filippo catani
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venerdì 11 ottobre 2013
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capolavoro dell'assurdo
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Los Angeles inizio anni '90. Un pigro hippie dedito ai white russian e alle sfide a bowling con gli amici rimane coinvolto in un caso di rapimento a causa di uno scambio di persona dovuto ad omonimia. Da quel momento si verificheranno una serie di eventi tragicomici.
In breve la trama è quella riassunta sopra ma un film come questo non viaggia al pari della trama ma a un livello superiore. Questo perchè più dello svolgimento dei fatti a rendere interessante il film ci sono i personaggi che lo popolano e le situazioni che si vengono a creare. Troviamo un hippie che vive pacificamente la propria esistenza lontano da qualsiasi pensiero o preoccupazione (o lavoro).
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Los Angeles inizio anni '90. Un pigro hippie dedito ai white russian e alle sfide a bowling con gli amici rimane coinvolto in un caso di rapimento a causa di uno scambio di persona dovuto ad omonimia. Da quel momento si verificheranno una serie di eventi tragicomici.
In breve la trama è quella riassunta sopra ma un film come questo non viaggia al pari della trama ma a un livello superiore. Questo perchè più dello svolgimento dei fatti a rendere interessante il film ci sono i personaggi che lo popolano e le situazioni che si vengono a creare. Troviamo un hippie che vive pacificamente la propria esistenza lontano da qualsiasi pensiero o preoccupazione (o lavoro). Poi abbiamo un ex reduce del Vietnam (notare la parodia di tanti film con questo genere di protagonista) che oltre a non perdere mai occasione per ribadire il suo passato militare funge da "cervello" svitato del gruppo e vera anima della squadra del bowling. Troviamo poi il terzo amico che si limita a fare da spalla ai restanti due con la tipica espressione stralunata. Insieme questi personaggi vivranno una serie di avventure e viaggi veri e propri ma anche fantastici. Insomma un vero inno alla controcultura e a personaggi decisamente alternativi che per una volta si prendono tutto il palcoscenico. Il merito di tutto questo va ai Coen che ci regalano una delle loro tre migliori pellicole insieme a Fargo e a Non è un paese per vecchi. Grande merito ovviamente va anche al cast capitanato da un grandissimo Bridges seguito a ruota da Goodman e Buscemi veramente perfetti nelle loro parti e piccoli e buoni ruoli anche per Seymour Hoffman e la Moore. Da vedere e rivedere specialmente la scena delle macchine distrutte a sprangate.
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lenin
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giovedì 5 aprile 2007
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una risata vi salverà
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Questa volta i terribili fratellini Coen hanno deciso di rovesciare il loro cinismo in corrosiva ironia sul mondo. Già in Arizona Junior ci avevano mostrato la loro vena dissacrante e comica, ma qui si superano. L'identità Lebonskiana verte su idealtipi umani antitetici (il magnate e lo spiantato) dove il secondo, con la sua slow life, la sua anarchia postmoderna, stravince sul primo. In tempi di capitalismo selvaggio non è poco. Allo stesso modo, i comprimari di entrambi rafforzano la dicotomia: immorali e perversi gli uni, simpaticissimi e generosi gli altri. In mezzo una girandola di personaggi e situazioni irresistibili capaci di suscitare ilarità come pochi.
Un ritratto spietato della decadence dell'Occidente ma con uno spirito grottesco e con l'indicazione di vivere la corsa verso l'apocalisse con saggia e salomonica indifferenza, ridendo di chi ci trascina verso l'abisso con ineluttabile stupidità.
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Questa volta i terribili fratellini Coen hanno deciso di rovesciare il loro cinismo in corrosiva ironia sul mondo. Già in Arizona Junior ci avevano mostrato la loro vena dissacrante e comica, ma qui si superano. L'identità Lebonskiana verte su idealtipi umani antitetici (il magnate e lo spiantato) dove il secondo, con la sua slow life, la sua anarchia postmoderna, stravince sul primo. In tempi di capitalismo selvaggio non è poco. Allo stesso modo, i comprimari di entrambi rafforzano la dicotomia: immorali e perversi gli uni, simpaticissimi e generosi gli altri. In mezzo una girandola di personaggi e situazioni irresistibili capaci di suscitare ilarità come pochi.
Un ritratto spietato della decadence dell'Occidente ma con uno spirito grottesco e con l'indicazione di vivere la corsa verso l'apocalisse con saggia e salomonica indifferenza, ridendo di chi ci trascina verso l'abisso con ineluttabile stupidità.
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[+] i am the walrus
(di grianti)
[ - ] i am the walrus
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gianpaolo
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martedì 31 maggio 2005
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l'america
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Attraverso una sceneggiatura da applausi, i geniali "Coen",..ci offrono un memorabile affresco nichilista.
Strepitosa la caratterizzazione dei personaggi,...soprattutto quelle del belligerante -Goodman, e dell'accidioso-Bridges,...due entità obsolete,.."prodotte" e "vomitate" dal sistema, le quali per certi versi rappresentano l'effetto collaterale del cosidetto "sogno-americano"..essendone loro stessi le inconsapevoli "vittime".
[+] drugo
(di g)
[ - ] drugo
[+] nichilista????
(di filobus)
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pinous
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mercoledì 19 settembre 2001
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lebowski, un grande davvero!
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Una palla da bowling che rotola su se stessa, l’idea della circolarità, questa la struttura del film, cerchio i cui raggi convergono verso un centro, Drugo.
Attorno a lui si delineano personaggi e situazioni da caleidoscopio, sequenze oniriche iperboliche, nichilisti veri o presunti.
Drugo è un perdente, un perdigiorno, “ forse il più pigro di tutta la contea di Los Angeles e quindi di tutto il mondo “.
Una sera si ritrova degli scagnozzi a casa che esigono denaro da Lebowski, ma lui è Drugo, non Lebowski.
Classico errore d’identità che da il là alla vicenda. Il nostro potrebbe sorvolare sull’accaduto, tenersi il suo tappeto violato dall’urina di uno dei suoi assalitori, ma preferisce invece agire, cercare di riparare al torto, presentandosi presso l’uomo per il quale era stato scambiato ed esigendo da lui un tappeto nuovo.
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Una palla da bowling che rotola su se stessa, l’idea della circolarità, questa la struttura del film, cerchio i cui raggi convergono verso un centro, Drugo.
Attorno a lui si delineano personaggi e situazioni da caleidoscopio, sequenze oniriche iperboliche, nichilisti veri o presunti.
Drugo è un perdente, un perdigiorno, “ forse il più pigro di tutta la contea di Los Angeles e quindi di tutto il mondo “.
Una sera si ritrova degli scagnozzi a casa che esigono denaro da Lebowski, ma lui è Drugo, non Lebowski.
Classico errore d’identità che da il là alla vicenda. Il nostro potrebbe sorvolare sull’accaduto, tenersi il suo tappeto violato dall’urina di uno dei suoi assalitori, ma preferisce invece agire, cercare di riparare al torto, presentandosi presso l’uomo per il quale era stato scambiato ed esigendo da lui un tappeto nuovo.
Ed è l’unica vera iniziativa di Drugo in tutto il film, forse in tutta la sua vita, la stessa che lo porterà a prender botte a destra e a manca, a ritrovarsi con l’auto sfasciata, ad essere cercato da tutti, perché tutti sembrano volere qualcosa da lui.
Lo accompagnano quali co-protagonisti il duro Walter, autore di continui, ossessivi collegamenti tra il presente ed il Vietnam, e Donny, sempre fuoriluogo con le sue domande, puntualmente zittito, cha alla fine resterà vittima di un infarto durante una rissa.
Forse i Coen vogliono dirci che tutto sommato è meglio prendere le cose come vengono, senza affannarsi, per cosa poi, solo per un “tappeto che dava tono all’ambiente “.
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ash006
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domenica 23 settembre 2007
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commedia degli equivoci e noir assurdo: esplosivo
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Ha un che di rivoluzionario la storia di Jeffrey Lebowski (un grande Jeff Bridges), trascinato in una folle vicenda di soldi scomparsi, nichilisti incazzati, la figlia di un miliardario rapita (almeno in apparenza) e un produttore di film porno che rivuole quel denaro. A giudicare da queste situazioni (e mica è tutto) ci vorrebbe un supereroe. Ecco, "Drugo" (è così che tutti chiamano Jeffrey) è esattamente l'opposto: fricchettone, emblema estremo del single post-divorzio, menefreghista e fisicamente sciatto. Il nostro (non)eroe viene scambiato per il suddetto miliardario e, quando fallisce pateticamente una consegna ordinatagli da quest'ultimo, il motore della vicenda si avvia e prende immediatamente il decollo, giungendo a
risvolti improbabili e surreali.
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Ha un che di rivoluzionario la storia di Jeffrey Lebowski (un grande Jeff Bridges), trascinato in una folle vicenda di soldi scomparsi, nichilisti incazzati, la figlia di un miliardario rapita (almeno in apparenza) e un produttore di film porno che rivuole quel denaro. A giudicare da queste situazioni (e mica è tutto) ci vorrebbe un supereroe. Ecco, "Drugo" (è così che tutti chiamano Jeffrey) è esattamente l'opposto: fricchettone, emblema estremo del single post-divorzio, menefreghista e fisicamente sciatto. Il nostro (non)eroe viene scambiato per il suddetto miliardario e, quando fallisce pateticamente una consegna ordinatagli da quest'ultimo, il motore della vicenda si avvia e prende immediatamente il decollo, giungendo a
risvolti improbabili e surreali.
L'operazione effettuata dai geniali fratelli Coen sembra essere quella di prendere un degno copione giallo-noir (come può essere Fargo) e trasformarlo in una commedia degli equivoci, demenziale e scorretta. Partendo proprio dal protagonista, Drugo è definito dalla voce narrante "il più pigro della contea di Los Angeles". Difatti non agisce per riottenere i soldi scomparsi e per imporre agli aguzzini la sua vera identità (casomai re-agisce) e, paradossalmente, è grazie alla sua non-volontà se le cose bene o male si sistemeranno.
Nell'"impresa" viene aiutato dai suoi amici Walter (John Goodman, eccezionale) e Donnie (Steve Buscemi). Non si spiega come un veterano di guerra, fanatico del suo rango oltre ogni dire (il primo) e uno sfigato timido e introverso (il secondo) possano essere così legati a uno come Drugo; ci si crede e basta. Questa è anche la formula su cui verte la folgorante comicità dei Coen: tutt'altro che costruita, nasce spontaneamente, spesso data dalla totale assurdità della situazione, creata dalla presenza forzata delle personalità "estreme" di Walter e Drugo in situazioni delicate; proprio la pienezza e la coerenza dei personaggi generano ilarità anche semplicemente da affermazioni in altri contesti normali.
Il tocco dei registi del Minnesota traspare anche registicamente. Parlano da sole sequenze come quella "descrittiva" dei titoli di testa o, soprattutto, quelle oniriche e surreali dei sogni di Drugo. Dove la sua sfrenata passione per il bowling potrebbe anche passare al di qua dello schermo.
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(di anonimo222721)
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claudiofedele93
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martedì 25 marzo 2014
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una delle punte più alte del cinema moderno!
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Tra tutti i film di Joel ed Ethan Coen, Il Grande Lebowski è forse uno dei più amati e ricordati da gran parte del pubblico. Se non credete a quanto appena detto vi consigliamo di andare a dare un’occhiata ai numerosi spezzoni che popolano sul web e che ancora, dopo più di 16 anni, attirano utenti o semplici curiosi. C’è poco da fare, il film che partecipo’ alla Berlinare nel 1998 è sicuramente una delle punte più alte del cinema dei due fratelli, demiurgi di storie immortali e cineasti capaci di dar vista a pellicole che rappresentano una pietra miliare nel cinema post moderno.
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Tra tutti i film di Joel ed Ethan Coen, Il Grande Lebowski è forse uno dei più amati e ricordati da gran parte del pubblico. Se non credete a quanto appena detto vi consigliamo di andare a dare un’occhiata ai numerosi spezzoni che popolano sul web e che ancora, dopo più di 16 anni, attirano utenti o semplici curiosi. C’è poco da fare, il film che partecipo’ alla Berlinare nel 1998 è sicuramente una delle punte più alte del cinema dei due fratelli, demiurgi di storie immortali e cineasti capaci di dar vista a pellicole che rappresentano una pietra miliare nel cinema post moderno. Basato in piccola parte su Il Grande Sonno (da cui fu tratto l’omonimo film con Humphrey Bogart) è con grande piacere, or dunque, che andiamo a recensire The Big Lebowski, settimo lungometraggio de “il regista a due teste”, ennesima collaborazione con l’attore John Goodman e Turturro, svolta decisiva dal punto di vista della notorietà dei Coen, un lavoro che a riprova di tante pellicole presenti nel mercato, ancor oggi, come gran parte delle loro produzioni, sembra rimanere immortale e destinato ad essere ricordato.
Los Angeles, anni ’90. Jeffrey Lebowski detto il Drugo (Jeff Bridges) è un disoccupato che passa il tempo tra l’ozio ed una partita di Bowling con gli amici Walter (John Goodman), reduce del Vietnam e Donny (Steve Buscemi); tutto sembra procedere nel verso giusto fino a quando Lebowski non finisce, per un banalissimo errore, implicato in una storia che coinvolge il rapimento della giovane moglie di un facoltoso imprenditore di Los Angeles che si dal caso si chiami anch’egli Lebowski. Tra situazioni esilaranti, imbarazzanti e drammatiche, in mezzo a trip e personaggi singolari il Drugo deve arrivare al bandolo della matassa, perché in fin dei conti ne va della sua stessa vita. Il suo nuovo obbiettivo adesso è pagare il riscatto che i rapitori hanno spedito al suo omonimo per far tornare a casa la moglie di quest’ultimo.
Una volta giunti ai titoli di coda di The Big Lebowski si ha sempre più l’impressione concreta che ancora una volta i Coen abbiano portato sul grande schermo un lavoro pregevole, raffinato, graffiante e complesso. Per come l’opera si pone allo spettatore è quasi impossibile catalogare la presente produzione cinematografica che partendo da un racconto tipicamente Noir dove a farla da padrone c’è l’espediente de “L’equivoco” e “lo scambio di persona”, si arriva pian piano a toccare numerosi sotto generi quali il dramma esistenziale, il grottesco, la satira, ma sopratutto la commedia nera. Ancora una volta i Coen parlano dell’America, quella non più legata ai vasti campi rurali o alle zone periferiche ma la faccia degli Stati Uniti che mira alla modernità, all’avanguardia e al futuro; ecco perché per certi aspetti, dopo quasi due decenni anni, questa pellicola riesce, per l’ennesima volta, a rimanere di un’attualità disarmante, che solo in apparenza si mostra a chi la guarda come una storia banale e sempliciotta per poi dimostrarsi, con il passare dei minuti, un lavoro sublime, tecnicamente magistrale e forte di una sceneggiatura ad hoc.
Si ride e si scherza in questo lungometraggio, ma sono sorrisi amari quelli che vogliono farci salire in volto i due filmaker americani, come se prima ti stuzzicassero con situazioni al limite dell’assurdo, con personaggi estremi e ricchi di eccessi, per poi farti comprendere che dietro a tutte quelle scene, quelle sequenze talvolta anche surreali si nasconde una critica ed un disagio concreto, vero e graffiante di cui anche tu fai parte. I Coen muovono così una provocazione profonda al mondo e al paese con intelligenza ed astuzia allestendo una storia tanto banale (da intendere come “semplice”) quanto complessa e articolata ma che rimane sempre coerente, interessante, alle volte spassosa e piena di una propria morale priva di retorica.
Come era possibile immaginare a farla da padrone sono anche (se non soprattutto) i personaggi che qui magistralmente vengono messi in scena dove ognuno di essi appare ben delineato e viene mostrato subito in modo chiaro e cristallino per quello che davvero è, tanto da brillare di luce propria; se il Drugo, che ha il volto ed il carisma di uno straordinario Bridges, è diventata un’icona pop e ancor oggigiorno non sembra smettere di affascinare giovani e adulti neofiti della settima arte, va detto che tutti i co-protagonisti che accompagnano Lebowski nel suo tortuoso viaggio sono altrettanto ben caratterizzati e ricchi di personalità. Si pensi a Walter (Goodman), l’amico del cuore di Drugo, simbolo dei detriti morali e psichici della guerra del Vietnam; ricordiamo Turturro nelle vestiti del giocatore di Bowling, Gesus, al quale vengon date poche battute ma che si rivelano essere essenziali per capirne la natura e che danno i giusti respiri e pause alla storia; oppure prendiamo in considerazione la bella e talentuosa Julianne Moore, il cui personaggio sguazza tra un’ondata di apparente ricchezza, cinismo e logica perversa che sfocia nel desiderio di aver un bambino non necessariamente da una persona che ama o conosce, la cui ossessione per l’arte e il sesso si riversa in un’odio assoluto verso la controparte maschile. Al servizio del talento dei Coen vi è dunque un cast di primo ordine tra cui ricordiamo il recentemente scomparso Seymour Hoffman, qui ancora una volta immischiato in un ruolo secondario e il brillante Buscemi a cui vengono date delle sequenze tra le più belle della storia del cinema recente assieme al Drugo e Walter davanti alla pista da Bowling.
Con Il Grande Lebowski, Joel ed Ethan Coen riconfermano ancora una volta il loro talento, scrivono la storia del cinema seppur non siglando un vero e proprio capolavoro. E’ indubbiamente un film cult, un opera che prende molto dal cinema del passato e intelligentemente viene rivisitata in chiave moderna dando così vita ad un lungometraggio indimenticabile e sicuramente imperdibile. La genialità di questi due cineasti sta in moltissimi fattori a cominciare dalla sceneggiatura per finire poi nella messa in scena, ma sebbene questo loro lavoro indubbiamente raffiguri una delle cime più alte e popolari del cinema di quest’ultimi ancora non ci sentiamo pronti a parlare di vero Capolavoro anche se il Drugo è indubbiamente un personaggio che ha influenzato tantissimo i film o i personaggi a lui successivi negli anni. The Big Lebowski è un lungometraggio che merita assolutamente la vostra attenzione, un lavoro ricco di significati e che offre allo spettatore più chiavi di lettura su cui può costruire delle intelligenti riflessioni una volta finito di vedere; non pensiate di trovarvi davanti ad una commedia o ad una trama priva di colpi di scena o superficiali banalità, la mente dei Coen ha sfornato un prodotto carico di grinta, denuncia, riflessione, critica e amarezza verso la società degli anni ’90 tanto bello quanto reale ed oggigiorno i film che assomigliano alla vita che viviamo tutti i giorni sono sempre meno; per questo Il Grande Lebowski, per certi aspetti, è una perla rara nel panorama cinematografico moderno.
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jeff lebowsky
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mercoledì 18 giugno 2014
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una commedia indimemticabile e imperdibile
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I fratelli coean offrono una commedia che non si può dimemticare, e nonostsnte l'elemento dell'indifferenza che caratterizza questo film, lo spettatore giunto alla fine non può rimanere indifferente.
Una sceneggiatura fantastica per non parlare degli attori (in particolare Bridges e Goodman) veramemte eccezionali, che interpretano personaggi prodotto della nostra società che si mostrano cinici in tutto o quasi. Il personaggio di Lebowski ha capito che nulla si può ormai fare in questa società corrotta e ne prende atto assumendo un comportamento grottesco e indifferente rispetto a quelle cose che oggi sono considerate fondamentali per vivere una vita conforme alla regole della società e "giusta" per i canoni moderni.
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I fratelli coean offrono una commedia che non si può dimemticare, e nonostsnte l'elemento dell'indifferenza che caratterizza questo film, lo spettatore giunto alla fine non può rimanere indifferente.
Una sceneggiatura fantastica per non parlare degli attori (in particolare Bridges e Goodman) veramemte eccezionali, che interpretano personaggi prodotto della nostra società che si mostrano cinici in tutto o quasi. Il personaggio di Lebowski ha capito che nulla si può ormai fare in questa società corrotta e ne prende atto assumendo un comportamento grottesco e indifferente rispetto a quelle cose che oggi sono considerate fondamentali per vivere una vita conforme alla regole della società e "giusta" per i canoni moderni.
Tutto questo viene diretto con maestria ma soprattutto con ironia, creando un film monumemtale, per niente pesante, che ti colpisce anche se visto superficialmemte grazie alla stranezza dei personaggi e dei loro magnifici e esilaranti dialoghi.
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ultimoboyscout
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sabato 9 giugno 2012
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drugo sa aspettare!
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Più che un film è un manifesto di un mondo che non c'è più e che, probabilmente, mai tornerà. Jeff Lebowski è un "reduce" di quegli anni e tutti i personaggi del film rappresentano il capolinea di una società che ha smarrito la propria via e che fondamentalmente non ha più senso. Ennesimo sconfinamento nel noir dei Coen, come nero è lo humour e nerissima la rassegnazione e il cinismo che la pellicola emana. La comicità è di quella tipicamente coeniana, sagace e malinconica, che diverte e fa pensare mettendo in crisi tutte le certezze su cui si basa la società americana, tra battute sferzanti e situazioni al limite dell'assurdo, del grottesco e del ridicolo.
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Più che un film è un manifesto di un mondo che non c'è più e che, probabilmente, mai tornerà. Jeff Lebowski è un "reduce" di quegli anni e tutti i personaggi del film rappresentano il capolinea di una società che ha smarrito la propria via e che fondamentalmente non ha più senso. Ennesimo sconfinamento nel noir dei Coen, come nero è lo humour e nerissima la rassegnazione e il cinismo che la pellicola emana. La comicità è di quella tipicamente coeniana, sagace e malinconica, che diverte e fa pensare mettendo in crisi tutte le certezze su cui si basa la società americana, tra battute sferzanti e situazioni al limite dell'assurdo, del grottesco e del ridicolo. Lebowski, detto Drugo, vive negli anni '90 ma si sente ancora a cavallo dei '60 coi '70, è pigro, flemmatico e irresponsabile, vede nel bowling (e nella marijuana...) il suo placebo e un curioso caso di omonimia l'ha portato a conoscere l'altro Jeffrey Lebowski, personaggio tanto diverso da lui eppure così simile. Entrambi sono figli della guerra e sono stati segnati da essa ma l'hanno vissuta in maniera diversa e soprattutto hanno reagito alla stessa guerra in maniera estremamente differente. Meriti agli attori, Bridges interpreta il sornione Drugo in maniera sublime, anche Goodman è a una delle sue migliori interpretazioni in carriera e Julianne Moore piace moltissimo nel suo personaggio, senza dimenticare gente del calibro di Turturro, Buscemi, Seymour Hoffman e Huddleston, tutti splendidi e a proprio agio in ruoli secondari ma fondamentali. Le gag sono tanto esilaranti quanto patetiche, la critica è intelligente poichè polemica si ma anche riflessiva tanto da elevare questo fantastico film a vero e proprio cult! Commedia (mascherata) bizzarra ma umana, una rivisitazione psichedelica e allucinata del noir investigativo in cui Drugo si avvicina a un Marlowe tanto moderno quanto improvvisato e improbabile, che si barcamena tra nazisti, pornografi, nichilisti, rapimenti e riscatti e figure di un paradossale come poche volte i Coen sono riusciti a crearne. La sceneggiatura è confusionaria (che non sia cosa voluta, visto personaggi e situazioni?) ma sempre allegra, vivace e scoppiettante, dopo il bellissimo "Fargo" la conferma che i fratelli registi sono una certezza grazie al loro sguardo divertito e distaccato e alla loro pazzesca apologia dell'assurdo hanno raggiunto un livello di stile difficilmente raggiungibile o imitabile. Eccessivo, divertente ed esplosivo è tra i film meglio riusciti (se non il migliore in assoluto) della prima parte di carriera dei Coen, sicuramente di prima della virata decisa verso la commedia più convenzionale e classica, se sono due parole accostabili a Ethan e Joel.
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malvex
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mercoledì 17 settembre 2014
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-quel jeff bridges da un bel tono al film-
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Grande prova per i fratelli Coen che producono una delle migliori commedie anni '90 piena zeppa di battute memorabili e personaggi incredibili! Il cast di attori comprende Jeff Bridges(Jeffrey Lebowski detto drugo)personaggio che si ispira ad un amico dei fratelli Coen finanziatore del loro primo e anche uno dei fondatori dei Seattle Seven, quindi nulla a che fare o che vedere con i drughi del film di Kubrick Arancia Meccanica!Jeffrey Lebowski è un disoccupato che vive a Los Angeles e occupa parte del suo tempo libero a fumare Marijuana e a giocare a Bowling con i suoi fidati amici Donny(Steve Buscemi)e Walter Sobchak(John Goodman) un ex reduce del Vietnam di origine ebraica ispirato al regista John Milius.
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Grande prova per i fratelli Coen che producono una delle migliori commedie anni '90 piena zeppa di battute memorabili e personaggi incredibili! Il cast di attori comprende Jeff Bridges(Jeffrey Lebowski detto drugo)personaggio che si ispira ad un amico dei fratelli Coen finanziatore del loro primo e anche uno dei fondatori dei Seattle Seven, quindi nulla a che fare o che vedere con i drughi del film di Kubrick Arancia Meccanica!Jeffrey Lebowski è un disoccupato che vive a Los Angeles e occupa parte del suo tempo libero a fumare Marijuana e a giocare a Bowling con i suoi fidati amici Donny(Steve Buscemi)e Walter Sobchak(John Goodman) un ex reduce del Vietnam di origine ebraica ispirato al regista John Milius. Non passano inosservati nemmeno gli altri attori che hanno un ruolo minore nel film da ricordare il giocatore di bowling Jesus Quintana (John Turturro) accompagnato dal sottofondo musicale di Hotel California in salsa Ispanica, il Lebowski ricco e avido(David Huddleston)e il suo fedele maggiordomo Brandt(Philip Seymour Hoffman), Maude Lebowski (Juliene Moore),La banda dei Nichilisti Uli Kunkell (Peter Stormare) e Flea dei Red Hot Chili Peppers. Non mancano poi le citazioni famose all'interno del film nella scena in cui drugo viene arrestato e ferocemente sgridato dal poliziotto,quest'ultimo viene, infatti, inquadrato come il sergente maggiore Hartman del film di Kubrick Full Metal Jacket. Il nome del gruppo musicale "Autobahn" è un omaggio al gruppo tedesco Kraftwerk, che nel 1974 pubblicò un album intitolato Autobahn(nel film la band dei Nichilisti).Vi è una sottile citazione del film La bella e la bestia nella scena in cui Brandt, nella immensa villa del ricco Lebowski, dice a drugo "è successa una cosa terribile, il signor Lebowski si è chiuso nell'Ala Ovest": l'Ala Ovest era la zona proibita del castello della Bestia.
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alex41
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venerdì 4 giugno 2010
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il più divertente film dei coen
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Imprevedibile, grottesco, divertente, teatrale, demenziale, tutto questo è il Grande Lebowski, una delle strorie più travolgenti firmato dai fratelli Coen. Dopo il thriller Fargo, il road movie Arizona Junior e il gangster movie Crocevia Della Morte, ecco il loro film più divertente, in molti punti volgare, ma con una sceneggiatura spettacolare sullo sfondo del comico. I personaggi poi sono uno più fantastico dell'altro: Jeff Bridges è Drugo, uno hippie stralunato, pigro e eccentrico, il protagonista della storia; John Goodman è Walt: cinico, fanatico del vietnam e delle regole di guerra, ma con un cuore d'oro; Steve Buscemi è Donny, il "buffo" amico dei due, preso di mira da Walt per la sua "debolezza" (ma è da ricordare che anche qui Buscemi fa una grande interpretazione, mentre in Fargo fa il duro - e vedete la differenza? Incredibile!).
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Imprevedibile, grottesco, divertente, teatrale, demenziale, tutto questo è il Grande Lebowski, una delle strorie più travolgenti firmato dai fratelli Coen. Dopo il thriller Fargo, il road movie Arizona Junior e il gangster movie Crocevia Della Morte, ecco il loro film più divertente, in molti punti volgare, ma con una sceneggiatura spettacolare sullo sfondo del comico. I personaggi poi sono uno più fantastico dell'altro: Jeff Bridges è Drugo, uno hippie stralunato, pigro e eccentrico, il protagonista della storia; John Goodman è Walt: cinico, fanatico del vietnam e delle regole di guerra, ma con un cuore d'oro; Steve Buscemi è Donny, il "buffo" amico dei due, preso di mira da Walt per la sua "debolezza" (ma è da ricordare che anche qui Buscemi fa una grande interpretazione, mentre in Fargo fa il duro - e vedete la differenza? Incredibile!). A questi qua si aggiungono anche i personaggi secondari, straordinari: Julianne Moore è la bellissima figlia del signor Lebowski, amante del sesso e che considera l'accoppiamento come un arte; John Turturro è Jesus, un giocatore di bowling gay e pedofilo (nel film compare poco, ma la sua interpretazione è fenomenale), e infine sono da ricordare anche i nichilisti, tra cui spiccano Flea (il bassista dei Red Hot Chili Peppers), e Peter Stormare (irriconoscibile). Il significato che nasconde il film sembra quasi una morale da fiaba, il film è un misto tra commedia e "film giallo", riguardo la storia della misteriosa valigia dei soldi. Grandioso film, battute indimenticabili, gag riuscite al massimo, personaggi meravigliosi, ambientazioni memorabili. Uno dei più grandi capolavori dei fratelli Coen. Per tutti.
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