Luigi Chiarini
Mi è capitato di vedere, nella settimana che precede il Natale, in un cinema quasi deserto, l’ultimo film di Rossellini: Francesco, giullare di Dio. L’ho veduto come un qualunque spettatore che si pone senza preconcetti e personalismi di fronte a un’opera, alla quale richiede idee, sentimenti, emozioni e per questo le si abbandona con onesta semplicità. E giacchè le impressioni ricevute sono state assai diverse da quelle che mi aspettavo, sia per le critiche dei giornali che per il verdetto negativo della Giuria veneziana, e le immagini non sono sfarfallate via come il più delle volte avviene, ma sono rimaste e rimangono ancora nella mia mente con tutta la forza, che è bellezza, della loro significazione, non mi sembra inutile buttar già qualche osservazione, lieto se essa potrà fare intendere a qualcuno che non lo ha inteso, il valore di un’opera che ha la sua importanza nella storia del cinema e nello sviluppo di quella originale personalità di regista che è Rossellini. [...]
di Luigi Chiarini, articolo completo (12191 caratteri spazi inclusi) su è.
Da Filmcritica n. 2 (1951)