Giuseppe Marotta
Sono malato del mondo, ho la tubercolosi del mondo, il cancro del mondo, la lebbra del mondo, questo ho. E figuratevi. Oggi uno dovrebbe essere morto e seppellito, o vivere, sì, ma non più di un cefalo o di un gufo, anzi di un'ameba, per non sentirsi piagato e corroso dal mondo. Ahi ahi, che male qua o là, che male su o giù, che male dappertutto. Medici, interrogatemi e auscultatemi. Qui, nell'ipocondrio, mi duole Krusciov, il quale non ce l'ha tanto con Hitler quanto con Stalin, e guai se non gli ridanno la pelle della pelle della pelle di Baffone. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (9234 caratteri spazi inclusi) su 1956