La ragazza di Bube

Adelio Ferrero

Il discorso su La ragazza di Bube potrebbe anche essere liquidato in poche righe: perché parlare a lungo, in fondo, di un film che sembra risolversi, quasi deliberatamente, nella corretta impaginazione cinematografica di un romanzo fortunato, anzi di un altro "caso" letterario, condotto senza particolare originalità e ricorrendo a tutti i più ovvii e tradizionali espedienti d'obbligo, dal "flash-back" in apertura alla voce fuori campo della protagonista che scorcia e raccorda episodi e momenti della propria vita? E invece ci sembra che l'incontro fra un regista come Comencini e il Cassola deLa ragazza di Bube sia meno fortuito ed esterno di quanto si potrebbe supporre e il risultato, al di là della sua decorosa e accattivante modestia, appaia per lo meno sintomatico di una disposizione che, avvertibile per più segni nel modo in cui la narrativa e il cinema italiano di questi anni si sono ispirati a fatti e problemi di un recente drammatico passato, ha poi ramificazioni e risonanze abbastanza inquietanti nella società civile e nel costume della nazione. [...]

di Adelio Ferrero, articolo completo (5735 caratteri spazi inclusi) su Cinema Nuovo 2005