Giuseppe Marotta
Tutta la bellezza virile di Trastevere, sassosa di muscoli, violacea di barba, colma di “Avvedi!” e pullulante di “Ahò! “, vellosa e ottusa come uno spazzolone, divampa in un giovane chiamato, alla faccia di Omero, Ettore. Ciao, Ettore. Come fai, tu, da solo, a rendere sgradevole un'intera città, la più singolare e capziosa città che esista? Perché i gaglioffi e i tangheri di Giuseppe Gioacchino Belli ci meravigliano, ci divertono e ci commuovono infondendoci la voglia di essere con loro e dei loro, mentre invece tu ci irriti, ci disgusti, ci annoi? Perché non riesci ad essere né vero né fantastico? Perché ci deludi come realtà e come invenzione? Perché diavolo sei, finanche per me che adoro la plebe di qualsiasi regione, la quintessenza dell'antipatia? Sto parlando, scusate, dell'eroe del film Il principe fusto, ideato, interpretato, musicato e finanziato da Maurizio Arena. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (10612 caratteri spazi inclusi) su 1960