Baciami stupido

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Un film di Billy Wilder. Con Dean Martin, Kim Novak, Ray Walston, Felicia Farr, Cliff Osmond.
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Titolo originale Kiss Me, Stupid. Commedia, b/n durata 124 min. - USA 1964. MYMONETRO Baciami stupido * * * * - valutazione media: 4,20 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Elettrizzante storia sulla ricerca della fama. Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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domenica 28 aprile 2019

BACIAMI STUPIDO (USA, 1964) di BILLY WILDER. Con KIM NOVAK, DEAN MARTIN, RAY WALSTON, FELICIA FARR, CLIFF OSMOND, BARBARA PEPPER, SKIP WARD, JOHN FIEDLER, DORO MERANDE, HOWARD MCNEAR, ALICE PEARCE
Dino è un cantante di fama internazionale che deve recarsi con la sua automobile a Hollywood per fare da ospite in un programma televisivo. La vettura ha un guasto e l’artista deve fermarsi in un’officina di Climax (Nevada) per farsela aggiustare. In quella sperduta e oziosa cittadina abitano Orville J. Spooner e Barney Millspar, compositori dilettanti che hanno già scritto oltre cinquecento canzoni senza mai riuscire a venderne una a qualche facoltoso produttore discografico. Non appena Dino arriva, colgono al volo l’occasione per convincerlo a rimanere in città allo scopo di vendergli i loro migliori brani musicali, ma la cosa sarà tutt’altro che facile, soprattutto perché Dino ha il vizio del vino e delle donne. Pur di trattenerlo e concludere un affare d’oro, Barney pensa che Orville, maestro e insegnante di pianoforte, potrebbe litigare con sua moglie Zelda nel giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, cacciarla di casa, affittare una donna da un locale piuttosto malfamato noto come il "bar dell’Ombelico", spacciarla per la sua consorte e usarla per irretire Dino con l’obiettivo di soddisfare i suoi appetiti libidinosi, cosicché ingraziarselo sarebbe poi in seguito un gioco da ragazzi. Galvanizzato perché Orville ha, seppur a malincuore, accettato, Barney recluta Polly, cameriera del summenzionato bar affinché reciti la parte della moglie di Orville. Tutto procede bene – i brani che Orville suona alla presenza di Dino piacciono alquanto al cantante, in particolar modo la canzone d’atmosfera italiana Sofia –, finché il compositore non prende troppo sul serio la pantomima, si infuria contro Dino, reo di avergli sottratto in modo infingardo la "moglie", e lo butta fuori di casa a calci. Nel frattempo Zelda, umiliata dal modo imperdonabilmente brusco con cui il marito l’ha liquidata poche ore prima, si sta ubriacando al bar dell’Ombelico, ma, quando sta per deglutire un bicchiere di troppo, la proprietaria del locale la fa accomodare nella roulotte di Polly. E a questo punto i ruoli delle due donne sono completamente rovesciati! Polly, affezionatasi a Orville perché ha capito che in fondo è una brava persona ed ha effettivamente talento nello scrivere canzoni, lo lascia dicendogli che esser stata sua consorte per una sera l’ha molto deliziata e, raggiungendo la sua roulotte, conosce infine Zelda e le due donne possono tornare ciascuna alla propria vita reale. Orville è disperato e vorrebbe farla finita, se non che Barney gli mente dicendogli che Zelda ha chiesto il divorzio e che il povero compositore dovrà presentarsi alle 20:00 in punto allo studio dell’avvocato. Ma proprio qui sta la sorpresa: invece di una separazione da Zelda, un Orville sorpreso oltremisura vedrà Dino su trentadue schermi dietro alla vetrina di un negozio esibirsi nell’interpretazione di Sofia, segno che ha accettato le copie dei suoi spartiti e ha accettato di comprare i brani dei due compositori! E il divorzio? Non si farà in quanto Zelda ha deciso di perdonare il coniuge e riaccoglierne l’affetto a braccia aperte. Commedia esuberante e spumeggiante, in cui vediamo un D. Martin in forma smagliante in un’autoironica parodia di sé stesso (il suo nome di battesimo era infatti Dino Crocetti), uno showman play-boy che gode dei piaceri della vita pur spingendosi spesso un po’ troppo in là e sempre alla ricerca di nuove sensazioni da provare sulla propria pelle, compreso il brivido di estrapolare dal nulla artisti sconosciuti valorizzandone i brani musicali. La sua prova recitativa brilla assai, benché trovi un ostacolo non indifferente nell’invadenza della coppia Novak-Walston: lei, birichina, spiritosa, accondiscendente e con una profonda conoscenza del genere maschile; lui, sfiduciato verso sé stesso, ma comunque intraprendente, sprezzante del pericolo e avventato, anche se la prudenza non gli difetta. Al loro fianco agiscono F. Farr nel ruolo della moglie che fra l’altro, in passato, aveva anche ricoperto, nella finzione scenica, la carica di presidentessa del fan club di Dino, e C. Osmond, l’esilarante amicone inseparabile di Orville dalla stazza comicissima che lavora come benzinaio nell’autorimessa proprio dirimpetto alla residenza degli Spooner. Un quintetto di protagonisti come se ne sono visti pochissimi in una qualsivoglia commedia d’ogni epoca, tutti ineccepibili e con tempi comici straordinari. Il supporto alle loro eccezionali performances va soprattutto decretato alla robusta sceneggiatura di Wilder e del suo fido I. A. L. Diamond, col quale scrisse anche A qualcuno piace caldo (1959), ricca di battute spassose che non perdono un colpo e sostenuta da uno humour potente che non scade mai nel banale o nella retorica. Riflessione sulla notorietà e sul desiderio degli artisti minori (o, sarebbe meglio dire, poco conosciuti) di emergere: non sempre chi ha talento da vendere può fare carriera nel modo rapido e semplice con cui pare che le star abbordino il successo nel sistema, non solo quello hollywoodiano. Sovente la gavetta da affrontare è lunga e impegnativa e questa pellicola tanto divertente quanto intelligente sa dimostrarlo con incontrovertibili lampi di genio abbinati a un senso pratico di veridicità assoluta. Una ciliegina sulla torta è rappresentata dai pezzi di Gershwin e Beethoven che vanno ad impreziosire la colonna sonora. Infine, dulcis in fundo, è ottima anche l’idea di installare due soli ambienti – la casa degli Spooner e il bar-bordello – sui quali poggia l’intera azione della vicenda, dimodoché i personaggi si possano esprimere andando e venendo con pacata credibilità, senza forzare i loro movimenti né richiedere rinforzi a livello di scenografia. Una delle vette più superbe di B. Wilder e un capolavoro pure di satira che non sarà mai spodestato dal suo trono di pietra miliare del cinema statunitense.

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