filippo catani
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giovedì 11 settembre 2014
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il capolavoro di hitchcock
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Una bella e infelice impiegata di Phoenix si impadronisce di quarantamila dollari e decide di fuggire in cerca di una nuova vita. Una volta in autostrada, la donna viene sorpresa da un violento temporale e decide di fermarsi in un piccolo motel fuorimano. Lì farà la conoscenza del proprietario del motel.
Una pellicola geniale e dal fortissimo effetto specialmente per l'epoca. La tensione è palpabile e continua anche grazie ad un'incalzante colonna sonora. Il film è un crescendo di thriller e pathos e affronta un tema complesso specialmente per il tempo. Se della famosissima scena della doccia si è detto e ridetto ci sono a mio avviso almeno altre due sequenze fortissime.
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Una bella e infelice impiegata di Phoenix si impadronisce di quarantamila dollari e decide di fuggire in cerca di una nuova vita. Una volta in autostrada, la donna viene sorpresa da un violento temporale e decide di fermarsi in un piccolo motel fuorimano. Lì farà la conoscenza del proprietario del motel.
Una pellicola geniale e dal fortissimo effetto specialmente per l'epoca. La tensione è palpabile e continua anche grazie ad un'incalzante colonna sonora. Il film è un crescendo di thriller e pathos e affronta un tema complesso specialmente per il tempo. Se della famosissima scena della doccia si è detto e ridetto ci sono a mio avviso almeno altre due sequenze fortissime. La prima è l'inquadratura della giovane donna uccisa nella doccia con gli occhi spalancati che letteralmente bucano lo schermo e rendono il senso di sgomento, angoscia e orrore per la violenza che ha dovuto subire. In secondo luogo la macabra e raccapricciante scena della sedia a dondolo con il teschio della madre che appare in primo piano. Insomma un film angosciante e tetro che affronta il tema dell'infelicità e della pazzia: da una parte la giovane infelice che prova a cambiare vita attraverso la fuga e dall'altra parte Norman ragazzo infelice e visceralmente attaccato alla madre e che finirà con l'impazzire e sfogare la sua follia in efferati omicidi. Ottimo il cast così come le scenografie e la fotografia. Sinceramente è letteralmente uno scandalo che un film del genere non abbia ricevuto nemmeno un Oscar. Un capolavoro assoluto e difficilmente superabile nel suo genere anche a oltre 50 anni dalla sua realizzazione.
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danba
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mercoledì 8 gennaio 2014
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ma non e' una recensione ... e' un riassunto!
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La mia non è una recensione ma un commento a quanto scritto dal Sig. Zappoli e da voi pubblicato.
Vi inviterei a fare attenzione perchè una recensione deve necessariamente indicare la trama senza però assolutamente svelare i dettagli del film. Tantopiù in un thriller dove il centro di tutto è la suspence. Ciò che è pubblicato non è una recensione ma un riassunto e toglie completamente il gusto di guardare il film. Capisco che probabilmente abbia pensato che un film così datato sia già stato visto universalmente ma così non è.
Scusate se risulto tedioso ma penso il commento sia più che lecito.
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La mia non è una recensione ma un commento a quanto scritto dal Sig. Zappoli e da voi pubblicato.
Vi inviterei a fare attenzione perchè una recensione deve necessariamente indicare la trama senza però assolutamente svelare i dettagli del film. Tantopiù in un thriller dove il centro di tutto è la suspence. Ciò che è pubblicato non è una recensione ma un riassunto e toglie completamente il gusto di guardare il film. Capisco che probabilmente abbia pensato che un film così datato sia già stato visto universalmente ma così non è.
Scusate se risulto tedioso ma penso il commento sia più che lecito.
Buon proseguimento!
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istian gonny
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martedì 7 gennaio 2014
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bello
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pur essendo un fil degli anni 60 e quindi piuttosto lento mi è piaciuto molto... perchè la storia è bella e il finale è uno dei più belli della storia del cinema... ora ho capito perchè hitchcock volesse tenere segreto il finale... GENIO
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simone magli
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venerdì 18 ottobre 2013
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il vero thriller
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Un thriller, anzi il vero thriller, al quale hanno tutto da invidiare quelli di oggi. L'espressività dei personaggi, i primi piani, la musica, le inquadrature dei particolari e soprattutto la suspense. Un film che non lascia niente al caso: ci si può divertire ad analizzarlo quanto si vuole.
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aleister
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lunedì 19 novembre 2012
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psyco: la purezza dell'arte del ''brivido''
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Nel 1959, sembrava che Hitchcock avesse raggiunto l'apice della carriera, avendo già firmato una serie di capolavori praticamente ininterrotta, da Rebecca, la prima moglie (1940) a Notorious, fino all'osannato La Donna che Visse Due Volte (1958), oltre alle pellicole già citate prima.
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Nel 1959, sembrava che Hitchcock avesse raggiunto l'apice della carriera, avendo già firmato una serie di capolavori praticamente ininterrotta, da Rebecca, la prima moglie (1940) a Notorious, fino all'osannato La Donna che Visse Due Volte (1958), oltre alle pellicole già citate prima. Ma nel 1959 Hitch compra i diritti di un romanzo di genere thriller di Robert Block che si intitola Psycho, e decide di volerne fare la trasposizione cinematografica. Questa è la genesi del film thriller-horror che ha maggiormente influenzato la quasi totalità dei film horror e thriller successivi, oltre che uno dei maggiori capolavori del ''Maestro del brivido''. La trama è assolutamente semplice e lineare: Marion, segretaria di un agenzia immobiliare, ruba 40 000 dollari depositati da un cliente all'agenzia per cui lavora, e fugge in macchina. Durante una giornata di pioggia la donna giunge in un motel sperduto, gestito da uno strano giovane, Norman Bates, introverso e inquietante. Norman sembra attratto dalla giovane donna, momentaneamente unica cliente del motel, e le chiede di cenare con lui. Ma la madre iper-protettiva di Norman, che a quanto dice il figlio non può uscire perchè molto malata, lo chiama in casa per dirgli che non vuole che stia con un'altra donna. Marion assiste alla lite dall'esterno, vedendo in lontananza le sagome di Norman e della madre seduta. Dopo la cena nel motel, Marion va a farsi una doccia nella sua camera, ma mentre è intenta a lavarsi, un personaggio misterioso, che sembra vestire abiti femminili, uccide brutalmente la donna a coltellate. E' stato Norman o la madre a trucidare la povera donna? Vedendo il film fino al suo straordinario epilogo, non solo vengono insinuati i dubbi più profondi nella pur evidente legittimità di questa domanda, ma viene minata nelle sue fondamenta la convinzione della razionalità della psiche umana.
Questa operazione è resa possibile da Hitchcock, grazie all'evidente costruzione narrativa fondata sulla suspense, l'arte di saper tenere continuamente in tensione (come ''sospesi'' appunto) gli spettatori, mantenendo per tutta la narrazione una forte sensazione di inquietudine e insicurezza; il regista utilizza vari espedienti per realizzare tutto ciò. In Psyco, la suspense raggiunge l'apice. Sembra infatti, che tutte le informazioni per risolvere il caso siano state svelate allo spettatore, e nonostante sia effettivamente così, non si può avere la certezza assoluta che l'assassino sia la madre o sia il figlio Norman. Sicuramente uno dei punti forti del film è il fatto che esso si basi su un continuo inganno che viene perpetrato ''a danno'' degli spettatori. Da un lato, sembra sia chiaro che l'assassino sia la madre: l'assassino indossa abiti femminili e Norman arriva sulla scena del primo delitto con aria sconvolta, non sapendo niente dell'omicidio della donna, e quindi cerca di occultare tutta la scena del delitto per proteggere la madre che rischia di essere scoperta; ma da un altro punto di vista, la figura di Norman è troppo ambigua e bizzarra, dal comportamento a tratti scostante e al contempo mite, una contraddizione vivente. Egli è estremamente attaccato alla madre che lo opprime, non sembra avere alcun amico, la sua unica passione (se si può definire tale) è impagliare uccelli. D'altronde, chi conosce un po' lo stile di Hitchcock, sa che il regista britannico amava rappresentare personaggi moralmente e psicologicamente ambigui, cercando anche di creare una parziale o totale identificazione fra quei personaggi e lo spettatore. Un'altra strategia che Hitchcock utilizza per ''giocare'' con lo spettatore, ingannarlo, dargli delle impressioni e delle informazioni fuorvianti, è lo stratagemma del MacGuffin. Questo stratagemma è un semplice espediente che non ha una vera importanza nella trama del film, ma che costituisce la parte iniziale di esso, è il pretesto narrativo per condurre la storia verso quello che sarà il vero intreccio. Infatti, in Psyco, il MacGuffin è costituito dalla valigia con i 40 mila dollari rubati dalla segretaria Marion. In seguito diverrà evidente che il furto, la fuga della donna e la stessa valigetta con i soldi erano solo gli elementi di un unico procedimento, un semplice pretesto che doveva condurre Marion al motel dei Bates, la pecora nella tana del lupo. L'iniziale interesse per il destino della valigetta con i 40 mila dollari sarà completamente accantonato a favore della vicenda vera e propria, cioè gli efferati omicidi compiuti nel Bates Motel. Come affermava Francois Truffaut (1932-1984), regista e principale esperto del cinema hitchcockiano, in fin dei conti il MacGuffin ''non è niente'' . Oltre agli straordinari stratagemmi per ottenere la vera suspense, si deve sottolineare il carattere fondamentalmente psicanalitico del film. Il protagonista Norman soffre di un attaccamento patologico, di una gelosia eccessiva nei confronti della figura della madre: il complesso di Edipo freudiano, come d'altronde il tema dell'inconscio in generale rimase sempre un'ossessione per Hitchcock. Psyco rimane ancora oggi così attuale proprio grazie a queste suggestioni e ambiguità che affascinano lo spettatore: un film intriso di una insana necrofilia, che mette in luce la tematica attualissima del travestitismo, e che analizza un caso di sdoppiamento, o ,sarebbe meglio dire, sovrapposizione di identità. Ma l'elemento di straordinaria originalità artistica di questo film, e ancora oggi oggetto di studio, rimane sicuramente lo stile della regia, cui si aggiunge la straordinaria tecnica di montaggio. La prova di ciò risulta evidente in alcune scene del film, ormai leggendarie. Come non citare la celebre scena dell'omicidio nella doccia: occorsero 72 posizioni della cinepresa, per realizzare questa scena di brutale accoltellamento di 22 secondi in cui sono compresse, grazie ad un serratissimo montaggio, 35 inquadrature del coltello che si scaglia contro Janet Leigh, senza che si veda mai l'arma che si conficca nel suo corpo. Come in ogni film di Hitchcock, la cinepresa è un vero e proprio personaggio ''invisibile'': l'uso straordinario della soggettiva permette l'immedesimazione dello spettatore con il protagonista Norman, con la sua visione distorta e malata della realtà. Nella scena in cui Norman arriva sulla scena del delitto, proprio questa tecnica alternata ad un primo piano, dà l'impressione che Norman sia stato all'oscuro sino a quel momento dell'assassinio avvenuto: si attua un processo di straniamento dalla verità dei fatti, che, nonostante tutto, non si presenterà come qualcosa di totalmente spiegabile razionalmente, restando sempre sul piano dell'ambiguità. All'epoca, alcuni critici mostrarono un certo disappunto per il disimpegno intellettuale di Hitchcock in questo film, che appariva come un esercizio di stile fine a se stesso. Ma, proprio questo aspetto di Psyco, concepito come opera di cinema puro, di ''arte per l'arte'', fine a se stessa e senza scopi di altro genere (morale, sociale, etc) se non quello di far provare la più pura e spontanea suspense attraverso il semplice susseguirsi di immagini, appare,oggi come allora, come un vero trionfo per la settima arte. Il successo del film fu garantito anche dalla magistrale interpretazione di Anthony Perkins, che impersonò il nevrotico Norman Bates con una tale intensità e immedesimazione, da essere consacrato come il ''pazzo'' più famoso della storia del cinema, restando imprigionato per il resto della carriera in questo tipo di ruolo. La colonna sonora incalzante di Bernard Hermann è un altro punto forte del film, l'ennesimo marchio di fabbrica che rende immortale quest'opera. Con Psyco, nel 1960, Hitchcock ottenne il più grande successo commerciale della carriera, incassando 50 milioni di dollari, mentre il film era stato girato con un budget di 800 mila.
L'influenza di Psyco sulla stragrande maggioranza di autori di film horror continua da 50 anni a questa parte: in film come Profondo Rosso (1975) di Dario Argento, La Casa (1981) di S. Raimi, la saga di Scream di W. Craven, Seven (1995) di D. Fincher , gli horror di Carpenter e molti altri, appare palese l'ispirazione tratta dallo stile e dalle tematiche hitchcockiane di Psyco. Anche per questa ragione, il film è un classico imprescindibile, come classica è ormai l'intera filmografia di Alfred Hitchcock.
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alessandro guatti
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mercoledì 23 maggio 2012
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un film disturbante che gioca con lo spettatore
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Marion Crane, impiegata in un’agenzia immobiliare, fugge con il denaro di un cliente per sposare il suo amante. Il pernottamento nel motel di Norman Bates le sarà fatale, proprio quando avrà deciso di redimersi: la madre del proprietario non accetta le intrusioni di altre donne nella vita del figlio. Peccato che la madre di Norman sia morta da dieci anni. Alla sorella e all’amante di Marion spetterà il compito di svelare una disturbante verità.
Tratto da un romanzo di Robert Bloch, il più grande successo di pubblico di Hitchcock si era guadagnato quattro nomination agli Oscar (regia, fotografia, attrice non protagonista, scenografie) ed è ormai un film cult, in cui Hitchcock gioca deliberatamente con lo spettatore, a cominciare dalla struttura narrativa: dopo quaranta minuti dall’inizio Janet Leigh viene uccisa.
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Marion Crane, impiegata in un’agenzia immobiliare, fugge con il denaro di un cliente per sposare il suo amante. Il pernottamento nel motel di Norman Bates le sarà fatale, proprio quando avrà deciso di redimersi: la madre del proprietario non accetta le intrusioni di altre donne nella vita del figlio. Peccato che la madre di Norman sia morta da dieci anni. Alla sorella e all’amante di Marion spetterà il compito di svelare una disturbante verità.
Tratto da un romanzo di Robert Bloch, il più grande successo di pubblico di Hitchcock si era guadagnato quattro nomination agli Oscar (regia, fotografia, attrice non protagonista, scenografie) ed è ormai un film cult, in cui Hitchcock gioca deliberatamente con lo spettatore, a cominciare dalla struttura narrativa: dopo quaranta minuti dall’inizio Janet Leigh viene uccisa. Forse oggi la cosa non farebbe più scalpore (ricordate Drew Barrymore in Scream?), ma per lo spettatore del 1960 era uno shock notevole. Considerando poi che Hitchcock vietò l’ingresso in sala agli spettatori ritardatari, si può capire come in quegli anni fosse impensabile che la “star” del film morisse a un terzo dello stesso. La prima parte del film è come un depistaggio: Hitchcock lo chiamava “red herring” (aringa rossa), ovvero qualcosa che servisse a distrarre lo spettatore per poi sorprenderlo. E quale sorpresa maggiore di quel memorabile omicidio sotto la doccia? La scena – girata in una settimana e con una settantina di posizioni di macchina da presa – dura quarantacinque secondi ed è di una violenza inaudita, nonostante non si veda mai il coltello colpire il corpo di Marion: l’effetto violenza è ottenuto unicamente attraverso un montaggio rapidissimo e il suono stridente e martellante dei violini. Ma ciò che rende così angosciante il tutto è il fatto che tale violenza esploda senza preavviso, in un momento in cui la protagonista è indifesa e vulnerabile. Questo fa sì che per tutto il resto del film lo spettatore provi un senso di angoscia fortissimo. A questo punto però lo spettatore si ritrova nell’assurda posizione di parteggiare per Norman Bates: sappiamo che Norman è coinvolto nell’assassinio, ma quando la macchina di Marion si arresta un momento nella sua discesa verso il fondo dello stagno noi speriamo che non si fermi. E quando alla fine scopriamo la disturbante verità, Hitchcock gioca di nuovo con noi sovrapponendo al volto di Norman l’immagine del teschio della madre e facendoci sentire la sua voce, ormai “reale”. Pochi forse sanno che il film, come pure Il silenzio degli innocenti, rielabora anche la storia vera dell’assassino psicotico Eddie Gein. Questo rende ancora più disturbante la storia che Hitchcock ci narra, sebbene ormai siamo quasi abituati a esplosioni di violenza tra le mura domestiche e a pensare che “la realtà superi la fantasia”.
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leonardo96
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venerdì 4 maggio 2012
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"il miglior amico di un ragazzo è sua madre"
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Come non rimanere stregati da un film così coinvolgente, sinistro e perfetto?
Una segretaria dell'Arizona (Janet Leigh, azzecatissima in questa parte) ruba un'ingente somma di denaro dal proprio ufficio e alloggia in un inquietante motel. Pessima scelta: la donna è uccisa nella doccia da un misteriosa figura, in apparenza dalla madre del proprietario del motel (Norman Bates, interpretato magistralmente da Anthony Perkins.)
Il fidanzato della donna e la sorella inizia a cercarla, con l'aiuto di un investigatore... fino ad arrivare al motel di Bates.
Finale sconvolgente di un capolavoro tipicamente hitchcockiano: robusta interpretazione da parte del trio Leigh- Gavin- Miles, e totale ammirazione per Anthony Perkins che fa di Norman Bates un personaggio misterioso, confuso e irascibile, una lama tagliente e delicata.
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Come non rimanere stregati da un film così coinvolgente, sinistro e perfetto?
Una segretaria dell'Arizona (Janet Leigh, azzecatissima in questa parte) ruba un'ingente somma di denaro dal proprio ufficio e alloggia in un inquietante motel. Pessima scelta: la donna è uccisa nella doccia da un misteriosa figura, in apparenza dalla madre del proprietario del motel (Norman Bates, interpretato magistralmente da Anthony Perkins.)
Il fidanzato della donna e la sorella inizia a cercarla, con l'aiuto di un investigatore... fino ad arrivare al motel di Bates.
Finale sconvolgente di un capolavoro tipicamente hitchcockiano: robusta interpretazione da parte del trio Leigh- Gavin- Miles, e totale ammirazione per Anthony Perkins che fa di Norman Bates un personaggio misterioso, confuso e irascibile, una lama tagliente e delicata.
La sequenza della doccia, il genio musicale di Bernard Herrmann, la regia placida e ineccepibile del nostro Hitchcock... che altro aggiungere? Sì, capolavoro.
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andys80
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lunedì 30 gennaio 2012
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un film che ha rivoluzionato il cinema
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Poche parole per esprimere un consenso assoluto su ogni componente di un film che come pochi ha portato una grande innovazione al cinema. Una storia originale e l'inizio di un genere cinematografico nuovo. Capolavoro assoluto del cinema che solo un maestro come Hitchcock poteva realizzare.
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lorenzomnt
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venerdì 1 luglio 2011
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il più alto risultato di hitchcock
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Avere (volontariamente) a disposizione 800.000 dollari,gli stessi sceneggiatori del suo show televisivo e l'effetto del bianco e nero:una sfida che Hitchcock pose a sè stesso e che risolse brillantemente,ottenendo anche con un'ardita campagna pubblicitaria ben 40 milioni di dollari di incasso mondiale,rendendolo anche il suo film di maggior successo.
Un film angosciante,spaventoso e tagliente come la lama del coltello che Norman Bates(un eccellente Antony Perkins) usa per uccidere la protagonista Marion Crane(Jane Leigh) a un terzo dall'inizio del film,dopo essersi vestito e aver assunto la personalità della dispotica madre che lo allevò dopo la morte del padre e che Norman uccise dopo che lei conobbe un altro uomo.
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Avere (volontariamente) a disposizione 800.000 dollari,gli stessi sceneggiatori del suo show televisivo e l'effetto del bianco e nero:una sfida che Hitchcock pose a sè stesso e che risolse brillantemente,ottenendo anche con un'ardita campagna pubblicitaria ben 40 milioni di dollari di incasso mondiale,rendendolo anche il suo film di maggior successo.
Un film angosciante,spaventoso e tagliente come la lama del coltello che Norman Bates(un eccellente Antony Perkins) usa per uccidere la protagonista Marion Crane(Jane Leigh) a un terzo dall'inizio del film,dopo essersi vestito e aver assunto la personalità della dispotica madre che lo allevò dopo la morte del padre e che Norman uccise dopo che lei conobbe un altro uomo.Questa doppia personalità aumenta il senso di orrore,tale da paralizzarci davanti allo schermo del televisore.
A mio parere questo è il film che esprime meglio il genio del regista,non tanto per la storia,ma perchè dimostra come un uomo possa con pochi mezzi creare un capolavoro.
Io lo considero quindi non solo uno tra i film migliori del maestro,ma anche uno tra i miei preferiti in senso generale.
Pochissimi altri registi come lui sono esistiti,e questo ne fa un caso più unico che raro.
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renato c.
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domenica 19 giugno 2011
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un grande hitchcock!
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Come dice il Farinotti, non è il miglior film del grande Hitchcock ma è veramente un eccezionale giallo/thriller! A parte l'interpretazione di Anthony Perkins nella parte del folle, è tutto l'untreccio del film e le locations che ne fanno veramente un film da brivido, specialmente se si pensa che è del 1960! La famosa scena della doccia già fa presagire dell'inizio che succederà quelche cosa: L'inqudratura della doccia dal basso, spruzzante acqua, il viso tuttaltro che sereno di Janet Leigh sotto la doccia, la musica tetra che fa capire che qualche cosa di brutto sta arrivando, ecc. ne fanno una sequenza formidabile! Sembra comunque che il messaggio del film sia "Chi la fa l'aspetti!"
Il personaggio interpretato da Janet Leigh è ambiguo.
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Come dice il Farinotti, non è il miglior film del grande Hitchcock ma è veramente un eccezionale giallo/thriller! A parte l'interpretazione di Anthony Perkins nella parte del folle, è tutto l'untreccio del film e le locations che ne fanno veramente un film da brivido, specialmente se si pensa che è del 1960! La famosa scena della doccia già fa presagire dell'inizio che succederà quelche cosa: L'inqudratura della doccia dal basso, spruzzante acqua, il viso tuttaltro che sereno di Janet Leigh sotto la doccia, la musica tetra che fa capire che qualche cosa di brutto sta arrivando, ecc. ne fanno una sequenza formidabile! Sembra comunque che il messaggio del film sia "Chi la fa l'aspetti!"
Il personaggio interpretato da Janet Leigh è ambiguo. All'inizio sembra un'impiegata brava e onesta; poi, siccome l'occasione fa l'uomo ladro, quando si trova 40.000,00 dollari in mano pensa bene di tenerseli! Non si capisce se sia stata disonesta a causa dell'amante, che aveva problemi finanziari, o per poterli usare fvuggendo da sola verso la "terra promessa"! Poi il destino gli fa pagare con la vita la sua disonestà! Il personaggio interpretato da Anthony
Perkins è veramente ambiguo: prima spia la procacissima Janeth Leigh da un buco nascosto sotto un quadro, e penso che una simile visione potrebbe far pensare a tutto tranne che ll'omicidio! Ma poi interviene la personalità della madre ne tutto cambia, subentrando la gelosia omicida! Notevole anche la scena finale in cui il sorriso di Anthony Perkins prendere il sorriso della madre imbalsamata!
Un film da riscoprire e riapprezzare!
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