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Val la pena di guardare la tv il sabato mattina se, come questa mattina di metà settembre, si è potuto vedere un piccolo capolavoro come "Amanti senza amore " di Gianni Franciolini, un film del 1947 girato fra Genova e Sanremo in un bianconero smagliante. In questi tempi di tristi femminicidi (molto spesso uxoricidi) ecco che con questo film vediamo che è storia antica: Piero, un medico - e anche che non ci sia distinzione sociale in questo tipo di delitti è confermato - s'innamora a prima vista di una sua paziente, Elena: gli attori sono Roldano Lupi e Clara Calamai, una Calamai molto diversa da Ossessione, più borghese ma altrettanto tormentata. La trama è semplice: sulla base della Sonata a Kreutzer, il classico racconto di Tolstoj sulla gelosia, ecco scoppiare la gelosia di Piero per il violinista con cui Elena, valente pianista, sta preparando appunto la sonata di Beethoven eponima. Da Sanremo, dove la coppia abita, una prima lite viene composta ma il ritorno del violinista riaccende la gelosia del dottore che lascia Genova, una Genova fotografata benissimo dall'ottimo regista Franciolini (vissuto solo 50 anni, fino al 1960, ma davvero da riscoprire), dove ha un convegno, per cogliere sul fatto a Sanremo (vista nel suo centro storico, con le donne con gerle di fiori in testa) i due fedifraghi. Che poi tali non sono; scopre il violinista e qui, come nel racconto, inizia il racconto a flashback della stria del matrimonio di due infelici, che in realtà si sono sposati sull'onda della passione, senza realmente conoscersi. C'è un fischio nella colonna sonora, il fischio sordo dell'irrazionalità, che ricorda un po' la musica di "Gaslight", un film con la Bergman e Dick Bogard. Il violinista non riesce a evitare la tragedia finale, quando Piero sparerà a Luisa (che pure aveva salvato tempo prima dal suicidio) e poi si sparerà...detto così sembra tutto semplice, eppure questo film ha la forza di un film di Bergman, una recitazione perfetta e una cura nelle scene degne di Visconti. Un film da conservare come prezioso esempio di quella stagione felice del cinema italiano che è andato dal neorealismo fino ai primi anni 60 del secolo scorso. Un film capolavoro, senza alcun dubbio. Ricordiamo con rispetto e riverenza Gianni Franciolini per avercelo regalato. E ringraziamo anche chi sceglie i film per il palinsesto estivo di Rai Tre.
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