a17540
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venerdì 10 giugno 2011
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un capolavoro assoluto: imperdibile
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Lettera da una sconosciuta, magistralmente diretto da M. Ophuls, è uno di quei film che davvero ci aiutano a comprendere e ci svelano qualcosa sul nostro esserci nel mondo. Fin dalle prime scene la giovane Lisa, interpretata magistralmente da Joan Fontaine, si muove in una dimensione lontana dal comune sentire: lei vede le persone e le cose attraverso il filtro assoluto del suo cuore romantico. Stefan, nella finzione un brillante Louis Jourdan, è il talentuoso pianista a cui consacrerà ogni suo respiro. Ophuls ce lo presenta facendoci prima vedere le cose che gli appartengono. La scena del suo traslocco nella casa dove abita anche Lisa, passa tutta attraverso lo stupore e il crescente interesse della ragazza per il pianoforte, gli oggetti esotici e lussuosi, il servitore muto.
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Lettera da una sconosciuta, magistralmente diretto da M. Ophuls, è uno di quei film che davvero ci aiutano a comprendere e ci svelano qualcosa sul nostro esserci nel mondo. Fin dalle prime scene la giovane Lisa, interpretata magistralmente da Joan Fontaine, si muove in una dimensione lontana dal comune sentire: lei vede le persone e le cose attraverso il filtro assoluto del suo cuore romantico. Stefan, nella finzione un brillante Louis Jourdan, è il talentuoso pianista a cui consacrerà ogni suo respiro. Ophuls ce lo presenta facendoci prima vedere le cose che gli appartengono. La scena del suo traslocco nella casa dove abita anche Lisa, passa tutta attraverso lo stupore e il crescente interesse della ragazza per il pianoforte, gli oggetti esotici e lussuosi, il servitore muto. La passione nasce già in quel momento per poi crescere sempre di più senza che in realtà i sentimenti e le azioni di Stefan abbiano una reale importanza. Egli non è quello che vede il cuore di lei. E’ pigro, frivolo, vile ma il fatto di rendersene conto non cambia e non può cambiare la strada che Lisa deve percorrere fino in fondo. Nel romanzo di S. Zweig, da cui è tratto il film, la ragazza diventa una mantenuta. In Ophuls questa degradazione non è necessaria: il dramma ne guadagna. Lisa può rimanere in quel terreno di eccezzionalità che le è proprio. La lettera, il non ricordare di Stefan, bastano al regista per affermare l’impossibilità di ogni tentativo di conciliazione con la realtà: semplicemente e crudelmente due linee parallele non si incontrano mai.
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dora markus
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domenica 27 gennaio 2019
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imperdibile
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Paragonare Emma Bovary alla protagonista di Lettera da una sconosciuta è un totale nonsense. A meno di non considerarle simili solo perché preda di fantasie amorose. Emma è la donna che ama solo l'immagine di se stessa riamata, quasi a diventare l'eroina di uno dei romanzetti di bassa lega che legge. Lisa serve a Zweig per esprimere un totale nichilismo rispetto alla possibilità di essere amati, compresi. Il dialogo è impossibile, l'amore una faccenda solitaria. Lisa, questo è vero, non segue un destino precostituito. Ma non è affatto poco credibile provi fascinazione per il vile pianista e scelga di seguire, secondo l'ottica romantica della Vienna di inizio secolo, un impossibile sogno amoroso che non ha nulla di lezioso, semmai è tragedia.
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Paragonare Emma Bovary alla protagonista di Lettera da una sconosciuta è un totale nonsense. A meno di non considerarle simili solo perché preda di fantasie amorose. Emma è la donna che ama solo l'immagine di se stessa riamata, quasi a diventare l'eroina di uno dei romanzetti di bassa lega che legge. Lisa serve a Zweig per esprimere un totale nichilismo rispetto alla possibilità di essere amati, compresi. Il dialogo è impossibile, l'amore una faccenda solitaria. Lisa, questo è vero, non segue un destino precostituito. Ma non è affatto poco credibile provi fascinazione per il vile pianista e scelga di seguire, secondo l'ottica romantica della Vienna di inizio secolo, un impossibile sogno amoroso che non ha nulla di lezioso, semmai è tragedia. Di famiglia piccolo borghese, genitori meschinelli, il pianista le appare come un principe, un artista, quindi senza dubbio un essere superiore. Il film rende benissimo il romanzo ed è assolutamente irrilevante la distanza anagrafica tra Joan Fontaine e la protagonista. Rilevante semmai è la spietata descrizione della discrepanza tra quello che vede il cuore quando ci si innamora e la realtà. Parlare non serve, l'altro tanto non sente. Tant'è che l'unico che capisce tutto è il servo...muto.
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paolp78
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martedì 16 febbraio 2021
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triste ed elegante
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Film drammatico diretto dal grande regista tedesco Max Ophuls. La pellicola propone, con toni melodrammatici propri della cinematografia di Ophuls, la tematica struggente dell'amore non riconosciuto, se non quando ormai è troppo tardi.
La sceneggiatura è estremamente romanzata in alcuni suoi elementi; l'amore incondizionato che diviene una forma di devozione patologica può anche apparire non molto realistico in definitiva, ma deve dirsi che la narrazione è dotata di una straordinaria forza emotiva che le permette di superare questi aspetti, risultando ugualmente convincente.
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Film drammatico diretto dal grande regista tedesco Max Ophuls. La pellicola propone, con toni melodrammatici propri della cinematografia di Ophuls, la tematica struggente dell'amore non riconosciuto, se non quando ormai è troppo tardi.
La sceneggiatura è estremamente romanzata in alcuni suoi elementi; l'amore incondizionato che diviene una forma di devozione patologica può anche apparire non molto realistico in definitiva, ma deve dirsi che la narrazione è dotata di una straordinaria forza emotiva che le permette di superare questi aspetti, risultando ugualmente convincente.
L'opera presenta una forma raffinata e ricercata, che ne diviene carattere distintivo; in questo risulta certamente decisiva l'elegante e romantica ambientazione viennese.
Nonostante che la storia si svolga in Austria, la pellicola appartiene al periodo americano di Ophuls, anzi si può ritenere che questo film sia il più celebre tra quelli di tale stagione, che seppur breve e non troppo prolifica (furono soltanto quattro le pellicole “hollywoodiane” di Ophuls, più una incompiuta) resta comunque molto importante e significativa nella cinematografia del maestro tedesco.
Straordinario il lavoro dei truccatori, acconciatori e costumisti nel riuscire a rendere particolarmente credibile Joan Fontaine nel passaggio tra l'età adolescenziale, dove quasi si stenta a riconoscere la grande attrice, a quella adulta del suo personaggio; la Fontaine, dal canto suo, si conferma una delle più grandi attrici del suo tempo, offrendo una prova che ancora una volta stupisce per intensità espressiva.
La parte del protagonista maschile è affidata all'attore francese Louis Jourdan che risulta molto adatto alla parte, come anche alle atmosfere sofisticate ed aristocratiche del cinema di Ophuls.
Magistrale l'uso della cinepresa, da parte del grande regista tedesco notoriamente padrone di una tecnica straordinaria, che anche stavolta viene messa in mostra.
Il finale tristemente pieno di rimpianti, sublima il significato recondito dell'intera narrazione.
Musiche eccellenti.
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francirano
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giovedì 4 febbraio 2016
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un bel film irrimediabilmente datato
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Il film si fa vedere, certo. Poi, parlare di capolavoro,diventa difficile quando la vicenda è interamente legata a stilemi oggigiorno datati.
E non si parli neppure dei valori messi iun campo. D'altronde che cos'è, Lettera da una sconosciuta, se non un rifacimento rimodernizzato di quell'amore ossessivo ed egoistico che legava Emma Bovery a Roldolfo Boulanger?
Cio' non toglie che le emozioni che la pellicola fa vivere allo spettatore siano forti, intense e vere. Vive. Poi, che la protagonista sia ai limiti dell'insopportabile, che il suo egoismo sfrenato che la porterà a condannare (involontariamente) a morte sè stessa e il figlio, sia fastidiosissimo, questo è un altro paio di maniche.
Non c'è mezzo di fermare questa donna, consumata da una passione che cova da anni per un vizioso e pigro libertino.
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Il film si fa vedere, certo. Poi, parlare di capolavoro,diventa difficile quando la vicenda è interamente legata a stilemi oggigiorno datati.
E non si parli neppure dei valori messi iun campo. D'altronde che cos'è, Lettera da una sconosciuta, se non un rifacimento rimodernizzato di quell'amore ossessivo ed egoistico che legava Emma Bovery a Roldolfo Boulanger?
Cio' non toglie che le emozioni che la pellicola fa vivere allo spettatore siano forti, intense e vere. Vive. Poi, che la protagonista sia ai limiti dell'insopportabile, che il suo egoismo sfrenato che la porterà a condannare (involontariamente) a morte sè stessa e il figlio, sia fastidiosissimo, questo è un altro paio di maniche.
Non c'è mezzo di fermare questa donna, consumata da una passione che cova da anni per un vizioso e pigro libertino. E non si tratta di fato, di destino, poichè la scelta non le viene imposta dall'alto, giudata da uno spirito superiore, ma è tutta nelle sue mani sono scelte sue, morali ,etiche, di onore e dignità, che entrano in gioco.
Nessun destino al quale non si possa sfuggire.
Lui, il pianista, un essere infido, lezioso, libertino, senza onore (lo dimostra all'inizio del film quando, al posto che prepararsi per il duello che lo attende all'alba, dà ordine al suo maggiordomo di preparare i bagagli per scappare; cosa perfettamente in linea sia con il suo carattere pavido, traditore, pigro e licenzioso: "una giovane promessa che non è più giovane e che non ha mantenuto la promessa", dirà di sè il protagonista)
Insomma, questo personaggio laido conquista il cuore di una ragazza al punto da farle mettere in gioco tutta la propria esistenza.
Le note negative, invece, sono dettate sopratutto dalla mancanza di relaismo all'inizio della pellicola. Non puoi mettermi un'attrice di quarant'anni, infilarle un paio di calze lunghe e pettinarle i capelli con le treccine e retendere che la si prenda per uan sedicenne. Cioè, puoi farlo se stai girando un film porno, altrimetni resta poco credibile.
La conseguenza è la perdita di credibilità, quindi di realismo, dunque la mancanza di coinvolgimento emotivo enlla storia per un buon venti minuti.
Non importa, oggigiorno, che all'epoca si facesse cosi' (vedi "Frutto proibito" di Wilder, altro clamoroso caso). A guardarlo oggi, questo difetto fa apparire tramendamente datata la pellicola.
Accanto a questo, la prima ora è lenta, talvolta noisa; forse in forza di un eccessivo manierismo laccato che domina il film.
Una volta, poi, entrati invece nel vivo della vicenda, le cose cominciano a girare a pieno ritmo. Le emozioni si susseguono in un turbinio che ti prende e non ti lascia più. Che la prima parte sia ovviamente funzionale alle emozioni che verranno fuori nella seconda è più che evidente; cio' non di meno, essa manca di brio e mordente. Peccato che si puo' ben perdonare in forza di quanto si farà coinvolgente il finale.
Unica nota negativa di questa fine, è l'inutile redenzione incontro alla quale va il protagonista, accettando di prendere definitivamente parte al duello che lo attenderà alle prime ore del giorno.
Questa redenzione, non necessaria, fuori luogo, contesto, e non in linea con il personaggio, macchia un finale che sarebbe altrimenti perfetto.
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