nick castle
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mercoledė 11 maggio 2011
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un opera notevole dall'indubbio fascino...
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Psyco non ha bisogno di presentazioni. Risulta uno dei film più influenti della storia del cinema, il film quanto le sole musiche di Bernard Hermann. Hitchcook realizzò un film che pur rimanendo nella storia, forse non è uno dei risultati più alti del vecchio Alfred, non di certo ai livelli di Vertigo o Intrigo internazionale, ma sicuramente più che discreto, più che discreto. Ovviamente il film contiene sequenze indimenticabili come l'omicidio nella doccia, l'inquadratura finale di Norman o la lotta nella cantina. Non ho mai capito se nella scena della doccia, le ferite del coltello non ci sono per problemi di bidget e di mezzi ridotti e per una scelta artistica, la prima mi sembra comunque la più ovvia.
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Psyco non ha bisogno di presentazioni. Risulta uno dei film più influenti della storia del cinema, il film quanto le sole musiche di Bernard Hermann. Hitchcook realizzò un film che pur rimanendo nella storia, forse non è uno dei risultati più alti del vecchio Alfred, non di certo ai livelli di Vertigo o Intrigo internazionale, ma sicuramente più che discreto, più che discreto. Ovviamente il film contiene sequenze indimenticabili come l'omicidio nella doccia, l'inquadratura finale di Norman o la lotta nella cantina. Non ho mai capito se nella scena della doccia, le ferite del coltello non ci sono per problemi di bidget e di mezzi ridotti e per una scelta artistica, la prima mi sembra comunque la più ovvia.
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ralphscott
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venerdė 1 aprile 2011
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un horror?
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Più che un horror,cui di fatto andrebbe annoverato per almeno tre scene,a me ricorda l'atmosfera di quei sapidi noir americani,dove le nebbie la facevan da padrone,negli anni '40. Perkins,a leggere l'ultimo libro di Marisa Berenson,era un gran brav'uomo:forse,propio per quest'aria da boy scout (un po' troppo sculettante,a dirla tutta),la scelta di Hitch è caduta su di lui. La famosissima scena della doccia è stata riproposta in varie versioni. Personalmente ricordo con piacere quella di un bel giallo italiano dei primi anni '70,insolito e fantasioso:Sette scialli di seta gialla. Qui la vittima viene aggredita in maniera ancora più efferasta rispetto alla Leigh,anche grazie agli effetti speciali.
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gianluca78
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giovedė 31 marzo 2011
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sensazionale sequela di emozioni
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In questa svolta nel cinema del Maestro Alfred, c'è la vera rivoluzione del cinema thriller.Oltre alla solita maniacale puntigliosità, nel ritrarre dettagli e minuziose particolarità, eccovi delle unicità e luccicanti perle.
Innanzitutto, la colonna sonora è per eccellenza quella che accompagna, terrorizza e rincuora le nostre paure più nascoste, come anche la storia, e gli interpreti non fanno altro che disegnare un quadro, mai estroverso ma sempre pieno zeppo di nuove idee, di innovarsie rinnovarsi col passare degli anni.
E quando che, dopo la morte di Marion; dopo la perfetta scena della doccia, tutto sembra che debba dissolversi nel banale e prevedibile, è proprio lì che il Maestro ci tiene incollati allo schermo, secondo per secondo, con dei dialoghi perspicaci, arguti e profondi.
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In questa svolta nel cinema del Maestro Alfred, c'è la vera rivoluzione del cinema thriller.Oltre alla solita maniacale puntigliosità, nel ritrarre dettagli e minuziose particolarità, eccovi delle unicità e luccicanti perle.
Innanzitutto, la colonna sonora è per eccellenza quella che accompagna, terrorizza e rincuora le nostre paure più nascoste, come anche la storia, e gli interpreti non fanno altro che disegnare un quadro, mai estroverso ma sempre pieno zeppo di nuove idee, di innovarsie rinnovarsi col passare degli anni.
E quando che, dopo la morte di Marion; dopo la perfetta scena della doccia, tutto sembra che debba dissolversi nel banale e prevedibile, è proprio lì che il Maestro ci tiene incollati allo schermo, secondo per secondo, con dei dialoghi perspicaci, arguti e profondi.La nuova frontiera del cinema si chiama Alfred, il nuovo genere....Hitchcock.Non si dimentica.
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tony montana
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domenica 14 novembre 2010
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sorprendente e indimenticabile
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Innamorata di un uomo sposato, Marion cede alla tentazione di cambiare vita fuggendo con 40.000 dollari che doveva portare in banca per conto dell’uomo per cui lavora. Durante un lungo viaggio in automobile viene sorpresa da un temporale e decide di fermarsi nell’isolato Motel Bates, un luogo che però, non è certo il posto ideale per passare una serata tranquilla…
Finanziato di tasca propria dallo stesso Alfred Hitchcock per la produzione della Paramount, “Psyco” è il capolavoro hitchcockiano per eccellenza, il film che più lo ha reso noto nel mondo e nel tempo. E come stupirsene? Con un budget di soli 800.
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Innamorata di un uomo sposato, Marion cede alla tentazione di cambiare vita fuggendo con 40.000 dollari che doveva portare in banca per conto dell’uomo per cui lavora. Durante un lungo viaggio in automobile viene sorpresa da un temporale e decide di fermarsi nell’isolato Motel Bates, un luogo che però, non è certo il posto ideale per passare una serata tranquilla…
Finanziato di tasca propria dallo stesso Alfred Hitchcock per la produzione della Paramount, “Psyco” è il capolavoro hitchcockiano per eccellenza, il film che più lo ha reso noto nel mondo e nel tempo. E come stupirsene? Con un budget di soli 800.000 dollari e quaranta giorni di riprese, il risultato è sorprendente. Con una troupe televisiva, la stessa che collaborava col regista per le riprese di Alfred Hitchcock presents, e con un cast artistico particolarmente ricercato, si è dato vita ad uno dei film più contorti ed intricati che si siano mai visti. Marion Crane (Janet Leight), un’attraente segretaria di Phoenix, è innamorata di Sam Loomis (John Gavin). Lui ricambia i suoi sentimenti, ma i due non possono far altro che vivere la loro storia nella clandestinità: non hanno abbastanza soldi per permettere a lui di divorziare da sua moglie e ai due di vivere insieme. Marion è oppressa da questa situazione e, alla prima occasione, cede alla tentazione di poter cambiare la sua vita e quella dell’uomo che ama. L’uomo per cui lavora le affida un incarico di fiducia: depositare 40.000 dollari in contanti in banca. Come resistere, a quel punto? Perché non commettere la follia di rubare i soldi e fuggire lontano? Più lontano che si può… senza curarsi delle conseguenza del proprio gesto, solo per la voglia di cambiare. E lo fa. Lo fa davvero: Marion fugge via con i soldi. Durante il viaggio in auto lo spettatore non può fare altro che immedesimarsi in quella che crede essere la protagonista del film. Le voci off che si sentono mentre la donna è alla guida permettono allo spettatore di entrare nella sua mente, di conoscerne i più intimi pensieri. Le sue paure, le sue angosce, la sua necessità di vivere in un mondo altro. Stanca di tanti chilometri, decide di fermarsi per la notte. Motel Bates, dodici camere e tutte e dodici libere. Perfetto, proprio quello che ci voleva in questa notte buia e tempestosa (quella non manca proprio mai…).
Il titolare dell’albergo, Norman Bates (Anthony Perkins), sembra essere simpatico, accoglie Marion nel migliore dei modi, invitandola persino a mangiare con lui nella villa vittoriana in cui vive con sua madre. Marion, affamata dopo un lungo viaggio non può che accettare. Ma c’è qualcuno che non è d’accordo. La madre di Norman urla contro il figlio di non volerla in casa. Il signor Bates, gentile e cordiale, seppure un po’ troppo introverso, torna sui suoi passi ed offre dei panini a Marion da consumare nel suo ufficio. E qui i due iniziano un dialogo che farà da colonna portante all’intero film, una conversazione importante perché avvia lo spettatore alla comprensione di ciò che sarà il complesso intreccio narrativo. Norman è un uomo sensibile, molto protettivo nei confronti di una madre che sembra detestare. Lei lo tiene prigioniero, ma è lui stesso a non voler andar via. In Psyco non si insiste particolarmente sulla scenografia. Tutto è molto naturale, ma ci sono degli elementi decisamente degni di nota. Gli uccelli impagliati che l’uomo colleziona e il quadro rappresentante uno stupro, appeso alla parete, sono particolarmente significativi e vanno ad introdurre il complesso ed inaspettato carattere psicologico di Bates. Marion, in seguito alla lunga conversazione con Norman decide che la cosa più giusta da fare è tornare indietro, consegnare i soldi e pagare le conseguenza del suo gesto. Ed è qui che il film inizia realmente. Dopo venticinque minuti circa la protagonista viene uccisa. Non sappiamo da chi, ma lo immaginiamo. Una donna col viso completamente in ombra scosta la tenda della vasca in cui la ragazza sta facendo la doccia. Ha un grosso coltello in una mano. Cosa succede lo sapete già. Marion viene brutalmente uccisa. La scena della doccia è tra le più famose e citate del cinema di tutti i tempi. La sua costruzione formale è incredibilmente attenta e carica di suspense. Il montaggio frenetico, che ci impone un punto di vista complice della macchina da presa, si sposta da dettagli della bocchetta e dello scarico della doccia, del coltello che colpisce, ai particolari del corpo che sappiamo lacerato, del viso della vittima, occhi, labbra, una bocca spalancata per un urlo disperato di terrore. Ed è storia. La protagonista del film è morta dopo la prima mezz’ora. Cosa fare, a questo punto? Con chi identificarsi? Norman urla. Urla alla madre «cos’hai fatto?!». E corre. Corre a pulire ogni minima traccia di un delitto insensato e atroce. La sequenza della pulizia è lunga, attenta in ogni dettaglio, anche il più piccolo. E mentre vediamo il corpo di Marion avvolto nella tenda di plastica ci torna in mente il suo occhio da morta che la macchina da presa inquadra nel particolare per allontanarsene con un carrello all’indietro lentissimo. E Marion è lì, la sua presenza è impalpabile, ma lei c’è. Per lo spettatore è lei la protagonista, ancora. Psyco è il film dello sguardo. Tutto nel film ci riporta all’importanza tematica dello sguardo. Ogni cosa. È possibile coglierne un primo indizio durante la fuga di Marion da Phoenix. Un poliziotto la segue e la osserva attentamente dall’altro lato della strada (quando lei si ferma per cambiare auto) con occhiali scuri che riportano allo sguardo truce della madre di Norman. Ma lo sguardo del poliziotto non è uno sguardo come gli altri: lui non guarda, ma osserva. E l’osservazione, quella invadente e inconsapevole, sta alla base di ogni significato di Psyco. Il voyeurismo oscilla tra una sequenza e l’altra caratterizzando il film dall’inizio alla fine. Significativo il modo in cui l’occhio del regista si insinua nella camera da letto in cui Marion e Sam hanno appena fatto l’amore; lei è ancora stesa nel letto sfatto, lui inizia a rivestirsi. Non c’è bisogno di altro per capire cosa è appena successo. Il voyeurismo raggiunge il suo apice nel momento in cui Norman spia Marion da un foro sul muro (tra l’altro fatto dietro il quadro rappresentante lo stupro). Il suo occhio sinistro va oltre, e osserva Marion per punirla, per autopunirsi. Per tutto il film sappiamo davvero poco dell’assassino. Crediamo sia una madre possessiva e gelosa di ogni donna che avvicini suo figlio. Ma dopo un po’ ci rendiamo conto che qualcosa non va. In tutto il puzzle manca un tassello fondamentale, che ci viene fornito con lo svelamento di una notizia fondamentale: la madre di Norman è morta molti anni prima. Ma allora la voce da donna che abbiamo sentito di chi è? E le ombre, la donna dietro la finestra illuminata… cosa succede? Chi abbiamo visto, o creduto di vedere? E come arrivare ad una soluzione chiara se non con l’aiuto di uno psichiatra, specializzato in casi di sdoppiamento della personalità, che ci spiega esattamente ciò che è accaduto nella mente di Norman in seguito alla morte della madre? Ancora una volta il genio di Alfred Hitchcock ci coinvolge e affascina in una pellicola celata di misteri e significati, di senso estetico impregnato di arte, quella vera. Un’arte che non può fare a meno di coinvolgere ed affascinare uno spettatore attento ed inconsapevole, disposto ad andare oltre gli schemi, oltre l’immaginazione e la realtà, libero di affidarsi alle mani di un vero e proprio maestro del cinema.
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markriv
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mercoledė 6 ottobre 2010
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il thriller
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Marion Crane (Leigh), segretaria in una società immobiliare, fugge con 40.000 dollari che il suo capo gli aveva dato da depositare in banca. Dopo 2 giorni di rocambolesca fuga, si ferma per dormire in un isolato motel gestito da Norman Bates (Perkins) un giovane schivo e solitario, che racconta alla fuggitiva dello strano rapporto con sua madre, a quanto pare molto gelosa del figlio. Intanto, non vedendola rincasare, i preoccupati familiari assoldano un investigatore privato che la cerchi…
L’ennesimo capolavoro di Hitchcock è anche il suo film più famoso: parte importante del merito va alla scena della doccia, una delle più famose della storia del cinema, entrata ormai a far parte dell’immaginario collettivo (72 posizioni della macchina da presa per 45 secondi di montaggio); ma anche per la grandiosa prova di Perkins nei panni del giovane Bates.
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Marion Crane (Leigh), segretaria in una società immobiliare, fugge con 40.000 dollari che il suo capo gli aveva dato da depositare in banca. Dopo 2 giorni di rocambolesca fuga, si ferma per dormire in un isolato motel gestito da Norman Bates (Perkins) un giovane schivo e solitario, che racconta alla fuggitiva dello strano rapporto con sua madre, a quanto pare molto gelosa del figlio. Intanto, non vedendola rincasare, i preoccupati familiari assoldano un investigatore privato che la cerchi…
L’ennesimo capolavoro di Hitchcock è anche il suo film più famoso: parte importante del merito va alla scena della doccia, una delle più famose della storia del cinema, entrata ormai a far parte dell’immaginario collettivo (72 posizioni della macchina da presa per 45 secondi di montaggio); ma anche per la grandiosa prova di Perkins nei panni del giovane Bates. Il bel bianconero e la celebre colonna sonora di Bernard Herrman, unita alla sicura regia di Hitchcock fanno il resto. Resterà celebre l’utilizzo del cosiddetto “Macguffin”, ovvero dell’espediente narrativo che serve per sviluppare la storia, rappresentato dalla busta contenente i soldi: viene inquadrata continuamente all’inizio del film, salvo poi sparire completamente col prosieguo della trama. Molto coraggiosa la scelta di far morire dopo mezz'ora di film, del tutto inusuale per i canoni dell'epoca. Con 3 seguiti ufficiali, un remake a colori e innumerevoli imitatori, a testimonianza del culto che questo capolavoro ha creato. Da un romanzo di Robert Bloch, molto più cruento del film.
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chriss
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sabato 4 settembre 2010
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cult...
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Psycho è, da sempre, una delle mie pellicole preferite. Non ne sono tanto sicuro, ma il vero motivo di tanto attaccamento deve ricercarsi sia nella perfetta immedesimazione in Norman Bates da parte di Anthony Perkins, sia in tutto l' andamento del film, piuttosto anomalo: ci fa credere delle cose che sembravano esser certe ed invece, il regista, ce le fa crollare miseramente. Un esempio, su tutti: la sicurezza che la madre di Norman sia ancora viva. Psycho è' un film che nasce malato in partenza (Marion Crane che sembra una brava ragazza), diventa morboso (Norman e la madre) ed infine macabro (mummificazione, travestimento di Norman, la macchina tirata fuori dalla palude con delle catene).
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Psycho è, da sempre, una delle mie pellicole preferite. Non ne sono tanto sicuro, ma il vero motivo di tanto attaccamento deve ricercarsi sia nella perfetta immedesimazione in Norman Bates da parte di Anthony Perkins, sia in tutto l' andamento del film, piuttosto anomalo: ci fa credere delle cose che sembravano esser certe ed invece, il regista, ce le fa crollare miseramente. Un esempio, su tutti: la sicurezza che la madre di Norman sia ancora viva. Psycho è' un film che nasce malato in partenza (Marion Crane che sembra una brava ragazza), diventa morboso (Norman e la madre) ed infine macabro (mummificazione, travestimento di Norman, la macchina tirata fuori dalla palude con delle catene). Per questo ed altri motivi (la musica, il senso di vuoto generale, l' angoscia), se dovessi scegliere un' opera di cinema che qualifichi il regista londinese Alfred Hitchcock, direi, senza dubbio, che Psycho è quell' opera. E' come se il Male, cominciato tanti anni prima con la morte del padre, avesse fatto entrare le sue radici dentro una casa sinistra e si sia pian piano impossessato della mente, del corpo e dell' anima di Norman Bates, l' unica persona che gestisce il Motel. Avendo perso tale figura da piccolo, al ragazzo non restava che un unico appoggio: la madre. La quale, tuttavia, diviene opprimente, ossessiva e schiava di un unico figlio. Quando la donna si trova un amante, Norman li avvelena entrambi: un segno di squilibrio, non solo dovuto alla schizofrenia, che segnerà per sempre il suo destino. La mancanza affettiva del padre, l' isolamento e la claustrofobia forse hanno fatto il resto. Nessuno, secondo lui, avrebbe dovuto spezzare quel morboso legame fatto di solidarietà e solitudine. Per sopprimere il dolore e la frustrazione di uno dei più efferati delitti, il matricidio, Norman trafuga la tomba della madre, fino ad impossessarsi del corpo della stessa. Lo nasconde in cantina, tentando pure di mummificarlo. Poi dona metà della sua mente alla madre morta. Finisce pure col parlare con la sua voce. Assume, in poco tempo, due personalità distinte: purtroppo, il rimorso di Norman per aver ucciso la madre, annullerà la sua. Quando il ragazzo tenta un timido approccio con una donna, ecco che la personalità della madre, che si è insinuata in ogni cellula della sua mente, prende il sopravvento, arrivando ad uccidere chiunque s' intrometta tra loro. Il guaio è che ad uccidere sia Norman e non la madre, che tutti credono seppellita sotto terra. La casa, tetra, (gli uccelli impagliati, la madre alla finestra) davanti a quel cielo cupo, sinonimo di perenne angoscia, inquietudine, tormento interiore, il delitto sotto la doccia e quello per le scale, che non lasciano intendere allo spettatore chi sia il vero colpevole, la doppia personalità ed un finale macabro (osservate il teschio della madre appena sovrapposto al volto di Norman nell' ultima scena), sono i pezzi forti di questo impareggiabile film. Incassò più di 40 volte il denaro investito. Poi divenne un vero e proprio Cult del cinema. Io lo adoro e per questo do cinque stelle a Psycho ed all' indimenticato Anthony Perkins, perfettamente a suo agio nella parte del folle Norman Bates. Palmieri Christian...
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goruz
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sabato 4 settembre 2010
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incredibilmente avvincente!
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Psycho è uno di quei film dinanzi ai quali lo spettatore non può, non riesce a distogliere gli occhi dallo schermo, anche se forse molti punti sono a mio avviso prevedibili (unica pecca del film), non si può non sentirsi catturati, non voler sapere come andrà a finire, se i sospetti saranno confermati. Il climax crescente è scandito da una incredibile colonna sonora, dalla casa inquietante che inizialmente si vede solo lontana ed inizia ad avvicinarsi sempre più allo spettatore, ma soprattutto dalle espressioni di Norman, dall'accorgersi che sta precipitando sempre più in un baratro di follia che viene magnificamente esplicato dallo psichiatra nel finale.
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Psycho è uno di quei film dinanzi ai quali lo spettatore non può, non riesce a distogliere gli occhi dallo schermo, anche se forse molti punti sono a mio avviso prevedibili (unica pecca del film), non si può non sentirsi catturati, non voler sapere come andrà a finire, se i sospetti saranno confermati. Il climax crescente è scandito da una incredibile colonna sonora, dalla casa inquietante che inizialmente si vede solo lontana ed inizia ad avvicinarsi sempre più allo spettatore, ma soprattutto dalle espressioni di Norman, dall'accorgersi che sta precipitando sempre più in un baratro di follia che viene magnificamente esplicato dallo psichiatra nel finale. Memorabile l'ultima inquadratura che per un istante fa apparire il teschio della madre in sovraimpressione con il volto del figlio.
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loris760
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mercoledė 26 maggio 2010
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sopravvalutato
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Uno dei film pių sopravvalutati di Hitchcock, Insieme ad UCCELLI. Se questo film si merita 4,5 stelle allora a NODO ALLA GOLA o ad IL DELITTO PERFETTO bisogna darne 10.
[+] non concordo sulla seconda parte
(di oblivion7is)
[ - ] non concordo sulla seconda parte
[+] sbagliate tutti e due
(di nicola1)
[ - ] sbagliate tutti e due
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alex41
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mercoledė 5 maggio 2010
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il pių terrificante film di hithcock
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Agghiacciante, ricco di suspense, scene memorabili, č un CAPOLAVORO. Alfred Hitchcock, dopo altri capolavori come "La donna che visse due volte", "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", ci regala una delle sue opere pių indimenticabili, un thriller tutt'oggi ancora definto un film spaventoso e bellissimo. Una trama semplice, dove il vero protagonista non č nč la ragazza e nč il bravissimo Anthony Perkins nel ruolo di Norman Bates, ma bensė...la pazzia umana!! La colonna sonora č indimenticabile, la pellicola in bianco e nero mette ancora pių paura, e favolose le scene cult girate fra l'altro da D.I.OOO! (la scena della doccia, la scena delle scale e la scena finale del sorriso maligno di Bates).
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Agghiacciante, ricco di suspense, scene memorabili, č un CAPOLAVORO. Alfred Hitchcock, dopo altri capolavori come "La donna che visse due volte", "Gli uccelli" e "La finestra sul cortile", ci regala una delle sue opere pių indimenticabili, un thriller tutt'oggi ancora definto un film spaventoso e bellissimo. Una trama semplice, dove il vero protagonista non č nč la ragazza e nč il bravissimo Anthony Perkins nel ruolo di Norman Bates, ma bensė...la pazzia umana!! La colonna sonora č indimenticabile, la pellicola in bianco e nero mette ancora pių paura, e favolose le scene cult girate fra l'altro da D.I.OOO! (la scena della doccia, la scena delle scale e la scena finale del sorriso maligno di Bates). Hitchcock va oltre le sue aspettative, coinvolgendo lo spettatore in uno spettacolare crescendo di paura, colpendolo forte allo stomaco con una scena pių grandiosa dell'altra: personaggi stupendi, dialoghi straordinari, regia magnifica.....UN EMBLEMA STORICO DEL TRHILLER. Grandioso Hitchcock!!
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il cinefilo
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venerdė 23 aprile 2010
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un film leggendario...
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Il film in questione č,come molti sapranno,uno dei pių famosi film di A.Hitchcock in assoluto se non addirittura quello che lo ha consacrato definitivamente nell'olimpo dei registi leggendari(senza nulla togliere ovviamente ad altre sue grandi opere come LA FINESTRA SUL CORTILE,INTRIGO INTERNAZIONALE o REBECCA LA PRIMA MOGLIE)ed č anche il film che ha elevato Anthony Perkins all'unico ruolo che gli sia rimasto impresso in tutta una carriera...quello di Norman Bates che č un personaggio dell' cinema che ormai conoscono anche coloro a cui il cinema non frega un accidente,poichč il nome stesso "Norman Bates"viene utilizzato per soprannominare certi psicopatici...il colpo di scena finale dovrebbe essere un autentica sorpresa per lo spettatore ma ormai č talmente entrato nell'mito che lo spettatore lo conosce ancora prima di visionare il film.
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Il film in questione č,come molti sapranno,uno dei pių famosi film di A.Hitchcock in assoluto se non addirittura quello che lo ha consacrato definitivamente nell'olimpo dei registi leggendari(senza nulla togliere ovviamente ad altre sue grandi opere come LA FINESTRA SUL CORTILE,INTRIGO INTERNAZIONALE o REBECCA LA PRIMA MOGLIE)ed č anche il film che ha elevato Anthony Perkins all'unico ruolo che gli sia rimasto impresso in tutta una carriera...quello di Norman Bates che č un personaggio dell' cinema che ormai conoscono anche coloro a cui il cinema non frega un accidente,poichč il nome stesso "Norman Bates"viene utilizzato per soprannominare certi psicopatici...il colpo di scena finale dovrebbe essere un autentica sorpresa per lo spettatore ma ormai č talmente entrato nell'mito che lo spettatore lo conosce ancora prima di visionare il film.
TRAMA:una giovane ragazza fugge via dall'Arizona dopo aver sottratto 40.000 dollari a una banca,cambia l'auto e si ritrova pedinata da un poliziotto...alla fine raggiunge un hotel dove intende fermarsi per la notte e dove viene accolta da un timido "gestore"che trascorre la sua vita ad assistere la sua anziana madre malata e reclusa in una inquietante casa...non mi spingo oltre con la trama e giungo all'mio giudizio critico:per tutta la prima parte moltissime sequenze del film sono avvolte da un "aura" di inquietante e grandiosa suspance che rendono PSYCO un thriller perfetto ma poi nella seconda parte la suspance viene a mancare(ignoro se intenzionalmente o accidentalmente)per poi risollevarsi alla grande negli ultimi 10 minuti prima della scoperta della terribile veritā circa Norman Bates e sua madre...una pietra miliare dei classici film americani e a mio giudizio imperdibile per ogni buon cinefilo.
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