veritas
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martedì 14 aprile 2009
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gioventù bruciata
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premettendo che ho più e meno la stessa età dei protagonisti (15 anni), mi sono ritrovata a comparare davvero i reali comportamenti che ho osservato nei miei coetanei e quelli del bronx di più dieci anni fa. Ebbene, quello che ne ho dedotto è una cruda, soprendente somiglianza. Non solo poi nei ceti meno abbienti, una situazione analoga è rintracciabile nella noia, nella vita dominata dai media e dalla ipocrisia benpensante della borghesia. Era il 95', ed era New York. Cambia il luogo, il tempo. Cambia la musica, cambia la moda, cambia il gergo. Ma lo specchio di una gioventù sempre sola e caduta. I valori? Per noi la parola valore è una parola vuota. Gli adulti possono continuare a ripeterla con estenuante logorroicità, ma il significato continua a sfuggirci.
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premettendo che ho più e meno la stessa età dei protagonisti (15 anni), mi sono ritrovata a comparare davvero i reali comportamenti che ho osservato nei miei coetanei e quelli del bronx di più dieci anni fa. Ebbene, quello che ne ho dedotto è una cruda, soprendente somiglianza. Non solo poi nei ceti meno abbienti, una situazione analoga è rintracciabile nella noia, nella vita dominata dai media e dalla ipocrisia benpensante della borghesia. Era il 95', ed era New York. Cambia il luogo, il tempo. Cambia la musica, cambia la moda, cambia il gergo. Ma lo specchio di una gioventù sempre sola e caduta. I valori? Per noi la parola valore è una parola vuota. Gli adulti possono continuare a ripeterla con estenuante logorroicità, ma il significato continua a sfuggirci. Ci si rifugia quindi nel sesso non protetto, nell'alcol e nella droga. Finisce poi che qualcuno si becca la solita HIV, come Jennie, e a sedicianni ti viene sbattuta davanti alla faccia la fine, la morte, come qualcosa di reale, concreto, tangibile, così improvvisamente e sorprendentemente che ti sembra impossibile accettarla. Ad ogni pensiero essa è presente, è costante, sommerge e ingabbia tutto il resto. Per la prima volta, si fanno i conti con un tempo finito, con un tempo bastardo. Quattro stelle a questo film, perchè ritrae senza veli la realtà, e complimenti alla sceneggiatura di un grande del cinema indipendente degli ultimi anni come Harmony Korine.
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estasimistica
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mercoledì 12 aprile 2017
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kids
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Una giornata coi teenagers dei '90 tra droghe e istinti sessuali da sfamare. Poi c'è il tema dell'AIDS trattato-anzi leggermente accennato sullo sfondo.
Rimango perplesso dalle opere di Clark perchè mi da l'impressione che voglia stupire, shockare ad ogni costo. Certo che anche se un po' gonfiata quella che viene descritta è comunque una realtà oggettiva e contestuale, quindi non so più se sia Clark o la realtà stessa a lasciarmi così, "con lo sbigottimento in faccia".
Clark, Korine, Van Sant, la trinità del peggio tutta qui riunita e il risultato è mediocre.
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francesca
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lunedì 21 marzo 2005
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opera d'arte?
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Larry Clark cerca la critica o descrive semplicemente menti e comportamenti di teenager anni ’90? Eppure è una realtà, esiste, forse può sembrare una rappresentazione esagerata, ma lo è solo perché compressa in 91 minuti di immagini e discorsi. Ragazzi nel pieno istinto sessuale, il piacere supera ogni ragione, rappresentazione di una parte della nostra evoluzione e di pensieri che ancora la società cerca di nascondere. I miei complimenti a Larry Clark… Un dubbio: inciteremo i nostri eventuali figli adolescenti a partecipare al casting di un film di Clark? Una certezza: se un’opera d’arte si riconosce tale perché trasmette forti emozioni e si distingue da ogni altra idea, allora questo film ne ha tutti i requisiti.
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gianleo67
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lunedì 17 agosto 2015
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cercasi telly...disperatamente!
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Telly e Casper sono due adolescenti, poco più che bambini, che trascorrono le loro giornate bighellonando per la periferia New York e frequentando una vasta comunità di sbandati come loro, dediti al consumo di droga e alcol ed ad una sconsiderata e irresponsabile promiscuità sessuale. Quando Jennie scopre per caso che il suo primo e unico rapporto sessuale con Telly gli è costato la sieropositività all'HIV, inizia una lunga maratona alla ricerca del ragazzo che, tra locali notturni e feste private, la porterà a scoprire di non essere la sola vittima del suo giovane ed inconsapevole untore.
Opera d'esordio del noto ed importante fotografo americano Larry Clark e prima collaborazione con l'allora 19 enne enfant prodige del cinema indipendente Harmony Korine ('Gummo' - 1997), questo dramma metropolitano del cupio dissolvi si può considerare come uno dei più importanti manifesti di un realismo sociale anni '90 che guardava, con spudorato disincanto e leggerezza di tocco, al degrado irreversibile di una generazione ormai abbandonata a se stessa e smarrita nel tunnel senza uscita della droga e delle malattie sessualmente trasmesse.
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Telly e Casper sono due adolescenti, poco più che bambini, che trascorrono le loro giornate bighellonando per la periferia New York e frequentando una vasta comunità di sbandati come loro, dediti al consumo di droga e alcol ed ad una sconsiderata e irresponsabile promiscuità sessuale. Quando Jennie scopre per caso che il suo primo e unico rapporto sessuale con Telly gli è costato la sieropositività all'HIV, inizia una lunga maratona alla ricerca del ragazzo che, tra locali notturni e feste private, la porterà a scoprire di non essere la sola vittima del suo giovane ed inconsapevole untore.
Opera d'esordio del noto ed importante fotografo americano Larry Clark e prima collaborazione con l'allora 19 enne enfant prodige del cinema indipendente Harmony Korine ('Gummo' - 1997), questo dramma metropolitano del cupio dissolvi si può considerare come uno dei più importanti manifesti di un realismo sociale anni '90 che guardava, con spudorato disincanto e leggerezza di tocco, al degrado irreversibile di una generazione ormai abbandonata a se stessa e smarrita nel tunnel senza uscita della droga e delle malattie sessualmente trasmesse. A tratti assimilabile ad una sorta di documentario in presa diretta dal chiaro intento pedagogico (con tanto di visita al consultorio dove campeggiano in bella mostra le policrome gigantografie dei profilattici e dove si consuma il dramma paradossale di una iniziazione sessuale non andata a buon fine) e più spesso attraversato da un minimalismo alla Cassavetes sulle voci alternate di uno sfrontato controcanto sulle abitudini sessuali dei giovani newyorkesi, queste storie di adolescenti perdigiorno che affollano lo schermo in un tumulto caotico e disordinato di curiosità lisergiche e rapporti a rischio hanno finito per segnare l'immaginario di un regista che anche nelle opere successive ha mantenuto fede ad uno stile capace di rappresentarne con crudo realismo le irreversibili derive etiche e sociali, cantore di una marginalità culturale dove sono banditi idealismo e sentimenti e dove le pulsioni autodistruttive finiscono per segnare il futuro senza speranza dei suoi immaturi ed incolpevoli protagonisti. Questo studio sociale però sembra restare sugli scudi di una disarmante esteriorità del linguaggio cinematografico, laddove il solito disincanto alla Larry Clark finisce troppo spesso per confinare con la superficialità e la vacuità di uno sguardo registico epidermico sulle realtà giovanili di un'america marginale e periferica, sugli oziosi rituali di una deriva culturale ed etica senza scopo e senza speranza e dove l'omologazione culturale che caratterizza i personaggi ne ridimensione la complessità di caratteri individuali ridotti a figurine bidimensionali nell'inutile chiacchiericcio dei loro soliti ritrovi generazionali (il parco, le feste, i locali, gli infrattamenti). Se è vero che a distanza di anni quella di Clark appare come una ricognizione provocatoria e banalizzante sui mali che sembrano bacare la Grande Mela al tempo dello spauracchio di una nuova pandemia millenaristica e dove pure l'assenza di una centralità del discorso morale appare più come una debolezza di intenti che una neutralità del giudizio critico, resta l'efficacia di un finale dove, nell'orgia di promiscuità di una notte di bagordi serpeggia, silenzioso e terribile, il morbo di una spietata malattia di fine secolo che si abbatte come un'oscura nemesi di morte sui corpi esanimi di bambini incolpevoli. Attori giovani e inesperti utilizzati con una certa sponataneità ed alcune belle promesse del cinema che verrà come Chloë Sevigny e Rosario Dawson. Nella parte di un giovane nerd-pusher occhialuto e compiaciuto ("Sono dei rifiuti suburbani, strafatti di extasy!") anche lo sceneggiatore Harmony Korine che lavorerà con Clark nel successivo e non meno controverso 'Ken Park'. Produce, tra gli altri, Gus Van Sant. Presentato in concorso al 48º Festival di Cannes.
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