the man of steel
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mercoledì 29 dicembre 2010
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non è il padrino
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Il Padrino parte III è un film inutile. E' troppo distaccato dai primi due e la quasi ossessiva ricerca di un parallelismo con la prima e la seconda parte è fastidiosa, non fa altro che alllontanarlo dai capolavori capostipiti. Non è un brutto film tuttavia non si può dire che sia un film de Il Padrino. Al Pacino è sempre bravo certo però si comporta troppo diversamente, non sto parlando di quello che fa ma della sua personalità, dei suoi modi e di come si relaziona con gli altri. Gli affari con il Vaticano sono fuori luogo così come lo sono gli ambienti religiosi, l'uccisione con gli occhiali, l'avvelenamento col cannolo siciliano e anche l'ultima sconnessissima scena della morte di Michael che presa in sè è ottima ma in relazione col resto è pessima.
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Il Padrino parte III è un film inutile. E' troppo distaccato dai primi due e la quasi ossessiva ricerca di un parallelismo con la prima e la seconda parte è fastidiosa, non fa altro che alllontanarlo dai capolavori capostipiti. Non è un brutto film tuttavia non si può dire che sia un film de Il Padrino. Al Pacino è sempre bravo certo però si comporta troppo diversamente, non sto parlando di quello che fa ma della sua personalità, dei suoi modi e di come si relaziona con gli altri. Gli affari con il Vaticano sono fuori luogo così come lo sono gli ambienti religiosi, l'uccisione con gli occhiali, l'avvelenamento col cannolo siciliano e anche l'ultima sconnessissima scena della morte di Michael che presa in sè è ottima ma in relazione col resto è pessima. L'urlo finale di Al Pacino l'ho trovato grottesco, come se Coppola avesse la macchina da presa attratta come una calamita dal dolore dell'attore che è pura astrazione, una scena bruttissima nella sua bellezza barocca, un'oscenità di recitazione teatrale propria dei film di serie B a basso costo e di pessima qualità. Con la firma di Coppola tutto luccica agli occhi dei finti cinefili. Invece questo film non è di Coppola nemmeno nei titoli di coda. Uno stile troppo separato da quello anni '70. Un film dettato dal commercio e (GUARDACASO) non al livello dei primi due capitoli. Preso separatamente non è un brutto film ma davanti all'inevitabile paragone con i fratelli maggiori vincitori dell'Oscar crolla inesorabilmente. Potrebbe averlo diretto chiunque. Sopravvlutatissimo solo perchè di Coppola.
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robert pocket
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lunedì 20 agosto 2007
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sontuosa confezione per l'ultimo atto della saga
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Terzo e ultimo atto della celeberrima saga iniziata nel 1972 e proseguita nel 1974 questo "Padrino parte III" (1990) ha nel personaggio del bravissimo Andy Garcia (nomination all'Oscar 1991 e guarda caso piu' credibile come criminale che non nei panni del tutore della legge ne "Gli Intoccabili") il vero motore di tutto il film. Inutile invece soffermarsi sulle ormai stranote porcate perpetrate dal Vaticano. Coppola comunque lo giro' unicamente sotto pressione della Paramount e in parte per ripianare ai debiti del fallimentare "Tucker" (1988). Cio' non toglie che la confezione sia comunque sontuosa (colonna sonora di Carmine Coppola con innesti di Nino Rota e Pietro Mascagni e costumi di Milena Canonero) tanto da far meritare al film ben sette nomination all'Oscar.
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Terzo e ultimo atto della celeberrima saga iniziata nel 1972 e proseguita nel 1974 questo "Padrino parte III" (1990) ha nel personaggio del bravissimo Andy Garcia (nomination all'Oscar 1991 e guarda caso piu' credibile come criminale che non nei panni del tutore della legge ne "Gli Intoccabili") il vero motore di tutto il film. Inutile invece soffermarsi sulle ormai stranote porcate perpetrate dal Vaticano. Coppola comunque lo giro' unicamente sotto pressione della Paramount e in parte per ripianare ai debiti del fallimentare "Tucker" (1988). Cio' non toglie che la confezione sia comunque sontuosa (colonna sonora di Carmine Coppola con innesti di Nino Rota e Pietro Mascagni e costumi di Milena Canonero) tanto da far meritare al film ben sette nomination all'Oscar. Da segnalare infine lo straziante finale con l'"Intermezzo" della "Cavalleria Rusticana" di Mascagni a suggello dell'ineluttabilita' degli eventi che si ripetono con agghiacciante frequenza nella famiglia Corleone. Memorabile inoltre il viscido Eli Wallach e sensuale la dolcissima Sofia Coppola la quale, premiata ingiustamente con un Razzie Award, non ha fatto per nulla rimpiangere ne il "sogno proibito" di Coppola Julia Roberts che era stata la prima scelta per il ruolo di Mary (gia' impegnata pero' tra "Pretty Woman" e "Linea Mortale")ne Winona Ryder la quale, partita per Roma per iniziare le riprese accompagnata dal suo allora fidanzato Johnny Depp, e' stata poi costretta, subito dopo l' arrivo, ad abbandonare le riprese per tornarsene in America causa gastrite (e proprio a causa delle riprese imminenti Coppola fu alla fine costretto a ripiegare su sua figlia che aveva gia' diretto in un paio di pellicole). Un'ultima (triste) curiosita': sempre per la parte di Mary avrebbe dovuto sostenere un provino l'attrice Rebecca Schaffer la quale pero' manco' all'appuntamento per colpa di uno squilibrato (del quale non voglio nemmeno fare il nome perche' certa gente non merita nemmeno di essere citata) che le sparo' stroncandole in un solo colpo vita e una carriera promettente.
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(di mauro)
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gigi
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mercoledì 19 dicembre 2007
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odore di melodramma
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Si respira fortissimo l'odore del grande melodramma italiano nell'ultimo capitolo della saga dei Corleone. Nella sequenza finale (quella della Cavalleria rusticana al Massimo di Palermo e del perfetto montaggio incrociato) questo profumo diventa soffocante e quasi acre quando si unisce all'odore del sangue delle vittime illustri, cadute sotto i colpi dei sicari mafiosi. L'altro elemento predominante è quello prettamente geografico: facciamo riferimento alla splendida e martoriata terra di sicilia, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per le lumie di pirandelliana memoria,i templi, testimoni di una gloriosa grandezza storica, e, purtroppo, la lupara, simbolo della barbarie di una parte della sua popolazione.
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Si respira fortissimo l'odore del grande melodramma italiano nell'ultimo capitolo della saga dei Corleone. Nella sequenza finale (quella della Cavalleria rusticana al Massimo di Palermo e del perfetto montaggio incrociato) questo profumo diventa soffocante e quasi acre quando si unisce all'odore del sangue delle vittime illustri, cadute sotto i colpi dei sicari mafiosi. L'altro elemento predominante è quello prettamente geografico: facciamo riferimento alla splendida e martoriata terra di sicilia, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per le lumie di pirandelliana memoria,i templi, testimoni di una gloriosa grandezza storica, e, purtroppo, la lupara, simbolo della barbarie di una parte della sua popolazione. E' proprio da una costola di questa porzione degenerata di Trinacria che comincia l' epopea della famiglia Andolini-Corleone, per cui è giusto che in questa assolata isola essa si concluda, con la morte di Michael (Pacino) in una delle scene più struggenti della trilogia, che si avvale della musica di Mascagni a fare da sottofondo. Checché ne dica la critica, che ha violentemente attaccato la pellicola, noi riteniamo che questa invece non sfiguri affatto accanto alle prime due; essa inoltre ci è particolarmente cara, perchè, in fin dei conti, è quella che più appartiene a noi italiani. L'America e hollywood, infatti, appaiono lontani mille miglia, soprattutto nella seconda parte, laddove, sia pure tra ricostruzioni personali ed un pò fantastoriche di vicende realmente accadute ed una visione di Cosa Nostra alquanto demodé e stilizzata, Coppola dipinge perfettamente vizi e virtù del Bel Paese, segnando ancora una volta pagine memorabili di cinema
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renato c.
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domenica 3 gennaio 2010
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la conclusione della saga
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A 15 anni dalla parte II^ Coppola ritorna col terzo episodio della saga, non bello come gli altri due, ma piacevole!
In conclusione, con la morte di Michael Corleone, splendidamente interpretato da Al Pacino, fa vedere che uno che si è buttato in quel tipo di vita, o di "business" come li chiama il protagonista, ha poco da sperare in una possibilità di uscirne fuori e fare la vita da redento, perchè, nonostante la confessione con un futuro papa, quando uno è dentro quegli ingranaggi non riesce più ad uscirne! Il film vorrebbe essere anche romanzo storico, mescolando personaggi relmente esistiti, se pur con nome diverso (Calvi, Marcinkus e lo stesso Giovanni Paolo I° che da cardinale era chiamato Lamberto), e personaggi di pura invenzione.
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A 15 anni dalla parte II^ Coppola ritorna col terzo episodio della saga, non bello come gli altri due, ma piacevole!
In conclusione, con la morte di Michael Corleone, splendidamente interpretato da Al Pacino, fa vedere che uno che si è buttato in quel tipo di vita, o di "business" come li chiama il protagonista, ha poco da sperare in una possibilità di uscirne fuori e fare la vita da redento, perchè, nonostante la confessione con un futuro papa, quando uno è dentro quegli ingranaggi non riesce più ad uscirne! Il film vorrebbe essere anche romanzo storico, mescolando personaggi relmente esistiti, se pur con nome diverso (Calvi, Marcinkus e lo stesso Giovanni Paolo I° che da cardinale era chiamato Lamberto), e personaggi di pura invenzione. Certo che qui Coppola non risparmia niente a nessuno, fa vedere la mafia introdotta fortemente in Vaticano e da credito al fatto che Papa Luciani sia stato veramente avvelenato da parte mafiosa! (L'ipotesi del delitto ha sempre fatto infuriare il fratello del papa, Edoardo Luciani, che ha sempre denunciato la cosa come pura fantasia!)E non risparmia nemmeno Giulio Andreotti inserendo la frase: "Il potere logora chi non ce l'ha!" nel momento di un assasinio!
Bella Sofia Coppola, irriconoscibile Helmut Berger nella parte di Calvi, molto indovinato Raf Vallone nella parte di Giovanni Paolo I°! Commovente la scena finale con la musica della Cavalleria Rusticana!
Nel complesso, una buona conclusione della saga!
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immanuel
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martedì 18 gennaio 2011
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il melodramma mafioso
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In sintonia perfetta con i precedenti due capitoli della trilogia, il sipario del palcoscenico mafioso si spalanca con elementi pregni di significato caratterizzante: il rapporto perbenistico con la religione, la festa di famiglia, attorno alla quale si rafforza il legama della gens, assieme a odori, suoni e simboli di un legame mai interrotto con le radici dell'Italia. Nella rievocazione di queste simbologie si sovrappongono elementi apparentemente estranei, ma che servono a ristabilire le connessioni con la sfera malavitosa, nucleo principale dell'attività e della storia dei Corleone. Il gangster, il padrino, patriarca della famiglia, Michael Corleone, ormai invecchiato e sensibilmente provato dalla malattia e dallo stress di una vita di capomafia usurante, dirige, tra giri di ballo e portate, da abile burattinaio, i fili dell'azienda criminale, ormai forte, ricchissima e influente oltremisura.
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In sintonia perfetta con i precedenti due capitoli della trilogia, il sipario del palcoscenico mafioso si spalanca con elementi pregni di significato caratterizzante: il rapporto perbenistico con la religione, la festa di famiglia, attorno alla quale si rafforza il legama della gens, assieme a odori, suoni e simboli di un legame mai interrotto con le radici dell'Italia. Nella rievocazione di queste simbologie si sovrappongono elementi apparentemente estranei, ma che servono a ristabilire le connessioni con la sfera malavitosa, nucleo principale dell'attività e della storia dei Corleone. Il gangster, il padrino, patriarca della famiglia, Michael Corleone, ormai invecchiato e sensibilmente provato dalla malattia e dallo stress di una vita di capomafia usurante, dirige, tra giri di ballo e portate, da abile burattinaio, i fili dell'azienda criminale, ormai forte, ricchissima e influente oltremisura. Michael, attraverso opportune conoscienze e i suoi strettissmi legami con la Chiesa, dissimulati alle spalle di una grottesca e ipocrita attività filantropica, sta tendando di sottrarre al giogo dell'illiceità la propria famiglia e i propri affari e di indirizzarli verso un definitivo affrancamento dai meccanismi criminali. Eventi imprevisti, tuttavia, lo trattengono in una dimensione dalla quale vorrebbe fuggire, lo costringono a fare dietrofront e a interrompere quel lavacro salvifico funzionale alla redenzione legale, ma non utile nella catarsi delle colpe, dei legami criminali, degli affari sporchi all'interno di un cerchio mafioso dal quale è difficile tirarsi fuori. I Corleone, sul punto di una risolutiva purificazione, sono invece colpiti dalla spada di damocle della guerra tra mafie, che li vede coinvolti e colpiti fin quasi sul ciglio della dissoluzione della rete familiare, pilastro dell'impero economico-malavitoso, e del disgretolamento del business illegale. Michael deve fare i conti con la propria coscienza, è alle prese con il tarlo del rimoso che lo corrode (il dramma dell'uccisione del fratello, i crimini commessi, il "tradimento di sé stesso"), perseguita e intisichisce, insieme ai problemi di salute e alla guerra tra bande ben lungi dall'essere risolta e che non può e non potrà affrontare di petto se non con l'aiuto di colui che diverrà suo figlio d'adozione e futuro capostipite dei Corleone, Vincent Mancini. Accanto alle vicende mafiose si collocano storiee persone chiaramente allusive della realtà storica, come la vicenda della morte sospetta di Giovanni Paolo I, l'oscura figura del capo dello IOR Marcinkus, Licio Gelli e la loggia massonica P2, uniti o disuniti in una struttura centripeta che ci ripropone la trama primaria e i protagonisti dell'intreccio. Quest'ultimo si conclude in tragedia come nella più illustre tradizione del melodramma italiano, sulle note di cavalleria rusticana, lucida connessione al grembo di una sicilia ancestrale e all'embrione del fenomeno mafioso. Sulla scalinata di un teatro, il teatro massimo di Palermo, dalla forme che rievocano una classicità e un passato che stonano terribilmente con le storie di mafia fin li raccontate e che ivi si esauriscono nel modo più crudo e brutale.
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citizenkane
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lunedì 6 novembre 2017
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there is no business like show business
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Decisamente sopravvalutato dalla critica ufficiale questo film è una accozzaglia di luoghi comuni della mafiosità italo-americana.Nonostante un ottimo cast di attori il film non riesce che a ripetere le situazioni tipo già espresse nei primi due capitoli della saga.La festa rimanda al matrimonio di Connie del primo,il viaggio in Sicilia la fuga di Mike in Sicilia del primo etc.etc.La banalità della associazione dramma operistico (Cavalleria di Mascagni)
con la violenza della società dell'onore e fin troppo ovvia oltre al rapporto tra consanguinei (i cugini).Emergono solo l'ottima fotografia e la grande interpretazione di Eli Wallach.Pacino risulta ripetitivo e piatto chiuso in una maschera fissa tra il disgusto e l'orrore.
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Decisamente sopravvalutato dalla critica ufficiale questo film è una accozzaglia di luoghi comuni della mafiosità italo-americana.Nonostante un ottimo cast di attori il film non riesce che a ripetere le situazioni tipo già espresse nei primi due capitoli della saga.La festa rimanda al matrimonio di Connie del primo,il viaggio in Sicilia la fuga di Mike in Sicilia del primo etc.etc.La banalità della associazione dramma operistico (Cavalleria di Mascagni)
con la violenza della società dell'onore e fin troppo ovvia oltre al rapporto tra consanguinei (i cugini).Emergono solo l'ottima fotografia e la grande interpretazione di Eli Wallach.Pacino risulta ripetitivo e piatto chiuso in una maschera fissa tra il disgusto e l'orrore.Il parallelismo con i fatti di cronaca italiana (Scandalo Banco Ambrosiano, Calvi (Helmut Berger?!) etc etc )è quasi fumettistico.La strage dei padrini è una scopiazzata di Scarface di de Palma,l'uccisione di Joey Zaza un altro luogo comune della coppia religiosità-violenza.Uno sciupio di ottini attori che sono costretti a rirecitare la propria parte già delineata nei precedenti.Andy Garcia poco espressivo come sempre (il sorrisetto del bello e niente più)bravina la Coppola ,gli altri uno sciupio di talenti.
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kondor17
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mercoledì 15 aprile 2015
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pacchiano e inutile
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Il film inizia male, continua peggio e si trascina stancamente verso un finale inconcludente. Pessime, nel complesso, le interpretazioni dei protagonisti. E non si tratta di illustri sconosciuti.
Ho rivisto ieri in tv, per la terza volta almeno, questo estenuante lungometraggio di FF Coppola. Brava la giovane Sofia nel ruolo della figlia di Mike Corleone, un padrino dimesso e stanco, un Al Pacino in una delle sue peggiori interpretazioni. Ma anche Andy Garcia, Joe Mantegna e il resto della banda non è che alzino la media.
Peccato: il romanzo, gli attori, il regista, il budget, il tempo per realizzarlo... le premesse c'erano tutte affinché si potesse scrivere un ultimo capitolo degno dei predecessori.
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Il film inizia male, continua peggio e si trascina stancamente verso un finale inconcludente. Pessime, nel complesso, le interpretazioni dei protagonisti. E non si tratta di illustri sconosciuti.
Ho rivisto ieri in tv, per la terza volta almeno, questo estenuante lungometraggio di FF Coppola. Brava la giovane Sofia nel ruolo della figlia di Mike Corleone, un padrino dimesso e stanco, un Al Pacino in una delle sue peggiori interpretazioni. Ma anche Andy Garcia, Joe Mantegna e il resto della banda non è che alzino la media.
Peccato: il romanzo, gli attori, il regista, il budget, il tempo per realizzarlo... le premesse c'erano tutte affinché si potesse scrivere un ultimo capitolo degno dei predecessori. Così non è. Meglio tenersi il ricordo dei primi due e saltare a pie' pari questo. Inutile.
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fabio1957
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giovedì 9 luglio 2015
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non all'altezza dei precedenti
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Francis Ford Coppola è un grande regista,questo è il presupposto da tenere in considerazione quando si commentano i suoi film.Questo sequel del sequel non è sicuramente uno dei suoi lavori migliori, ma è pur sempre un film di qualità.Forse come giustamente ha detto qualcuno, sembra lontano dagli altri due e forse scritto con la mano sinistra.Molto violento,come del resto i precedenti,ha un colore fortemente melodrammatico,Al Pacino strepitoso ad interpretare il boss in caduta libera,con i suoi rimorsi le sue nostalgie,le sue debolezze.Andy Garcia giovanissimo e bellissimo, calato perfettamente nel ruolo del giovane ambizioso,istintivo e crudele.La storia inventata s'incrocia con un fatto di cronaca nera autentico,la morte di papa Luciani,l'intreccio è complesso e non si distingue la finzione,dai fatti.
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Francis Ford Coppola è un grande regista,questo è il presupposto da tenere in considerazione quando si commentano i suoi film.Questo sequel del sequel non è sicuramente uno dei suoi lavori migliori, ma è pur sempre un film di qualità.Forse come giustamente ha detto qualcuno, sembra lontano dagli altri due e forse scritto con la mano sinistra.Molto violento,come del resto i precedenti,ha un colore fortemente melodrammatico,Al Pacino strepitoso ad interpretare il boss in caduta libera,con i suoi rimorsi le sue nostalgie,le sue debolezze.Andy Garcia giovanissimo e bellissimo, calato perfettamente nel ruolo del giovane ambizioso,istintivo e crudele.La storia inventata s'incrocia con un fatto di cronaca nera autentico,la morte di papa Luciani,l'intreccio è complesso e non si distingue la finzione,dai fatti.
Non all'altezza del primo e del secondo ma buono comunque
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alejazz
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giovedì 21 febbraio 2019
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terzo e ultimo capitolo della trilogia di coppola
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Michael Corleone, il noto Padrino affermatosi negli anni, è ormai fisicamente stanco e apparentemente demotivato dal suo business. Non è più Don Michael mandatario di assassini (familiari e non); i suoi interessi si sono spostati verso la sfera del mercato immobiliare, delle quote societarie e sopratutto dei legami con la potenza della Chiesa (il film inzia proprio del Papa Paolo VI che nomina Michael commendatore).
Nonostante il Padrino non riesca più a tenere il polso fermo della situazione, egli deve necessariamente trovare un suo erede. Costui sarà suo nipote, Vincent, figlioccio di Sonny che, inoltre, si innamora perdutamente di Mary (la figlia di Michael!).
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Michael Corleone, il noto Padrino affermatosi negli anni, è ormai fisicamente stanco e apparentemente demotivato dal suo business. Non è più Don Michael mandatario di assassini (familiari e non); i suoi interessi si sono spostati verso la sfera del mercato immobiliare, delle quote societarie e sopratutto dei legami con la potenza della Chiesa (il film inzia proprio del Papa Paolo VI che nomina Michael commendatore).
Nonostante il Padrino non riesca più a tenere il polso fermo della situazione, egli deve necessariamente trovare un suo erede. Costui sarà suo nipote, Vincent, figlioccio di Sonny che, inoltre, si innamora perdutamente di Mary (la figlia di Michael!).
Il film (e quindi la trilogia) termina con un colpo di scena inaspettato. Michael lascerà, successivamente, questa Terra allo stesso modo (analogia?) di come fece diversi anni addietro il padre Vito.
Sebbene al pubblico questo film non sia piaciuto abbastanza e abbia avuto, quindi, un impatto più basso rispetto alle puntate precedenti, è comunque pur sempre un ottimo lavoro del regista Coppola. Egli, oltre ad aver ricamanto ancora una volta una buona trama (con eventi misti a vero come la nomina a Papa di Giovanni Paolo I e l'opera Cavalleria Rusticana al Teatro Massimo), è riuscito a scegliere una colonna sonora degna di aggiudicarsi una candidatura degli Oscar alla pellicola.
In definitiva, per questione anche di completezza, è doveroso concludere la conoscenza di questa trilogia con questo terzo e ultimo atto firmato Francis Ford Coppola.
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mystic
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sabato 28 aprile 2012
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gran finale
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Nel terzo capitolo dedicato ai Corleone, Michael è sedotto da due intenti: allontanarsi definitivamente dagli affari mafiosi e trovare un erede adatto. Ormai vecchio e limitato dai problemi di salute tormenta sè stesso rimuginando il proprio passato; in particolare due eventi lo possiedono: il fallimento dei suoi precedenti matrimoni e l'uccisione del fratello. Arriva così la malinconica decisione di adottare Vincent e di dedicare la vecchiaia alla ricerca della redenzione; tuttavia, quando le buone intenzioni sembrano affermarsi, la svolta: la possibilità di trattare affari con il Vaticano e rientrare nel circolo vizioso. Diretto ancora una volta da Francis Ford Coppola, il Padrino III ha una sola colpa: non ritrae più lo spietato Al Pacino del secondo capitolo o il Marlon Brando del primo film che avevano così appassionato i grandi critici e il pubblico.
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Nel terzo capitolo dedicato ai Corleone, Michael è sedotto da due intenti: allontanarsi definitivamente dagli affari mafiosi e trovare un erede adatto. Ormai vecchio e limitato dai problemi di salute tormenta sè stesso rimuginando il proprio passato; in particolare due eventi lo possiedono: il fallimento dei suoi precedenti matrimoni e l'uccisione del fratello. Arriva così la malinconica decisione di adottare Vincent e di dedicare la vecchiaia alla ricerca della redenzione; tuttavia, quando le buone intenzioni sembrano affermarsi, la svolta: la possibilità di trattare affari con il Vaticano e rientrare nel circolo vizioso. Diretto ancora una volta da Francis Ford Coppola, il Padrino III ha una sola colpa: non ritrae più lo spietato Al Pacino del secondo capitolo o il Marlon Brando del primo film che avevano così appassionato i grandi critici e il pubblico. Nel terzo film Coppola da largo spazio al lato umano di Michael, rendendolo comune a molti anziani che guardano con scetticismo le generazioni successive; nemmeno il ricordo del padre riesce a risvegliare in lui scellerate ambizioni di potere. La terza parte propone un salto temporale non indifferente: è scontato quindi il cambiamento di mentalità e di approccio da parte di tutti i Corleone. Sempre superlativi sono Al Pacino, che conferisce debolezza e instabilità al proprio personaggio, e Andy Garcia, nel ruolo di Vincent. Tragicamente deludente Sofia Coppola, figlia di Francis, preferita a Winona Ryder. Fotografia perfetta e sceneggiatura superba fanno da contorno ad un palpabile perfezionismo alla regia di Coppola. Questo terzo capitolo, prodotto sempre da Paramount, è il sontuoso capolinea della saga più bella di sempre, realizzato seguendo le vicende narrate da Puzo. Nel film si coglie un certo parallelismo con i precedenti capolavori: la sequenza finale del primo film vedeva un Michael incosciente assaporare il crudele potere, nel secondo il padrino è dominato da una vena di nostalgia, pessimismo e rammarico che fanno da tramite alla terza parte, nell'ultimo il protagonista muore in solitudine, abbandonato e umile, con la consapevolezza di aver seguito la via sbagliata per tutta la sua esistenza.
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