski nullafacente ex-hippy si può annoverare in quella categoria di persone idealiste rimaste fedeli ad un epoca ed a un concetto di vita tradito più che dal passare del tempo dalla sua stessa generazione che ormai "cresciuta" a ripudiato nel nome della cose che combatteva quella vita.Ma Lebonski e i suo amici come eternauti sospesi in una sorta di bolla spazio temporale continuano imperterriti a vivere nel loro mondo incuranti di essere in un altra epoca.Ho cercato di analizzare il personaggio tralasciando la splendida trama volutamente per non togliere la sorpresa della visione per chi deciderà di vederlo per la prima volta.Il film e'ormai un cult,un piccolo gioiello perfetto nella sceneggiatura,nei tempi,con attori bravi e calati perfettamente nella parte,con alcuni momenti di comicità che difficilmente ve ne scorderete.Da vedere,rivedere e rivedere ancora .
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malvex
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mercoledì 17 settembre 2014
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-quel jeff bridges da un bel tono al film-
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Grande prova per i fratelli Coen che producono una delle migliori commedie anni '90 piena zeppa di battute memorabili e personaggi incredibili! Il cast di attori comprende Jeff Bridges(Jeffrey Lebowski detto drugo)personaggio che si ispira ad un amico dei fratelli Coen finanziatore del loro primo e anche uno dei fondatori dei Seattle Seven, quindi nulla a che fare o che vedere con i drughi del film di Kubrick Arancia Meccanica!Jeffrey Lebowski è un disoccupato che vive a Los Angeles e occupa parte del suo tempo libero a fumare Marijuana e a giocare a Bowling con i suoi fidati amici Donny(Steve Buscemi)e Walter Sobchak(John Goodman) un ex reduce del Vietnam di origine ebraica ispirato al regista John Milius.
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Grande prova per i fratelli Coen che producono una delle migliori commedie anni '90 piena zeppa di battute memorabili e personaggi incredibili! Il cast di attori comprende Jeff Bridges(Jeffrey Lebowski detto drugo)personaggio che si ispira ad un amico dei fratelli Coen finanziatore del loro primo e anche uno dei fondatori dei Seattle Seven, quindi nulla a che fare o che vedere con i drughi del film di Kubrick Arancia Meccanica!Jeffrey Lebowski è un disoccupato che vive a Los Angeles e occupa parte del suo tempo libero a fumare Marijuana e a giocare a Bowling con i suoi fidati amici Donny(Steve Buscemi)e Walter Sobchak(John Goodman) un ex reduce del Vietnam di origine ebraica ispirato al regista John Milius. Non passano inosservati nemmeno gli altri attori che hanno un ruolo minore nel film da ricordare il giocatore di bowling Jesus Quintana (John Turturro) accompagnato dal sottofondo musicale di Hotel California in salsa Ispanica, il Lebowski ricco e avido(David Huddleston)e il suo fedele maggiordomo Brandt(Philip Seymour Hoffman), Maude Lebowski (Juliene Moore),La banda dei Nichilisti Uli Kunkell (Peter Stormare) e Flea dei Red Hot Chili Peppers. Non mancano poi le citazioni famose all'interno del film nella scena in cui drugo viene arrestato e ferocemente sgridato dal poliziotto,quest'ultimo viene, infatti, inquadrato come il sergente maggiore Hartman del film di Kubrick Full Metal Jacket. Il nome del gruppo musicale "Autobahn" è un omaggio al gruppo tedesco Kraftwerk, che nel 1974 pubblicò un album intitolato Autobahn(nel film la band dei Nichilisti).Vi è una sottile citazione del film La bella e la bestia nella scena in cui Brandt, nella immensa villa del ricco Lebowski, dice a drugo "è successa una cosa terribile, il signor Lebowski si è chiuso nell'Ala Ovest": l'Ala Ovest era la zona proibita del castello della Bestia.
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jayan
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venerdì 11 luglio 2014
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un film demenziale da -4 stelle
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E' un film demenziale, poco godibile, per niente credibile, il cui scopo è unicamente di rappresentare un mondo di matti? Cui prodest? Direbbe il detective alla ricerca di un movemente. E' un film decisamente nichilista, che tende ad annullare i valori sacri del cinema. Il regista Joen Coel dovrebbe smettere di fare film così inutili, surreali, distruttivi e senza senso. Gli dare 4 stelle meno, se si potesse esprimere un giudizio così negativo. Davvero qui sono tutti matti, registi, autori e produttori. Come si fanno a dare 4 stelle a un film del genere? A me non sono mai piaciuti i film cinici, ironici e surreali come qiesto e altri dei fratelli Cohen.
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(di butch coolidge)
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(di jimmy white iii)
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jeff lebowsky
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mercoledì 18 giugno 2014
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una commedia indimemticabile e imperdibile
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I fratelli coean offrono una commedia che non si può dimemticare, e nonostsnte l'elemento dell'indifferenza che caratterizza questo film, lo spettatore giunto alla fine non può rimanere indifferente.
Una sceneggiatura fantastica per non parlare degli attori (in particolare Bridges e Goodman) veramemte eccezionali, che interpretano personaggi prodotto della nostra società che si mostrano cinici in tutto o quasi. Il personaggio di Lebowski ha capito che nulla si può ormai fare in questa società corrotta e ne prende atto assumendo un comportamento grottesco e indifferente rispetto a quelle cose che oggi sono considerate fondamentali per vivere una vita conforme alla regole della società e "giusta" per i canoni moderni.
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I fratelli coean offrono una commedia che non si può dimemticare, e nonostsnte l'elemento dell'indifferenza che caratterizza questo film, lo spettatore giunto alla fine non può rimanere indifferente.
Una sceneggiatura fantastica per non parlare degli attori (in particolare Bridges e Goodman) veramemte eccezionali, che interpretano personaggi prodotto della nostra società che si mostrano cinici in tutto o quasi. Il personaggio di Lebowski ha capito che nulla si può ormai fare in questa società corrotta e ne prende atto assumendo un comportamento grottesco e indifferente rispetto a quelle cose che oggi sono considerate fondamentali per vivere una vita conforme alla regole della società e "giusta" per i canoni moderni.
Tutto questo viene diretto con maestria ma soprattutto con ironia, creando un film monumemtale, per niente pesante, che ti colpisce anche se visto superficialmemte grazie alla stranezza dei personaggi e dei loro magnifici e esilaranti dialoghi.
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alexander 1986
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domenica 18 maggio 2014
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la fatale decisione di lebowski
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LA, 1991. Se qualcuno pensa di stare al sicuro dai pericoli della vita ritirandosi dalla vita stessa, si sbaglia di grosso. Anche a Jeffrey 'Dude' Lebowski, il più scapestrato, pigro, inutile dei gonzi, può capitare di essere aggredito da sicari per via di un banale scambio di persona; e di doversi immischiare, a rischio della propria incolumità, in una losca storia di rapimenti, ricatti e violenze. Il problema è che l'assurdità di questo mondo e dei tipi umani che lo popolano non rendono troppo paurosa l'idea di lasciarci la pelle.
Film simbolo della poetica dei Coen, geniali creatori di storie di forte impatto mediante la miscela di generi diversi (qui addirittura noir e commedia nera) e la citazione cinematografica e letteraria.
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LA, 1991. Se qualcuno pensa di stare al sicuro dai pericoli della vita ritirandosi dalla vita stessa, si sbaglia di grosso. Anche a Jeffrey 'Dude' Lebowski, il più scapestrato, pigro, inutile dei gonzi, può capitare di essere aggredito da sicari per via di un banale scambio di persona; e di doversi immischiare, a rischio della propria incolumità, in una losca storia di rapimenti, ricatti e violenze. Il problema è che l'assurdità di questo mondo e dei tipi umani che lo popolano non rendono troppo paurosa l'idea di lasciarci la pelle.
Film simbolo della poetica dei Coen, geniali creatori di storie di forte impatto mediante la miscela di generi diversi (qui addirittura noir e commedia nera) e la citazione cinematografica e letteraria. Lebowski è una sorta di Amleto contemporaneo, costretto dalla sorte a rivestire un ruolo di rilievo in una storia non sua. Personaggio di grande carisma, non a caso entrato di prepotenza nell'immaginario anche di chi non ha mai visto il film. Eccezionale tutto il cast, di una ricchezza forse eccessiva rispetto alle esigenze di sceneggiatura. Abbiamo così un vasto campionario di cameo superbi, ma che sarebbe stato interessante vedere convertiti in altro modo.
L'entusiasmo intorno a 'Il grande Lebowski' è probabilmente eccessivo; non è il miglior film dei fratelli registi, di cui si sono viste opere più equilibrate e brillanti nella scrittura. Non bisogna dirlo troppo forte, c'è il rischio di essere linciati. Tuttavia è facile comprendere come mai questo titolo sia rimasto impresso della recente storiografia cinematografica come un fenomeno di costume. Alcune sequenze - specie quelle oniriche - sono memorabili.
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bovary
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martedì 29 aprile 2014
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mimesi
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Il grande lebowski non è nient'altro che la ripresa esasperata del romanzo pulp Di Bukowski.
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claudiofedele93
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martedì 25 marzo 2014
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una delle punte più alte del cinema moderno!
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Tra tutti i film di Joel ed Ethan Coen, Il Grande Lebowski è forse uno dei più amati e ricordati da gran parte del pubblico. Se non credete a quanto appena detto vi consigliamo di andare a dare un’occhiata ai numerosi spezzoni che popolano sul web e che ancora, dopo più di 16 anni, attirano utenti o semplici curiosi. C’è poco da fare, il film che partecipo’ alla Berlinare nel 1998 è sicuramente una delle punte più alte del cinema dei due fratelli, demiurgi di storie immortali e cineasti capaci di dar vista a pellicole che rappresentano una pietra miliare nel cinema post moderno.
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Tra tutti i film di Joel ed Ethan Coen, Il Grande Lebowski è forse uno dei più amati e ricordati da gran parte del pubblico. Se non credete a quanto appena detto vi consigliamo di andare a dare un’occhiata ai numerosi spezzoni che popolano sul web e che ancora, dopo più di 16 anni, attirano utenti o semplici curiosi. C’è poco da fare, il film che partecipo’ alla Berlinare nel 1998 è sicuramente una delle punte più alte del cinema dei due fratelli, demiurgi di storie immortali e cineasti capaci di dar vista a pellicole che rappresentano una pietra miliare nel cinema post moderno. Basato in piccola parte su Il Grande Sonno (da cui fu tratto l’omonimo film con Humphrey Bogart) è con grande piacere, or dunque, che andiamo a recensire The Big Lebowski, settimo lungometraggio de “il regista a due teste”, ennesima collaborazione con l’attore John Goodman e Turturro, svolta decisiva dal punto di vista della notorietà dei Coen, un lavoro che a riprova di tante pellicole presenti nel mercato, ancor oggi, come gran parte delle loro produzioni, sembra rimanere immortale e destinato ad essere ricordato.
Los Angeles, anni ’90. Jeffrey Lebowski detto il Drugo (Jeff Bridges) è un disoccupato che passa il tempo tra l’ozio ed una partita di Bowling con gli amici Walter (John Goodman), reduce del Vietnam e Donny (Steve Buscemi); tutto sembra procedere nel verso giusto fino a quando Lebowski non finisce, per un banalissimo errore, implicato in una storia che coinvolge il rapimento della giovane moglie di un facoltoso imprenditore di Los Angeles che si dal caso si chiami anch’egli Lebowski. Tra situazioni esilaranti, imbarazzanti e drammatiche, in mezzo a trip e personaggi singolari il Drugo deve arrivare al bandolo della matassa, perché in fin dei conti ne va della sua stessa vita. Il suo nuovo obbiettivo adesso è pagare il riscatto che i rapitori hanno spedito al suo omonimo per far tornare a casa la moglie di quest’ultimo.
Una volta giunti ai titoli di coda di The Big Lebowski si ha sempre più l’impressione concreta che ancora una volta i Coen abbiano portato sul grande schermo un lavoro pregevole, raffinato, graffiante e complesso. Per come l’opera si pone allo spettatore è quasi impossibile catalogare la presente produzione cinematografica che partendo da un racconto tipicamente Noir dove a farla da padrone c’è l’espediente de “L’equivoco” e “lo scambio di persona”, si arriva pian piano a toccare numerosi sotto generi quali il dramma esistenziale, il grottesco, la satira, ma sopratutto la commedia nera. Ancora una volta i Coen parlano dell’America, quella non più legata ai vasti campi rurali o alle zone periferiche ma la faccia degli Stati Uniti che mira alla modernità, all’avanguardia e al futuro; ecco perché per certi aspetti, dopo quasi due decenni anni, questa pellicola riesce, per l’ennesima volta, a rimanere di un’attualità disarmante, che solo in apparenza si mostra a chi la guarda come una storia banale e sempliciotta per poi dimostrarsi, con il passare dei minuti, un lavoro sublime, tecnicamente magistrale e forte di una sceneggiatura ad hoc.
Si ride e si scherza in questo lungometraggio, ma sono sorrisi amari quelli che vogliono farci salire in volto i due filmaker americani, come se prima ti stuzzicassero con situazioni al limite dell’assurdo, con personaggi estremi e ricchi di eccessi, per poi farti comprendere che dietro a tutte quelle scene, quelle sequenze talvolta anche surreali si nasconde una critica ed un disagio concreto, vero e graffiante di cui anche tu fai parte. I Coen muovono così una provocazione profonda al mondo e al paese con intelligenza ed astuzia allestendo una storia tanto banale (da intendere come “semplice”) quanto complessa e articolata ma che rimane sempre coerente, interessante, alle volte spassosa e piena di una propria morale priva di retorica.
Come era possibile immaginare a farla da padrone sono anche (se non soprattutto) i personaggi che qui magistralmente vengono messi in scena dove ognuno di essi appare ben delineato e viene mostrato subito in modo chiaro e cristallino per quello che davvero è, tanto da brillare di luce propria; se il Drugo, che ha il volto ed il carisma di uno straordinario Bridges, è diventata un’icona pop e ancor oggigiorno non sembra smettere di affascinare giovani e adulti neofiti della settima arte, va detto che tutti i co-protagonisti che accompagnano Lebowski nel suo tortuoso viaggio sono altrettanto ben caratterizzati e ricchi di personalità. Si pensi a Walter (Goodman), l’amico del cuore di Drugo, simbolo dei detriti morali e psichici della guerra del Vietnam; ricordiamo Turturro nelle vestiti del giocatore di Bowling, Gesus, al quale vengon date poche battute ma che si rivelano essere essenziali per capirne la natura e che danno i giusti respiri e pause alla storia; oppure prendiamo in considerazione la bella e talentuosa Julianne Moore, il cui personaggio sguazza tra un’ondata di apparente ricchezza, cinismo e logica perversa che sfocia nel desiderio di aver un bambino non necessariamente da una persona che ama o conosce, la cui ossessione per l’arte e il sesso si riversa in un’odio assoluto verso la controparte maschile. Al servizio del talento dei Coen vi è dunque un cast di primo ordine tra cui ricordiamo il recentemente scomparso Seymour Hoffman, qui ancora una volta immischiato in un ruolo secondario e il brillante Buscemi a cui vengono date delle sequenze tra le più belle della storia del cinema recente assieme al Drugo e Walter davanti alla pista da Bowling.
Con Il Grande Lebowski, Joel ed Ethan Coen riconfermano ancora una volta il loro talento, scrivono la storia del cinema seppur non siglando un vero e proprio capolavoro. E’ indubbiamente un film cult, un opera che prende molto dal cinema del passato e intelligentemente viene rivisitata in chiave moderna dando così vita ad un lungometraggio indimenticabile e sicuramente imperdibile. La genialità di questi due cineasti sta in moltissimi fattori a cominciare dalla sceneggiatura per finire poi nella messa in scena, ma sebbene questo loro lavoro indubbiamente raffiguri una delle cime più alte e popolari del cinema di quest’ultimi ancora non ci sentiamo pronti a parlare di vero Capolavoro anche se il Drugo è indubbiamente un personaggio che ha influenzato tantissimo i film o i personaggi a lui successivi negli anni. The Big Lebowski è un lungometraggio che merita assolutamente la vostra attenzione, un lavoro ricco di significati e che offre allo spettatore più chiavi di lettura su cui può costruire delle intelligenti riflessioni una volta finito di vedere; non pensiate di trovarvi davanti ad una commedia o ad una trama priva di colpi di scena o superficiali banalità, la mente dei Coen ha sfornato un prodotto carico di grinta, denuncia, riflessione, critica e amarezza verso la società degli anni ’90 tanto bello quanto reale ed oggigiorno i film che assomigliano alla vita che viviamo tutti i giorni sono sempre meno; per questo Il Grande Lebowski, per certi aspetti, è una perla rara nel panorama cinematografico moderno.
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renato clint ian mazza
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mercoledì 5 marzo 2014
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"come diceva lenin!" "obladì obladà"
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Le nevrosi di Walter Sobchak, i suoi deliri di onnipotenza, la sincera ingenuità di Donny, l'apatia voluta del "Drugo", i nichilisti, un tappeto che dà tono all'ambiente, il finto rapimento, Jackie Threehorn, Maude Lebowski: un film con mille sfaccettature, le apparizioni significative dello Straniero, la voce narrante del film, le mille citazioni prese in prestito da Kubrick, dalla Disney, rendono la pellicola uno dei capolavori assoluti di una nuova sorta di "beat generation"! "Drugo" in realtà è il classico scansafatiche, non lavora perché è lui stesso che non vuole, fuma marijuana per passare il tempo, ascolta la musica country dei "Creedence Clearwater Revival", e adora un cocktail in particolare, il "White Russian", diventato subito cult anche tra i follower e appassionati di questo film.
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Le nevrosi di Walter Sobchak, i suoi deliri di onnipotenza, la sincera ingenuità di Donny, l'apatia voluta del "Drugo", i nichilisti, un tappeto che dà tono all'ambiente, il finto rapimento, Jackie Threehorn, Maude Lebowski: un film con mille sfaccettature, le apparizioni significative dello Straniero, la voce narrante del film, le mille citazioni prese in prestito da Kubrick, dalla Disney, rendono la pellicola uno dei capolavori assoluti di una nuova sorta di "beat generation"! "Drugo" in realtà è il classico scansafatiche, non lavora perché è lui stesso che non vuole, fuma marijuana per passare il tempo, ascolta la musica country dei "Creedence Clearwater Revival", e adora un cocktail in particolare, il "White Russian", diventato subito cult anche tra i follower e appassionati di questo film. Un film che stranamente non è mai stato preso in considerazione dall'Academy degli Oscar, forse anche perché la stessa Academy non ha saputo cogliere i mille significati de "Il Grande Lebowski", dove un uomo completamente apatico ha nostalgia dei tempi passati e lascia scorrere la vita senza darsi da fare, anzi, permettendole di "abusare" completamente di lui. Eccezionale! Ah, e a proposito, "Non se escherza con Jesus!"
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