Psycho

Dal romanzo (1959) di Robert Bloch. La giovane impiegata Marion Crane (Janet Leigh) ruba un’ingente somma di denaro dall’ufficio dove lavora e parte per consegnarla al fidanzato Sam (John Gavin), ricoperto dai debiti, in modo che lui possa sposarla. Durante il viaggio, dopo aver cambiato macchina per sviare le indagini della polizia, richiamata dal suo capo, la donna si ferma nel tetro motel Bates, occupato solo dal turbato giovanotto Norman (Anthony Perkins) che abita nella casa affianco con una madre dispotica e possessiva. Marion, dopo una formale conversazione con l’uomo, va a farsi una doccia, ma qualcuno s’inoltra, non visto, nella stanza e la uccide a coltellate. È stato Norman oppure sua madre, che non sembra troppo contenta delle troppe attenzioni che il figlio aveva dedicato alla ragazza? Il quesito se lo pongono la sorella di Marion, Lila (Vera Miles), e Sam, che decidono di indagare con l’aiuto del detective privato Arbogast (Martin Balsam). Il film più famoso - e quello di maggior successo - nella carriera di Hitchcock non è un thriller, ma precisamente uno schoker di prim’ordine con il puro intento di far spaventare il pubblico, mediante ogni trucco che la cinepresa consente e il solido apporto della musica, magistralmente composta da Bernard Herrmann. Effettivo esempio di arte per l’arte, di omaggio al cinema per il cinema, è un capolavoro memorabile che ha generato ben 3 seguiti, dei quali il terzo realizzato per la Tv, e un remake nel 1998 firmato da Gus Van Sant, nonché una lunga serie di goffe imitazioni. Su una strada diversa i sequel letterari di Bloch.