matteo bettini corinaldo
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giovedì 19 dicembre 2013
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io sono sempre grande,è il cinema che è diventato piccolo!
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Un film unico,leggenda allo stato puro per diversi motivi.Grazie alla sagacia di Wilder,geniale creatore di cinema,mise a nudo diversi aspetti della mecca del cinema dell'epoca,che crearono non pochi malumori nei boss delle Majors di allora.benché l'interprete a cui era destinata la parte da protagonista-Monty Clift-la rifiutò,irruppe William Holden,che fu bravissimo.ma la Swanson e Von Stroheim regalano interpretazioni inarrivabili.sequenze e trovate sceniche da sogno,ma può non piacere a tutti.Wilder racconta con intelligenza e cinismo mai volgare le cose come stanno.c'è pure C.de Mille nella parte di se stesso.
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julien sorel
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domenica 21 febbraio 2010
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storia di una storia del cinema
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Il cinema che racconta il cinema, più precisamente il cinema che racconta una storia tra le sue tante storie assurdamente immaginabili. Romantica, angosciante, comica e melodrammatica, nessuna pellicola come questa risulta così sapientemente sfaccettata e varia, un dramma raccontato elegantemente che mostra lati oscuri di ambienti e uomini, rappresentazione di quella che è stata una rivoluzione mal accettata da chi il cinema l'ha conosciuto assai diversamente. Strano confronto e bizzarra liaison, il cinema moderno incontra casualmente quello vecchio. Un giovane sceneggiatore, per opportunismo e necessità, rifugia e imprigiona se stesso nella lussosa dimora di una oramai sbiadita e appassita stella del cinema muto.
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Il cinema che racconta il cinema, più precisamente il cinema che racconta una storia tra le sue tante storie assurdamente immaginabili. Romantica, angosciante, comica e melodrammatica, nessuna pellicola come questa risulta così sapientemente sfaccettata e varia, un dramma raccontato elegantemente che mostra lati oscuri di ambienti e uomini, rappresentazione di quella che è stata una rivoluzione mal accettata da chi il cinema l'ha conosciuto assai diversamente. Strano confronto e bizzarra liaison, il cinema moderno incontra casualmente quello vecchio. Un giovane sceneggiatore, per opportunismo e necessità, rifugia e imprigiona se stesso nella lussosa dimora di una oramai sbiadita e appassita stella del cinema muto. Diviso tra i suoi desideri e la spiacevole ma comoda accoglienza, amaramente il protagonista realizzerà l'ambigutà della sua scelta, rovinata e contaminata quest'ultima dal morboso attaccamento nei suoi riguardi da parte della non più giovane diva. Fragilmente sospesa su effimere e illogiche illusioni, ignorando scomode verità, sarà la diva stessa a segnare e concludere egoisticamente un surreale e macabro epilogo. Due mondi e due filosofie che si incontrano e insieme si annullano, il vecchio cinema espressivo e minimalista che ripudia e misconosce un nuovo modo di pensare se stesso, fatto di parole e colori. I personaggi rappresentano bene quelle sfumature e quei profili di due epoche e visioni lungamente diverse e distanti tra loro, in particolare notiamo l'assurda presunzione di impersonificare egli stessa il cinema da parte della diva, incapace ad accettare l'atroce verità. Viene inoltre mostrato un ambiente opaco e corrotto, decadente e ipocrita, facilmente sedotto da orpelli vanesi e fatui, un materialismo insito nella natura umana. Viale del tramonto è una pellicola che riesce con successo a rappresentare vicende e uomini senza tuttavia demolirli o deriderli. Unica nel suo genere, riesce a commuovere e a raccontare un mondo, il cinema, che raccomta di se stesso, quello di ieri e quello di oggi, dove quell'oggi in fondo, è diventato a sua volta un altro magnifico ieri.
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laurence316
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domenica 21 ottobre 2018
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dietro la facciata...
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Probabilmente il vertice dell’arte di Wilder (al pari di A qualcuno piace caldo), Viale del tramonto è uno dei più clamorosi film della storia del cinema (con un titolo proverbiale).
Costruito su una trovata che era una novità assoluta (il morto che racconta la propria vicenda [il quale, in origine, avrebbe dovuto pure dialogare con altri cadaveri all’obitorio, scena poi eliminata]), il film è una sferzante, caustica e impietosa radiografia di ciò che si cela dietro la facciata luminosa e scintillante di Hollywood, delle tragedie e delle miserie (esistenziali) che si originano dalla “fabbrica dei sogni”.
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Probabilmente il vertice dell’arte di Wilder (al pari di A qualcuno piace caldo), Viale del tramonto è uno dei più clamorosi film della storia del cinema (con un titolo proverbiale).
Costruito su una trovata che era una novità assoluta (il morto che racconta la propria vicenda [il quale, in origine, avrebbe dovuto pure dialogare con altri cadaveri all’obitorio, scena poi eliminata]), il film è una sferzante, caustica e impietosa radiografia di ciò che si cela dietro la facciata luminosa e scintillante di Hollywood, delle tragedie e delle miserie (esistenziali) che si originano dalla “fabbrica dei sogni”.
E’ una pietra miliare del cinema americano e mondiale, un melodramma dai contorni tragici e nerissimi, ma anche pervaso da una sottile vena di umorismo nero.
Al suo centro, il tema della decadenza e della perdita della propria dignità, in una vertiginosa spirale che porta, in questo caso, a confondere il cinema con la vita vera, in altri termini il proprio lavoro con la propria esistenza. E, difatti, il film stesso mescola “in modo inquietante finzione e realtà” (Mereghetti).
Perché la Swanson era un’autentica diva del muto caduta nel dimenticatoio, effettivamente diretta da DeMille in alcune pellicole (e che si prodiga di conseguenza, in parte, in una sorta di impietoso autoritratto), von Stroheim (che interpreta il maggiordomo) un ex-regista di quell’epoca d’oro (da ricordare almeno per il suo Greed [Rapacità, 1925]) che la diresse per davvero nell’incompiuto Queen Kelly (che è poi il film che lei proietta ossessivamente nel propria sala di proiezione privata), mentre DeMille, ovviamente, era anch’egli un vero regista (che qui interpreta se stesso, intento nelle riprese di Sansone e Dalila) e Hedda Hopper una temibile e temuta giornalista scandalistica (la si vede sul finale).
Viale del tramonto è un capolavoro senza tempo, perché non ha perso in attualità (e probabilmente non vi perderà mai), uno dei più efficaci nel raccontare del lato oscuro di Hollywood ma dell’industria dello spettacolo in generale.
Indimenticabile il finale (con l'ex-regista che "dirige" per l'ultima volta quella che fu la sua diva), ma diverse sono le scene da ricordare (in una di questa, tra le varie “facce di cera”, compare fugacemente anche Buster Keaton). E ottime le interpretazioni (non solo la Swanson, che per ironia della sorte ad oggi viene ricordata unicamente per questo film; ma anche tutti gli altri). 11 nomination e (solo) 3 Oscar: a miglior sceneggiatura, scenografia e colonna sonora.
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il cinefilo
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lunedì 3 maggio 2010
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il lato oscuro di hollywood
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VIALE DEL TRAMONTO di Billy Wilder è una delle commedie più nere,tragiche e inquietanti che ci si possa immaginare...il film racconta di uno sceneggiatore squattrinato(William Holden) che si ritrova ad essere scrittore,amante e infine vittima di una diva del cinema di nome Norma Desmond(una grande Gloria Swanson)ormai dimenticata dall'pubblico e abbandonata da Hollywood e quindi sull'"viale del tramonto".
Billy Wilder esprime una ferocissima critica contro il "regno cinematografico" di Hollywood e sembra intendere che esso mastica e poi sputa i suoi grandi attori come se non fossero niente altro che "oggetti commestibili"(il mio riferimento "velato" è facile da comprendere)e costruisce sulla vicenda di Norma Desmond e dello sceneggiatore una storia oscura ma anche rischiarata da un certo "umorismo nascosto".
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VIALE DEL TRAMONTO di Billy Wilder è una delle commedie più nere,tragiche e inquietanti che ci si possa immaginare...il film racconta di uno sceneggiatore squattrinato(William Holden) che si ritrova ad essere scrittore,amante e infine vittima di una diva del cinema di nome Norma Desmond(una grande Gloria Swanson)ormai dimenticata dall'pubblico e abbandonata da Hollywood e quindi sull'"viale del tramonto".
Billy Wilder esprime una ferocissima critica contro il "regno cinematografico" di Hollywood e sembra intendere che esso mastica e poi sputa i suoi grandi attori come se non fossero niente altro che "oggetti commestibili"(il mio riferimento "velato" è facile da comprendere)e costruisce sulla vicenda di Norma Desmond e dello sceneggiatore una storia oscura ma anche rischiarata da un certo "umorismo nascosto".
VIALE DEL TRAMONTO è un opera carica di comicità nera(ma quasi mai macabra)e dove la famosa frase della decaduta Desmond che dice"io sono sempre grande...è il cinema che è diventato piccolo!)non si dimentica facilmente.
Il sottoscritto desidera anche citare per la sua superba interpretazione Erich Von Stroheim(il maggiordomo e ex marito dell'attrice)e il breve "cameo" di Buster Keaton nel ruolo di uno dei giocatori di carte riuniti attorno all'tavolo...ecco un film che non finirà mai sull'"viale del tramonto".
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annalinagrasso
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giovedì 12 agosto 2010
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il dramma delle attrici del cinema muto degli anni
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Il dramma delle attrici del cinema muto degli anni ’20..
“Viale del tramonto” è uno dei pochi film che riesce a condensare perfettamente tanti elementi e stili insieme, dal melodramma al noir, dalla commedia drammatica a quella brillante,dal tragico all’horror; un genere inclassificabile dal punto di vista della narrativa che mischia humor, romanticismo e psicanalisi, facendone un’opera potente,avvincente,angosciante, imprevedibile e soprattutto nuova per quell’epoca, tant’è che ebbe un eccellente successo sia di critica che di pubblico. Billy Wilder rappresenta il dramma di alcune star del muto degli anni ’20, protagoniste celebrate,acclamate del loro tempo e al tempo stesso vittime del cinema, o meglio delle innovazione tecniche nella recitazione, del passaggio dal muto al sonoro, prigioniere di un passato glorioso, dei loro ricordi e delle loro ossessioni.
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Il dramma delle attrici del cinema muto degli anni ’20..
“Viale del tramonto” è uno dei pochi film che riesce a condensare perfettamente tanti elementi e stili insieme, dal melodramma al noir, dalla commedia drammatica a quella brillante,dal tragico all’horror; un genere inclassificabile dal punto di vista della narrativa che mischia humor, romanticismo e psicanalisi, facendone un’opera potente,avvincente,angosciante, imprevedibile e soprattutto nuova per quell’epoca, tant’è che ebbe un eccellente successo sia di critica che di pubblico. Billy Wilder rappresenta il dramma di alcune star del muto degli anni ’20, protagoniste celebrate,acclamate del loro tempo e al tempo stesso vittime del cinema, o meglio delle innovazione tecniche nella recitazione, del passaggio dal muto al sonoro, prigioniere di un passato glorioso, dei loro ricordi e delle loro ossessioni.
Norma Desmond (una straordinariamente superba Gloria Swanson, vera attrice del muto)è una star paranoica,in crisi che per compiacersi vede e rivede le sue vecchie pellicole (celebre la sua battuta : Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo),nella sua villa lussuosa ed inquietante di Hollywood(situata proprio in “Sunset Boulevard”) con il suo maggiordomo Max (Erich Von Stroheim, primo marito della Swanson).Un giorno, lo squattrinato Gillis (William Holden) scrittore di sceneggiature e ricercato per debiti, sfuggendo ai suoi creditori cui dovrebbe consegnare l’automobile, fora una gomma e imbocca una strada che lo porta direttamente alla villa della diva. Tra i due nascerà un rapporto morboso, ambiguo,dapprima basato sull’incarico dato a Gillis di scrivere una sceneggiatura, poi sulla seduzione e il potere esercitato dalla donna su di lui che vuole legarlo a sé. Epilogo tragico con una delle scene piu’ memorabile del cinema mondiale. Un film nel film,dove realtà e finzione si mescolano e dove gli stessi personaggi restano in bilico tra vita e morte, successo e sconfitta, gloria ed oblio. Il regista austriaco descrive inoltre la disumanità affaristica del cinema negli anni ’40 e ’50, l’ipocrisia,la corruzione, il modo in cui il cinema crea e distrugge un mito,dapprima celebrandolo poi gettandolo del baratro del dimenticatoio, in cui esso stesso si evolve, i media, la stampa,le difficoltà di creare storie,di sfondare ad Hollywood. Un capolavoro per la straordinaria composizione di intreccio che non stanca l’attenzione dello spettatore anche grazie alla sceneggiatura e ai suoi tempi narrativi. Tutto congiunto anche a dei risvolti filosofici capaci di suscitare le piu’ svariate emozioni e riflessioni in primis sul cinema stesso: l’incontro-scontro tra due mondi diversi, il vecchio cinema minimalista e quello nuovo fatto di parole e colori, a tal proposito indimenticabile la scena in cui Norma esprime tutto il suo disprezzo per il “nuovo” cinema :” Lo dicevo, che nel cinema c'è qualcosa che non va.
È finito, distrutto. Un tempo, col nostro mestiere, gli occhi di tutto il mondo erano stregati da noi. Ma non era sufficiente per loro, oh no!, dovevano impadronirsi anche degli orecchi. Allora aprirono le loro bocche bestiali e vomitarono parole, parole, parole...”.2 premi Oscar per la sceneggiatura e le musiche.
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parsifal
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lunedì 9 ottobre 2017
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fascino decadente
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IL grande e poliedrico Billy Wilder diede vita, nel 1950, a quest'opera che può essere , a tutti gli effetti, considerata come uno dei film hollywodiani più rappresentativi del cinema americano del dopoguerra. Un vero e proprio oggetto di culto, che sfida il passare del tempo, che tra l'altro è una delle tematiche fondanti della sceneggiatura. Che venne scritta da Wilder, insieme a C. Brackett e D. Marshamm Junior, ed ebbe più di una stesura. Venne terminata in corso d'opera , poichè Wilder voleva constatare sul campo la sua efficacia e basarsi sull'ìinterazione , umana e professionale , tra gli attori. La vicenda inizia con una narrazione a ritroso ; una voce fuori campo , che si scoprirà appartenere allo sfortunato protagonista Joe Gills (W.
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IL grande e poliedrico Billy Wilder diede vita, nel 1950, a quest'opera che può essere , a tutti gli effetti, considerata come uno dei film hollywodiani più rappresentativi del cinema americano del dopoguerra. Un vero e proprio oggetto di culto, che sfida il passare del tempo, che tra l'altro è una delle tematiche fondanti della sceneggiatura. Che venne scritta da Wilder, insieme a C. Brackett e D. Marshamm Junior, ed ebbe più di una stesura. Venne terminata in corso d'opera , poichè Wilder voleva constatare sul campo la sua efficacia e basarsi sull'ìinterazione , umana e professionale , tra gli attori. La vicenda inizia con una narrazione a ritroso ; una voce fuori campo , che si scoprirà appartenere allo sfortunato protagonista Joe Gills (W.; HOlden), rievoca le sue gesta partendo dall'immagine che lo ritrae cadavere, all'interno di una piscina, appartenente ad una lussuosa e decadente villa hollywodiana. Ci arrivò mentre tentava di sfuggire agli agenti delle tasse e durante la fuga , entrò in quella che a lui sembrava una pomposa e fatiscente magione d'altri tempi abbandonata a sè stessa, non certo priva di un lugubre fascino retrò. Ma l'apparenza inganna; il giovane sceneggiatore , squattrinato e con poche speranze, è costretto a ricredersi. IL luogo , è abitato da una signora che in passato fu la stella del cinema muto e d oggi brilla solo alla luce dei suoi ricordi, Norma Desmond ( interpretata da Gloria Swanson, che fu davvero un' attrice molto in vista all'epoca del muto) . Ella vive nel suo mondo dorato, circondata da tutte quegli orpelli decadenti dai quali mai potrebbe separarsi, continuando a fluttuare nella vanagloria di sentirsi l'unica e sola degna di essere ricordata. " Io sono grande , è il cinema che è diventato piccolo." Questa è ciò che la diva dice al giovane scrittore, nel presentarsi a lui. Da quel momento, inizierà tra i due un rapporto via via sempre più confidenziale e ravvicinato , al quale Joe non riuscirà a sottrarsi facilmente. IL giovane accetta di rievisionare un copione scritto dalla diva, con l'intenzione di interpretarlo, ai fini di una rentrèè in grande stile. La necessità economica e la curiosità , che spesso contraddistinguono gli scrittori di talento, lo spingono a vivere quel che gli viene proposto. MA tutto diventerà simile ad una prigione dorata: Norma, sovente sostenuta nelle sue originali elucubrazioni, spesso prive di fondamento, dall'onnipresente maggiordomo- tuttofare, figura inquietante e misteriosa intepretata da E.Von Stroheim,vorrebbe possederlo fino in fondo e lo costringe a vivere una vita non sua , soffocandolo giorno dopo giorno. Per cui egli conduce una doppia vita; di giorno accanto a Norma e di notte scrive copioni in compagnia della ragazza di una amico, che si innamorerà di lui. Nel frattempo la Diva è impaziente e decide di contattare il suo amico regista C.B. De Mille, al quale ha spedito il copione per avere una risposta e coglie l'occasione di una telefonata dalla Paramount( equivoco che troverà nel chiarimento la chiave di volta di parte della vicenda) per presentarsi sul set di Sansone e Dalila. Viene accolta con tutti gli onori, si commuove, ma Joe comprende l'amaro retroscena, confermato dal maggiordomo; nessuno l'aveva convocata, volevano solo noleggiare la sua auto. Non ci sarà nessun ritorno e nessuno desidera che ci sia. Intanto NOrma accecata dalla gelosia, telefona alla collega di Joe e le racconta la verità sulla sua vita professionale e privata, facendolo passare per un gigolò d'alto bordo. La ragazza raggiunge la residenza, vede e constata con i suoi occhi come stanno le cose e chiede a Joe di seguirla . Lui non lo farà ed andrà incontro ad un tragico e melodrammatico epilogo. La scena finale, in cui Norma scende maestosamente le scale, credendo di girare il film del suo ritorno sulle scene, diretto dall' onnipresente Max ( suo ex marito che ha accettato di servirla pur di non abbandonarla) è una delle scene più toccanti di tutto il cìnema americano del dopoguerra. Atmosfere decadenti e sofisticate ,narrazione avvincente ed ambientazioni ad hoc, che meglio non potrebbero rappresentare l'intera vicenda.Inoltre nonostante parli dell'inesorabiltà dello scorrere del tempo, supera di gran lunga ogni barriera temporale. Capolavoro da apprezzare, in ogni suo lato.
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jacqueline divette
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giovedì 10 maggio 2007
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capolavoro assoluto
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Primo film raccontato in flash-back da un cadavere che galleggia in una piscina...Uno squattrinato scieneggiatore(William Holden) per sfuggire ai suoi debitori si ritrova nella villa di Norma Desmond(Gloria Swansong)ex diva del muto.Saputo il mestiere del giovane,l'ex diva gli chiederà di riguardare una scieneggiatura da lei scritta,per il suo ritorno sul palcoscienico;invitandolo a trasferirsi da lui se ne innamorerà.Lui all'inizio si presta al gioco,ma appena cercherà di fuggire innamoratosi d'una collega Norma Desmond lo ucciderà.Ormai divenuta pazza la diva riuscira comunque a "girare"il suo ultimo film...il film infatti si chiude con Norma Desmond che scende la scalinata della sua villa credendo d'essere in un film,e con i suoi occhi torvi che gelano noi e la cinepresa.
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Primo film raccontato in flash-back da un cadavere che galleggia in una piscina...Uno squattrinato scieneggiatore(William Holden) per sfuggire ai suoi debitori si ritrova nella villa di Norma Desmond(Gloria Swansong)ex diva del muto.Saputo il mestiere del giovane,l'ex diva gli chiederà di riguardare una scieneggiatura da lei scritta,per il suo ritorno sul palcoscienico;invitandolo a trasferirsi da lui se ne innamorerà.Lui all'inizio si presta al gioco,ma appena cercherà di fuggire innamoratosi d'una collega Norma Desmond lo ucciderà.Ormai divenuta pazza la diva riuscira comunque a "girare"il suo ultimo film...il film infatti si chiude con Norma Desmond che scende la scalinata della sua villa credendo d'essere in un film,e con i suoi occhi torvi che gelano noi e la cinepresa...
Questo film si può riassumere in un epitafio sibilato dalla Swanson"IO SONO ANCORA GRANDE;E'IL CINEMA CHE E'DIVENTATO PICCOLO",all'alba degli anni '50 infatti la grande industria di Hollywood,cominciò a vedere il suo declino,poiche avanzava il piccolo schermo,"Viale del tramonto"vuole essere quindi come una biografia del cinema che fù,un meraviglioso omaggio agli albori del muto.Uno dei più bei film di Wilder e probabilmente anche della storia del cinema.Erich von Stroheim(altro grande divo del muto)interpreta il maggiordomo della diva,tra l'altro suo ex marito.Due camei:il pilastro Buster Keaton un altro divo sul viale del tramonto,che gioca a carte con altre mummie viventi e l'immenso Cecil B.De Mille(uno dei padri del cinema) che nella realtà lanciò Gloria Swanson nel firmamento hollywoodiano
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irontato
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venerdì 18 febbraio 2011
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immortale
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I grandi classici non muoiono mai.Suggestive atmosfere ed attori in stato di grazia,perfetta la Swanson nel ruolo di Norma e il maggiordomo Max non meno folle della sua padrona.
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ultimoboyscout
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lunedì 14 maggio 2012
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le stelle non hanno età.
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Il film inizia da dove finisce, chiude perfettamente un cerchio col cadavere del protagonista che galleggia in piscina con tre proiettili conficcati in corpo. Di Joe Gillis, il protagonista, è anche la voce narrante fuori campo, che ripercorre la storia avuta con Norma Desmond, vecchia diva di un cinema ormai superato, che vive da reclusa nella sua villa con maggiordomo nella vana attesa che le venga da ta una nuova possibilità, quella parte, che a suo parere, le spetterebbe di diritto. Gillis, dopo il fortuito incontro, passerà da essere mantenuto, amante ed infine vittima. Wilder decine su che toni stare e mantiene tale rotta per tutto il film: cinismo in abbondanza, humour nerissimo, mixa il noir con atmosfere da horror in cui follia, decadenza e morte la fanno da padrone.
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Il film inizia da dove finisce, chiude perfettamente un cerchio col cadavere del protagonista che galleggia in piscina con tre proiettili conficcati in corpo. Di Joe Gillis, il protagonista, è anche la voce narrante fuori campo, che ripercorre la storia avuta con Norma Desmond, vecchia diva di un cinema ormai superato, che vive da reclusa nella sua villa con maggiordomo nella vana attesa che le venga da ta una nuova possibilità, quella parte, che a suo parere, le spetterebbe di diritto. Gillis, dopo il fortuito incontro, passerà da essere mantenuto, amante ed infine vittima. Wilder decine su che toni stare e mantiene tale rotta per tutto il film: cinismo in abbondanza, humour nerissimo, mixa il noir con atmosfere da horror in cui follia, decadenza e morte la fanno da padrone. E' uno dei film più crudi sulla Hollywood cinematografica, un viaggio avvolgente e interessante nel disfacimento totale (la villa ne è l'emblema), un misto tra vero e finto che ripesca la Swanson, diva anche nella realtà caduta nel dimenticatoio di un cinema che fu e Von Stroheim ex regista che aveva diretto l'attrice in "Queen Kelly" (quello proiettato nella casa). Buster Keaton e Hedda Hopper completano il cast dei relitti cinematografici. Il risultato è un melodramma a tratti delirante, caustico come ben pochi altri e con un sottofondo da commedia leggera (nel senso migliore del termine). Le interpretazioni e la regia sono assolutamente eccellenti, riscoprire Billy Wilder partendo da qui potrebbe essere interessante e costruttivo. Vinse due Oscar sulle nove nomination ricevute e molto probabilmente vale più delle 3 stelle da me assegnate.
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emmylemmon xd
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martedì 16 luglio 2013
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l'apice della settima arte
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Un corpo galleggia privo di vita in una piscina. Si sente una voce: è quella di Joe Gillis (Willima Holden), sceneggiatore fallito, che comincia a raccontare gli strani fatti della sua drammatica fine. Sei mesi prima, mentre si trovava a fuggire dagli emissari di una società finanziaria, si era imbattuto nella vita di una diva del cinema muto decaduta, Norma Desmond (Gloria Swanson).
Desiderando entrambi scrivere un film di successo, Joe si era trasferito nella desolata casa della donna, divenendone prima l'assistente, poi il mantenuto, infine l'amante... Scritto e diretto dal "maestro dlla commedia" Billy Wilder, "Viale del tramonto" è un film assai pessimista, che critica duramente il divismo e mette in risalto, sebbene in maniera un po' caricaturale, le ossessioni mentali che il successo e la fama possono far scaturire nei personaggi dello spettacolo, intrappolandoli dentro l'immagine perfetta e immortale creata per loro.
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Un corpo galleggia privo di vita in una piscina. Si sente una voce: è quella di Joe Gillis (Willima Holden), sceneggiatore fallito, che comincia a raccontare gli strani fatti della sua drammatica fine. Sei mesi prima, mentre si trovava a fuggire dagli emissari di una società finanziaria, si era imbattuto nella vita di una diva del cinema muto decaduta, Norma Desmond (Gloria Swanson).
Desiderando entrambi scrivere un film di successo, Joe si era trasferito nella desolata casa della donna, divenendone prima l'assistente, poi il mantenuto, infine l'amante... Scritto e diretto dal "maestro dlla commedia" Billy Wilder, "Viale del tramonto" è un film assai pessimista, che critica duramente il divismo e mette in risalto, sebbene in maniera un po' caricaturale, le ossessioni mentali che il successo e la fama possono far scaturire nei personaggi dello spettacolo, intrappolandoli dentro l'immagine perfetta e immortale creata per loro. Il cast è stellare: un esordiente William Holden è perfetto nei panni dello scrittore fallito e Gloria Swanson ha reso il suo personaggio di diva manipolatrice una vera e propria icona cinematografica; entrambi gli attori sono stati ovviamente candidati agli Oscar. La sceneggiatura è magistrale con dialoghi pungenti e frizzanti arricchiti da una buona dose di humor nero. "Viale del tramonto" è un film cupo, molto realistico, ove "vittima" e "carnefice" si sovrappongono, sulla gelosia, il vittimismo, la possessione. Non lo si può identificare con la banale definizione di "film", perchè racchiude in sè gli interi quasi duecento anni di settima arte. Un' opera all'apice dell'assoluta perfezione. Semplicemente indimenticabile.
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