steffa
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lunedì 25 dicembre 2023
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acerbo
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film di partenza acerbo che non ha retto il passare degli anni, ad oggi rimane esclusivamente di interesse accademico, l'avvio è vivace con le memorabili scene del violoncello, del rabbino, ed i genitori in maschera ma ben presto si perde e ristagna in un incerto ridondio che diventa monotono ed esclusivamente goliardico, ottima la fotografia, meno curata la colonna sonora, regia a tratti rafazzonata
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parsifal
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venerdì 12 gennaio 2018
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opera prima
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Primo lungometraggio del Genio Comico Woody Allen; realizzato nel 1969, in giovanissima età , possiede già la Vis Comica e l'ironia surreale ed amara che andrà a caratterizzare gran parte della sua vasta produzione cinematografica, che giunge sino al giorno d'oggi. Con stile para. documentaristico, vengono ivi narrate le vicende alterne del goffo Virgil Starkwell, antieroe per eccellenza. Goffo, timidio e votato alla sconfitta in ogni circostanza, fa della sua ridicola presenza la sua bandiera esistenziale, barcamenandosi come può , nelle vicende tumultuose della vita. Ottime trovate surrealii vengono sfornate nel corso della pellicola , come ad esempio l'intervista dei genitori effettuata camuffandoli da Groucho Marx e nonostante ciò assume toni molto marcati, poichè i due iniziano a litigare su chi è il vero responsabile delle disgrazie di Virgil.
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Primo lungometraggio del Genio Comico Woody Allen; realizzato nel 1969, in giovanissima età , possiede già la Vis Comica e l'ironia surreale ed amara che andrà a caratterizzare gran parte della sua vasta produzione cinematografica, che giunge sino al giorno d'oggi. Con stile para. documentaristico, vengono ivi narrate le vicende alterne del goffo Virgil Starkwell, antieroe per eccellenza. Goffo, timidio e votato alla sconfitta in ogni circostanza, fa della sua ridicola presenza la sua bandiera esistenziale, barcamenandosi come può , nelle vicende tumultuose della vita. Ottime trovate surrealii vengono sfornate nel corso della pellicola , come ad esempio l'intervista dei genitori effettuata camuffandoli da Groucho Marx e nonostante ciò assume toni molto marcati, poichè i due iniziano a litigare su chi è il vero responsabile delle disgrazie di Virgil. Costui, avendo una famiglia da mantenere ed essendo disoccupato, decide di darsi al criminie. MA la sua stella nera e l'incapacità di destreggiarsi nella benchè minima avversità , lo conducono ai lavori forzati. Dove si inanelleranno una serie di spassosissime gag, congeniate dalla mente sottile e tagliente di Allen. In effetti, in quest'opera prima , vi è la matrice di gran parte dei suoi lavori a venire; ironia e sarcasmo , gusto del paradosso e del pleonasmo, tratteggiamento delle caratteristiche psicologiche del suo alter ego cinematografico, perennemente inadeguato alla vita e nonostante ciò , sempre pronto ad affrontarla con estrema ironia. Alea Jacta Est.
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blackandwhite
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lunedì 27 novembre 2017
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il rapinatore-proletario
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Secondo me il film non è semplicemente una satira dei reality show o dei film polizieschi... è ironicamente demenziale in superficie, ma tristemente profondo nel significato. Il rapinatore è la trasfigurazione criminale del proletario-tipo. Vorrebbe rubare ai ricchi il necessario per vivere dignitosamente, ma non ha i mezzi per farlo e finisce solo nella rete della giustizia, che lo punisce smisuratamente. Eppure non ha altra scelta che rubare. "Il crimine paga", afferma alla fine, come per dire che arrangiarsi è l'unico modo a disposizione dei poveri per andare avanti in questo mondo di forti diseguaglianze.
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Secondo me il film non è semplicemente una satira dei reality show o dei film polizieschi... è ironicamente demenziale in superficie, ma tristemente profondo nel significato. Il rapinatore è la trasfigurazione criminale del proletario-tipo. Vorrebbe rubare ai ricchi il necessario per vivere dignitosamente, ma non ha i mezzi per farlo e finisce solo nella rete della giustizia, che lo punisce smisuratamente. Eppure non ha altra scelta che rubare. "Il crimine paga", afferma alla fine, come per dire che arrangiarsi è l'unico modo a disposizione dei poveri per andare avanti in questo mondo di forti diseguaglianze.
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great steven
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giovedì 1 dicembre 2016
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la tribolata esistenza di un furbo ladruncolo.
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PRENDI I SOLDI E SCAPPA (USA, 1969) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, JANET MARGOLIN, MARCEL HILLAIRE, JACQUELYN HYDE, LONNY CHAPMAN, JA MERLIN, JAMES ANDERSON, ETHEL SOKOLOW, HENRY LEFF, LOUISE LASSER, JACKSON BECK
Il film è raccontato da una voce narrante maschile sottoforma di falso documentario, incentrato sulla biografia di un personaggio immaginario, il maldestro delinquente di infima categoria Virgil Starkwell.
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PRENDI I SOLDI E SCAPPA (USA, 1969) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, JANET MARGOLIN, MARCEL HILLAIRE, JACQUELYN HYDE, LONNY CHAPMAN, JA MERLIN, JAMES ANDERSON, ETHEL SOKOLOW, HENRY LEFF, LOUISE LASSER, JACKSON BECK
Il film è raccontato da una voce narrante maschile sottoforma di falso documentario, incentrato sulla biografia di un personaggio immaginario, il maldestro delinquente di infima categoria Virgil Starkwell. Si parte dai primi tempi, dalla sua infanzia difficile con un padre padrone e una madre impotente in un quartiere dove la malavita dilaga perfino fra i giovanissimi, per poi proseguire con gli anni della gioventù, in cui il ragazzo tenta con scarsissimo successo la carriera del giocatore di biliardo e quella del violoncellista nella banda comunale. Ma Virgil capisce ben presto che la sua vera vocazione è quella del criminale, pertanto le immagini audiovisive riportano i suoi primi tentativi di rapina. Condannato per la prima volta a scontare una pena detentiva, evade dalla prigione e incontra Louise, ragazza gentile e delicata che lavora in una lavanderia. Dopo qualche serata trascorsa insieme a cenare e passeggiare, l’uomo se ne innamora, ricambiato. Ma il richiamo per la malavita è troppo forte, e Virgil cerca ancora di sfondare nel mondo del crimine: con un biglietto scritto in pessima calligrafia, tenta una rapina ad una banca, ma viene facilmente scoperto e incarcerato di nuovo. Riceve le visite di Louise durante il periodo di detenzione, e riesce del tutto casualmente a fuggire un giorno che i suoi compagni di cella rinunciano a scappare dal carcere per un imprevisto. Nuovamente libero, ma pur sempre ricercato dalle forze dell’ordine, Virgil sposa Louise e ha da lei un bambino. Trova lavoro, grazie ad un rocambolesco sovvertimento di posizioni, in ufficio assicurativo, ma una collega isterica scopre una sua fotografia nell’annuario criminale e minaccia di riconsegnarlo alla polizia se non lui non asseconda i suoi capricci finanziari. Deciso a non buttare via le poche risorse economiche che ancora gli restano, Virgil uccide la donna con due candelotti di dinamite. Costretto a fuggire da un posto all’altro senza fissa dimora per scampare ai poliziotti che continuamente lo inseguono, Virgil non può garantire alla moglie e al figlio il tenore di vita che entrambi desidererebbero, e dilaga nella miseria. Finché non progetta l’ennesima rapina, e questa volta ad una banca federale, ma pure questa fallisce perché, contemporaneamente a Virgil e ai suoi complici, spunta all’improvviso un’altra banda. Imprigionato per la terza volta, lo sfortunato mascalzoncello viene destinato ai lavori forzati, ma riesce ancora una volta a farla franca insieme a cinque compagni di sventura, finché non incontra un pomeriggio un suo vecchio amico, che suonava con lui nella banda anni prima, e che ora, essendo diventato agente dell’FBI, in qualità di tutore della legge lo arresta. Processato per ben cinquantadue diversi reati, Virgil Starkwell è condannato a restare dietro le sbarre ottocento anni. Fa un po’ effetto vedere un film di Allen, qui al suo opus n°2, che ancora non ha i titoli di testa col tipico carattere di scrittura che poi adottò per ogni sua opera da regista, non accompagnati dal motivetto jazz e soprattutto con personaggi non ancora prede di paranoie e nevrosi varie, escluso parzialmente il protagonista, individuo intelligente ma imprevedibile e, per sua disgrazia, con un’inclinazione naturale a cacciarsi nei guai. è comunque una divertente commedia con buoni tempi comici e gag riuscite, anche se lo stile registico e recitativo di Woody è ancora alquanto grezzo e perfezionabile, ma già si intravedono alcuni tratti che poi costituiranno, negli anni a venire, il suo inconfondibile marchio di fabbrica: attenzione alle tematiche sociali dal punto di vista delle fasce più povere e deboli, le difficoltà inevitabili nel rapporto uomo-donna, la critica all’ordine costituito (velata sempre da una dose attenuante di sano umorismo yankee), presenza fitta e corposa di dialoghi, tutti piuttosto concitati e ben orchestrati, e conflittualità forgianti e determinanti nelle relazioni fra i personaggi. L’idea di strutturare la pellicola come un finto documentario biografico trova la sua ideale attuazione nella duplice voce espositiva del narratore e in quella dello stesso Virgil Starkwell, che in fin dei conti è pentito delle proprie malefatte e vorrebbe cambiar vita, ma la tendenza irrefrenabile a sgarrare e infrangere le leggi si rivela puntualmente più forte di lui, fino a soverchiare il suo libero arbitrio e condurlo a vivere bruttissime esperienze, una peggio dell’altra. Buoni i contributi tecnici, da una fotografia discretamente decorativa a un montaggio funzionale che accompagna le sequenze in un road-movie spassoso e gustoso che non si dà pretese eccessive, né mira a polemizzare con toni di superiorità il sistema carcerario statunitense e nemmeno il sogno americano, per quanto le vicende di Starkwell, con intenzione o meno, tendano a minimizzare e addirittura a svilire le concezioni socio-culturali su cui l’american way of life si è sempre fondata. Ma anche in questo sta la bravura, nel 1969 ancora acerba ma già pronta a maturare, in campo artistico e morale, dell’uomo e del cineasta Allen, promotore di un biglietto da visita che lo rende unico nel suo genere, non soltanto nel panorama cinematografico d’oltreoceano.
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filippo catani
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martedì 29 luglio 2014
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gag a ripetizione
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Un giovane ragazzo di Baltimora cerca in tutti i modi di farsi una carriera nel mondo del crimine ma puntualmente i suoi piani si rivelano disastrosi fin quando, arrestato dall'Fbi, viene condannato ad una pena cumulativa di 800 anni.
Primo film di Allen come regista che si diverte a prendere un po' in giro alcuni generi cinematografici. Sotto i colpi della sua ironia pungente finiscono così i film sulle rapine in banca (esilarante la scena in cui tutti i membri della banca cercano di decifrare il bigliettino che avrebbe dovuto innescare la rapina) così come i drammi carcerari (dal maldestro tentativo di fuga fino al vaccino sperimentale che lo tramuta in un rabbino).
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Un giovane ragazzo di Baltimora cerca in tutti i modi di farsi una carriera nel mondo del crimine ma puntualmente i suoi piani si rivelano disastrosi fin quando, arrestato dall'Fbi, viene condannato ad una pena cumulativa di 800 anni.
Primo film di Allen come regista che si diverte a prendere un po' in giro alcuni generi cinematografici. Sotto i colpi della sua ironia pungente finiscono così i film sulle rapine in banca (esilarante la scena in cui tutti i membri della banca cercano di decifrare il bigliettino che avrebbe dovuto innescare la rapina) così come i drammi carcerari (dal maldestro tentativo di fuga fino al vaccino sperimentale che lo tramuta in un rabbino). Notevole anche la sequenza in cui spacciandosi per un membro di un'orchestra parlando con la ragazza di cui si innamorerà passa ore ad interrogarsi su chi sia Mozart. La pellicola è poi interamente condotta secondo lo stile e i canoni del documentario con tanto di interviste alle persone che hanno conosciuto il protagonista e con tanto di camuffamento per i genitori che non volevano farsi riconoscere. Insomma una pura sequenza di fantastiche gag che si susseguono una dopo l'altra e che tengonmo compagnia allo spettatore per tutta la (breve) durata della pellicola. Un Allen da non perdere.
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brando fioravanti
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venerdì 28 marzo 2014
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divertente
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Idea di fondo geniale, ma una comicità fiacca e a tratti decisamente demensiale. Il talento non manca sia da un lato visivo, che nei dialoghi. Interessante la ricerca psicologica nel capire i motivi che spingono a diventare criminale. Allen farà di meglio.
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fedeleto
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sabato 7 aprile 2012
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prendi il successo e facci divertire
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Non e' facile far ridere il pubblico al cinema,ma soprattutto e' ancor piu' difficile farlo ridere con scene che partoriscono un'originalita' degna di nota.Woody Allen dopo tentativi di sceneggiatura (ciao pussycat) andati ottimamente,e la regia-esperimento di CHE FAI RUBI? dirige una commedia strepitosa che diverte e incolla allo schermo grazie anche alla simpatia del grande Woody Allen.La storia incomincia sotto forma di cronaca giornalistica che intervista le persone vicine a Virgil Starkwell,dai primi episodi nella sua infanzia,passando per l'adolescenza fino alla sua eta' piu' matura.Virgil e' un ragazzo che prova ogni modo per rubare ma ogni volta viene arrestato,pertanto attraverso il suo ingegno riesce spesso e volentieri a scappare,del resto riesce anche a trovare il tempo di avere una donna e un bambino,e non sara' facile mantenerli ,ma neanche rientrare e uscire dalla galera,soprattutto se gli danno 800 anni di galera per crimini non cosi alti.
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Non e' facile far ridere il pubblico al cinema,ma soprattutto e' ancor piu' difficile farlo ridere con scene che partoriscono un'originalita' degna di nota.Woody Allen dopo tentativi di sceneggiatura (ciao pussycat) andati ottimamente,e la regia-esperimento di CHE FAI RUBI? dirige una commedia strepitosa che diverte e incolla allo schermo grazie anche alla simpatia del grande Woody Allen.La storia incomincia sotto forma di cronaca giornalistica che intervista le persone vicine a Virgil Starkwell,dai primi episodi nella sua infanzia,passando per l'adolescenza fino alla sua eta' piu' matura.Virgil e' un ragazzo che prova ogni modo per rubare ma ogni volta viene arrestato,pertanto attraverso il suo ingegno riesce spesso e volentieri a scappare,del resto riesce anche a trovare il tempo di avere una donna e un bambino,e non sara' facile mantenerli ,ma neanche rientrare e uscire dalla galera,soprattutto se gli danno 800 anni di galera per crimini non cosi alti.Allen si muove su una sceneggiatura buona fatta da lui e Michey Rose,le gag sono parecchie(la pistola fatta con la saponetta in carcere per scappare si scioglie sotto la pioggia mentre sta' quasi riuscendo a fuggire,la rapina al negozio di animali e la fuga di Virgil inseguito da un gorilla) ma Allen non si limita solo a far ridere ma aggiunge anche elementi di particolare interesse come la psicoanalisi(la spiegazione del perche' Virgil sia attratto dal violoncello),e un altro punto interessante sta' nel fatto di rompere sempre gli occhiali al povero Virgil che indica chiaramente il non vedere,un accecamento da parte della legge che non vuole vedere chiaramente la sua problematica in maniera oggettiva.Fra le scene cult non puo' mancare quella della rapina con il messaggio sul biglietto che il dipendente non capisce e gli altri non capiscono bene,non mancano pertanto riferimenti al cinema di chaplin(la macchina stiratrice) e al cinema dei fratelli marx(il travestimento dei genitori).L'ironia non e' dote di tutti,e Allen se non e' un genio poco ci manca,da vedere e divertirsi ma assolutamente da non sottovalutare perche' come si e' detto sopra non manca anche di elementi che rendono il film brillante e intrinsecamente dotato di buone tematiche ,ma una cosa e' certa commedie di questo tipo non ce ne sono molte.
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nicolas bilchi
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domenica 11 dicembre 2011
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prendi i soldi e scappa.
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In realtà sarebbero 3 stelle e mezzo. Dopo Che fai, rubi?, film molto sperimentale che già mostrava una certa attitudine molto singolare di Woody Allen nel suo rapportarsi alle possibilità d'uso del mezzo cinematografico, il regista debutta per la prima volta con un'opera completa con Prendi i soldi e scappa. La comicità si ricollega in modo molto evidente a quella della sua opera precedente, ma in quest'occasione Allen, potendo servirsi di una scenaggiatura autonoma, è in grado di arricchirla con tutta una serie di elementi che in Che fai, rubi? non potevano necessariamente essere presentati. In questo modo, se la sua prima fatica rappresentava il biglietto da visita di un giovane regista un po' strampalato, ma che aveva ancora tutto da dimostrare, Prendi i soldi e scappa permette già a Woody di imporsi come personalità estreamente creativa, intelligente, abile nel forzare i codici dei vari generi entro i quali si muove, ma soprattutto grande conoscitore della storia del cinema, che riusa rispettosamente in un procedimento che è al contempo di omaggio e di rivisitazione in chiave moderna di forme e tecniche del passato.
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In realtà sarebbero 3 stelle e mezzo. Dopo Che fai, rubi?, film molto sperimentale che già mostrava una certa attitudine molto singolare di Woody Allen nel suo rapportarsi alle possibilità d'uso del mezzo cinematografico, il regista debutta per la prima volta con un'opera completa con Prendi i soldi e scappa. La comicità si ricollega in modo molto evidente a quella della sua opera precedente, ma in quest'occasione Allen, potendo servirsi di una scenaggiatura autonoma, è in grado di arricchirla con tutta una serie di elementi che in Che fai, rubi? non potevano necessariamente essere presentati. In questo modo, se la sua prima fatica rappresentava il biglietto da visita di un giovane regista un po' strampalato, ma che aveva ancora tutto da dimostrare, Prendi i soldi e scappa permette già a Woody di imporsi come personalità estreamente creativa, intelligente, abile nel forzare i codici dei vari generi entro i quali si muove, ma soprattutto grande conoscitore della storia del cinema, che riusa rispettosamente in un procedimento che è al contempo di omaggio e di rivisitazione in chiave moderna di forme e tecniche del passato. Con questo film siamo ben lontani dalle commedia sofisticate cui Allen c'avrebbe abituato in seguito, ma tale considerazione non deve essere necessariamente interpretata come un male: ne risulta infatti uno stile comico più spontaneo, meno logorroico, diretto, quasi slapstick, e tuttavia mai volgare o raffazzonato. Ogni singola battuta è comunque frutto di un preciso lavoro formale: partendo infatti da una struttura documentaristica Allen pone idealmente nello spettatore un insieme di norme codificate che devono essere rispettate affinchè si possa parlare per quell'opera effettivamente di un documentario. Da questo assunto di base il regista si diverte a deformare dall'interno la struttura più superficiale della sua opera, producendo continuamente una netta frattura dialettica tra lo scheletro del film e le sue componenti interne. In termini pratici, non sarebbe accettabile in un documentario la presentazione di episodi, battute e situazioni talmente poco credibili da non essere considerabili come realmente accaduti; facendo proprio questo però Allen riesce a potenziare l'effetto comico enormemente di più di quanto avrebbe potuto presentando il film secondo una struttura narrativa tradizionale, ponendo semplicemente i contesti comici in sequenzialità logico-spaziale-temporale (è interessante notare che tale principio della dialettica come forma più matura del cinema volto a produrre un'emozione deriva addirittura dalla tradizione sovietica della "scuola del montaddio" degli anni '20, a testimonianza delle grandi conoscenze del regista). E poi mille citazioni: dai fratelli Marx a 2001: Odissea nello spazio, da Nick mano fredda agli studi sul montaggio di Kulesov, fino a Quarto potere e a Buster Keaton. Nel momento in cui tutta questa significativa conoscenza del cinema è presentata senza alcuna vanagloria, anzi in modo piuttosto celato e quindi non immediatamente evidente ad un occhio non esperto, essa va a costituire un importante valore aggiunto alla completezza di un'opera che così non risulta chiusa rigidamente in sè stessa ma, aprendosi agli apporti di una decennale tradizione artistica, vuol porsi orgogliosamente (ma anche con un senso di forte gratitudine) come risultato di un lavoro intenso di rielaborazione di contenuti e tecniche preesistenti che, proprio congiungendosi e compenetrandosi reciprocamente, finiscono per assumere, sia su di un piano individuale che collettivo, una forma definitiva completamente nuova. Possiamo dunque ancor parlare di un Woody Allen "parassitario", cioè volto a strutturare i propri film intorno ad una speficica manipolazione di elementi già dati a priori, ma anche in grado di destreggiarsi in modo completamente autonomo nell'ambito della sceneggiatura e della organizzazione compositiva dell'opera, nei confronti della quale non riveste più il ruolo solo di manipolatore (come avveniva in Che fai, rubi?), ma prima di tutto come creatore del materiale stesso che poi si divertirà a modellare a suo modo.
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luca scialò
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venerdì 6 maggio 2011
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il primo divertentissimo film di allen
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Biografia di Virgil Stardwell, omino gracilino di Baltimora che cerca di intraprendere la carriera di malvivente fin dalla tenera età. Alternando arresti e fughe dal carcere, riesce anche a sposarsi. A raccontare le sue imprese i genitori mascheratisi dalla vergogna, la moglie stessa, forze dell'ordine, lo psicologo e altre persone che lo hanno incrociato.
Film divertente, con una serie di gag esilaranti che come ciliege si gustano una dietro l'altra senza sazietà. Primo lungometraggio di Allen da regista, che ne approfitta per avanzare qualche sfottò sia al sistema penitenziario americano che ai gangster. Lo schema delle testimonianze per montare la trama sarà ripreso successivamente da Zelig, un pò più sofisticato e meno comico.
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Biografia di Virgil Stardwell, omino gracilino di Baltimora che cerca di intraprendere la carriera di malvivente fin dalla tenera età. Alternando arresti e fughe dal carcere, riesce anche a sposarsi. A raccontare le sue imprese i genitori mascheratisi dalla vergogna, la moglie stessa, forze dell'ordine, lo psicologo e altre persone che lo hanno incrociato.
Film divertente, con una serie di gag esilaranti che come ciliege si gustano una dietro l'altra senza sazietà. Primo lungometraggio di Allen da regista, che ne approfitta per avanzare qualche sfottò sia al sistema penitenziario americano che ai gangster. Lo schema delle testimonianze per montare la trama sarà ripreso successivamente da Zelig, un pò più sofisticato e meno comico.
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andrea b
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martedì 26 ottobre 2010
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allen non delude neanche al primo film
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Il film è la storia-documentario di Virgil Stardwell, un criminale che intraprende questa strada senza esserne capace.Irriverente e sempre ironico con gag assolutamente degne di nota.Non manca anche nella sua prima pellicola l' autoironia che lo ha caratterizzato in tutte le sue opere.La struttura è quella della parodia che spazia su tutti i generi e gli ambiti senza cadere nel ridicolo.L' umorismo non cessa e non sfocia mai nel volgare.Grandi battute da ricordare con un finale divertente dove Woody Allen conferma di essere il miglior commediografo del cinema moderno.
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