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The Shrouds, il capolavoro di Cronenberg che viene dal futuro. In streaming su MYmovies

Presentato a Cannes, è uno dei pochi titoli veramente imperdibili usciti al cinema nell’ultimo biennio. Un film complesso e geniale, oltreché tra i più dolenti del regista canadese. Disponibile su MYmovies ONE. GUARDA ORA »
di Alberto Libera

giovedì 17 luglio 2025 - mymoviesone

The Shrouds è uno dei pochi titoli veramente imperdibili usciti al cinema nell’ultimo biennio. Col suo ultimo capolavoro, David Cronenberg torna a riflettere sul corpo come ultima verità accessibile e sulla tecnologia come dispositivo di prolungamento – e distorsione – del lutto, del desiderio e della realtà stessa.

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The Shrouds, presentato in concorso al Festival di Cannes, non è solo un film sul dolore e sull’incapacità di elaborarlo, ma anche un’opera profondamente personale, scritta dopo la morte della moglie Carolyn e attraversata da una malinconia rarefatta, cupa ma anche ironica, che non rinuncia al desiderio di forzare i limiti del linguaggio cinematografico.

Il protagonista è Karsh (un Vincent Cassel inquieto e bravissimo), imprenditore vedovo che ha ideato un sistema funebre avveniristico: la GraveTech, una bara tecnologica capace di trasmettere in tempo reale le immagini del corpo in decomposizione dei defunti grazie a un sudario digitale dotato di microcamere.

Un modo per “restare in contatto” con i propri cari anche oltre la morte, certamente; ma anche uno strumento di voyeurismo e di controllo, dove il dolore si trasforma in sorveglianza. Grazie a esso, lo spettro della moglie di Karsh, Becca (Diane Kruger), si fa presenza visiva e inafferrabile, moltiplicata fra ologrammi e doppi reali.


In foto una scena del film The Shrouds.

Quando il sistema viene violato da un sabotaggio hacker che manda in tilt le trasmissioni delle tombe, inizia un’inchiesta che assume i contorni del thriller paranoico, aprendosi a scenari di spionaggio industriale.

Il film s’inoltra allora in territori sempre più ambigui, in bilico fra indagine personale e complotto globale, fino a lasciare volutamente che la narrazione scivoli verso l’incompiutezza, come se il cinema stesso si rifiutasse di costruire una sintesi ordinata.

Sullo sfondo, una Toronto svuotata e quasi disumanizzata, filtrata da una fotografia plumbea e dalle struggenti musiche di Howard Shore, che diventa il teatro astratto di una riflessione insieme intima e teorica.

Se il corpo, per Cronenberg, resta l’unico di cui è possibile certificare l’esistenza – soggetto com’è a corruzione, marcescenza, mutazione –, The Shrouds lo osserva ormai in una versione digitale, dematerializzata, in cui l’“iper-visibilità” tecnica si rivela paradossalmente impotente: l’immagine non consola e non chiarisce. Semmai, moltiplica l’enigma e spalanca nuovi abissi.


In foto una scena del film The Shrouds.

In questo senso, il film si presenta come un oggetto stratificato e obliquo, a tratti gelido, ma attraversato da sprazzi di umorismo nero e lampi improvvisi di sensualità.

La relazione tra Karsh, la cognata gemella della moglie (ancora Kruger), e la misteriosa Soo-Min (Sandrine Holt) assume infatti i contorni di una messa in scena erotico-filosofica che sfiora il delirio.

In definitiva, The Shrouds è un film complesso e geniale, oltreché tra i più dolenti del regista canadese.

Un’opera che riflette sulla morte senza mistificarla, restando fedele all’ossessione del regista per la carne e per il tentativo – sempre fallimentare – di controllarla. Un capolavoro che proviene direttamente dal futuro.


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