great steven
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martedì 15 febbraio 2022
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sul tavolo vecchi rancori e nuovi tradimenti.
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REGALO DI NATALE (IT, 1986) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, CARLO DELLE PIANE, GIANNI CAVINA, ALESSANDRO HABER, GEORGE EASTMAN, KRISTINA SEVIERI, GIANNA PIAZ ● Tre amici di vecchia data (Ugo, Lele e Stefano) decidono di organizzare una partita a poker per la serata di Natale, installandosi nella villa che Stefano si è fatto prestare dalla propria amante. Lele è un nevrotico critico di cinema bistrattato da conoscenti e superiori, e cerca, con una possibile vincita, di guadagnare soldi sufficienti per pubblicare un volume su John Ford; Ugo lavora come annunciatore per una televisione privata, è divorziato e ha quattro figli; Stefano gestisce una palestra e, malgrado la sua relazione clandestina sopracitata, viene palesata la sua omosessualità.
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REGALO DI NATALE (IT, 1986) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, CARLO DELLE PIANE, GIANNI CAVINA, ALESSANDRO HABER, GEORGE EASTMAN, KRISTINA SEVIERI, GIANNA PIAZ ● Tre amici di vecchia data (Ugo, Lele e Stefano) decidono di organizzare una partita a poker per la serata di Natale, installandosi nella villa che Stefano si è fatto prestare dalla propria amante. Lele è un nevrotico critico di cinema bistrattato da conoscenti e superiori, e cerca, con una possibile vincita, di guadagnare soldi sufficienti per pubblicare un volume su John Ford; Ugo lavora come annunciatore per una televisione privata, è divorziato e ha quattro figli; Stefano gestisce una palestra e, malgrado la sua relazione clandestina sopracitata, viene palesata la sua omosessualità. Alla partita viene invitato anche il misterioso avvocato Antonio Sant’Elia, proprietario di una fabbrica di giocattoli elettronici, molto ricco e sul conto del quale si sa soltanto che ama il poker, nonostante il vizio del gioco gli faccia perdere ogni volta ingenti somme. Nessuno dei tre amici possiede però le risorse economiche per fronteggiare la fortuna finanziaria dell’industriale, motivo per cui un quarto amico viene anch’egli invitato a partecipare, e si tratta di Franco, gestore di un importante cinema milanese. Quest’ultimo è particolarmente abile con le carte e, all’apparenza, è anche il solo a poter contrastare sul piano finanziario Sant’Elia. Intenzionato a ristrutturare la sua sala, l’uomo accetta, a patto che ognuno giochi per conto suo, e tale decisione è motivata dal fatto che Franco e Ugo, in un passato più o meno recente, ebbero un aspro disaccordo che Franco non ha ancora perdonato all’amico. Inizia così la partita, e si delineano immediatamente gli unici due avversari: Franco e Sant’Elia. Un duello che favorisce il primo fin dall’inizio, poiché l’avvocato pare non essere un esperto del gioco, il che lo mette in netto svantaggio. Mano dopo mano, Franco si accorge però che la partita è in realtà un regolamento di conti: tant’è che, di fronte a due poste in palio che egli non può permettersi di pagare in caso di sconfitta, decide di chiedere qualche minuto di pausa per poter effettuare la scelta giusta. Lele gli sconsiglia di continuare e viene allontanato dalla sala; in camera da letto lo raggiunge Ugo – il motivo di discordia fra loro era che una ragazza di nome Martina, unica donna davvero amata con passione da Franco, lo avesse tradito proprio con Ugo – e qui sembra avvenire una tiepida rappacificazione. Ma niente da fare: Franco si mostra determinato a sapere quanto ha in mano Sant’Elia. Questi gli propone una sorta di regalo di Natale: l’abbuono del denaro perduto fino a quel momento, a patto di non rivelare le carte con cui lo ha sfidato e andarsene via come se niente fosse accaduto. Franco decide di vedere, e purtroppo è costretto a soccombere di fronte al poker di donne dell’industriale, il quale intasca 500 milioni di lire, l’intera posta in palio accumulata durante la partita. Franco, il mattino successivo, arriva a capire l’inganno: l’avvocato Sant’Elia, fingendosi uno sprovveduto a cui piaceva perdere, era in realtà un baro professionista con cui Ugo ha spartito metà e metà il mezzo miliardo per vendicarsi dell’ex amico; non a caso, l’intera serata era stata organizzata per truffare Franco.
Al suo quattordicesimo film, il bolognese Avati descrive con precisione categorica la realtà della vita di provincia in continuo pomeriggio, senza prendere a pretesto un determinato ambiente, bensì cogliendovi i segnali più importanti e funzionali, utili specialmente a raccontare una struggente storia meno pessimistica di quanto sembra con l’eliminazione di una possibilità di redenzione per i personaggi. Autore anche della sceneggiatura, il regista crea la suspense che è lecito aspettarsi da una sfida a base di poker e ne legittima la tensione narrativa dirigendo straordinariamente un quintetto di attori, tutti con la faccia giusta per il ruolo a ciascuno di loro attribuito. Molto poco approfondite le figure femminili, il che è parzialmente scusabile in una vicenda al maschile dove comunque il sesso opposto fa sentire la sua importanza nei flashback e nelle relazioni sottaciute allo scopo di tenere nascosti i vizi, ma la caratterizzazione dei cinque personaggi principali merita almeno un applauso se si valuta la loro attendibilità (tolto Haber, che interpreta un critico cinematografico troppo stressato e avulso in sé stesso per risultare credibile): Cavina mascalzone imperterrito, Eastman cinico indagatore e, i due più bravi, Abatantuono a briglia stretta e Delle Piane con una sublime mistura di velata arroganza e sottile sarcasmo. Nastro d’Argento ad Abatantuono come attore non protagonista. Coppa Volpi a C. Delle Piane a Venezia 1986. David di Donatello a Riz Ortolani (miglior canzone originale) e Raffaele De Luca (suono).
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mr.rizzus
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lunedì 8 febbraio 2021
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capolavoro
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aristoteles
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mercoledì 16 dicembre 2015
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carlito's way
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Uno dei film più belli di Pupi Avati,il migliore per quanto mi riguarda.
Meravigliose tutte le interpretazioni con un Abatantuono e un Delle Piane a livelli stratosferici.
Sopratutto il mitico Carlo ci regala un personaggio indimenticabile,da gustare fino in fondo,destinato a rimanere a lungo nella memoria di chi ha visto il film.
La sceneggiatura è perfetta,nonostante il film sia quasi tutto girato in una piccola stanza,si riescono a raccontare ,con assoluta dovizia di particolari,vite intere.
Con crudo cinisimo non ci sarà spazio per la bontà,nonostante il Natale incombente,ma piuttosto per una spietata lotta per la sopravvivenza.
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Uno dei film più belli di Pupi Avati,il migliore per quanto mi riguarda.
Meravigliose tutte le interpretazioni con un Abatantuono e un Delle Piane a livelli stratosferici.
Sopratutto il mitico Carlo ci regala un personaggio indimenticabile,da gustare fino in fondo,destinato a rimanere a lungo nella memoria di chi ha visto il film.
La sceneggiatura è perfetta,nonostante il film sia quasi tutto girato in una piccola stanza,si riescono a raccontare ,con assoluta dovizia di particolari,vite intere.
Con crudo cinisimo non ci sarà spazio per la bontà,nonostante il Natale incombente,ma piuttosto per una spietata lotta per la sopravvivenza.
Una dura battaglia all'ultima carta.
Capolavoro italiano,raffinatissimo.
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toty bottalla
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giovedì 16 aprile 2015
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poesia e inganno in un film irripetibile!
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Alcuni amici si riuniscono la notte di natale per giocare a poker...questa, l'estrema sintesi di una storia che in realtà e assai più articolata, il racconto del grande maestro pupi avati è magnetico non c'è dubbio, con un carlo delle piane strepitoso che alimenta il mistero di una realtà poco nobile che come sempre ha a che fare col denaro, bella la presentazione dei personaggi che alcuni flashback durante la partita definiscono chiaramente, sul piatto oltre le fish ci sono le loro vite riflesse, surreale l'atmosfera attorno al tavolo con una tensione emotiva che coinvolge lo spettatore fino a farlo sentire partecipe dell'evento, oltre alla bellezza della fotografia c'è un finale fantastico-thriller che pare essere la vera storia (un pò romanzata) di un evento realmente accaduto, sorprendente la prova di abatantuono, perfette quelle di: haber, cavina e eastman, un piccolo capolavoro italiano irripetibile.
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Alcuni amici si riuniscono la notte di natale per giocare a poker...questa, l'estrema sintesi di una storia che in realtà e assai più articolata, il racconto del grande maestro pupi avati è magnetico non c'è dubbio, con un carlo delle piane strepitoso che alimenta il mistero di una realtà poco nobile che come sempre ha a che fare col denaro, bella la presentazione dei personaggi che alcuni flashback durante la partita definiscono chiaramente, sul piatto oltre le fish ci sono le loro vite riflesse, surreale l'atmosfera attorno al tavolo con una tensione emotiva che coinvolge lo spettatore fino a farlo sentire partecipe dell'evento, oltre alla bellezza della fotografia c'è un finale fantastico-thriller che pare essere la vera storia (un pò romanzata) di un evento realmente accaduto, sorprendente la prova di abatantuono, perfette quelle di: haber, cavina e eastman, un piccolo capolavoro italiano irripetibile. Saluti.
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stefano bruzzone
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venerdì 27 dicembre 2013
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capolavoro
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raffinato pezzo teatrale con 5 protagonisti uno più bravo dell'altro. da delle piane ad abatantuono passando per uno straordinario haber per finire con cavina e eastman nel ruolo di un omosessuale. tutto girato in una notte ed intorno ad un tavolo ove si svolge una partita a poker con esiti, per alcuni, devastanti. una partita che potrebbe sembrare un pretesto per far rincontrare vecchi amici, ma in realtà serve a mettere a posto tante questioni lasciate in sospeso. grandi atmosfere e ambientazioni classiche di un avati in forma smagliante.
Voto: 8
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marco petrini
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mercoledì 25 dicembre 2013
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natale con finale amaro.
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Bellissimo film, i significati sono molti; difficile esprimerli tutti in un commento. Abatantuono notevole in un ruolo inusualmente drammatico, per l'epoca. Delle Piane grande professionista. Avati cosparge il film, che si svolge nella vigilia di Natale, solitamente giorno di atmosfera festiva, di un alone cupo, non tetro, ma presagente un finale amaro, che arriva non inaspettato.
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filippo catani
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mercoledì 17 luglio 2013
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capolavoro della cupidigia
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Quattro "amici" si ritrovano attorno al tabolo da poker la cui passione è cio che più di tutto li unisce. I quattro però hanno preso strade diametralmente diverse nella vita riportando alterne fortune. La sera della vigilia di Natale si ritrovano a giocare con un famoso avvocato che dovrebbe essere un facile pollo da spennare. Le cose saranno molto più complicate.
Davanti a questo splendido film del maestro Pupi Avati non si può che rimanere a bocca aperta e deve essere considerato come un capolavoro. Forse un capolavoro "a rovescio" nel senso che sono avidità, cupidigia e tradimento a fare da fili conduttori. Poi d'altra parte cosa c'è di più dissacrante che giocarsi una partita a poker la vigilia di Natale e senza esclusione di colpi con cifre astronomiche? Al tavolo verde però non si gioca solo a carte; infatti ognuno dei partecipanti porta i propri segreti, bugie, piccolezze e angherie.
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Quattro "amici" si ritrovano attorno al tabolo da poker la cui passione è cio che più di tutto li unisce. I quattro però hanno preso strade diametralmente diverse nella vita riportando alterne fortune. La sera della vigilia di Natale si ritrovano a giocare con un famoso avvocato che dovrebbe essere un facile pollo da spennare. Le cose saranno molto più complicate.
Davanti a questo splendido film del maestro Pupi Avati non si può che rimanere a bocca aperta e deve essere considerato come un capolavoro. Forse un capolavoro "a rovescio" nel senso che sono avidità, cupidigia e tradimento a fare da fili conduttori. Poi d'altra parte cosa c'è di più dissacrante che giocarsi una partita a poker la vigilia di Natale e senza esclusione di colpi con cifre astronomiche? Al tavolo verde però non si gioca solo a carte; infatti ognuno dei partecipanti porta i propri segreti, bugie, piccolezze e angherie. Il tutto però è annebbiato dal gioco (stupenda in questo caso la scena finale dove il personaggio interpretato da Abbatantuono nemmeno riesce a riconoscere l'amore della sua vita che gli passa accanto). Proprio per questo motivo si deve parlare di un gruppo di "amici" tra virgolette; ormai quel tempo è passato e non resta altro che delusioni e il tentativo di rifarsi con le carte. Bellissimo anche il contrasto che più volte viene ribadito fra l'albero di Natale e il tavolo da gioco. Nonostante buona parte del film si svolga con le carte in mano, lo spettatore si immedesima nella partita in attesa di carpirne gli sviluppi tra un bluff e l'altro. Detto del regista, bisogna però ammettere che una grande mano gli arriva anche dal cast con lo straordinario Delle Piane (premiato giustamente a Venezia) che sfida un altrettanto formidabile Abbatantuono (pure lui giustamente premiato con il Nastro d'argento come non protagonista). Insomma un film che ha tanti punti di forza specialmente nello sconvolgente e inquietante finale aperto. Un film da vedere assolutamente.
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dandy
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venerdì 26 ottobre 2012
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buon natale infelice!
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Dieci anni dopo "La casa dalle finestre che ridono"un'altra scommessa azzardata e vinta dal regista,anche sceneggiatore.Un pò un anticipo di 2 anni su "Compagni di scuola"di Verdone,ma affatto divertente.Anche qui abbiamo una rimpatriata di ex amici o suddetti tali,falliti in un modo o nell'altro.E mossi dall'unico interesse del guadagno facile,della prospettiva di riscattare la propria grigia e squallida esistenza,a qualunque costo.Il ricorso ai flashback per spiegare l'origine del rancore tra Franco e Ugo appesantisce la storia,e i personaggi femminili sono tratteggiati in maniera approssimativa.Ma durante tutta la partita (cui Giovanni Bruzzi fu consulente)la tensione si può palpare e il ribaltamento della situazione arriva inatteso.
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Dieci anni dopo "La casa dalle finestre che ridono"un'altra scommessa azzardata e vinta dal regista,anche sceneggiatore.Un pò un anticipo di 2 anni su "Compagni di scuola"di Verdone,ma affatto divertente.Anche qui abbiamo una rimpatriata di ex amici o suddetti tali,falliti in un modo o nell'altro.E mossi dall'unico interesse del guadagno facile,della prospettiva di riscattare la propria grigia e squallida esistenza,a qualunque costo.Il ricorso ai flashback per spiegare l'origine del rancore tra Franco e Ugo appesantisce la storia,e i personaggi femminili sono tratteggiati in maniera approssimativa.Ma durante tutta la partita (cui Giovanni Bruzzi fu consulente)la tensione si può palpare e il ribaltamento della situazione arriva inatteso.L'amarissimo colpo di scena finale non ha perso ancora oggi la sua forza e sgradevolezza.E' il film che ha rivelato le doti drammatiche di Abatantuono(premiato col Nastro d'argento).Il viscido e affettato Delle Piane(inizialmente caratterista "riscoperto"poi ultraquarantenne proprio da Avati)venne premiato a Venezia.Ottimi anche Haber(pateticamente commovente)e Eastman,una volta tanto fuori dalla cricca degli horrorazzi di Joe D'amato e co.Come il già citato "Compagni di scuola",uno dei quadri più coraggiosi,cattivi e precisi sull'Italia provinciale arrogante e patetica di fine anni '80.Musiche come sempre di Riz Ortolani.Purtroppo,Avati ha girato il bruttissimo seguito nel 2004,"La ribvincita di Natale".
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andyflash77
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domenica 29 luglio 2012
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quattro vecchi amici riuniti a natale da un "poker
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Vigilia di Natale, Lele, Ugo, Stefano e Franco, amici di vecchia data, decidono di nascosto delle rispettive famiglie, di riunirsi in una villa per giocare a poker. Alla partita è stato invitato un misterioso e danaroso industriale, l'avvocato Antonio Santelia. Lele è un perdente nato; Ugo, separato da una moglie che non vede mai, così come i quattro figli, è uno sfortunato venditore di articoli per la casa; Stefano è un istruttore di ginnastica in sospetto di omosessualità; Franco è oppresso dai creditori. Si cominciano subito a giocare forti somme: immediatamente si delineano i due veri antagonisti, l'avvocato Santelia e Franco.
Uno dei migliori film di Avati che qui disegna abilmente il profilo di tutti i personaggi, con una crudeltà inusuale.
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Vigilia di Natale, Lele, Ugo, Stefano e Franco, amici di vecchia data, decidono di nascosto delle rispettive famiglie, di riunirsi in una villa per giocare a poker. Alla partita è stato invitato un misterioso e danaroso industriale, l'avvocato Antonio Santelia. Lele è un perdente nato; Ugo, separato da una moglie che non vede mai, così come i quattro figli, è uno sfortunato venditore di articoli per la casa; Stefano è un istruttore di ginnastica in sospetto di omosessualità; Franco è oppresso dai creditori. Si cominciano subito a giocare forti somme: immediatamente si delineano i due veri antagonisti, l'avvocato Santelia e Franco.
Uno dei migliori film di Avati che qui disegna abilmente il profilo di tutti i personaggi, con una crudeltà inusuale. Il regista rilanciò Abatantuono, e Carlo Delle Piane vinse il premio a Venezia come miglior attore.
Una voce fuori campo ci dice che Franco e Ugo fin da bambini erano due veri amici, un sax suona le note sognanti e malinconiche di Riz Ortolani su foto in b/n dei quattro protagonisti.
Bologna 1986. Franco è il proprietario di una sala cinematografica nel centro di Milano, siamo sotto Natale e gli incassi non vanno bene, si paga la crisi crescente del cinema. Ugo è un teleimbonitore di una Tv privata che – dopo aver registrato una patetica puntata natalizia – all’uscita degli studi trova la madre che vorrebbe obbligarlo a trascorrere il Natale con la ex moglie e i quattro figli che non vede da tempo ma ha un appuntamento importante. Lele scrive critiche cinematografiche come vice su un quotidiano ed è scarsamente sconsiderato, ha il compito di accogliere in albergo Franco che alla famiglia inventa una scusa pur di non dire che trascorrerà la notte di Natale a giocare a poker. Stefano fa l’istruttore in una palestra di sua proprietà ed è segretamente omosessuale. Il quinto personaggio è l’avvocato Santelia, un industriale giocatore di poker che ama perdere per passione forti somme da denaro, così riferisce Ugo che lo ha scovato in Emilia Romagna. Franco e Ugo non si parlano da dieci anni e la partita è anche l'occasione per riappacificarsi e sfruttare la bravura del primo per spennare Santelia. L’esercente inizialmente rifiuta la rimpatriata per la presenza dell’ex migliore amico insultando Lele e lasciando smarriti gli amici, poi a sorpresa si presenta alla villa presa in prestito. Dopo i convenevoli la partita ha inizio intervallata da pause, discussioni e ricordi. La sfida ben presto è tra Franco e Santelia e il primo prevale sul secondo. Come le puntate di denaro aumentano l’industriale vince le ultime due mani che mettono al palo Franco facendogli perdere 250 milioni. E’ l’alba, Ugo incassa la sua percentuale dall’avvocato che in verità è un baro professionista, Franco solo e fregato da tutti rientra in hotel.
REGALO DI NATALE è la profanazione della sacralità della notte santa da parte di cinque uomini. Santelia, il presunto pollo da spennare si siede al ristorante della stazione di Bologna, “sono venuto qui perché mi hanno detto che si mangia bene”, ordina tre patate bollite, legge passi del Myricae di Giovanni Pascoli e fissa insistentemente una donna seduta di fronte a cui (partito il marito) chiederà se trattasi di una prostituta. Personaggio viscido, vedovo e divorziato, da alcuni passaggi capiamo essere sessuomane. Lele è il nevrotico del gruppo, imprevedibile e inaffidabile vorrebbe pubblicare un libro su John Ford, in albergo mentre attende Franco saluta Martina, la donna fissata da Santelia al ristorante, la quale prende una stanza con l’amante. Come apprendiamo da alcuni flashback, lei è stata la prima moglie di Franco che tradì con Ugo e da qui il motivo della definitiva rottura dell’amicizia. Franco viene riagganciato semplicemente perché ritenuto molto ricco con la sua sala di Milano, in realtà necessita pure lui di soldi per il restauro etc.
Anche Ugo è con l’acqua alla gola, pieno di debiti e con il posto di lavoro a rischio. Stefano pare il più sereno ma nasconde qualcosa e sta al gioco, al massacro. Il baro nelle battute conclusive della partita al momento di far vedere le sue carte con in palio 250 milioni offre a Franco una terza strada: “Alzarsi, infilarsi il cappotto, risalire sulla sua auto e andarsene, senza aver perduto nulla…non è regolare ma è Natale, voglio farle questo bellissimo regalo”. “Lei dev’essere matto”, replica perplesso Franco. “Lei non saprà mai con quale punto l’ho sfidata a giocarsi 250 milioni…”rilancia Santelia. “Va bene, vedo i suoi 250 milioni”, conclude Franco. “Abbiamo rischiato molto ma ci è andata bene…era insopportabile per lui andarsene senza sapere il mio punto, ci avrebbe ripensato tutta la vita…”, commenta l’avvocato con Ugo mentre firma l’assegno. Dietro queste battute c’è una metafora della vita ed è emblematica la scena finale in cui Franco nel corridoio dell’albergo urta Martina la ex moglie (“l’unica donna che ho veramente amato”) senza riconoscerla. I sentimenti effimeri della vita. Dietro questi amici non c’è più nessuna amicizia, sentimento valore andato a farsi fottere in nome di individualismi-egoismi e dell’avidità. Ciascuno di loro (chi più chi meno, a parte il laido Santelia) vede la partita come traguardo per colmare debiti e/o risanare una vita fallimentare. La cifra preponderante di REGALO DI NATALE, piccolo capolavoro dell’ingegno minimalista di Pupi Avati è la falsità, l’inganno, la meschinità umana una e trina. Non solo solitudini rapaci e senza scrupoli, ma anche metafora potente sugli anni ottanta (sempre attuali) “assetati di soldi e dimentichi di certi valori primari” e, tra le altre cose, satira velata sulla televisione che ha invaso le nostre vite con le trasmissioni finte (il buon Natale Ronova cantato da Ugo e il vi vogliamo bene all’indirizzo degli spettatori) o che deve riempire per forza (Lele che la guarda mentre attende Franco e l’inserviente dell’albergo che la accende all’arrivo del cliente in camera). Del Natale alla fin fine rimane solo un albero illuminato in giardino da spegnere con un clic. Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Gianni Cavina, George Eastman e Alessandro Haber straordinari.
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jonny24
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domenica 8 gennaio 2012
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il film è un capolavoro
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il film è un capolavoro per la tensione del ritmo narrativo, per le pause e soprattutto per la straordinaria interpretazione di Carlo Delle Piane che giocando la parte del timido e dello sprovveduto mette in sacco tutti gli altri soprattutto l'alterigia di Diego che crede di essere un grande giocatore e di poter sfruttare un "pollo" senza accrogersi che il "pollo" è propprio lui e ne paga pesantemente le spese. La morale può sembrare ovvia ma è evangelica: chi si umilia sarà esaltato, se si può parlare di morale in una partita a poker dove vince sempre il più forte e il più spregiudicato.
[+] bellissimo film senz''altro.
(di no_data)
[ - ] bellissimo film senz''altro.
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