thenoces
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martedì 24 maggio 2011
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mi è piaciuto!
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E' il classico filmone con virus che si diffonde tra la popolazione, con l'eroe di turno che capisce tutto quando la situazione può essere messa sotto controllo e con le istituzioni militari che non gli credono e che si rendono responsabili della diffusione del virus stesso. La trama è decisamente classica ma il film è ben fatto, riserva comunque dei momenti di tensione anche se alla fine il tutto risulta piuttosto scontato. Ad ogni modo, pur essendo condito da un sacco di stereotipi americani, il film scorre bene e si lascia vedere, a tratti anche con molto interesse. Gli attori sono di prim'ordine e Dustin Hoffman è in grandissima forma. Considerando che è un film di 16 anni fa direi che è assolutamente positivo.
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E' il classico filmone con virus che si diffonde tra la popolazione, con l'eroe di turno che capisce tutto quando la situazione può essere messa sotto controllo e con le istituzioni militari che non gli credono e che si rendono responsabili della diffusione del virus stesso. La trama è decisamente classica ma il film è ben fatto, riserva comunque dei momenti di tensione anche se alla fine il tutto risulta piuttosto scontato. Ad ogni modo, pur essendo condito da un sacco di stereotipi americani, il film scorre bene e si lascia vedere, a tratti anche con molto interesse. Gli attori sono di prim'ordine e Dustin Hoffman è in grandissima forma. Considerando che è un film di 16 anni fa direi che è assolutamente positivo. Consigliato a tutti coloro che amano i film su contagi, virus e contaminazione di massa!!
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gianni lucini
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mercoledì 16 novembre 2011
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nuovi nemici per hollywood
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Caduto il muro di Berlino, Hollywood deve trovare nuovi nemici per poter far agire i propri eroi. I filoni del terrorismo internazionale e della lotta al narcotraffico alimentano nuove storie, ma non bastano. Un tema non nuovo ma che fornisce nuovi stimoli è quello dell’insicurezza che aleggia nella società nordamericana. Gli Stati Uniti non sono un castello inespugnabile. Le sicurezze dei padroni del mondo possono essere minate da nemici subdoli, infinitamente piccoli e dalla tetragona stupidità di una parte del sistema. In Virus letale gli ottusi sono i militari o, meglio, una parte di essi perché anche l’eroe Sam Daniels veste la divisa quando non è in laboratorio a dare la caccia ai virus.
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Caduto il muro di Berlino, Hollywood deve trovare nuovi nemici per poter far agire i propri eroi. I filoni del terrorismo internazionale e della lotta al narcotraffico alimentano nuove storie, ma non bastano. Un tema non nuovo ma che fornisce nuovi stimoli è quello dell’insicurezza che aleggia nella società nordamericana. Gli Stati Uniti non sono un castello inespugnabile. Le sicurezze dei padroni del mondo possono essere minate da nemici subdoli, infinitamente piccoli e dalla tetragona stupidità di una parte del sistema. In Virus letale gli ottusi sono i militari o, meglio, una parte di essi perché anche l’eroe Sam Daniels veste la divisa quando non è in laboratorio a dare la caccia ai virus. Molte sono le paure che si intrecciano in questa storia dell’infezione mortale arrivata da lontano: l’Aids, le guerre batteriologiche, una scienza non neutrale, gli interessi segreti degli stati, le possibili deviazioni di parti dell’apparato di sicurezza, ecc. Con un budget di oltre 50 milioni di dollari, un paio di sceneggiatori di ottimo mestiere come Lawrence Dworet e Robert Roy Pool, un regista abile nel gestire questo tipo di storie come Wolfgang Petersen e un cast di tutto rispetto il film ha un solo nemico: la fretta. La Warner Brothers, infatti, deve battere sul tempo la 20th Century Fox che sta lavorando su una storia simile e ha già mobilitato i media per supportarne l’uscita. Il produttore Arnold Kopelson non ammette scuse, i tempi di lavorazione devono essere rispettati scrupolosamente, pena il fallimento dell’intera operazione. Forse per questa ragione sceneggiatori e registi scelgono la strada delle semplificazioni dei caratteri tipiche dei film di genere disegnando un cattivo senza tentennamenti come il generale Donald McClintok e un buono senza macchia né paura come il colonnello Sam Daniels. In ossequio ai “codici di genere” inventano poi un personaggio di collegamento tra i due più pavido che malvagio e con qualche sussulto di coscienza come il generale Billy Ford. Per i cinefili non mancano poi citazioni interessanti. L’arrivo del virus dallo Zaire sul suolo statunitense e la sua prima istallazione in una cittadina californiana ignara e impreparata ricalca la sceneggiatura di Aracnofobia di Frank Marshall, mentre il confronto finale tra i due generali interpretati da Donald Surherland e Morgan Freeman regala espliciti agganci a quello tra i Burt Lancaster e Kirk Douglas in Sette giorni a maggio di John Frankenheimer.
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inesperto
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lunedì 23 novembre 2020
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occhio alle scimmie!
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Forse non il massimo da guardare ai tempi del Covid19, per quanto le vicende siano sufficientemente diverse da potersi discostare emotivamente senza grossi contraccolpi psicologici. Un pericolosissimo virus viene scoperto in un piccolo villaggio africano; la sua trasmissibilità avviene per contatto umano però il tasso di mortalità è del 100%, così l'esercito USA decide di radere al suolo l'intero villaggio con una bomba che brucia qualsiasi cosa vivente incontri nel suo raggio d'azione: uomini, bestie, batteri, virus... 30 anni dopo, il virus si ripresenta in un altro villaggio, sempre in Africa, ma questa volta il caso vuole che il portatore, una scimmietta, venga prelevato da un mercante di animali esotici e portato negli USA a fini di lucro; inevitabile, a questo punto, l'epidemia.
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Forse non il massimo da guardare ai tempi del Covid19, per quanto le vicende siano sufficientemente diverse da potersi discostare emotivamente senza grossi contraccolpi psicologici. Un pericolosissimo virus viene scoperto in un piccolo villaggio africano; la sua trasmissibilità avviene per contatto umano però il tasso di mortalità è del 100%, così l'esercito USA decide di radere al suolo l'intero villaggio con una bomba che brucia qualsiasi cosa vivente incontri nel suo raggio d'azione: uomini, bestie, batteri, virus... 30 anni dopo, il virus si ripresenta in un altro villaggio, sempre in Africa, ma questa volta il caso vuole che il portatore, una scimmietta, venga prelevato da un mercante di animali esotici e portato negli USA a fini di lucro; inevitabile, a questo punto, l'epidemia. Lo svolgimento è ordinarieggiante: lo scienziato illuminato ma inascoltato, l'ex compagna (nel lavoro e nella vita) e i suoi colleghi-amici tentano di salvare la situazione provando a superare gli ostacoli provenienti dall'alto della gerarchia militare e politica; la scoperta che in realtà il virus era fin dal principio un'arma biologica yankee, già corredata di antidoto; infine, la mutazione del virus che passa da un contagio di contatto ad uno di tipo aerobico.
Trattasi di un buon prodotto, tipico di quegli anni in cui vedevano grande successo tutti i film appartenenti al filone catastrofista. Il cast è notevole, per quanto poco sottoposto a grandi sforzi recitativi.
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