l91
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domenica 7 settembre 2008
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capolavoro con la "c" maiuscola
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Il film è una parodia della società contemporanea dove la televisione è forse il mezzo più semplice per arrivare ad essere qualcuno. Ma è davvero solo questo il messaggio che il regista cerca di trasmettere? Io non credo. Si potrebbe dire che Oltre il Giardino sia la storia di un uomo che non ha aspirazioni, che vive passivamente, che non è propriamente andicappato, ma solo recluso e ingenuo. Quando si ritrova all'improvviso per le vie del mondo, Chance si perde, e ciò è ben comprensibile. O forse il film vuole fare capire come il cursus honorum dei grandi del mondo sia, in fin dei conti, basato sull'idiozia e sul fraintendimento? Oltre il Giardino ci lascia questo interrogativo. sono riscontrabili comunque le grandi interpretazioni di Peter Sellers e Melvyn Douglas.
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Il film è una parodia della società contemporanea dove la televisione è forse il mezzo più semplice per arrivare ad essere qualcuno. Ma è davvero solo questo il messaggio che il regista cerca di trasmettere? Io non credo. Si potrebbe dire che Oltre il Giardino sia la storia di un uomo che non ha aspirazioni, che vive passivamente, che non è propriamente andicappato, ma solo recluso e ingenuo. Quando si ritrova all'improvviso per le vie del mondo, Chance si perde, e ciò è ben comprensibile. O forse il film vuole fare capire come il cursus honorum dei grandi del mondo sia, in fin dei conti, basato sull'idiozia e sul fraintendimento? Oltre il Giardino ci lascia questo interrogativo. sono riscontrabili comunque le grandi interpretazioni di Peter Sellers e Melvyn Douglas. Già nel 1971, dopo aver letto il libro intitolato "presenze", Sellers era deciso a recitare nei panni di Chance ma la produzione ritardò di ben otto anni e venne rimandata al 1979. All'epoca il film fu oltremodo sottovalutato e Sellers non vinse l'oscar cui era candidato. Rimane comunque indiscussa la sua performance resa ancora più grande dalla presenza di Shirley MacLaine, brava attrice già famosa a quei tempi. Ella stessa dirà in seguito a proposito di Sellers: Peter era davvero Chance... Tornando al film, si può dire che ci lascia con una frase molto difficile da interpretare: la vita è uno stato mentale. Queste parole, incise anche sulla lapide di Peter Sellers (1925 - 1980), sono una sintesi del contenuto e del significato del film intero, di quello che vuole e cerca comunicarci. Ognuno di noi interpreta la frase a modo suo, traendo una propria personale conclusione che non si può giudicare oggettivamente nè giusta nè sbagliata. Da notare le stupende colonne sonore, particolarmente espressiva quella composta col pianoforte.
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christian luongo
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mercoledì 26 aprile 2006
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oltre il giardino
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Ashby riesce con una leggerezza ed una sapienza inimitabili a farci gradualmente compenetrare nella visione del mondo di Chance Giardiniere. Lentamente, ma inesorabilmente, lo spettatore è portato ad osservare ed a percepire la realtà attraverso gli occhi ed il corpo di Chance al punto da avvertire una sorta di fastidioso ed irritante imbarazzo per tutta le vacuità e le ampollosità che costellano i riti di una società desolante e priva di senso. Sicchè, ad un certo punto, ci appare evidente che il mondo non è altro che una sorta di giardino primordiale, un Eden forse, nel quale l'uomo, nel senso più alto del termine, non può che esercitare la funzione più alta per la quale è stato chiamato, vale a dire quella di un giardiniere.
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Ashby riesce con una leggerezza ed una sapienza inimitabili a farci gradualmente compenetrare nella visione del mondo di Chance Giardiniere. Lentamente, ma inesorabilmente, lo spettatore è portato ad osservare ed a percepire la realtà attraverso gli occhi ed il corpo di Chance al punto da avvertire una sorta di fastidioso ed irritante imbarazzo per tutta le vacuità e le ampollosità che costellano i riti di una società desolante e priva di senso. Sicchè, ad un certo punto, ci appare evidente che il mondo non è altro che una sorta di giardino primordiale, un Eden forse, nel quale l'uomo, nel senso più alto del termine, non può che esercitare la funzione più alta per la quale è stato chiamato, vale a dire quella di un giardiniere. E questo significa che deve entrare in sincronia ed in armonia con la natura e con i suoi tempi accettando, quindi, l'altalenarsi costante ed immutabile delle stagioni. La realtà, quindi, ci si disvela nella sua terribile semplicità. Ed è in questa prospettiva che il ruolo di Chance assume un significato molto più particolareggiato e pregnante. E' colui che ci risveglia da un torpore che da troppo tempo ha condizionato le nostre coscienze. Nella sua apparente ottusità, egli ci si svela come l'unico che può donare saggezza e buon senso ad un tempo, l'unico che riesce a farci riscoprire il nostro rapporto col mondo. Qualcosa di più di un demiurgo, qualcosa di più di un iniziato. E' egli stesso qualcosa che va al di là della realtà, al di là del bene e del male. Egli non ha natali, non si sa da dove provenga, non ha un passato. Appare all'improvviso, in punta di piedi, ed all'improvviso scompare camminando sulle acque. E' presuntuoso da parte mia, alla luce di tutte queste considerazioni, considerare il film come una sorta di vangelo dei nostri tempi ?
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(di anatradigomma)
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andrea
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martedì 6 marzo 2001
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sembra facile ma non é!!!
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Come moltissimi ottimi film anche questo ha scarsa circolazione in Tv e in cineteca ed è veramente 1 peccato che un piccolo gioiello sia condannato a questa condizione!Sellers e Douglas sono prodigiosi e meritavano entrambi l'Oscar (mi viene alla mente l'altra SCANDALOSA "SVISTA" su Tracy in "Indovina chi viene a cena", suo ultimo film tra l'altro!!!)non al loro livello ma ,come quasi sempre, grandissima la MacLaine.Una giustificazione alla scarsa circolazione della pellicola é probabilmente da imputare al fatto che trattasi di 1 film molto particolare e DIFFICILE (non sempre le 2 cose sono legate, come invece si tende a pensare!!!), difficoltà "subdolamente celata" ad uno spettatore inesperto dall'apparente semplicità che sembra dominarvi!!!
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jw
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domenica 11 gennaio 2009
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la vita è uno sttao mentale
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Un capolavoro! "La vita è uno stato mentale", questa frase citata nel film rappresenta il messaggio principale che, secondo me, il regista ha voluto lanciare. Oltre al discorso della televisione, il giardiniere ha successo e diventa consigliere del Presidente, per la sua estrema semplicità, che non è ingenuità ma purezza d'animo. Lui dice le cose come sono, o come le vede e interpreta, è come un bambino, avendo vissuto per anni completamente isolato dal mondo che lo circonda. E' proprio questa semplicità d'animo che lo farà accettare dal Presidente e, alla fine, lo farà camminare sull'acqua! Molti lo vedono soltanto come una paodia del mondo odierno, io vedo di più in questo film. Il messaggio è simile a quello delle filosofie orientali: "Il mondo è come tu sei".
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Un capolavoro! "La vita è uno stato mentale", questa frase citata nel film rappresenta il messaggio principale che, secondo me, il regista ha voluto lanciare. Oltre al discorso della televisione, il giardiniere ha successo e diventa consigliere del Presidente, per la sua estrema semplicità, che non è ingenuità ma purezza d'animo. Lui dice le cose come sono, o come le vede e interpreta, è come un bambino, avendo vissuto per anni completamente isolato dal mondo che lo circonda. E' proprio questa semplicità d'animo che lo farà accettare dal Presidente e, alla fine, lo farà camminare sull'acqua! Molti lo vedono soltanto come una paodia del mondo odierno, io vedo di più in questo film. Il messaggio è simile a quello delle filosofie orientali: "Il mondo è come tu sei". Il giardiniere viveva nel mondo come se stesse giocando, non come tanti di noi che pianificano, si preoccupano per il futuro, inventano tante bugie o si nascondono dietro maschere. Chance il Giardiniere aveva tolto la maschera!
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mahleriano
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giovedì 19 marzo 2009
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che film meraviglioso!
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E di che portata i suoi messaggi! Al di là delle fin troppo evidenti e splendide satire sulla televisione e sulla politica, oggi forse più che mai attuali, ciò che mi affascina è la continua commedia dei fraintendimenti e le implicazioni che ne derivano, riassunte nella frase finale del film: "la vita è uno stato mentale".
È in fondo interessante notare come alle domande che vengono poste al protagonista egli risponda sempre con la semplicità della sua vera, seppur piccola, esperienza di uomo: il giardino.
La tv è l'unica fonte di "arricchimento" e di vita per un uomo recluso per 50 anni. E diventa il suo "stato mentale", appunto. Ma uno stato che non distorce il semplice mondo interiore di questo uomo puro, e non gli impedisce di distinguere le storture della realtà, col suo ingenuo tentativo di cambiare canale di fronte ad una minaccia di un teppista con un coltello, una volta entrato nella "vera" realtà.
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E di che portata i suoi messaggi! Al di là delle fin troppo evidenti e splendide satire sulla televisione e sulla politica, oggi forse più che mai attuali, ciò che mi affascina è la continua commedia dei fraintendimenti e le implicazioni che ne derivano, riassunte nella frase finale del film: "la vita è uno stato mentale".
È in fondo interessante notare come alle domande che vengono poste al protagonista egli risponda sempre con la semplicità della sua vera, seppur piccola, esperienza di uomo: il giardino.
La tv è l'unica fonte di "arricchimento" e di vita per un uomo recluso per 50 anni. E diventa il suo "stato mentale", appunto. Ma uno stato che non distorce il semplice mondo interiore di questo uomo puro, e non gli impedisce di distinguere le storture della realtà, col suo ingenuo tentativo di cambiare canale di fronte ad una minaccia di un teppista con un coltello, una volta entrato nella "vera" realtà.
Ma qual è la vera realtà, in fondo? Ogni uomo che incontra legge nelle sue semplici risposte ciò che desidera nel profondo (come la donna che si innamorerà di lui e l'industriale che ha mantenuto una sua nobile concezione della vita). O semplicemente il politico, il presidente, che vi legge ciò che più gli fa comodo propagandare per raggiungere i suoi scopi, o la sua "collega di lavoro" che, unica a conoscere la sua vera identità, arriverà a leggere in lui, intervistato alla televisione, il simbolo del potere dei bianchi sui neri. Ognuno vive nel suo "stato mentale".
E ciò porta al riso per l'assurdo e il grottesco delle situazioni e all'ammirazione per il paradisiaco nello stesso tempo. Perché la serenità che quest'uomo porta a sua insaputa nasce dallo stesso candore con cui sfiora e guarda le piante nella scena finale e misura la profondità dell'acqua col suo ombrello mentre ci cammina sopra. Un puro non può avere peso. Un puro è uno spirito che si perde nello specchio d'acqua illuminato. Solo Peter Sellers avrebbe potuto interpretare tutto questo così meravigliosamente. Un attore grandioso.
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cagnozzino
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lunedì 14 febbraio 2005
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puro e ironico
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Che dire?..Il film è un mix di paradossi che conducono lo spettatore ad interrogarsi sul reale significato dei valori comunemente accettati. Cultura, sapere, potere e fama possono appartenere a chiunque sappia coglierli con la propria purezza. Chans, il protagonista, è così distaccato e al di fuori da tutto che....tutto puo! Finanche camminare sull'acqua. La televisione ci è presentata come una congerie di finzioni che, infatti, conduce il protagonista allo straniamento totale. Fino ad arrivare al top dell'assurdo. La sensazione che il film ci lascia è quella di una immensa pace. Un Capolavoro.
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parsifal
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giovedì 30 novembre 2017
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being there, from beyond
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Lo slogan del film , quando venne distribuito nelle sale era " La Vita è uno stato mentale" . Tratto dal romanzo" PRESENZE" di Kosinsky , che curò anche la sceneggiatura, fu una delle più incisive e toccanti interpretazioni di Peter Sellers, che poco dopo passò a miglior vita. La storia è incentrata su un bizzarro protagonista, Chance, giardiniere di mezza età, elegante e molto ingenuo, tanto da sembrare un eterno bambino , mai cresciuto. Ha sempre vissuto nella casa dei suoi datori lavoro, non ha un passato , è privo di legami familiari ed affettivi, e vede il mondo circostante come un caleidoscopio, attraverso il tubo catodico, unico legame che ha con la realtà.
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Lo slogan del film , quando venne distribuito nelle sale era " La Vita è uno stato mentale" . Tratto dal romanzo" PRESENZE" di Kosinsky , che curò anche la sceneggiatura, fu una delle più incisive e toccanti interpretazioni di Peter Sellers, che poco dopo passò a miglior vita. La storia è incentrata su un bizzarro protagonista, Chance, giardiniere di mezza età, elegante e molto ingenuo, tanto da sembrare un eterno bambino , mai cresciuto. Ha sempre vissuto nella casa dei suoi datori lavoro, non ha un passato , è privo di legami familiari ed affettivi, e vede il mondo circostante come un caleidoscopio, attraverso il tubo catodico, unico legame che ha con la realtà. Rimasto senza lavoro a causa della dipartita dei suoi padroni, si ritrova a vagare senza meta ,in una città tentacolare e piena di insidie come Washington. Incontrerà ( nulla avviene a caso) una donna dell'alta società che rimarrà colpita da tanto candore e dalla sincera ingenuità che lo caratterizza. Senza minimamente accorgersene e suo malgrado , diventa demiurgo di un meccanismo surreale che lo rende un personaggio pubblico , senza che lui se ne renda minimamente conto. IL suo candido distacco viene preso per astuzia, strategia, e molti uomini potenti iniziano a far riferimento a lui come consigliere ed addirittura a temerlo. Palese dimostrazione che l'apparenza inganna e ciò che sembra non combacia con ciò che è. questo film è ,oltre ad essere una lode alla purezza d'animo, un ritratto della società contemporanea , fondata sull'apparenza ed incapace di cogliere le numerose sfumature dell'animo umano. Tutta la narrazione è pervasa di un forte spirito fiabesco e ciò che emerge può essere riassunto nel detto zen " IL Non fare, batte il fare". Candore e distacco procedono di pari passo e conducono al successo il protagonista, che non se ne avvede affatto. Intenso , delicato e profondo. Non per tutti.
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lisbeth
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martedì 15 settembre 2009
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being there, nothing
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Chance Giardiniere è un impeccabile cinquantenne,si muove compassato,si veste come un lord inglese con perfetto aplomb da high class,bombetta e ombrello sempre a portata di mano.Per gradi di avvicinamento successivi,capiamo infine trattarsi di un minus habens.Si occupa del giardino nella casa del benefattore, che l’ha accolto bambino e da dove non si è mai mosso.Tutta la sua esperienza del mondo passa dalla televisione, da cui raccoglie messaggi elementari e apprende una gestualità che applica poi meticolosamente alle varie situazioni.La morte del padrone lo proietta nel mondo esterno, di cui dovrebbe capire le regole mai apprese nel guscio ovattato della casa e del giardino.In realtà saranno gli altri a misurarsi con lui,immobile nella sua serena fissità,sempre sorridente o appena perplesso quando qualcuno o qualcosa sembrano spiazzarlo, ma è solo un attimo,subito la sua tranquilla e leggera immersione nel reale riprende e sono gli altri a chiedersi come mai non capiscono niente e lui invece sì.
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Chance Giardiniere è un impeccabile cinquantenne,si muove compassato,si veste come un lord inglese con perfetto aplomb da high class,bombetta e ombrello sempre a portata di mano.Per gradi di avvicinamento successivi,capiamo infine trattarsi di un minus habens.Si occupa del giardino nella casa del benefattore, che l’ha accolto bambino e da dove non si è mai mosso.Tutta la sua esperienza del mondo passa dalla televisione, da cui raccoglie messaggi elementari e apprende una gestualità che applica poi meticolosamente alle varie situazioni.La morte del padrone lo proietta nel mondo esterno, di cui dovrebbe capire le regole mai apprese nel guscio ovattato della casa e del giardino.In realtà saranno gli altri a misurarsi con lui,immobile nella sua serena fissità,sempre sorridente o appena perplesso quando qualcuno o qualcosa sembrano spiazzarlo, ma è solo un attimo,subito la sua tranquilla e leggera immersione nel reale riprende e sono gli altri a chiedersi come mai non capiscono niente e lui invece sì.Scattano qui tutti i paradossi del film,che una regia raffinata conduce con mano leggera,il gioco metaforico è chiaro ma non scoperto,lascia godere del reale trascorrere della vicenda e l’accompagnamento sonoro,con vibrazioni alla Debussy,su cui a tratti si espande l’arrangiamento dell’Also sprach Zarathustra di Eumir Deodato,contrappuntano la pérformance di questa figura non sense,schizzata in puro stile magrittiano.Coerente con i suoi semplici schemi mentali,Chance vive relazioni sociali che filtra,depura, destruttura e riporta alla elementarità di un modo di interazione verbale assolutamente straniante per un mondo in cui le parole sono usate più per nascondere che per rivelare.Il caso lo mette sulla strada della moglie di Ben,magnate d’industria,consigliere del Presidente.Accolto nella loro casa, a contatto con le più alte sfere della finanza e della politica,Chance è un Candide che attraversa con l’ingenuità disarmante di chi ridà il vero nome alle cose tutto quello che gli si para davanti,fino addirittura a camminare,memorabile scena finale,sull’acqua di un laghetto che,dovendo essere attraversato,non gli crea problemi sul“come”,basta fare un passo dopo l’altro,magari girandosi verso lo spettatore,a metà strada,immergendo l’ombrello nell’acqua, quasi a dire “Cosa credete? E’ tutto vero”. Crede infatti,e punta le sue carte su Chance,tutto l’establishment di politici, finanzieri, teste quadre del giornalismo,un milieu di potenti a cui il nostro dice con assoluta naturalezza di non saper né leggere né scrivere,cosa interpretata come segno di saggezza e supremo distacco, studiato autocontrollo,promessa di grande avvenire.Ma il guscio è vuoto, oltre il giardino, being there,non c’è nulla,lo sguardo di Chance si accende di minime pulsazioni solo quando s’impadronisce di un telecomando.Compassato,educato e gentile,in realtà è un manichino cloroformizzato che trent’anni fa forse faceva sorridere,oggi fa paura.La sottile arguzia,l’ironia dei dialoghi,l’eleganza nel cogliere minime sfumature di volti e voci sono un lusso che non possiamo più permetterci,oggi che il massiccio condizionamento delle coscienze ad opera dei mass media e dei centri occulti del potere è fatto compiuto,non possiamo che ribadire, ancora una volta,che solo l’arte può interpretare e precorrere i tempi,a noi semplici uomini tocca subirli.Le ultime parole di Ben,pronunciate dal Presidente al suo funerale, “La vita è uno stato mentale”chiudono il film come un sigillo
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(di tarzanboy)
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luigi chierico
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sabato 30 novembre 2013
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un mondo di loquaci silenzi
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Il film nella sua semplicità e nei suoi paradossi ha tante chiavi di lettura; in esso vi è la saggezza e la filosofia dell’uomo semplice raccontata con tanta ilarità, colta dall’uomo saggio che sa vedere oltre il giardino.
Vado in ordine, il film denuncia la miseria della cultura data attraverso la Tv e i suoi programmi di massa che però raggiungono il 95% d’ascolto per un uomo che non parla.
Si assiste a programmi infantili che non fanno crescere un bambino sino ad un’età più che adulta.
Il parallelismo tra i politici e l’uomo di campagna che ha la saggezza che tutti conosciamo, scarpa grossa cervello fino. Dal mondo contadino apprendiamo che “con il rosso di sera buon tempo si spera”, che ”con un cielo a pecorelle vi sarà acqua a catinelle” e così tante altre proverbiali espressioni.
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Il film nella sua semplicità e nei suoi paradossi ha tante chiavi di lettura; in esso vi è la saggezza e la filosofia dell’uomo semplice raccontata con tanta ilarità, colta dall’uomo saggio che sa vedere oltre il giardino.
Vado in ordine, il film denuncia la miseria della cultura data attraverso la Tv e i suoi programmi di massa che però raggiungono il 95% d’ascolto per un uomo che non parla.
Si assiste a programmi infantili che non fanno crescere un bambino sino ad un’età più che adulta.
Il parallelismo tra i politici e l’uomo di campagna che ha la saggezza che tutti conosciamo, scarpa grossa cervello fino. Dal mondo contadino apprendiamo che “con il rosso di sera buon tempo si spera”, che ”con un cielo a pecorelle vi sarà acqua a catinelle” e così tante altre proverbiali espressioni.
Chi ha letto “La vita segreta dei semi” di J. Silvertown sa bene come le piante possono consigliare ai sapienti e come insegna re a vivere sulla terra e rispettarla.
Gli alberi dalla terra, a rami congiunti, si elevano al cielo e prendono voce.
Romano Battaglia in “Un cuore pulito” scrive: “Il bosco è un’immensa cattedrale verde e il suo mormorio è la voce di Dio”
Un uomo semplice, che non ha conosciuto donne, artigiano della terra, venuto dal nulla, si avvale della sua conoscenza di giardiniere per insegnare ai grandi con linguaggio semplice, come lo sono le parabole, spesso riportate appunto alla vita del pastore e alla terra.
Vi è il contrasto da chi sa tutto sulle piante pur avendo curato un piccolo giardino e chi non sa nulla, o poco, possedendone uno enorme, una vera tenuta.
L’incubo di perdere il potere che fa perdere il sonno.
L’amore negato, la morte a pretesto per trattare gli affari.
Il finale è il suo addio ( l’attore è morto l’anno dopo di questo film, il 24 luglio 1980 ) e lo lascio all’interpretazione dello spettatore.
Peter Seller, noto per la sua comicità esplosiva, è qui di una pacatezza e compostezza estrema, un humour tutto inglese, una maschera facciale che da sola porta a sorridere. Le scene si susseguono inducendo a ridere tanto, come possono ridere i bambini, perché Seller qui è restato bambino, ed il film è dedicato agli uomini semplici.
Valga, una per tutte, la battuta in ascensore “ Fino a quando resterò qui ? finché lo dirà il medico” .
E’ vero che i brevi tratti in ascensore talora sembrano interminabili e dal compagno di viaggio, quasi sempre imbarazzato,è facile sentirsi dire:“ Forse oggi piove “ !!!!, o una banalità del genere.
Peter Seller, come sempre è grande, fantastico ma, per i miei gusti, in questo film, girato un anno prima di morire a 54 anni, ha superato se stesso, e se è vero che non ha mai preso un Oscar è anche vero che forse è l’unico di cui nel 2004 si è fatto un film “ Tu chiamami Peter”.
Shirley MacLaine brillante ammaliatrice, ma a Change Giardiniere mancavano i film d’amore per saper cedere alla sue lusinghe.
chigi
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stefanocapasso
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giovedì 27 febbraio 2014
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la forza della semplicità
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Bella commedia nella sua delicatezza, nella sua ironia e nei suoi significati profondi. Chance il Giardiniere (Peter Sellers), letteralmente nasce alla vita in età adulta, alla morte del suo vecchio padrone, presso il quale ha fatto il giardiniere per tutta la sua vita. Per il mondo non esiste, non ha documenti, non è mai uscito di casa, non sa leggere né scrivere. L’unica cosa che lo attrae magneticamente è la tv, che segue senza staccare gli occhi, imparandone a memoria i contenuti. Visto che la casa viene venduta è costretto ad uscire ed affrontare il mondo. Con i suoi occhi assolutamente puri, ottiene per caso e con grande rapidità un grande successo.
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Bella commedia nella sua delicatezza, nella sua ironia e nei suoi significati profondi. Chance il Giardiniere (Peter Sellers), letteralmente nasce alla vita in età adulta, alla morte del suo vecchio padrone, presso il quale ha fatto il giardiniere per tutta la sua vita. Per il mondo non esiste, non ha documenti, non è mai uscito di casa, non sa leggere né scrivere. L’unica cosa che lo attrae magneticamente è la tv, che segue senza staccare gli occhi, imparandone a memoria i contenuti. Visto che la casa viene venduta è costretto ad uscire ed affrontare il mondo. Con i suoi occhi assolutamente puri, ottiene per caso e con grande rapidità un grande successo. La sua disarmante semplicità, il suo temperamento imperturbabile e di fondo la sua assoluta trasparenza interiore, rendono possibile a chiunque gli si avvicini proiettare su di lui qualsiasi fantasia. Come uno psicoterapeuta diviene oggetto delle visioni personali di chi incontra; le favorisce, col suo limitarsi a riformulare, appunto una tecnica dei professionisti della relazione di aiuto, le affermazioni degli altri, infondendo fiducia e senso di comprensione. E quando esprime una opinione, lo fa con concetti semplici e chiari, che si rifanno al giardinaggio, l’unica cosa che conosce. Agli occhi degli altri è praticamente qualsiasi cosa, a seconda dell’ambiente in cui si trova. Così, se per la vecchia governante nera dove prestava servizio è solo uno stupido ritardato, per gli uomini di stato, è un genio della politica, nel mondo degli affari è un grande uomo di business, e per le sicurezze internazionali è certamente un agente segreto in incognito.
Chance è, come in chiusura di film un attore recita leggendo un necrologio, “uno stato della mente”. Una possibilità, come dice il suo nome, Chance. La piena integrazione con la propria natura, rende possibile vivere al massimo delle proprie possibilità, e diviene una preziosa risorsa trasformativa e di guarigione, per chi sta intorno.
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