elgatoloco
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sabato 31 marzo 2018
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sensualità e suspense ma anche molto altro
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"The Thomas Crown Affair"(1968)di Norman Jewison si inserisce a pieno titolo nell'ottima filmografia di Norman Jewison, che prima("Cincinnati Kid", "In The Heath of the Night")e dopo("Jesus Christ Superstar", "Rollerball", "FIST", "Agnes of God"), ha realizzato opere importanti, dove questo film è un vero capolavoro, per come unisce suspense, sensualità(la scena della partita di scacchi, con la splendida schiena nuda ma anche la mimica di Faye Dunaway, con ammiccamenti, autocontatti etc., per non dire di Steve Mc Queen-sensualità scarsamente raggiunta-uguagliata-superata, poi , negli anni successivi, fino ad oggi, anche se la censura si è fatta via via molto più blanda.
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"The Thomas Crown Affair"(1968)di Norman Jewison si inserisce a pieno titolo nell'ottima filmografia di Norman Jewison, che prima("Cincinnati Kid", "In The Heath of the Night")e dopo("Jesus Christ Superstar", "Rollerball", "FIST", "Agnes of God"), ha realizzato opere importanti, dove questo film è un vero capolavoro, per come unisce suspense, sensualità(la scena della partita di scacchi, con la splendida schiena nuda ma anche la mimica di Faye Dunaway, con ammiccamenti, autocontatti etc., per non dire di Steve Mc Queen-sensualità scarsamente raggiunta-uguagliata-superata, poi , negli anni successivi, fino ad oggi, anche se la censura si è fatta via via molto più blanda...), la trasgressione (il banchiere ladro, picarescamente avventuroso, per sineddoche quasi una"rivoluzione"...il meglio del 1968, diremmo, in realtà), la bellezza contro gli inghippi burocratici,, quasi"l'imagination au pouvoir", appunto). Vagamente comparabile con "Gangster Story"di Arthur Penn), è però profondamente diversso, per l'eleganza(comunque ribelle e dialetticamente trasgressiva) dei protagonisti, per la situazione, il contesto etc. Scene da manuale, musica di Michel Legrand da manuale. In breve, senza tema di smentita, parlerei di "antologia", di uno dei venti film da salvare, come si suol dire, in chiave di paradosso estremo... El Gato
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luigi chierico
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martedì 21 luglio 2015
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unico
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E’proprio vero che un film,come un libro,è commentato col metro del momento in cui è stato girato o scritto. Così come per alcuni testi il grande successo è arrivato anni dopo,anche per questo film mi sento di dover dire la stessa cosa. Il regista non ha voluto raccontare una storia interminabile, presentare un giallo intrigato,una romantica storia d’amore, tanto meno qualcosa a cui oggi si assiste impotenti: sesso, guerra, corse e sparatorie infinite, ragazzate, fantascienza con effetti speciali, tutto mal raccontato e che di Cinema ha tanto poco quanto nulla. Assistere ad un ottimo film è oggi difficile, ma le nuove generazioni sono abituate a tagliar corto e così non si fa più la corte alla ragazza,non la si bacia o abbraccia,la si prende e basta il resto…lo si vede.
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E’proprio vero che un film,come un libro,è commentato col metro del momento in cui è stato girato o scritto. Così come per alcuni testi il grande successo è arrivato anni dopo,anche per questo film mi sento di dover dire la stessa cosa. Il regista non ha voluto raccontare una storia interminabile, presentare un giallo intrigato,una romantica storia d’amore, tanto meno qualcosa a cui oggi si assiste impotenti: sesso, guerra, corse e sparatorie infinite, ragazzate, fantascienza con effetti speciali, tutto mal raccontato e che di Cinema ha tanto poco quanto nulla. Assistere ad un ottimo film è oggi difficile, ma le nuove generazioni sono abituate a tagliar corto e così non si fa più la corte alla ragazza,non la si bacia o abbraccia,la si prende e basta il resto…lo si vede. Non si fa più uso della penna o della parola, ci sono i cellulari con gli sms che ti raggiungono ovunque e con chiunque tu sia, cosa importa? Rivisitato oggi questo film assume proporzioni diverse dalla critica del 1968. Tanto per cominciare una coppia bella e brava quale quella di Faye Dunaway e Steve McQueen non la si trova cosi facilmente, ma quello che rileva in questo spettacolo,che a mio avviso ne fa un gioiello non comune, è la presentazione, il susseguirsi di immagini ed inquadrature a mosaico,davvero originali, uniche. Non c’è una trama avvincente, ma non per questo lo spettacolo demerita. Un film, come un romanzo, non lo si può giudicare solo dalla trama,senza,ad essere generosi,va archiviato con una o due stelle. Tacerò sulla vicenda,ma dirò dei tanti momenti ed episodi che tornano a mente. Un brano musicale annuncia un film che sa di giallo-rosa, una figura nascosta dietro una luce accecante, una voce contatta un soggetto per un’operazione di gruppo. Le inquadrature si succedono in forma strana, multiple, come in un caleidoscopio, la vicenda stessa è un insieme di azioni distinte che portano ad un unico risultato,un caleidoscopio. Una serie di cabine telefoniche mette vicine tante persone che si ignorano, come nella realtà. Oggi i cellulari,ancora loro, non si presterebbero ad una bella visione resa nel film. Sono proprio i dettagli, i particolari, tantissimi,che si susseguono:i cappelli, gli occhiali, gli ascensori, un vecchio cieco, le gambe, come se riprese da Truffaut,i fumogeni, con cui vanno in fumo milioni di dollari, le auto:una Rolls Royce, una Ferrari ed una Dune Buggy. Al cimitero, dove il tempo si ferma per tutti,un gran rintocco di un battente a ricordare che non c’è tempo da perdere. Belli gli appartamenti, le strade illuminate dai fari accesi delle centinaia di auto in coda, ma stupenda è l’immagine della pioggia che scorre giù dal finestrino della Rolls Royce. Poi ancora musica, quella che accompagna il volo acrobatico di Thomas Crown(Steve McQoeen) su un magnifico Aliante, le scene sulla spiaggia nei campi di grano sui prati. Memorabile la partita a scacchi,un corteggiamento per ogni mossa studiata,valutata,ponderata mentre Vicki, avvalendosi del fascino di Faye,muove la mani, le labbra e le gambe prima di muovere la propria pedina finché, distratto Thomas,dà scacco matto. Non si osserva i bellissimi pezzi sulla scacchiera ma le bellissime labbra della dolcissima Faye Dunaway( nella parte di Vicki Anderson fredda calcolatrice) che incantano Thomas, che a sua volta con gli occhi azzurri brucia Vicki. Una rivincita a letto o in Brasile? Per tutto questo invito a non far caso al giudizio degli altri ma a dare il proprio. chivar22@libero.it
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marisella
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domenica 22 novembre 2009
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vai
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l'atmosfera del film è decisamente coinvolgente, come lo è la colonna sonora. per chi ama il vintage, gli abiti della Dunaway sono eccezionali. il doppiaggio della Dunaway è poco efficace.
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"joss"
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sabato 14 marzo 2009
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raffinato, un pò snob.
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Spesso declassato dalla critica, "Il caso Thomas Crown" è un film molto particolare. Bisogna guardarlo dalla parte del protagonista. Thomas Crown (Steve McQueen) è un brillante uomo d'affari, bello, ricco, affascinante, divorziato, ha molte fidanzate, gioca a polo e a golf, ha anche un aliante. Tuttavia non è soddisfatto. Cerca la perfezione e quindi concepisce l'idea di un "colpo perfetto", pianificato completamente da lui, dal quale trarre poi il piacere per l'operazione conclusa alla perfezione, senza sbavature. Due sono i momenti "clou" della prima parte. Il "via" dato telefonicamente (da notare come dispone simmetricamente gli oggetti sulla scrivania), al quale segue lo sguardo compiaciuto ma anche ansioso del protagonista, e quando lo stesso Crown arriva a casa dopo aver recuperato i soldi (tutto come previsto, quindi), va nel salotto e beve un brandy guardandosi soddisfatto allo specchio, si sdraia sul divano e comincia a ridere senza fine.
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Spesso declassato dalla critica, "Il caso Thomas Crown" è un film molto particolare. Bisogna guardarlo dalla parte del protagonista. Thomas Crown (Steve McQueen) è un brillante uomo d'affari, bello, ricco, affascinante, divorziato, ha molte fidanzate, gioca a polo e a golf, ha anche un aliante. Tuttavia non è soddisfatto. Cerca la perfezione e quindi concepisce l'idea di un "colpo perfetto", pianificato completamente da lui, dal quale trarre poi il piacere per l'operazione conclusa alla perfezione, senza sbavature. Due sono i momenti "clou" della prima parte. Il "via" dato telefonicamente (da notare come dispone simmetricamente gli oggetti sulla scrivania), al quale segue lo sguardo compiaciuto ma anche ansioso del protagonista, e quando lo stesso Crown arriva a casa dopo aver recuperato i soldi (tutto come previsto, quindi), va nel salotto e beve un brandy guardandosi soddisfatto allo specchio, si sdraia sul divano e comincia a ridere senza fine. Nella seconda parte due altri momenti di "bel cinema". Il volo in aliante sulla musica coinvolgente di Michel Legrand e la folle corsa in dune-buggy sulla spiaggia con la sua amata/cacciatrice (Faye Dunaway). Degna di nota anche la lunga sequenza della partita a scacchi seguita dal corteggiamento (bellissimo il gioco di sguardi tra lui e lei). Nel finale Thomas Crown riesce ancora una volta a stupire tutti. Un film raffinato, uno stile impeccabile, ben recitato anche se un paio di dialoghi sconfinano nel cinismo. Lo split-screen (più sequenze si alternano o si affiancano sullo schermo) rende unici i titoli di testa ed è essenziale per spiegare dal punto di vista di tutti i protagonisti le fasi della rapina studiata prima a tavolino. Il personaggio del tenente Malone è perfetto, così come risulta simpatico Jack Weston nei panni del rapinatore "impacciato".
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thali
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venerdì 13 febbraio 2009
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un bagno di umiltà per chi scrive la recensione non sarebbe una cosa poi così sbagliata. sarebbe poi cosa gradita se si evitasse di svelare tutta la trama, il finale e anche i contenuti.
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