sbattiuovo automatico
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mercoledì 17 gennaio 2007
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quel dannato marchio di fabbrica chiamato allen
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E questo fu l'inizio.
Con Prendi i Soldi e Scappa, difatti, Woody Allen incominciava a lastricare d'oro la strada della sua carriera, una carriera che ha proposto nel corso degli anni sorprese più o meno liete, ma comunque sempre bene accolte dal pubblico (Match Point, per esempio). Il suo primo film rientra invece nella nutritissima categoria PARODIE, appena prima, cronologicamente parlando, del Dittatore dello Stato Libero di Bananas. Dannatamente bravo Allen all'esordio ci propone uno spietato e per qualche verso caustico film in cui si rivolge soprattutto all'imperante mania di fare spettacolo in TV campando e strumentalizzando i drammi della gente comune; e lo fa magistralmente, con quel che di talento e classe, che fa la differenza tra un film "più che discreto" e un "ottimo film".
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E questo fu l'inizio.
Con Prendi i Soldi e Scappa, difatti, Woody Allen incominciava a lastricare d'oro la strada della sua carriera, una carriera che ha proposto nel corso degli anni sorprese più o meno liete, ma comunque sempre bene accolte dal pubblico (Match Point, per esempio). Il suo primo film rientra invece nella nutritissima categoria PARODIE, appena prima, cronologicamente parlando, del Dittatore dello Stato Libero di Bananas. Dannatamente bravo Allen all'esordio ci propone uno spietato e per qualche verso caustico film in cui si rivolge soprattutto all'imperante mania di fare spettacolo in TV campando e strumentalizzando i drammi della gente comune; e lo fa magistralmente, con quel che di talento e classe, che fa la differenza tra un film "più che discreto" e un "ottimo film".
Le scene memorabili si inseguono, si intrecciano (come in ogni film alla Allen) senza pompose e boriose colonne sonore, senza volgarità strappasorrisi, senza criptiche sceneggiature calcate e ricalcate fino all'ilarità, senza furiose regie. Senza di lui sarebbe stato un film originale e carino, ma Woody non manca ne dietro nè davanti alla regia: ci confeziona un grandissimo film apponendovi il suo marchio di fabbrica e così facendo ci strimpella qualche nota sublime del suo genio artistico, con quella sorta di semplicità magica.
Unico difetto: incominci a gustartelo in profondità e già si cala il sipario.
Anche se ripensandoci in questo mondo Allen ci propina ancora una volta una pillola di cultura.
E io non sarò mai stanco di ingerirla.
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andrea b
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martedì 26 ottobre 2010
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allen non delude neanche al primo film
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Il film è la storia-documentario di Virgil Stardwell, un criminale che intraprende questa strada senza esserne capace.Irriverente e sempre ironico con gag assolutamente degne di nota.Non manca anche nella sua prima pellicola l' autoironia che lo ha caratterizzato in tutte le sue opere.La struttura è quella della parodia che spazia su tutti i generi e gli ambiti senza cadere nel ridicolo.L' umorismo non cessa e non sfocia mai nel volgare.Grandi battute da ricordare con un finale divertente dove Woody Allen conferma di essere il miglior commediografo del cinema moderno.
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parsifal
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venerdì 12 gennaio 2018
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opera prima
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Primo lungometraggio del Genio Comico Woody Allen; realizzato nel 1969, in giovanissima età , possiede già la Vis Comica e l'ironia surreale ed amara che andrà a caratterizzare gran parte della sua vasta produzione cinematografica, che giunge sino al giorno d'oggi. Con stile para. documentaristico, vengono ivi narrate le vicende alterne del goffo Virgil Starkwell, antieroe per eccellenza. Goffo, timidio e votato alla sconfitta in ogni circostanza, fa della sua ridicola presenza la sua bandiera esistenziale, barcamenandosi come può , nelle vicende tumultuose della vita. Ottime trovate surrealii vengono sfornate nel corso della pellicola , come ad esempio l'intervista dei genitori effettuata camuffandoli da Groucho Marx e nonostante ciò assume toni molto marcati, poichè i due iniziano a litigare su chi è il vero responsabile delle disgrazie di Virgil.
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Primo lungometraggio del Genio Comico Woody Allen; realizzato nel 1969, in giovanissima età , possiede già la Vis Comica e l'ironia surreale ed amara che andrà a caratterizzare gran parte della sua vasta produzione cinematografica, che giunge sino al giorno d'oggi. Con stile para. documentaristico, vengono ivi narrate le vicende alterne del goffo Virgil Starkwell, antieroe per eccellenza. Goffo, timidio e votato alla sconfitta in ogni circostanza, fa della sua ridicola presenza la sua bandiera esistenziale, barcamenandosi come può , nelle vicende tumultuose della vita. Ottime trovate surrealii vengono sfornate nel corso della pellicola , come ad esempio l'intervista dei genitori effettuata camuffandoli da Groucho Marx e nonostante ciò assume toni molto marcati, poichè i due iniziano a litigare su chi è il vero responsabile delle disgrazie di Virgil. Costui, avendo una famiglia da mantenere ed essendo disoccupato, decide di darsi al criminie. MA la sua stella nera e l'incapacità di destreggiarsi nella benchè minima avversità , lo conducono ai lavori forzati. Dove si inanelleranno una serie di spassosissime gag, congeniate dalla mente sottile e tagliente di Allen. In effetti, in quest'opera prima , vi è la matrice di gran parte dei suoi lavori a venire; ironia e sarcasmo , gusto del paradosso e del pleonasmo, tratteggiamento delle caratteristiche psicologiche del suo alter ego cinematografico, perennemente inadeguato alla vita e nonostante ciò , sempre pronto ad affrontarla con estrema ironia. Alea Jacta Est.
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luca scialò
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venerdì 6 maggio 2011
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il primo divertentissimo film di allen
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Biografia di Virgil Stardwell, omino gracilino di Baltimora che cerca di intraprendere la carriera di malvivente fin dalla tenera età. Alternando arresti e fughe dal carcere, riesce anche a sposarsi. A raccontare le sue imprese i genitori mascheratisi dalla vergogna, la moglie stessa, forze dell'ordine, lo psicologo e altre persone che lo hanno incrociato.
Film divertente, con una serie di gag esilaranti che come ciliege si gustano una dietro l'altra senza sazietà. Primo lungometraggio di Allen da regista, che ne approfitta per avanzare qualche sfottò sia al sistema penitenziario americano che ai gangster. Lo schema delle testimonianze per montare la trama sarà ripreso successivamente da Zelig, un pò più sofisticato e meno comico.
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Biografia di Virgil Stardwell, omino gracilino di Baltimora che cerca di intraprendere la carriera di malvivente fin dalla tenera età. Alternando arresti e fughe dal carcere, riesce anche a sposarsi. A raccontare le sue imprese i genitori mascheratisi dalla vergogna, la moglie stessa, forze dell'ordine, lo psicologo e altre persone che lo hanno incrociato.
Film divertente, con una serie di gag esilaranti che come ciliege si gustano una dietro l'altra senza sazietà. Primo lungometraggio di Allen da regista, che ne approfitta per avanzare qualche sfottò sia al sistema penitenziario americano che ai gangster. Lo schema delle testimonianze per montare la trama sarà ripreso successivamente da Zelig, un pò più sofisticato e meno comico.
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fedeleto
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sabato 7 aprile 2012
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prendi il successo e facci divertire
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Non e' facile far ridere il pubblico al cinema,ma soprattutto e' ancor piu' difficile farlo ridere con scene che partoriscono un'originalita' degna di nota.Woody Allen dopo tentativi di sceneggiatura (ciao pussycat) andati ottimamente,e la regia-esperimento di CHE FAI RUBI? dirige una commedia strepitosa che diverte e incolla allo schermo grazie anche alla simpatia del grande Woody Allen.La storia incomincia sotto forma di cronaca giornalistica che intervista le persone vicine a Virgil Starkwell,dai primi episodi nella sua infanzia,passando per l'adolescenza fino alla sua eta' piu' matura.Virgil e' un ragazzo che prova ogni modo per rubare ma ogni volta viene arrestato,pertanto attraverso il suo ingegno riesce spesso e volentieri a scappare,del resto riesce anche a trovare il tempo di avere una donna e un bambino,e non sara' facile mantenerli ,ma neanche rientrare e uscire dalla galera,soprattutto se gli danno 800 anni di galera per crimini non cosi alti.
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Non e' facile far ridere il pubblico al cinema,ma soprattutto e' ancor piu' difficile farlo ridere con scene che partoriscono un'originalita' degna di nota.Woody Allen dopo tentativi di sceneggiatura (ciao pussycat) andati ottimamente,e la regia-esperimento di CHE FAI RUBI? dirige una commedia strepitosa che diverte e incolla allo schermo grazie anche alla simpatia del grande Woody Allen.La storia incomincia sotto forma di cronaca giornalistica che intervista le persone vicine a Virgil Starkwell,dai primi episodi nella sua infanzia,passando per l'adolescenza fino alla sua eta' piu' matura.Virgil e' un ragazzo che prova ogni modo per rubare ma ogni volta viene arrestato,pertanto attraverso il suo ingegno riesce spesso e volentieri a scappare,del resto riesce anche a trovare il tempo di avere una donna e un bambino,e non sara' facile mantenerli ,ma neanche rientrare e uscire dalla galera,soprattutto se gli danno 800 anni di galera per crimini non cosi alti.Allen si muove su una sceneggiatura buona fatta da lui e Michey Rose,le gag sono parecchie(la pistola fatta con la saponetta in carcere per scappare si scioglie sotto la pioggia mentre sta' quasi riuscendo a fuggire,la rapina al negozio di animali e la fuga di Virgil inseguito da un gorilla) ma Allen non si limita solo a far ridere ma aggiunge anche elementi di particolare interesse come la psicoanalisi(la spiegazione del perche' Virgil sia attratto dal violoncello),e un altro punto interessante sta' nel fatto di rompere sempre gli occhiali al povero Virgil che indica chiaramente il non vedere,un accecamento da parte della legge che non vuole vedere chiaramente la sua problematica in maniera oggettiva.Fra le scene cult non puo' mancare quella della rapina con il messaggio sul biglietto che il dipendente non capisce e gli altri non capiscono bene,non mancano pertanto riferimenti al cinema di chaplin(la macchina stiratrice) e al cinema dei fratelli marx(il travestimento dei genitori).L'ironia non e' dote di tutti,e Allen se non e' un genio poco ci manca,da vedere e divertirsi ma assolutamente da non sottovalutare perche' come si e' detto sopra non manca anche di elementi che rendono il film brillante e intrinsecamente dotato di buone tematiche ,ma una cosa e' certa commedie di questo tipo non ce ne sono molte.
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great steven
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giovedì 1 dicembre 2016
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la tribolata esistenza di un furbo ladruncolo.
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PRENDI I SOLDI E SCAPPA (USA, 1969) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, JANET MARGOLIN, MARCEL HILLAIRE, JACQUELYN HYDE, LONNY CHAPMAN, JA MERLIN, JAMES ANDERSON, ETHEL SOKOLOW, HENRY LEFF, LOUISE LASSER, JACKSON BECK
Il film è raccontato da una voce narrante maschile sottoforma di falso documentario, incentrato sulla biografia di un personaggio immaginario, il maldestro delinquente di infima categoria Virgil Starkwell.
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PRENDI I SOLDI E SCAPPA (USA, 1969) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, JANET MARGOLIN, MARCEL HILLAIRE, JACQUELYN HYDE, LONNY CHAPMAN, JA MERLIN, JAMES ANDERSON, ETHEL SOKOLOW, HENRY LEFF, LOUISE LASSER, JACKSON BECK
Il film è raccontato da una voce narrante maschile sottoforma di falso documentario, incentrato sulla biografia di un personaggio immaginario, il maldestro delinquente di infima categoria Virgil Starkwell. Si parte dai primi tempi, dalla sua infanzia difficile con un padre padrone e una madre impotente in un quartiere dove la malavita dilaga perfino fra i giovanissimi, per poi proseguire con gli anni della gioventù, in cui il ragazzo tenta con scarsissimo successo la carriera del giocatore di biliardo e quella del violoncellista nella banda comunale. Ma Virgil capisce ben presto che la sua vera vocazione è quella del criminale, pertanto le immagini audiovisive riportano i suoi primi tentativi di rapina. Condannato per la prima volta a scontare una pena detentiva, evade dalla prigione e incontra Louise, ragazza gentile e delicata che lavora in una lavanderia. Dopo qualche serata trascorsa insieme a cenare e passeggiare, l’uomo se ne innamora, ricambiato. Ma il richiamo per la malavita è troppo forte, e Virgil cerca ancora di sfondare nel mondo del crimine: con un biglietto scritto in pessima calligrafia, tenta una rapina ad una banca, ma viene facilmente scoperto e incarcerato di nuovo. Riceve le visite di Louise durante il periodo di detenzione, e riesce del tutto casualmente a fuggire un giorno che i suoi compagni di cella rinunciano a scappare dal carcere per un imprevisto. Nuovamente libero, ma pur sempre ricercato dalle forze dell’ordine, Virgil sposa Louise e ha da lei un bambino. Trova lavoro, grazie ad un rocambolesco sovvertimento di posizioni, in ufficio assicurativo, ma una collega isterica scopre una sua fotografia nell’annuario criminale e minaccia di riconsegnarlo alla polizia se non lui non asseconda i suoi capricci finanziari. Deciso a non buttare via le poche risorse economiche che ancora gli restano, Virgil uccide la donna con due candelotti di dinamite. Costretto a fuggire da un posto all’altro senza fissa dimora per scampare ai poliziotti che continuamente lo inseguono, Virgil non può garantire alla moglie e al figlio il tenore di vita che entrambi desidererebbero, e dilaga nella miseria. Finché non progetta l’ennesima rapina, e questa volta ad una banca federale, ma pure questa fallisce perché, contemporaneamente a Virgil e ai suoi complici, spunta all’improvviso un’altra banda. Imprigionato per la terza volta, lo sfortunato mascalzoncello viene destinato ai lavori forzati, ma riesce ancora una volta a farla franca insieme a cinque compagni di sventura, finché non incontra un pomeriggio un suo vecchio amico, che suonava con lui nella banda anni prima, e che ora, essendo diventato agente dell’FBI, in qualità di tutore della legge lo arresta. Processato per ben cinquantadue diversi reati, Virgil Starkwell è condannato a restare dietro le sbarre ottocento anni. Fa un po’ effetto vedere un film di Allen, qui al suo opus n°2, che ancora non ha i titoli di testa col tipico carattere di scrittura che poi adottò per ogni sua opera da regista, non accompagnati dal motivetto jazz e soprattutto con personaggi non ancora prede di paranoie e nevrosi varie, escluso parzialmente il protagonista, individuo intelligente ma imprevedibile e, per sua disgrazia, con un’inclinazione naturale a cacciarsi nei guai. è comunque una divertente commedia con buoni tempi comici e gag riuscite, anche se lo stile registico e recitativo di Woody è ancora alquanto grezzo e perfezionabile, ma già si intravedono alcuni tratti che poi costituiranno, negli anni a venire, il suo inconfondibile marchio di fabbrica: attenzione alle tematiche sociali dal punto di vista delle fasce più povere e deboli, le difficoltà inevitabili nel rapporto uomo-donna, la critica all’ordine costituito (velata sempre da una dose attenuante di sano umorismo yankee), presenza fitta e corposa di dialoghi, tutti piuttosto concitati e ben orchestrati, e conflittualità forgianti e determinanti nelle relazioni fra i personaggi. L’idea di strutturare la pellicola come un finto documentario biografico trova la sua ideale attuazione nella duplice voce espositiva del narratore e in quella dello stesso Virgil Starkwell, che in fin dei conti è pentito delle proprie malefatte e vorrebbe cambiar vita, ma la tendenza irrefrenabile a sgarrare e infrangere le leggi si rivela puntualmente più forte di lui, fino a soverchiare il suo libero arbitrio e condurlo a vivere bruttissime esperienze, una peggio dell’altra. Buoni i contributi tecnici, da una fotografia discretamente decorativa a un montaggio funzionale che accompagna le sequenze in un road-movie spassoso e gustoso che non si dà pretese eccessive, né mira a polemizzare con toni di superiorità il sistema carcerario statunitense e nemmeno il sogno americano, per quanto le vicende di Starkwell, con intenzione o meno, tendano a minimizzare e addirittura a svilire le concezioni socio-culturali su cui l’american way of life si è sempre fondata. Ma anche in questo sta la bravura, nel 1969 ancora acerba ma già pronta a maturare, in campo artistico e morale, dell’uomo e del cineasta Allen, promotore di un biglietto da visita che lo rende unico nel suo genere, non soltanto nel panorama cinematografico d’oltreoceano.
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filippo catani
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martedì 29 luglio 2014
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gag a ripetizione
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Un giovane ragazzo di Baltimora cerca in tutti i modi di farsi una carriera nel mondo del crimine ma puntualmente i suoi piani si rivelano disastrosi fin quando, arrestato dall'Fbi, viene condannato ad una pena cumulativa di 800 anni.
Primo film di Allen come regista che si diverte a prendere un po' in giro alcuni generi cinematografici. Sotto i colpi della sua ironia pungente finiscono così i film sulle rapine in banca (esilarante la scena in cui tutti i membri della banca cercano di decifrare il bigliettino che avrebbe dovuto innescare la rapina) così come i drammi carcerari (dal maldestro tentativo di fuga fino al vaccino sperimentale che lo tramuta in un rabbino).
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Un giovane ragazzo di Baltimora cerca in tutti i modi di farsi una carriera nel mondo del crimine ma puntualmente i suoi piani si rivelano disastrosi fin quando, arrestato dall'Fbi, viene condannato ad una pena cumulativa di 800 anni.
Primo film di Allen come regista che si diverte a prendere un po' in giro alcuni generi cinematografici. Sotto i colpi della sua ironia pungente finiscono così i film sulle rapine in banca (esilarante la scena in cui tutti i membri della banca cercano di decifrare il bigliettino che avrebbe dovuto innescare la rapina) così come i drammi carcerari (dal maldestro tentativo di fuga fino al vaccino sperimentale che lo tramuta in un rabbino). Notevole anche la sequenza in cui spacciandosi per un membro di un'orchestra parlando con la ragazza di cui si innamorerà passa ore ad interrogarsi su chi sia Mozart. La pellicola è poi interamente condotta secondo lo stile e i canoni del documentario con tanto di interviste alle persone che hanno conosciuto il protagonista e con tanto di camuffamento per i genitori che non volevano farsi riconoscere. Insomma una pura sequenza di fantastiche gag che si susseguono una dopo l'altra e che tengonmo compagnia allo spettatore per tutta la (breve) durata della pellicola. Un Allen da non perdere.
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