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albert
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domenica 5 gennaio 2025
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attenti al lupo!
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Un horror del 1981 diretto da quel Landis di "The blues brothers" e di "Animal house", deve per forza avere caratteristiche tutte sue. Il protagonista è un giovane che diventa lupo mannaro dopo essere stato morso da uno di essi. Bisogna naturalmente tenere in considerazione il fatto che sono passati più di quarant'anni dalla realizzazione del film e quindi qugli effetti speciali che nel 1981 risultarono veramente "speciali" ora non lo sono più. Ma la trasformazione del giovane in lupo mannaro è sorprendente, visto anche che la metamorfosi in letteratura ha una fortissima valenza, a partire dal mondo antico, come dimostrato da Ovidio, Tale scena da' inizio ad una serie di uccisioni da parte del giovane- lupo mannaro.
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Un horror del 1981 diretto da quel Landis di "The blues brothers" e di "Animal house", deve per forza avere caratteristiche tutte sue. Il protagonista è un giovane che diventa lupo mannaro dopo essere stato morso da uno di essi. Bisogna naturalmente tenere in considerazione il fatto che sono passati più di quarant'anni dalla realizzazione del film e quindi qugli effetti speciali che nel 1981 risultarono veramente "speciali" ora non lo sono più. Ma la trasformazione del giovane in lupo mannaro è sorprendente, visto anche che la metamorfosi in letteratura ha una fortissima valenza, a partire dal mondo antico, come dimostrato da Ovidio, Tale scena da' inizio ad una serie di uccisioni da parte del giovane- lupo mannaro. Ed è per questo che il film deve essere considerato un horror a tutti gli effetti, vista la crudezza delle scene che portano alla tragedia finale. La sceneggiatura è vivace e il ritmo incalzante, ma ciò che caratterizza il film è quell'umorismo, marchio di fabbrica di Landis, prima o dopo scene horror, come il ritrovo, in un cinema dove danno un film porno, con l'amico morto e con le vittime delle sue uccisioni. La commistione, del tutto riuscita, tra commedia umoristica e horror fa sì che si possa parlare di un grande film, al cui interno il regista riesce ad inserire anche una storia sentimentale non stonantetra il licantropo e quella che era stata la sua infermiera. Ultimo pregio è quello dell'essenzialita' perché in un'ora e mezzo riesce a dare pieno sviluppo al film senza sbavature.
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gianpaolo
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domenica 26 giugno 2005
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james-whale
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Uno dei migliori Film di "Landis",..il quale riesce felicemente a coniugare i classici elementi del cinema "horror", con quelli della comicità tipica, creando quella che può a tutti gli effetti essere considerata un classico esempio di pellicola "grottesca".
Da sottolineare la bellissima parte iniziale, in cui i due protagonisti entrano in un affollato "Pub"di campagna, restando letteralmente ammutoliti di fronte alla "torrenziale" diffidenza degli avventori.
A mio giudizio, è possibile che il regista per codesta sequenza abbia tratto ispirazione, da una situazione presente nel famoso capolavoro del 1933 del regista "James-Whale" dal titolo: "L'uomo-invisibile",....lo testimoniano le palesi analogìe.
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Uno dei migliori Film di "Landis",..il quale riesce felicemente a coniugare i classici elementi del cinema "horror", con quelli della comicità tipica, creando quella che può a tutti gli effetti essere considerata un classico esempio di pellicola "grottesca".
Da sottolineare la bellissima parte iniziale, in cui i due protagonisti entrano in un affollato "Pub"di campagna, restando letteralmente ammutoliti di fronte alla "torrenziale" diffidenza degli avventori.
A mio giudizio, è possibile che il regista per codesta sequenza abbia tratto ispirazione, da una situazione presente nel famoso capolavoro del 1933 del regista "James-Whale" dal titolo: "L'uomo-invisibile",....lo testimoniano le palesi analogìe.
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freegun
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sabato 16 agosto 2008
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assolutamente da vedere. ironia e suspance
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CAPOLAVORO DI LANDIS. CHI PARLA DI EFFETTI SPECIALI NON ALL'ALTEZZA NON SA QUEL CHE DICE E...LASSU' QUALCUNO LO PERDONERA' ANCHE SE HA DETO UNA CAPPELL4TA GALATTICA
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(di axl rose)
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ibracadabra 8
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venerdì 21 gennaio 2011
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attenti al lupo
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tanto di cappello a j. landis che e' passato ,dal comico piu' demenziale, ad' un'altro film dalle forti tinte orrorifiche (memorabili alcune scene) seppur con un po di humor nero stile britannico............senza ombra di dubbio il piu' bel film sui licantropi, mai realizzato ( MA SECONDO ME SONO CARINI ANCHE "L'ULULATO" E" UNICO INDIZIO LA LUNA PIENA") IL PIU' GRANDE PUNTO A SUO FAVORE , BE' LA METAMORFOSI DEL PROTAGONISTA D.NAUGHTON) ,FOTOGRAMMA X FOTOGRAMMA: E' L' a,b,c del cinema.
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matteo manganelli
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lunedì 13 maggio 2013
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un capolavoro americano a londra
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Pur essendo invecchiato 30 anni il miglior film di Landis rimane godibilissimo anche oggi. Se non sbaglio, fu questa pellicola la fonte di ispirazione che portò Micheal Jackson a mettere nelle mani di Landis il suo video musicale più celebre (forse il più celebre della storia). Pur essendo un horror serissimo, il lupo americano è un personaggio inetto inserito in una serie di situazioni grottesche (come il dialogo con i morti viventi nel cinema porno). A metà tra horror e commedia, dunque, questa pellicola vive di una regia pulita, mai esibizionista, di una colonna sonora meravigliosamente in contrasto con le immagini e di almeno 2 sequenze eccellenti (l'attacco nella brughiera e il finale in Piccadilly Circus, che non spoilero, ma che elogio per la sua cinicità) e della più bella scena di "trasformazione" della storia del cinema che resta efficace e credibile più di quella di molti film dell'ultima decade.
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Pur essendo invecchiato 30 anni il miglior film di Landis rimane godibilissimo anche oggi. Se non sbaglio, fu questa pellicola la fonte di ispirazione che portò Micheal Jackson a mettere nelle mani di Landis il suo video musicale più celebre (forse il più celebre della storia). Pur essendo un horror serissimo, il lupo americano è un personaggio inetto inserito in una serie di situazioni grottesche (come il dialogo con i morti viventi nel cinema porno). A metà tra horror e commedia, dunque, questa pellicola vive di una regia pulita, mai esibizionista, di una colonna sonora meravigliosamente in contrasto con le immagini e di almeno 2 sequenze eccellenti (l'attacco nella brughiera e il finale in Piccadilly Circus, che non spoilero, ma che elogio per la sua cinicità) e della più bella scena di "trasformazione" della storia del cinema che resta efficace e credibile più di quella di molti film dell'ultima decade. Attori sciatti, fatta eccezione per Griffin Dunne, che servono degnamante un mezzo capolavoro degli anni 80, dove il vero protagonista è nascosto furbamente dietro la telecamera.
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byrne
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sabato 24 agosto 2013
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quando landis era una testa
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Un Lupo Mannaro Americano a Londra è un film di capitale importanza. Cult movie per diritto di nascita, fu tra le prime contaminazioni di orrore e tratti farseschi che il cinema ricordi. John Landis non si è più ripetuto a questi livelli, e pochissimi altri registi possono vantare una simile intuizione. Importantissimo notare come il regista che aveva praticamente fondato il genere comico demenziale, scolpendolo a caratteri cubitali nella memoria del suo pubblico con Ridere per ridere, Animal House e The Blues Brothers, lo accosti all'horror senza minimamente miscelarli. Non si tratta di una parodia. Non si tratta di un horror comico. Anzi, è un film dell'orrore classico (e ispirato a livello di morale, come mostrano gli espliciti rimandi, ad illustri predecessori di genere), che mostra la sua debordante modernità nel piglio grottesco e si fregia di una cupezza e di una cattiveria (coraggiosamente, rifletteteci bene!) encomiabili.
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Un Lupo Mannaro Americano a Londra è un film di capitale importanza. Cult movie per diritto di nascita, fu tra le prime contaminazioni di orrore e tratti farseschi che il cinema ricordi. John Landis non si è più ripetuto a questi livelli, e pochissimi altri registi possono vantare una simile intuizione. Importantissimo notare come il regista che aveva praticamente fondato il genere comico demenziale, scolpendolo a caratteri cubitali nella memoria del suo pubblico con Ridere per ridere, Animal House e The Blues Brothers, lo accosti all'horror senza minimamente miscelarli. Non si tratta di una parodia. Non si tratta di un horror comico. Anzi, è un film dell'orrore classico (e ispirato a livello di morale, come mostrano gli espliciti rimandi, ad illustri predecessori di genere), che mostra la sua debordante modernità nel piglio grottesco e si fregia di una cupezza e di una cattiveria (coraggiosamente, rifletteteci bene!) encomiabili. Ampiamente metaforico e metaforizzante, dall'invasione del "corpo estraneo yankee nella gentile terra della regina" (che porta scompiglio e disordine sovvertendo le regole del costume come gli studenti della Animal o i fratelli Blues) alla trasformazione in licantropo restituita alla sua ambiguità sessuale. A tratti esilarante, fino in fondo e senza compromessi, ma pieno di sequenze tra le più inquietanti e disturbanti che l'horror abbia mai prodotto. Da antologia le sequenze iniziali, di sapore volutamente Doyliano ("cos'è? Il cane dei Barkerville?"), straordinarie le apparizioni del putrefatto e sventurato amico del protagonista, pregne di autentico terrore le scene degli incubi, rocambolesche e commoventi quelle finali. Eppure sono altre due le scene che rimangono leggendarie. Innanzitutto la trasformazione che, con la complicità di Rick Baker e dei suoi straordinari effetti speciali, contende a L'ululato di Dante il primato di aver mostrato per la prima volta in piena luce su uno schermo la metamorfosi cinematografica per eccellenza. E poi il grottesco quadretto di zombie nel cinema porno a Piccadilly Circus, unico momento in cui i due binari meravigliosamente paralleli del film di Landis si fondono in un selvaggio ibrido dalle zanne lorde di sangue e dallo splendido senso dell'umorismo. Splendido il cast, geniale la colonna sonora dalle tematiche lunari ("Blue moon" nei titoli di testa). Se volete qualcosa di più, vi si può dire che il film sa anche essere tenero, e alla bisogna realmente drammatico. Se non vi basta, andate a strofinare non so che lampada.
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noia1
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venerdì 2 maggio 2014
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divertente commedia dell’orrore.
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Due americani in vacanza in Inghilterra vengono attaccati da un lupo mannaro, uno diventerà uno zombi mentre l’altro si trasformerà in un famelico lupo mannaro.
Un resoconto di dell’horror in generale, si passano in rassegna tutte le categorie: all’inizio è un film d’atmosfera, poi un film sui fantasmi, un body horror, un mistery e alla fine un tesissimo film di inseguimenti e squartamenti. Abile John Landis nel mescolare il tutto senza sbavature troppo grossolane, forse la trama lascia qualcosa a desiderare ma le continue trovate scandiscono benissimo lo svolgimento evitando così la pesantezza che di solito il genere si porta dietro e alleggerendo la gravità sul dramma che il protagonista vive.
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Due americani in vacanza in Inghilterra vengono attaccati da un lupo mannaro, uno diventerà uno zombi mentre l’altro si trasformerà in un famelico lupo mannaro.
Un resoconto di dell’horror in generale, si passano in rassegna tutte le categorie: all’inizio è un film d’atmosfera, poi un film sui fantasmi, un body horror, un mistery e alla fine un tesissimo film di inseguimenti e squartamenti. Abile John Landis nel mescolare il tutto senza sbavature troppo grossolane, forse la trama lascia qualcosa a desiderare ma le continue trovate scandiscono benissimo lo svolgimento evitando così la pesantezza che di solito il genere si porta dietro e alleggerendo la gravità sul dramma che il protagonista vive. Infine le venature d’ironia disseminate qua e la rendono il tutto gradevolissimo almeno tanto quanto non faccia già il fantastico trucco che si meritò persino un oscar.
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tmpsvita
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lunedì 7 agosto 2017
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tra commedia e horror, cult anni '80
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Ho visto questo film solamente perché un critico italiano che stimo, ovvero Francesco Alò, lo ha definito il suo film preferito e di solito mi trovo d'accordo con i suoi giudizi.
Certo non definirei mai "Un lupo mannaro americano a Londra" il mio film preferito, ma di certo ne sono rimasto felicemente colpito.
Nonostante sia un film di 30 anni fa circa, l'ho trovato genuinamente fresco, traspare perfettamente lo spirito giovanile dell'epoca grazie ad una colonna sonora pop che, per quanto possa sembrare inadeguata per un film del genere, centra perfettamente il mirino e si mescola benissimo con le immagini.
La regia movimentata e un montaggio moderno e talvolta geniale rendendo il ritmo del film estremamente piacevole, leggero tanto da lasciarmi incollato allo schermo per tutta la durata.
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Ho visto questo film solamente perché un critico italiano che stimo, ovvero Francesco Alò, lo ha definito il suo film preferito e di solito mi trovo d'accordo con i suoi giudizi.
Certo non definirei mai "Un lupo mannaro americano a Londra" il mio film preferito, ma di certo ne sono rimasto felicemente colpito.
Nonostante sia un film di 30 anni fa circa, l'ho trovato genuinamente fresco, traspare perfettamente lo spirito giovanile dell'epoca grazie ad una colonna sonora pop che, per quanto possa sembrare inadeguata per un film del genere, centra perfettamente il mirino e si mescola benissimo con le immagini.
La regia movimentata e un montaggio moderno e talvolta geniale rendendo il ritmo del film estremamente piacevole, leggero tanto da lasciarmi incollato allo schermo per tutta la durata.
Gli effetti visivi ed il trucco sono particolarmente all'avanguardia per il tempo (categoria nella quale ha infatti vinto l'Oscar) e tutt'ora gradevoli alla vista anche perché danno al film quel fascino che solo gli horror degli anni '80 hanno.
Davvero un ottimo film diventato giustamente cult negli anni.
VOTO: 8/10
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onufrio
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martedì 5 febbraio 2019
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lupo ululì
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Fra le brughiere di un piccolo paesino inglese si aggira qualcosa di ben più pericoloso del famoso mastino dei Baskerville, un lupo mannaro attacca due giovani turisti americani in cerca di avventure in Europa, uno muore, l'altro ragazzo si salva ma viene morso. Sin dal ricovero in ospedale strane visioni accompagnano la vita del giovane, sino a quando alla prima luna piena la verità verrà fuori. Horror tendente alla commedia, belli gli effetti speciali per la trasformazione in lupo mannaro.
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tom cine
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venerdì 2 maggio 2025
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orrore e ironia sotto la luna piena
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Basta dare un’occhiata alle leggende di tutto il mondo per vedere che, nelle culture di molti popoli, vi è la credenza in esseri umani capaci di tramutarsi in temibili bestie predatrici: nel folklore indiano è presente, per esempio, l’uomo leopardo. Da noi, nella “vecchia” Europa, queste immaginarie creature mutanti, la cui “origine” si perde nella notte dei secoli, sono chiamate licantropi o, più esplicitamente, lupi mannari.
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Basta dare un’occhiata alle leggende di tutto il mondo per vedere che, nelle culture di molti popoli, vi è la credenza in esseri umani capaci di tramutarsi in temibili bestie predatrici: nel folklore indiano è presente, per esempio, l’uomo leopardo. Da noi, nella “vecchia” Europa, queste immaginarie creature mutanti, la cui “origine” si perde nella notte dei secoli, sono chiamate licantropi o, più esplicitamente, lupi mannari. Rappresentano la paura di non riuscire a controllare le nostre pulsioni più violente e pericolose e non è un caso che queste creature tornarono alla ribalta e con un certo successo nel cinema horror dei primi anni’80, quando esplose il “body horror”, cioè una particolare corrente del cinema dell’orrore il cui tema principale è la mancanza di controllo della mente sul corpo e sulla sua trasformazione psicofisica. L’enorme evoluzione degli effetti speciali consentì di mettere in scena spettacolari e orride trasformazioni a vista e diede la possibilità di creare tre film, tutti celebri ,validissimi e molto particolari, incentrati proprio sui licantropi: “L’ululato”, “In compagnia dei lupi” e appunto “Un lupo mannaro americano a Londra”. Di questi tre film, quello di Landis è sicuramente, dal punto di vista narrativo, il più vicino alla rappresentazione che il cinema aveva dato, fino a quel momento, del lupo mannaro e non lo nasconde: ad un certo punto il protagonista fa perfino un riassunto del classico “L’uomo lupo”.
Tuttavia, le innovazioni che questo film porta sono più rilevanti delle situazioni classiche dalle quali parte. Tutta la parte iniziale è una dichiarazione d’intenti fin dalle prime immagini: contribuire alla modernizzazione del genere horror, avviata con “La notte dei morti viventi”, “Rosemary’s baby” e “L’esorcista” e proseguita per tutti gli anni ’70. Il film comincia in un luogo che più classico e gotico non potrebbe essere: la brughiera inglese. Subito dopo, irrompe un elemento moderno (all’epoca): un motocarro sul quale viaggiano quelli che diventeranno i personaggi cardini di tutto il film, Jack e David. I due giovani sono turisti americani e, dopo aver percorso un tratto a piedi (c’è la luna piena e sta scendendo la notte), entrano in una locanda dal nome molto poco promettente (“L’agnello squartato”). I due non sono graditi dagli altri avventori e, dopo una domanda inopportuna avente come oggetto una stella a cinque punte disegnata su una parete, Jack e David vengono cacciati dal locale. Nonostante tutto, ricevono un consiglio: non devono abbandonare il sentiero. Sono due personaggi di un film horror e, ovviamente, non lo seguono e vengono aggrediti da una bestia feroce: Jack muore, David sopravvive ma rimane ferito. Ricoverato in un ospedale di Londra, David apparentemente guarisce. Ma l’iniziale sollievo viene turbato dalle visite del fantasma di Jack che gli intima di togliersi la vita prima del prossimo plenilunio, altrimenti si trasformerà in lupo e ucciderà delle persone. Benché inquietato, David tenta di convincersi che si tratti soltanto di allucinazioni dovute alla morte dell’amico e comincia una storia d’amore con un’infermiera ma, durante una notte di luna piena, la maledizione si rivelerà sanguinosamente reale.
In quale maniera il film rinnovò il genere horror? Inserendo gli archetipi dell’horror gotico tradizionale (anche per questo il film si svolge nella “vecchia” Europa e non nella “nuova” America) in un contesto moderno e innervando il tutto con una sana dose di umorismo nero. L’operazione riuscì pienamente e, ancora oggi, questo film è invecchiato benissimo: riesce a tenersi costantemente in bilico tra l’orrore e la commedia e, su entrambi i fronti, non sbaglia mai, nemmeno per un secondo. L’ironia (Landis veniva dal successo di un film fortemente umoristico come “The Blues Brothers”, un altro cult) che attraversa tutto il film non solo è nerissima e riesce sempre a far sorridere ma, nello stesso tempo, non scalfisce né la tensione delle singole scene né l’ansia montante che si accumula fino all’ultimo fotogramma. Pur essendo ironico, “Un lupo mannaro americano a Londra” è (forse) uno dei film più angosciosi e drammatici del genere horror perché riesce a suscitare, come pochi altri, l’empatia nei confronti del “mostro”: il povero David. La sua incredulità nei confronti della maledizione che l’ha colpito, il conseguente rifiuto di quello che è il suo destino e la sua voglia di sopravvivere nonostante tutto sono reazioni umanamente comprensibili, così come il suo rifugiarsi nell’amore e nelle cure di una donna. Anche per questo la famosa scena della trasformazione (Rick Baker fu giustamente premiato con un Oscar) risulta, ancora oggi, efficace e impressionante: perché comprendiamo la paura del protagonista per quello che gli sta succedendo e ne osserviamo il dolore derivante dal suo corpo che si deforma e si trasforma incontrollatamente. Prima di stupirci con la metamorfosi, insomma, il film lavora sul versante psicologico, favorendo l’immedesimazione anche attraverso due elementi non poco perturbanti: i sogni inquietanti, che preludono alla trasformazione, e la solitudine. Quest’ultimo elemento è accentuato dalla splendida fotografia che usa efficacemente colori “freddi” nelle sequenze ambientate negli interni e negli ambienti cittadini: il protagonista del film non solo è uno sventurato destinato a subire un destino da lupo mannaro, ma è anche un elemento estraneo (fin dal titolo che include “american” e “in London”) destinato a vivere il suo dramma in un ambiente in cui nessuno può (l’infermiera, il dottore) o vuole aiutarlo e dove perfino la sua famiglia è assente. Oltre che un film horror sulla licantropia, “Un lupo mannaro americano a Londra” è un film sulla solitudine umana e sull’ineluttabilità del fato, ma non perde comunque di vista il suo scopo principale: quello di generare, in chi lo guarda, paura e tensione. E ci riesce ancora magnificamente: oggi viene ricordato soprattutto per i suoi effetti speciali e il suo umorismo, ma vale la pena di ricordare tutta la parte iniziale nella brughiera e la scena in cui la mostruosa creatura insegue uno sventurato nei cunicoli della metropolitana londinese. Sono momenti di grande cinema “di paura” e che dimostrano che il film non solo riesce ad usare l’orrore visibile, ma anche a costruire atmosfere inquietanti con quello che si intravede (il mostro ai piedi della scala mobile) o che non si vede affatto (tutta la sequenza che precede il mortale attacco nella brughiera riesce a far torcere lo stomaco per la tensione ricorrendo agli effetti sonori e al fuoricampo). Senza dimenticare, comunque, che questo film usa il tema della licantropia anche per parlare degli impulsi più nascosti e più intimi della psiche umana: lo suggerisce ironicamente e genialmente mettendo, come sfondo dell’atto finale, un cinema a luci rosse.
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